Leopolda, Renzi ‘rottama’ von Der Leyen: puntiamo a 5% alle Europee

Firenze, 10 mar. (askanews) – La Leopolda numero 12, quella del ‘gran rifiuto’ del ministro Carlo Nordio – il cui forfait all’incontro in programma scatena i renziani su ricostruzioni e pressioni da parte del governo Meloni sul Guardasigilli – ma anche quella dell’incoronazione di Matteo Renzi (“è lui l’unico leader in campo”) da parte di Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi invitata alla kermesse renziana, si conclude, per paradosso, con una rottamazione: quella della presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen.

Von Der Leyen “ha fallito”, “non è una leader ma una follower” e quindi, tuona Renzi nell’intervento finale dell’edizione dedicata a “riveder le stelle”, “chiederò di non votarla”, che “non sia riconfermata” alla guida della Commissione perché nella prossima legislatura europea, sottolinea citando Alcide De Gasperi, serve coraggio e non “pusillanimità”. “Forza Italia e Tajani hanno voluto von Der Leyen, è la loro candidata” ma – rilancia Renzi attaccando con veemenza Fi – “hanno snaturato la visione europeista di Berlusconi, è diventata una visione da grigi burocrati come von Der Leyen e Tajani”.

Italia Viva propone di credere nel centro, “alternativo alla destra e alla sinistra grillizzata”. Un centro che potrebbe essere incarnato dalla lista unitaria con Più Europa, per la quale Renzi si dice disposto, tra il dispiacere della sua platea, “a fare un passo indietro”, ma anche no. Iv corre anche da sola e Renzi non si accontenta di tagliare la soglia del 4% prevista per le elezioni europee ma punta al 5%: “Se non ce la facciamo è solo colpa nostra, se ciascuno fa il suo pezzettino facciamo il 5% in carrozza”.

Quanto al governo l’ex premier ne mette apertamente in discussione la durata. “Meloni oggi è la nostra premier, grazie anche a Enrico Letta, ma non so per quanto lo sarà ancora… Salvini ci ha abituati a grandi emozioni”, urla dal palco. Il Pd lo liquida ribadendo la distanza dal partito (“che non è più il nostro Pd se non fa le primarie a Firenze”), ma manifesta anche simpatia per la leader Dem Elly Schlein (“che mi ha mandato un messaggio di in bocca al lupo per la Leopolda”). Sull’ex compagno di avventura del Terzo Polo, Carlo Calenda, Renzi sorvola, tanto ci hanno pensato prima di lui Maria Elena Boschi (“Carlo non sei il primo che è passato di qua e quando eravamo potenti ha pensato di usarci come un taxi. Noi perdoniamo la tua ingratitudine ma non le tue bugie e i tuoi attacchi personali”) e Teresa Bellanova (“Ho fatto un fioretto di non litigare con Calenda e lo mantengo, ma conosco quanto Carlo Calenda è arrogante, misogino e incapace di camminare insieme agli altri”). Poi, velocemente, appena concluso il discorso di Renzi, le luci si spengono e la Leopolda – dove per la prima volta sono comparse le Donation Box, delle specie di bancomat per donare soldi al partito, partendo da un minimo di dieci euro, senza contanti e ricevendo la ricevuta – si svuota, lasciando al tempo il verdetto sulle Europee e sulle comunali a Firenze, alle quali Italia viva correrà con Stefania Saccardi.