O di qua o di là? Anche basta. Dicone mette sotto la lente d’ingrandimento i limiti del bipolarismo e la voglia di centro.

 

Molti italiani sono alla ricerca di una nuova offerta politica di centro, che vuol dire né con i populisti e né con i sovranisti. Tuttavia non  sono sufficienti le soluzioni del ‘900, occorre guardare al futuro con il “pragmatismo solido” che contraddistingue un’azione politica radicata nelle culture politiche del liberalismo, del popolarismo e del riformismo, senza barriere ideologiche.

 

Armando Dicone

 

Dall’attuale classe dirigente politica, risuonano i soliti accordi: “o di qua o di là”; “ripartire dal fronte contro le destre o le sinistre” a seconda di chi parla; “il voto utile” come se ci fossero voti inutili; “si vince al centro” questo è il più pericoloso, perché di solito vogliono solo il nostro voto, ma mai il nostro contributo ideale e programmatico; e tanti altri messaggi di cui la maggioranza degli italiani è davvero stanca, basta guardare i dati degli astenuti.

Parole vuote che ritornano ad ogni campagna elettorale, come se per governare un Paese bastasse essere contro qualcuno o qualcosa.

 

Sono 30 anni che siamo costretti a subire questo schema destra contro sinistra e dopo tutti questi anni, nessuno dei protagonisti dice la verità: “questo sistema in Italia non funziona”. Non voglio entrare nel merito del perché non possa funzionare, ma vorrei soffermarmi su un altro aspetto che può farci finalmente guardare al futuro: l’esigenza diffusa tra i cittadini di poter votare e partecipare ad un nuovo progetto, culturale e politico, centrale, indipendente e autonomo.

 

Ho raccolto alcuni sondaggi che fotografano, in maniera incontestabile, l’esigenza di molti italiani di avere una nuova offerta politica di centro, che vuol dire né con i populisti e né con i sovranisti, ma anche che non abbiamo bisogno di soluzioni del ‘900, ma dobbiamo guardare al futuro con quel sano “pragmatismo solido”, che contraddistingue un’azione politica radicata nelle culture politiche del liberalismo, del popolarismo e del riformismo, ma senza barriere ideologiche che ne possano affossare l’elaborazione concreta del programma politico. Come già sperimentato nel nostro umile “Forum al Centro”, sui temi e sulle proposte siamo sempre disponibili a fare sintesi, senza pregiudiziali ideologiche o inutili personalismi.

 

Un sondaggio di Ipsos, che ho già citato in un precedente articolo, mostra che la maggioranza degli astenuti, alle europee del 2019, si autocolloca nell’area di centro (42%). Dato molto importante, che dimostra come lo spazio centrale abbia il più alto potenziale elettorale tra gli astenuti.

 

Il sondaggio SWG del 16 novembre, dimostra che il 22% degli intervistati “ritiene che ci sarebbe bisogno di un nuovo partito” nell’area di centro, di questi il 12% pensa che debba essere “slegato sia dal centrosinistra che dal centrodestra”; il 23% vorrebbe un nuovo partito “fuori dall’asse destra-sinistra”, ma senza autodichiarsi di centro. Come si può notare, il 55% degli intervistati, la maggioranza, ritiene opportuno un nuovo progetto politico capace di superare il duopolio sinistra-destra.

Da non sottovalutare è il 18% che vorrebbe un nuovo progetto nel “centrodestra moderato” e l’11% che lo vorrebbe nel “centrosinistra moderato e riformista”. Tutti dati che dimostrano la volontà di creare un nuovo schema politico, fuori dalle logiche dello scontro diretto tra i due poli.

 

 

Ma cosa chiedono gli elettori intervistati, che vorrebbero un nuovo soggetto politico nell’area di centro?

 

 

Il 35%, la maggioranza, ritiene che il nuovo partito dovrebbe occuparsi di ridurre l’evasione fiscale e la corruzione, poi qualcuno racconta che questo tema non sia remunerativo dal punto di vista elettorale. Altri temi sono “sostenere una crescita economica inclusiva” (28%),  “ridurre le disuguaglianze sociali” (28%) e rendere lo Stato più moderno ed efficiente (27%).

 

Su questi temi è possibile trovare insieme le soluzioni? Io penso di sì, basta farlo con passione, umiltà e senza alcun retropensiero di tipo personale, il carrierismo verrà dopo e per chi lo vorrà. Continuo a pensare che sia arrivato il momento di mettere in campo merito, competenze e talenti, ognuno di noi deve assumersi il suo piccolo pezzo di responsabilità civica.

 

Adesso abbiamo il compito di mettere insieme donne e uomini, associazioni e movimenti, per tentare di trovare insieme temi e soluzioni condivise, dobbiamo organizzare la “domanda” affinché il nuovo progetto non sia solo una semplice operazione elettorale.