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venerdì, Marzo 14, 2025
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Robert Kennedy Jr ripudia la storia della sua famiglia

Un personaggio controverso. I suoi detrattori dicono che sia solo abile a montare a cavallo delle tendenze correnti. I suoi sostenitori gli attribuiscono il genio di saper leggere più nitidamente la realtà.

La tragedia dei Kennedy è mal tradotta in italiano con maledizione, così perdendo il connotato di un fatto e un dolore intimo estraneo ad eventuali volontà altrui.

È una famiglia che ha conosciuto successi e poteri, pagando con lutti e disgrazie che avrebbero piegato qualsiasi clan. Non hanno piegato i Kennedy che hanno comunque sempre trovato la forza di rialzarsi e di risollevarsi anche dalle contraddizioni che hanno macchiato una dinastia vocata ad essere guardata ad esempio per il mondo.

Dei Kennedy ci si innamora per la loro caratura e ci si rattrista quando conoscono la polvere: difficile restarne indifferenti. Per alcuni esperti in materia quel nome potrebbe risalire al significato di testa brutta, per altri invece a testa elmata.

In entrambi i casi c’è traccia dei Kennedy che abbiamo imparato a conoscere per gli errori commessi e per la loro capacità di essere, piaccia o no, una leadership mondiale, condottieri pronti alla battaglia per migliore il bene del pianeta.

Per far questo non si sono risparmiati in figliolanza. Partendo dalle generazioni più vicine ai nostri tempi, Rose e Joseph, i genitori di John, Bob e Ted, ebbero, oltre a loro, altri 6 figli.

A sua volta John ebbe quattro figli, due dei quali morti alla nascita. Di questi il più noto John-John morì a 39 anni in un incidente aereo mentre andava al matrimonio della cugina.

«…Speravamo che questo John Kennedy si sarebbe pettinato i capelli quando sarebbero diventati grigi, con la sua adorata Carolyn al suo fianco. Ma, come suo padre, gli si è dato tutto tranne una lunga vita». Queste le parole dello zio Ted al suo funerale.

Ted, per parte sua 3 figli, fu coinvolto in un incidente d’auto nel quale ci rimise la vita una donna a bordo della sua auto e lui venne accusato di omissione di soccorso con le conseguenze riportate dalle cronache del tempo.

Bob Kennedy ha avuto una prole numerosa, 11 nascite a segnare la sua discendenza, tra cui David morto di cocaina e Karry arrestata per droga.

Per il resto divorzi, problemi con la giustizia e incarichi politici di prestigio internazionale hanno sempre caratterizzato la stirpe kennedyana, ma questa volta il clamore è suscitato proprio dal figlio di Bob, Robert Francis Kennedy Jr, l’uomo che ha abbandonato il partito democratico per passare nelle file repubblicane a sostegno di Trump.

È un esempio di vita e sentimenti inquieti vantando 3 matrimoni, una delle mogli è morta impiccandosi, e 6 figli.  Robert si è soprattutto distinto per essere un teorico del complottismo, dando l’allarme in merito ad una mano nera che muove le sorti di una ignara umanità. Ha contrattato con Trump un posto nella sua prossima Amministrazione a fronte del sostegno profuso per la sua eventuale elezione a Presidente degli USA.

Qualcuno lo chiamerebbe un campione di “salta cavallo” ma sarebbe un errore ed anche per qualche verso una assoluzione. Gli altri Kennedy hanno subito stigmatizzato il passaggio nelle schiere nemiche.

Confusa è la etimologia dei Kennedy e incerta è quella del complotto.  Forse è rapportabile ad un cumulo di persone o va privilegiato il riferirsi ad un complice o al complicare, avvolgere insieme, o ad un cumulo di persone. Altri ne segnalano l’origine nella radice “pelot” dove una palla composta di corde ben arrotolate richiamano l’assemblaggio e la copertura di una realtà dalla trama nascosta al suo interno. Per i Democratici ora rotola la palla del complottismo, al pari delle teste della ragionevolezza e della coerenza.

Comunque sia, Robert è affetto da quel complottismo che consente sempre di avere una soluzione appropriata che, senza di essa, rischierebbe di restare nel mistero e che è difficile da decifrare con le comuni categorie della conoscenza.

Gli Obama hanno lanciato la candidatura di Kamala Harris al grido di “Yes, she can”. Un Kennedy invece non ci sta.  Ken è il famoso bambolotto della Mattel, da non confondersi con Big Jim. Come i Kennedy, ama le donne con cui ha relazioni tumultuose. Ha una veste ufficiale di fidanzato della bionda Barbie dalla quale per anni si è separato per poi tornare ufficialmente a far coppia.

È passato con disinvoltura dai capelli neri a quelli biondi adattandosi ai nuovi stili suggeriti dai tempi correnti e si è presentato in pubblico in 40 differenti versioni, un campione di flessibilità e adattamento.

Il nostro Kennedy non ha nulla da invidiargli. Ha un nome e cognome per patrimonio e idee dalle quali, a torto o a ragione, non deflette. I suoi detrattori dicono che sia solo abile a montare a cavallo delle tendenze correnti, secondo le inclinazioni suggerite del mercato. I suoi sostenitori gli attribuiscono, al contrario, il genio di saper leggere più nitidamente la realtà che solo in pochi riescono lucidamente ad intravedere, sempre coerente con il suo credo.

Ha scelto di appoggiare Trump il cui cognome origina dall’italiano “trionfo”, e designa anche una carta di briscola vincente, comunque uno che surclassa gli avversari. Biden lo ha beffeggiato ribattezzandolo “dump”, spazzatura. In politica questo è ormai il lessico d’uso.

Quanto al nostro Robert  Kennedy, maybe, he can, maybe, he can’t.