Battezzare il Pd in versione Schlein è impresa da missionari improbabili

È evidente che “il nuovo corso” del Pd inaugurato dalla gestione Schlein è radicalmente lontano, per non dire esterno ed estraneo, rispetto alla storia del cattolicesimo democratico e popolare.

Si ha l’impressione che la Schlein, al di là della solita e ormai un po’ noiosa, se non addirittura grottesca, perenne lotta anti fascista e contro il ritorno imminente – sic! – della dittatura, stia segnando un po’ il passo. Detto in altre parole, si ha l’impressione che d’ora in poi dovrà iniziare a fare i conti con quella fetta di partito che alle primarie non l’ha votata e che, probabilmente, è meno entusiasta della svolta radicale, libertaria ed estremista impressa al Pd con la sua schiacciante vittoria nei gazebo. E, adesso, proprio il confronto sul ruolo dei cattolici in quel partito lo conferma, almeno così pare. Ora, però, e pur senza entrare nel merito delle singole questioni, è indubbio che il ruolo e la presenza dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea continua ad essere un tema importante e significativo. Tuttavia non possiamo non ricordare almeno 3 aspetti di questo dibattito.

Innanzitutto non possiamo non riconoscere che anche nell’area cattolico democratica e popolare italiana c’è un forte e massiccio pluralismo politico. Chi sostiene, maldestramente, che il tutto è riconducibile ad un dibattito all’interno del Partito democratico, oltreché compiere un atto di disonestà intellettuale, evidenzia un comportamento arrogante e profondamente sbagliato. E questo per la semplice ragione che nessuno, oggi, può ergersi ad interprete esclusivo della rappresentanza di un’area culturale molto frastagliata e, appunto, plurale sotto il versante delle opzioni politiche. È curiosa, per non dire anche un po’ comica, la vulgata giornalistica secondo la quale esistono alcuni “cattolici professionisti” alla Delrio o allo stesso Prodi, secondo la quale quando esprimono alcuni concetti nel merito della questione tutti dovrebbe adeguarsi perché rappresentanti esclusivi di quel mondo. Com’è evidente a molti, tranne a chi distorce in modo interessato la realtà, la questione è radicalmente diversa rispetto a questa singolare caricatura.

In secondo luogo i cattolici democratici e popolari e il Pd. Anche su questo versante dobbiamo essere onesti a livello politico ed intellettuale. Se è vero, com’è vero, che quest’area culturale ha scommesso in modo massiccio e convinto su questo progetto politico sin dal suo inizio, è altrettanto evidente che “il nuovo corso” del Pd inaugurato dalla gestione Schlein è radicalmente lontano, per non dire esterno ed estraneo, rispetto alla storia del cattolicesimo democratico e popolare. La torsione radicale, libertaria, massimalista ed estremista del progetto politico della Schlein è, oggettivamente, e del tutto legittimamente, lontana dalla sensibilità e dalla specificità di questo storico filone di pensiero. E questo al di là delle “mediazioni” che la nuova segretaria dovrà mettere in campo anche in questo settore. E cioè, rendere compatibile la sua visione radicale e libertaria con i cosiddetti “cattolici adulti” di prodiana memoria. Certo, chi proviene dall’area cattolico democratica e popolare e resta, legittimamente, per ragioni di potere o di organigrammi interni nel Pd, non ha alcun interesse ad aprire un dibattito sul “nuovo corso” di quel partito. Ma è di tutta evidenza, e per ragioni persin troppo chiare, che il dibattito ricco e fecondo sul ruolo e la funzione dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea non può ridursi a ciò che dicono o pensano quei dirigenti dopo la vittoria della Schlein.

 

Infine, oggi i cattolici democratici e popolari possono avere un grande compito nella riorganizzazione del quadro politico italiano. Ed è quello di saper riscoprire, senza alcuna presunzione ed arroganza di natura esclusivista, quella “politica di centro” che era e resta la vera specificità di questo patrimonio politico, culturale, valoriale e programmatico. Un ruolo, questo, che al di là dei personalismi, delle polemiche e delle scelte dei vari partiti a cui abbiamo assistito in queste ultime settimane, è riconducibile direttamente alla storica presenza dei cattolici democratici e popolari nella cittadella politica italiana. Perché la vera sfida del mondo cattolico democratico e popolare non è quello di fare le comparse in alcuni partiti ma, al contrario, di ritornare ad essere decisivi nella concreta dialettica politica italiana. La stagione dell’irrilevanza politica e della inconsistenza culturale dovrebbe, almeno così pare, volgere al termine.