Salvatore Cernuzio
Assoluta contrarietà a suicidio assistito ed eutanasia; difesa del diritto alla vita, soprattutto per i più deboli; una necessaria valutazione dei trattamenti non proporzionati; maggior cura dei malati; collaborazione tra Chiesa e politica sui temi del fine vita. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, chiarisce alcuni punti del “Piccolo lessico del fine vita”, glossario di 88 pagine edito dalla LEV sulle tematiche ad alta densità etica relative al dibattito sul fine vita: dall’eutanasia e il suicidio assistito, alle cure palliative e la cremazione. Pubblicato a inizio luglio, l’opuscolo è tornato alla ribalta in queste ore dopo che alcune testate ne hanno evidenziato quelle che sarebbero le “aperture” da parte della Santa Sede. In realtà, spiega Paglia ai media vaticani, si tratta di indicazioni che trovano radici negli ultimi settant’anni di magistero dei Papi e della Chiesa. Una copia del “Lessico” l’arcivescovo l’ha consegnata questa mattina mattina, 8 agosto [ieri mattina per chi legge, ndr] , a Papa Francesco che lo ha ricevuto in udienza nel Palazzo Apostolico.
Monsignor Paglia, oggi ha incontrato il Papa e gli ha consegnato il “Piccolo lessico del fine vita”. Cosa ha detto a riguardo Francesco che ha sempre insistito a difendere la vita in ogni fase del suo sviluppo?
Papa Francesco ha ribadito l’apprezzamento verso il lavoro che la Pontificia Accademia per la Vita sta portando avanti. Certo il tema del fine-vita è complesso e la Chiesa ha dalla sua un Magistero ricco, da Pio XII nel 1957 fino ad oggi. La vita va difesa in tutto l’arco dell’esistenza, non solo alcuni momenti particolari. Va soprattutto difeso il diritto alla vita e in particolare la vita delle persone deboli, per contrastare quella “cultura dello scarto” che si nasconde dietro la pretesa di autosufficienza e autonomia delle donne e degli uomini di oggi.
C’è chi afferma che questo vademecum rappresenta una apertura della Santa Sede alla sospensione di nutrizione e idratazione. È così?
Ricordo che già Pio XII nel 1956 – come si riporta nel Lessico – affermò la liceità della sospensione della ventilazione se ricorrevano alcune gravi condizioni. E già nel 2007 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo aver affermato una presupposizione positiva per il loro utilizzo, ha riconosciuto che possano essere lecitamente interrotte (o non iniziate) quando comportano “un’eccesiva gravosità o un rilevante disagio fisico”. Sono due criteri che fanno parte della definizione dei trattamenti non proporzionati, cioè quelli che sono da sospendere. È una valutazione che richiede sempre, per quanto possibile, il coinvolgimento della persona malata. Il Lessico va letto tutto.
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