Ucraina, il cessate il fuoco deve venire da Mosca.

L’articolo, qui proposto in ampio stralcio, esce stamane in versione completa su “La Ragione”. Provinciali è corrispondente di guerra. I suoi reportage giornalieri forniscono preziosi elementi di valutazione.

[…] A chi andrebbero indirizzati gli appelli alla pace e al far tacere le armi, qui è del tutto evidente. Come infatti sottolineato ieri dal ministro degli Esteri Kuleba nel corso della conferenza stampa coi giornalisti, «nessuno quanto noi vuole la pace ma noi non abbiamo attaccato nessuno e non abbiamo altra scelta che difenderci». Farlo sarà sempre più difficile, perché secondo le stime di “The Telegraph” entro la fine del mese l’Ucraina finirà i missili antiaerei per proteggere le sue città. Ciò significa che le risorse verranno riallocate in modo da poter abbattere un solo missile su cinque e non più quattro, come accade mediamente ora. Entro 4-5 mesi, invece, Mosca disporrà d’abbastanza droni Fpv (ai quali è quasi impossibile sfuggire) per attaccare ogni soldato ucraino in prima linea. 

Si tratta di munizioni circuitanti letali in grado di puntare il bersaglio anche con dispositivi di rilevamento termico, inseguendolo poi fino a impattargli contro. In campo aperto le armi leggere o automatiche quasi nulla possono contro quel tipo di minaccia. Emerge dunque la necessità d’intraprendere ulteriori e più stringenti misure economiche contro lo Stato aggressore, la cui economia interna è ormai votata prevalentemente alla Difesa. 

Da parte sua, l’industria ucraina ha compiuto un autentico miracolo perché in pochi mesi è riuscita a coprire internamente buona parte delle richieste in ambito difensivo. Il think tank “TopLead” stima infatti che la macchina bellica ucraina sia ora in grado di produrre, riparare e mantenere equipaggiamenti e armi per un volume d’ordini pari a 18 miliardi l’anno, di cui però il governo riesce tuttavia a coprire solo il 51,1%. 

A livello ingegneristico e d’intelligence militare, Kyiv ha di- mostrato di poter competere con chiunque. Basti pensare agli attacchi compiuti coi propri droni nel solo mese di mar- zo, che hanno ridotto di ben il 13% le capacità nemiche di raffinazione del petrolio. Secondo “Reuters” i volumi d’am- manco causati dall’inattività delle raffinerie russe hanno raggiunto i 3,5 milioni di tonnellate: una cifra dieci volte superiore rispetto ai due anni precedenti. 

Gli attacchi agl’impianti delle regioni di Samara, Belgorod, Kursk, Krasnodar, Rostov, Leningrado, Ryazan, Nizhny Novgorod, Yaroslav e Oryol hanno ridotto di 77,4 mila tonnellate al giorno la capacità produttiva di combustibile della Federazione Russa, indicando come sia stata vincente anche la recente decisione ucraina di non coordinarsi più con nessuno riguardo gli attacchi contro quest’ultima.

 

[L’articolo qui pubblicato con l’autorizzazione dell’autore e dell’editore appare oggi, in versione integrale, su “La Ragione” con il titolo “Cessino loro il fuoco”]