L’economia toglie valore al lavoro, la politica glielo deve restituire.

Lo scenario internazionale con il quale il mercato del lavoro dovrà confrontarsi prevede che il 2% dell'attuale occupazione globale, pari a 14 milioni di posti di lavoro, è a rischio distruzione.

Il lavoro ha perso appeal diventando un mero strumento utile a soddisfare bisogni materiali o semplice argomento di dibattito per specialisti: economisti, sociologi, fiscalisti. La manifesta frammentazione del lavoro e delle aspettative non si è rivelato un liquido amniotico protettivo per i lavoratori sempre più differenziati fra garantiti e non garantiti, inclusi ed esclusi, soddisfatti e alienati.

Dentro un ingranaggio che sembra stritolarci sono sempre più evidenti i rischi che questa situazione sta già generando con un aumento considerevole delle disuguaglianze nel nostro Paese dove la forbice sembra sempre più divaricarsi tra lavoro senza diritti e lavoro povero.

Lo scenario internazionale con il quale il mercato del lavoro dovrà confrontarsi prevede che il 2% dell’attuale occupazione globale, pari a 14 milioni di posti di lavoro, è a rischio distruzione nei prossimi anni, a causa delle tendenze globali in atto dovute a: la transizione ecologica, le guerre che accerchiamo l’Europa, la trasformazione delle catene d’approvvigionamento e, non ultima, l’innovazione tecnologica.

Si è diffusa l’idea che quando il lavoro manca o è a rischio si possa accettare qualsiasi cosa. E la deroga rispetto ai diritti sanciti dai contratti collettivi è stata usata per mantenere i livelli occupazionali o mitigare i costi sociali delle ristrutturazioni aziendali. Tale situazione ha aperto la strada all’idea, ormai largamente diffusa nel nostro Paese, che il lavoro abbia sempre meno punti fermi e tutto può essere oggetto di contrattazione, revisione e adeguamento. Il contatto che con esso ha un giovane nato agli inizi di questo millennio è di grande preoccupazione.

In questa fase di transizione è tempo di un dialogo serio tra le generazioni. Perché sono proprio le nuove generazioni che stanno pagando un prezzo altissimo, in termini di accresciuto senso di inutilità e di esclusione, a causa della prolungata congiuntura economica negativa, dello sbilanciamento demografico verso età mature, della permanente difficoltà nell’inserimento lavorativo, dell’enorme incertezza rispetto ai percorsi professionali e alla possibilità di costruire una famiglia.

È una sfida importante sulla quale ricadono altri fattori che concorrono a cambiare profondamente il lavoro, come: la tecnologia, i nuovi mercati, la demografia, la crisi economica e, non ultime, le guerre che si delineano all’orizzonte.  Solo alcuni elementi di questa realtà che da tempo caratterizzano il mercato del lavoro nel nostro Paese è il suo essere sempre meno accogliente nei confronti dei giovani rispetto agli altri Paesi europei. Come dire che la questione giovanile è da noi molto più grave che in altri paesi.

Stiamo vivendo uno dei periodi più pericolosi degli ultimi decenni, immersi tra processi di deindustrializzazione e nascita di una nuova economia dalla quale dipenderà la formazione del nostro PIL in futuro, con un debito pubblico elevato e tensioni nel mondo del lavoro; siamo anche il Paese con il più grande deficit fiscale in tempo di pace, con tassi d’interesse in aumento alle prese con gli effetti che le guerre avranno sugli alimenti, il commercio e le relazioni internazionali.

Di fronte a questo quadro, occorre porsi il tema del lavoro se si vuole ricostruire questo Paese, declinandolo in tutte le sue sfaccettature, interrogandosi se non sia giunto il tempo per avviare anche nuovi modelli organizzativi puntando sulla formazione, senza rinviare quello della sicurezza e dello sviluppo, che dovranno essere affrontati con grande realismo nella consapevolezza che il nostro, e solo, futuro sicuro è fuori dalle patrie: in Europa, inteso non più solo come orizzonte bensì come spazio politico.

 

Il testo è una sintesi dell’intervento tenuto da Rita Padovano al secondo incontro (18 ottobre 2023) nell’ambito del Forum da lei stessa promosso. Di seguito il LINK per leggere la relazione completa.