Sentirsi dentro il Presepe: messaggio natalizio dell’ordinario militare, S.E. Santo Marcianò.

Da ottocento anni, l'intuizione misteriosa e meravigliosa di San Francesco d'Assisi ci fa contemplare il Mistero del Natale del Signore nella semplicità eloquente del Presepe.ci sentiamo chiamati alla giustizia.

“Cari amici, cari militari, nello scenario di morte che oggi sembra prevalere, il ‘Mistero del Natale’ vi faccia sentire ancora mandati a fasciare le tante ferite dell’umanità. Vi faccia sentire ‘dentro’ quel presepe che allestite nelle vostre famiglie, nelle caserme, nelle lontane basi delle missioni internazionali, sulle navi impegnate in navigazione, attingendovi la capacità di avvolgere di amore il Bambino Gesù e, in Lui, tutte le donne, gli uomini, i bambini ai quali il vostro servizio alla Pace vi avvicina”. Così dice nel suo messaggio natalizio l’arcivescovo ordinario militare, Santo Marcianò. “Non dimenticatelo: qualunque operazione di ordine o sicurezza, di difesa o protezione, di salvaguardia o intelligence, avrà sempre bisogno della carezza di queste fasce: segno della presenza del ‘Dio con noi’; segno della bellezza della vita che nasce, rinasce e risorge, se donata per amore”.

Carissimi, da ottocento anni, l’intuizione misteriosa e meravigliosa di San Francesco d’Assisi ci fa contemplare il Mistero del Natale del Signore nella semplicità eloquente del Presepe. Al centro, un piccolo Bambino coperto solo da qualche straccio; d’altra parte, si usava fare così al tempo in cui nacque Gesù: bendare i neonati per tener fermi gli arti.

Passano i tempi, cambiano i luoghi e i contesti, e i Presepi si adattano alle diverse culture, epoche, tradizioni, situazioni, proponendo tante ambientazioni e paesaggi, utilizzando vari materiali, introducendo nuovi personaggi, quasi a riprodurre vicende o persone. Ma quelle fasce rimangono: il Bambino Gesù non ha, non può avere altro abito!

Quelle fasce sono segno della povertà in cui Gesù è nato e ha vissuto per noi. E lo stesso Francesco, rappresentando il Bambino nel Presepe, voleva “in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello” (cfr. Fonti Francescane, 468).

Contemplando quelle fasce, vediamo ancora tutta la povertà di bambini afflitti dalla fame e dalla sete, impossibilitati ad accedere alle cure o all’istruzione, sfruttati da lavori illegali e schiavizzanti, abbandonati alla solitudine delle strade o dei ricchi palazzi. E ci sentiamo chiamati alla giustizia!

Quelle fasce richiamano anche le bende con cui si avvolgeva il corpo dei defunti nel Sepolcro: rappresentano il segno della morte di Gesù e, al contempo, il mistero di quel Sepolcro vuoto, con le bende al posto del Suo cadavere, segno di una vita offerta per amore.

Tanti bambini, oggi, muoiono di malattie gravi, talora provocate dall’incuria degli uomini; tanti sono scartati, fin dal grembo materno, perché imperfetti o indesiderati; tanti bambini muoiono di abusi, di violenza o di guerra; e tanti bambini, purtroppo, sono educati a dare essi stessi la morte con la criminalità, la violenza, la guerra. Come non pensare, oggi, alla morte impressa negli occhi di tutti i piccoli ai quali la guerra stronca l’esistenza o spegne i sogni?

Ma quelle fasce, toccate da tutta la tenerezza con cui la Madonna avvolge il Bambino, sono pure segno della consolazione, della misericordia, della compassione con cui Gesù avvolgerà per sempre le ferite dell’umanità, ne fascerà le piaghe, ne curerà le malattie del corpo e della mente, ne custodirà la vita, servendosi del servizio e della carità di tanti uomini e donne come voi.