Il 2 luglio 1971, cinquant’anni fa, Paolo VI costituì e volle la Caritas in ogni Chiesa locale d’Italia per dare speranza concreta a coloro che fossero in preda dell’indigenza.
L’intuizione di Paolo VI nasce sia dalla sua sensibilità verso gli ultimi, presente già nei suoi anni di ministero con i giovani della FUCI per le periferie romane e da Arcivescovo di Milano, sia da quella ecclesiologia di comunione concreta nelle Chiese locali per esortarle all’impegno nell’educare il popolo cristiano all’attenzione verso gli ultimi.
Infatti l’art. 1 dello Statuto della Caritas, indica che la prevalente funzione della Caritas è quella pedagogica in vista proprio di non far mancare al cattolico, che vive di fede e di ministerialità nella comunità cristiana, l’educazione alla carità quale virtù teologale e attenzione al “Cristo nascosto” nel dramma dei più bisognosi. Paolo VI esplicitamente nel primo incontro con la Caritas italiana ci tenne a sottolineare che: “La vostra attenzione non può esaurire i vostri compiti nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi. Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale che non si misura con le cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi…” (1).
Per Paolo VI la Chiesa, che non può non farsi dialogo, come scriveva nella sua prima enciclica Ecclesia Suam, non può disattendere quell’attenzione cristica che è condividere sentimenti e ricchezze oltre al dare voce a chi non ha voce, ristabilendo giustizia e misericordia.
L’origine della Caritas da parte di Paolo VI sta certo nella sua sensibilità, ma anche nel voler offrire con la riforma del Concilio Vaticano II il superamento di una pietà e carità personalistiche, sempre importanti, offrendo la via di una presa di coscienza comunitaria della vita di preghiera, offrendo la Liturgia delle Ore all’intero popolo cristiano e sottolineando che la carità non sia solo vocazione di questa e quella associazione sorta da questo o quel carisma ma educazione e scelta di carità materiale e spirituale delle Chiese locali come tali.
È ciò che per l’evangelizzazione ha sottolineato Papa Francesco nell’enciclica Evangelii Gaudium.
Paolo VI nel suo discorso ai partecipanti all’incontro nazionale di studio della Caritas italiana nel 1972 ha indicato quali debbano essere i destinatari delle azioni delle Caritas: “I poveri e la comunità”.
Gli operatori Caritas debbono considerarsi educatori alla carità, afferma Paolo VI.
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*Mons. Ettore Malnati, Vicario episcopale per il laicato e la cultura – diocesi di Trieste