I sondaggi registrano un certo calo nei numeri di Fratelli d’Italia, primo partito del paese. Un calo piccolo, a dire il vero. Che non ne mette in questione il primato. Ma che forse non merita di essere sottovalutato. Di contro, intorno al ricovero di Berlusconi si avverte un sentore di partecipazione popolare. Un tributo di affetto che viene dai suoi sostenitori di sempre ma perfino da molti dei suoi critici e avversari.
Verrebbe quasi la tentazione di mettere in relazione le due cose e trarne la conclusione che mentre riaffiora una certa diffidenza verso il potere che si instaura e che subito si trova ad affrontare una certa difficoltà a insediarsi nel cuore del paese, di contro si tende a omaggiare un potente che diventa più fragile e che a quel punto smette quasi di animare una controversia politica.
Nulla di definitivo, per carità. Il partito della Meloni resta primo, con largo margine. E l’istinto di una parte del paese a premiare il più forte non può certo dirsi archiviato. Quanto a Berlusconi anche chi gli vuol bene deve augurarsi che la controversia intorno alle sue gesta resti aperta, così da dar voce ai suoi tifosi ma anche ai suoi critici più intransigenti. Resta il fatto che noi tutti non riusciamo mai a calibrare il giusto rapporto tra il sentimento critico verso il potere e il suo successivo rimpianto. Come se fossimo capaci solo di andare agli estremi. Da un lato la sana diffidenza verso chi esercita il potere, dall’altro una certa nostalgia verso il potere e i potenti di prima.
Grazie a tutte le cose che alludono a una sorta di emotività civile di cui non abbiamo ancora preso bene le misure.
Fonte: La Voce del Popolo – 13 aprile 2023
(Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale della diocesi di Brescia)