Metsola confermata presidente dell’Europarlamento

“L’Europa siamo tutti noi, è il futuro, è la risposta. Per rinnovare il nostro impegno per l'Europa dobbiamo 'non avere paura', secondo le parole di Karol Wojtyla”. Riportiamo il testo del discorso della presidente dell'Europarlamento.

L’Europa sognata dai padri fondatori, che riprende a narrarsi come ambizione di un futuro migliore, un’Europa della speranza da lasciare alle generazioni future, in cui tutti i cittadini si possano riconoscere e siano a loro agio, un’Europa del bene comune, che sa difendersi e che difende la libertà, la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto, la pace. Un’Europa che si oppone alla polarizzazione e alle risposte semplicistiche che non risolvono i problemi. Sono alcuni dei concetti che Roberta Metsola ha messo al centro del suo lungo discorso d’insediamento, dopo essere stata rieletta presidente del Parlamento europeo da una larghissima maggioranza trasversale di eurodeputati, oggi a Strasburgo.

‘La nostra – ha esordito Metsola – deve essere un’Europa che ricorda, che impara dal passato e riconosce la lotta di tanti nel difendere ideali che a volte diamo per scontati. Per tutti coloro che sono stati mandati via dalla loro terra, che sono scomparsi, per coloro che si sono eretti davanti ai carri armati e ai proiettili per uscire dal totalitarismo che ha dominato gran parte dell’Europa per così tanto tempo. Per tutti coloro che hanno creduto nel miglioramento e hanno osato sognare. La nostra deve essere un’Europa di cui Adenauer, Mitterand, Walęsa, Fenech Adami, Havel, Veil, Falcone, Borsellino sarebbero tutti orgogliosi’.

‘La polarizzazione nelle nostre società – ha osservato la presidente del Parlamento europeo – ha portato a politiche più conflittuali, persino alla violenza politica, alle risposte facili che dividono le nostre comunità in ‘noi’ e ‘loro’.

Dobbiamo andare oltre questo pensiero a somma zero che ha escluso le persone, che le allontana. Che fomenta rabbia e odio, piuttosto che costruire speranza e convinzione. Una politica così semplicistica non offre soluzioni reali’.

‘Quest’Aula – ha rilevato Metsola – sta dalla parte opposta, vuole costruire anziché distruggere. Non ha paura di intraprendere la strada più difficile. È in grado di trovare e usare la sua voce per il bene comune, contrasta l’autocrazia, rilancia la necessità di lottare per lo stato di diritto, capisce che dobbiamo davvero essere tutti uguali in Europa’.

‘Condividiamo la responsabilità di lasciare un’Europa migliore di quella che abbiamo trovato. E lo faremo – ha annunciato – creando un nuovo quadro di sicurezza e difesa che mantenga le persone al sicuro e respinga i sogni espansionistici dei dittatori del nostro vicinato. Che sconfigga le minacce ibride che stiamo ancora affrontando. Che protegga l’Europa. Che difenda la nostra autonomia strategica. Che mantenga la pace. Che comprenda come la minaccia che abbiamo di fonte sia molto reale’.

‘Lasceremo un’Europa migliore – ha continuato la presidente del Parlamento europeo – rafforzando la sua competitività, approfondendo il mercato unico, garantendo posti di lavoro di qualità, concludendo accordi commerciali globali, completando la nostra Unione bancaria e l’Unione dei mercati dei capitali; e fissando obiettivi per l’industria che – ha sottolineato – siano attuabili.

È questo che mantiene le imprese europee in Europa, e ci dà la capacità di investire nei nostri giovani, nella ricerca, nell’istruzione, nella cultura, nelle nostre comunità e nel resto del mondo’.

Per Metsola è importante poi ‘la semplificazione’, ovvero la ‘riduzione della burocrazia superflua che allontana le persone e i posti di lavoro dall’Europa. I successi che i nostri cittadini ricordano di più – ha indicato – sono quelli in cui l’Europa ha semplificato la loro vita’.

Clima e ambiente, competitività economica, politiche sociali, immigrazione, parità di genere, sono gli altri temi menzionati brevemente dalla presidente del Parlamento europeo.

‘Lasceremo un’Europa migliore fornendo soluzioni reali sul clima’, e su uno sviluppo sostenibile che vada di pari passo con la protezione del nostro ambiente e del nostro patrimonio naturale. ‘Possiamo ottenerli entrambi’, ha affermato Metsola.

‘Lasceremo un’Europa migliore – ha aggiunto – se saremo in grado di rafforzare il pilastro sociale dell’Europa. Se diamo alle persone speranza e dignità. Se le pensioni e i salari soddisfano le aspettative sociali. Non possiamo andare avanti se i nostri giovani non sono in grado di affittare e tanto meno di acquistare un posto che possano chiamare casa’.

