Le regole realizzano e custodiscono i valori a beneficio della libertà

In una società complessa, è importante sapere che ci sono diritti e doveri da rispettare, norme e principi da non infrangere, tutele per tutti, specie per i più deboli e indifesi.

Come diceva Georges Bernanos “non siamo noi che custodiamo le regole ma sono le regole che custodiscono noi”. Dimentichiamo spesso – infatti – che il rispetto delle buone regole non costituisce solo un vincolo, magari fastidioso, a cui non possiamo sottrarci perché prevede obblighi e sanzioni ma anche una preziosa risorsa per essere gratificati da  protezioni individuali e certezze sociali.

In un contesto esistenziale dove prevalgono la fragilità interiore e lo sbandamento emotivo ci accorgiamo quanto sia rassicurante poter contare sulla socializzazione dei valori.

Le tradizioni, le consuetudini, le istituzioni in cui la società si riconosce sono involucri che contengono la sedimentazione del pensiero e delle azioni, quello che resta dei vissuti, il deposito delle esperienze, la convenzione condivisa dei comportamenti che ci permette sia di vivere in una rete di relazioni che hanno un significato, in cui possiamo identificarci, sia di scambiarci messaggi reciprocamente comprensibili. Il frettoloso elogio del cambiamento fine a sé stesso, oggi tante volte ricorrente nelle aspettative sociali e nelle aspirazioni individuali, ma spesso imperativo categorico della globalizzazione e metafora perdente della progettualità, non può privarci della ineguagliabile, rassicurante condizione mentale di stabilità che ci deriva dalla certezza di possedere i punti di riferimento che ci siamo dati.

La vita è una continua ricerca di situazioni di equilibrio e il progresso consiste nel fare un passo avanti avendo ben presente da dove si arriva. In una società attraversata da tensioni e spinte contrapposte, dove trionfa il relativo dei singoli punti di osservazione e di interesse, è invece importante sapere che ci sono diritti e doveri da rispettare, norme e principi da non infrangere, tutele per tutti, specie per i più deboli e indifesi. Alla definizione delle regole risulta perciò determinante l’apporto dato dalla scelta dei valori che le sostengono, affinché siano comprensibili, eque, giuste, condivisibili e sostenibili.

Le regole stabilite da una dittatura violano i principi di libertà e democrazia, si tratta quindi di norme che più che suggerite sono imposte, più che accettate sono subite.

In una società fondata sull’odio razziale, sulla xenofobia, la regola della discriminazione nega il valore dell’uguaglianza: le norme si uniformano a consuetudini sbagliate e allora più che rispettate vanno combattute per essere cambiate. Ma anche in un contesto dove i valori trovano solo formale ossequio e retorica ostentazione, dove il trionfalismo della parola nasconde invece insidie, ingiustizie e sofferenze viene messa in mostra solo la parte più teorica e superficiale dei riferimenti ideali.

I valori costituiscono la parte migliore della nostra tradizione culturale, l’espressione materializzata delle scelte morali di una società, il punto di approdo di una civiltà che possa definirsi tale: sono le radici che ci legano alla nostra storia affinché si faccia tesoro del passato per costruire un mondo migliore. Solo se sono sostenute da valori condivisi ed eticamente ispirati le norme del vivere sociale ci aiutano a darci degli ordinamenti dove le regole custodiscono e proteggono la nostra libertà. Attingendo a piene mani dalla tradizione, riceviamo insegnamenti di vita quanto mai preziosi per il presente e il futuro. Occorre avere i piedi ben piantati prima di spiccare il volo.