La Cassazione questa volta non ha “fatto Cassazione” come si dice in gergo giuridico-maccheronico per indicare la dirimente chiarezza che generalmente caratterizza le sentenze dell’alta corte di giustizia.
La Cassazione ha infatti non-chiarito se il saluto romano è reato o non è reato. Il famigerato saluto con il braccio alzato, secondo la Cassazione, sarebbe reato se commesso al fine di ricostituire il disciolto partito fascista mentre non sarebbe reato se esibito a soli fini commemorativi. Peccato che la ricostituzione del partito fascista sia già di per se un reato, anche senza l’ambigua sentenza della Cassazione. Ciò nondimeno, la Cassazione non è riuscita a negare completamente il nesso tra il famigerato saluto e l’ipotesi di reato; in altre parole, una sentenza che suona come una sorta di “vorrei ma non posso” che di fatto lascia “pilatescamente” un ampio margine di discrezionalità ai giudici che saranno chiamati a valutare di volta in volta i diversi episodi.
Un pasticcio che ricorda molto quel Dpcm che in epoca Covid prevedeva la possibilità di uscire in auto solo con persone con le quali si aveva un rapporto affettivo stabile; in quel caso la satira ebbe gioco facile nell’immaginare la scena imbarazzante del poliziotto che al posto di blocco avrebbe dovuto verificare la stabilità dei rapporti sentimentali tra le persone fermate.
La sentenza sul saluto romano ci lascia invece immaginare forze dell’ordine e magistrati intenti a verificare le reali intenzioni circa la ricostituzione del partito fascista da parte dei protagonisti del suddetto saluto. Detto questo, è davvero difficile immaginare che chi si schiera in modo squadristico con camicia nera e braccio alzato non incarni anche l’aspirazione e la preferenza per un ritorno al nefasto passato del ventennio fascista. Ora, se a cotanta ostentata fierezza di tali malsane idee si accompagnasse altrettanta coerenza, basterebbe la semplice domanda di un tutore dell’ordine pubblico per prendere atto del fatto che dietro in quel saluto c’è quanto basta per poter perseguire penalmente gli autori dell’antistorico ed insano gesto.
Rimane il fatto che le Sezioni Unite della Cassazione, pur confermando i divieti sanciti dalle leggi Scelba e Mancino per le manifestazioni evocative del fascismo, sulla questione specifica ha optato per una bella lavata di mani, lasciando che ognuno – soprattutto a destra – continui a dare l’interpretazione che più si adatta alla storia di provenienza. Ma questo lo sapevamo anche prima della pilatesca sentenza!