All’Istituto centrale per la grafica: "Doppia Ombra" di Ciprian Muresan

Roma, 12 mar. (askanews) – Mercoledì 13 marzo 2024 presso l’Istituto centrale per la grafica si inaugura la mostra “Doppia Ombra” personale di Ciprian Muresan, curata da Pier Paolo Pancotto e Maura Picciau, direttrice dell’Istituto centrale per la grafica e realizzata in collaborazione con l’Accademia di Romania – Istituto Culturale Romeno e con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania.

In esposizione circa 24 lavori su carta di diversi formati, oltre a 9 lavori fotografici e una scultura. In occasione della mostra saranno anche esposti alcuni dei disegni originali da cui l’artista ha tratto ispirazione, tra cui, Pontormo, Tintoretto e Botticelli.

Maura Picciau, Direttrice dell’Istituto centrale per la grafica spiega come Muresan sia un artista che ama lavorare – secondo tecniche diverse – a partire dall’arte antica, che egli sottopone a un vaglio critico e visuale tanto puntuale e rispettoso, quanto consapevole e autonomo. Così, vedendo operare Mure?an ci si domanda quanto il nostro patrimonio storico ci parli ancora oggi, se ci guidi, ci turbi nel profondo, ci coinvolga oltre la sua storia eminente, a volte incombente. Viene da chiedersi se e quanto l’immagine di un’opera d’arte celebre e storicizzata sia latrice di verità, rapportata al presente.

Ciprian Muresan (Dej, 1977), poliedrico artista romeno, lavora utilizzando vari media, dal video alla scultura, dal disegno alla fotografia fino alle installazioni e vanta al suo attivo numerose mostre, tra cui personali al Centre Pompidou di Parigi (2019, con Serban Savu), allo SMAK di Gent (2019), alla Tate Modern di Londra (2012, con Anna Molska). Il progetto in Calcografia rappresenta la terza mostra personale a Roma per l’artista, dopo quelle all’Accademia di Francia, Villa Medici (2018), al Museo Pietro Canonica (2016) e l’esposizione a La Fondazione (2019, con Geta Bratescu, Adrian Ghenie, Serban Savu) consolida così il suo rapporto personale con la città. Nel 2009, inoltre, Muresan ha rappresentato la propria nazione alla Biennale di Venezia (ha esposto anche nel 2017), mentre per l’edizione 2024 è stato scelto come curatore del progetto con Serban Savu per il padiglione della Romania.

Tutti i disegni in esposizione, alcuni di grande formato, sono stati realizzati dall’artista appositamente per questa mostra, prendendo spunto da opere di grandi maestri del passato presenti nella collezione del Gabinetto dei Disegni dell’Istituto, con i quali ha avuto modo di confrontarsi direttamente nei mesi precedenti la mostra.

Come spiega lo stesso artista – La riproduzione dell’arte attraverso i libri ha portato alla divulgazione dell’arte in generale, ma paradossalmente l’accesso ai cataloghi d’arte, così come l’accesso agli originali nei musei dell’Europa occidentale, è stato limitato nel mio paese a causa del “muro” che separava il blocco orientale dal resto del mondo. Fino al 1989 (l’anno della caduta del regime comunista) la riproduzione in Romania rappresentava un collegamento con l’universale, ed è partendo da questo concetto che mi sono concentrato sulla copia di libri d’arte come processo di studio e creazione. Nel caso della collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica, attraverso l’accesso privilegiato a disegni originali di epoca rinascimentale e barocca, il mio lavoro acquisisce una nuova prospettiva.

I disegni fanno parte di una serie, iniziata nel 2013 con un libro su Bas Jan Ader, e legata al mito dell’artista olandese che disegnò per quattro anni sullo stesso pezzo di carta, cancellando ogni volta il disegno precedente prima di iniziarne uno nuovo. Muresan prendendo ispirazione da questo lavoro ha disegnato sullo stesso foglio di carta senza cancellare gli strati precedenti, iniziando a copiare immagini da libri, cataloghi d’arte, principalmente monografie di artisti, un libro su un foglio di carta, sovrapponendo e ridisegnando per fasi e strati. Questo accumulo di immagini esistenti ha dato vita così ad un’immagine totalmente nuova.

Il risultato è una mostra che parte dal disegno ma diventa pura arte concettuale – spiega il curatore Pier Paolo Pancotto – Muresan infatti non copia dall’antico, piuttosto si interroga sul valore dell’immagine e su quanto la ripetizione della stessa rischi di farle perdere il valore semantico che dovrebbe portare con sé. Una sorta di “svuotamento” dell’immagine dovuto alla sua eccessiva moltiplicazione.

I lavori fotografici esposti in mostra sono stati realizzati con l’ausilio della camera stenopeica, un procedimento fotografico che sfrutta il principio della camera oscura: su una delle pareti è praticato un piccolo foro (foro stenopeico) attraverso il quale entrano i raggi luminosi che riproducono l’immagine internamente sulla parete opposta dove viene collocato un foglio di carta fotosensibile. Una pratica che attraverso lunghissimi tempi di esposizione porta alla realizzazione di immagini volutamente indefinite.