La Voce del Popolo | Spazio del centro ampio, nonostante le difficoltà.

Il centro è un tentativo di unificazione politica del paese. Si parla sempre del mezzo secolo democristiano, nel bene e nel male. Ma il primo centrista fu il conte di Cavour.

L’impressione è che la classe dirigente del terzo polo, nel suo insieme, abbia fatto del suo meglio in questi giorni per emulare le discutibili gesta del reverendo Jones che propiziò il suicidio collettivo dei suoi fedeli in quel della Guyana. 

Detto questo, non si dovrebbe infierire. E semmai capire se c’è una via di risalita. Infatti lo spazio del “centro” resta ampio, a dispetto delle difficoltà. E i suoi dirigenti, al netto di molti errori, non sono certo da meno dei leader dei partiti più in forma. Piuttosto si dovrebbe chiedere loro di marcare di più e meglio certe differenze. 

Perché se il centro combatte destra e sinistra sul loro stesso terreno (la fretta, il vigore, la caccia al nemico) è destinato a perdere ogni volta. Mentre se prova a cambiare spartito e a porre a fulcro di se stesso l’idea che la politica sia tessitura, pazienza, misura – e cioè le qualità di cui gli altri sono meno provvisti – la partita si potrebbe forse giocare. 

Il centro è un tentativo di unificazione politica del paese. Che non cancella le differenze ma non le esaspera. Che combatte ma non demonizza. Che ricuce laddove gli altri tendono piuttosto a strappare. Si parla sempre del mezzo secolo democristiano, nel bene e nel male. Ma il primo centrista fu il conte di Cavour. Il quale realizzò l’unità d’Italia mettendo insieme un re che non amava (Vittorio Emanuele II), un generale che considerava un golpista (Garibaldi) e un agitatore che giudicava un pericoloso velleitario (Mazzini). 

Fu da questa singolare combinazione di forze tanto eterogenee che nacque a suo tempo l’Italia risorgimentale. A conferma delle inaspettate virtù del centrismo.

 

Fonte: La Voce del Popolo – 20 aprile 2023

[Articolo qui riprodotto per gentile concessione del settimanale della Diocesi di Brescia]