‘Lasceremo un’Europa migliore – ha rilevato ancora – se riusciremo finalmente ad attuare un’adeguata legislazione sull’immigrazione e sull’asilo. Questo comporta la necessaria gestione delle frontiere, con una politica di rimpatrio e, soprattutto, che sia umana (‘human centric’, ndr). Bisogna garantire che a nessun’altra madre venga più data altra scelta se non quella di mettere il proprio figlio su un’imbarcazione precaria nelle mani delle reti criminali del traffico’ di migranti.

‘Non possiamo lasciare un’Europa migliore – ha affermato a questo punto Metsola – se le persone non sono ancora in grado di essere chi desiderano essere, e amare chi desiderano amare, ovunque in Europa. Se non rimuoveremo le barriere per i disabili e non daremo loro le stesse opportunità nella vita che ha chiunque altro. Se non saremo in grado di combattere la discriminazione o arginare il crescente antisemitismo o l’islamofobia. Se l’odio e la violenza continuano a essere la forza trainante di gran parte dei nostri discorsi politici’.

‘Troppe donne – ha ricordato la presidente del Parlamento europeo – vengono ancora maltrattate, picchiate, uccise nella nostra Europa. Troppe donne lottano ancora per i diritti. Troppe donne guadagnano ancora meno degli uomini per lo stesso lavoro. Troppe donne hanno ancora paura. Questa deve diventare anche la loro Europa. Possiamo costruire l’Europa sognata da Simone Veil e Nicole Fontaine (ex presidenti del Parlamento europeo, ndr).

L’Europa che Marie Sklodowska-Curie non è riuscita a sfruttare appieno. L’Europa che Giulia, Pelin, Ana Vanessa, Daphne e tante altre donne non potranno mai vedere. Lo faremo per loro, per tutte quelle che non possono parlare, e per tutte quelle che verranno dopo’.

L’italiana Giulia Cecchettin, la turca Pelin Kaja (trovata morta a Malta), la spagnola Ana Vanessa Séren Penas sono tutte vittime di femminicidi nell’ultimo anno. Daphne Caruana Galizia è la giornalista maltese che ha pagato con la vita per il coraggio delle sue inchieste.

 

‘Abbiamo imparato – ha detto ancora Metsola – che non possiamo mai dare per scontata la democrazia. Abbiamo visto che i nostri valori europei sono considerati da troppi come una minaccia.

Questo è un distintivo donatoci dagli autocrati, che continueremo a indossare con orgoglio’. ‘La guerra di aggressione russa contro l’Ucraina sovrana rimane in cima alla nostra agenda. Sono andata a Kiev – ha ricordato – a nome di questo Parlamento, allo scoppio della guerra. È stata una visita che ha dato nuovo slancio alla nostra Assemblea, nuova visibilità e influenza. Quest’Assemblea ha contribuito a puntare i riflettori politici sulla necessità di stare al fianco dell’Ucraina, e le persone fanno ora affidamento su di noi per continuare a essere visibili nel modo più chiaro possibile’.

‘Saremo chiamati a fare di più’, ha avvertito a questo punto Metsola: ‘Dobbiamo essere pronti ad andare oltre ciò che è comodo e a fare ciò che è necessario. Lo facciamo perché l’Europa deve difendere la libertà. Per la pace: una pace reale, con giustizia, dignità e libertà. Perché in Europa sappiamo come sanare divisioni apparentemente impossibili’.

‘Questa – ha aggiunto – deve essere anche la filosofia guida della nostra reazione al conflitto in Medio Oriente, dove anche nella nebbia della guerra la nostra deve continuare a essere la voce dell’umanità, che spinge per la fine del ciclo intergenerazionale di violenza, per la ‘soluzione a due Stati’, una pace sostenibile e il ritorno degli ostaggi ancora prigionieri’.

‘Per rinnovare il nostro impegno per l’Europa dobbiamo ‘non avere paura’, secondo le parole del grande santo europeo di Cracovia, Karol Wojtyla. Non aver paura di affrontare gli autocrati. Non aver paura di mantenere la nostra promessa. Non aver paura di difendere l’Europa. Non aver paura di continuare a costruire un’Unione che funzioni per tutti noi’, ha indicato Metsola.

Bisogna rivedere ‘la narrazione di questa nostra grande Unione. Possiamo ispirare le nuove generazioni di europei. Perché l’Europa è speranza, l’Europa è fede, l’Europa siamo tutti noi. L’Europa rimane la risposta’, ha concluso la presidente del parlamento europeo.