La premier è nuovamente fuggita durante un dibattito che gli creava più di un imbarazzo rispetto ad una posizione di politica estera – a dir poco – altalenante. Ma questa volta è scappata nascondendosi dietro la figura di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed altri personaggi che con il Manifesto di Ventotene ebbero la capacità di immaginare un Europa unita anziché divisa e dilaniata dalla guerra. Un’operazione maldestra, visto che estrapolare un passo di quel Manifesto senza alcuna contestualizzazione storica e politica equivale a leggere un testo senza capirne il significato; vale la pena sottolineare che una estrapolazione fuori contesto risulterebbe inopportuna e incomprensibile anche se fosse riproposta per molti testi scritti in altri momenti storici che sappiamo da sempre che non vanno interpretati “alla lettera”.
Inutile ripetere che i toni aspri di quel Manifesto sono figli della durezza e della mano pesante di vent’anni di regime fascista; inutile spiegare che le riflessioni sui limiti della democrazia derivano dal fatto che le dittature guidate da Mussolini e Hitler erano nate all’interno di sistemi istituzionali che erano solo formalmente democratici. Sono riflessioni importanti in un periodo in cui qualcuno pensa che basti indire delle elezioni ogni cinque anni per potersi definire “democratici”. Quello che accade in tanti paesi dimostra che le elezioni sono tutt’altro che una certezza di democrazia; molto spesso sono solo un flebile indizio di democrazia.
Ma l’intento dell’intemerata sul Manifesto di Ventotene era chiaramente quello di provocare una polemica, sottraendosi ad un confronto sulla linea di politica estera di questo governo che ondeggia tra Zelensky e Trump, tra Trump e l’Europa, tra l’Europa e Orban, senza far mancare una strizzata di occhio anche a Putin (magari con l’occhio di Salvini…); un governo e tre linee di politica estera, se non addirittura quattro! Ma poi, cosa significa che “questa non è la sua Europa”? E quindi, cosa intende fare? Come pensa di rapportarsi con quelle istituzioni europee che evidentemente non considera legittime in termini storici e politici? Sono domande che non si possono eludere nascondendosi dietro un dito, neanche se fosse quello di Spinelli.