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Popolari, i tempi sono maturi.

Giorgio Merlo

 

La capacità del politico, da sempre, è quella di saper anticipare i tempi. Certo, se poi accanto a questo ”dono” – perchè di questo si tratta – c’è anche una cultura politica e un retroterra ideale robusto e qualificato, allora ci troviamo di fronte ad un potenziale leader. Potenziale, come ovvio, perchè la leadership politica è anche il frutto e il prodotto di molteplici tasselli che non vengono decisi a tavolino. E questo perchè, per dirla con Donat-Cattin, in politica – come, del resto, nella vita – “il carisma o c’è o non c’è. È inutile darselo per decreto”.

 

Ora, nell’attuale fase politica italiana, emergono alcuni elementi che non possono essere aggirati o banalmente elusi. Perchè dopo la vittoria della destra identitaria e di governo nella consultazione del 25 settembre scorso e l’affermazione – un po’ a sorpresa ma non eccessivamente – di una sinistra radicale, massimalista e libertaria con le primarie del Pd, lo spazio per un partito/ movimento/contenitore/cartello centrista emerge sempre di più. E questo non solo perchè lo dicono i sondaggi ma anche, e soprattutto, per la semplice ragione che un sempre più aggressivo “bipolarismo selvaggio” alimenta l’astensionismo elettorale da un lato e riduce la qualità del confronto politico dall’altro. E se, di conseguenza, quasi si impone – oggi – la necessità di dar vita ad un movimento politico che si candida ad intercettare e a rappresentare mondi vitali, interessi sociali, realtà culturali e gruppi di opinione, è giocoforza che un’area come quella cattolico popolare e sociale scenda definitivamente in campo. Ben sapendo che sia a destra che, soprattutto, a sinistra, una presenza come quella del cattolicesimo popolare e sociale o è “gentilmente ospitata” o è “semplicemente tollerata”. Nell’un come nell’altro caso è destinata, comunque sia, a giocare un ruolo culturalmente marginale e politicamente del tutto ornamentale.

 

Ecco perchè è giunto il momento, per andare al titolo di questa rapida riflessione, per riflettere e soprattutto per agire come cattolici popolari e sociali. E la ghiotta occasione rappresentata dalle elezioni europee – con il sistema elettorale proporzionale – offre la possibilità di potersi misurare direttamente con i cittadini. Certo, creando un’offerta politica che sia in grado di unire le varie sensibilità culturali riconducibili ad una comune politica centrista, democratica, riformista e di governo. Su questo versante, può e deve iniziare un percorso politico che non potrà che culminare con la formazione di un partito politico con un chiaro e netto progetto politico e di governo.

 

E, per fermarsi ai Popolari, forse è giunto anche il momento per uscire da un anonimato politico che ormai dura da troppo tempo. E cioè, dalla gloriosa esperienza del Ppi a guida Franco Marini e Gerardo Bianco per poi confluire nella Margherita e per poi esaurirsi definitivamente con l’esperienza del Pd a guida Schlein. Al di là e al di fuori delle simpatiche, per non dire allegre, affermazioni del “cattolico adulto” Romano Prodi e dei suoi sodali sulle capacità inclusive e sulla vocazione “plurale” della nuova leadership del Partito democratico…

 

Ecco perchè, infine, adesso i Popolari e tutta l’area che non vuole più essere condannata all’irrilevanza politica, culturale e programmatica ha il dovere di uscire allo scoperto e di mettere democraticamente in campo le munizioni ideali per dare voce e rappresentanza ad un mondo che non può più restare ai margini. Dopodichè, saranno le categorie dell’intelligenza politica, del coraggio civico e della coerenza culturale ad essere determinanti e decisivi per competere nell’agone politico contemporaneo. Senza rassegnazione, senza vittimismi e, soprattutto, senza furbizie di potere e di solo tatticismo.

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