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La Perdonanza Celestiniana diventa patrimonio dell’Unesco

“The Celestinian Forgiveness” è stata ufficialmente iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale.

La candidatura sostenuta dal Comune dell’Aquila, dal Comitato Perdonanza Celestiniana, in collaborazione con i gruppi e le associazioni di praticanti locali, è stata presentata dall’Italia con il coordinamento tecnico-scientifico dell’Ufficio UNESCO del MIBACT.

La celebrazione della Perdonanza Celestiniana costituisce un simbolo di riconciliazione, coesione sociale e integrazione. Riflette l’atto di perdono tra le comunità locali e ne promuove i valori di condivisione, ospitalità e fraternità. Inoltre, rafforza la comunicazione e le relazioni tra le generazioni creando un intenso coinvolgimento emotivo e culturale. Come elemento in grado di coinvolgere una vasta comunità di persone, indipendentemente da genere, età e origine, l’iscrizione della celebrazione del Perdono Celestiniano contribuisce a garantirne e a moltiplicarne la visibilità. Il Cammino del Perdono, il Corteo storico della Bolla e l’attraversamento della Porta Santa della Basilica di Collemaggio, rappresentano tre momenti significativi della Festa della Perdonanza Celestiniana: simboleggiano i valori della solidarietà per tutti coloro che partecipano e trasmettono l’elemento, sono testimonianza dell’importanza del patrimonio culturale immateriale per la società civile, in particolare per le nuove generazioni. Sono esempio di resistenza della comunità, anche di fronte a emergenze naturali, e dell’importanza che esso rappresenta come strumento chiave per la costruzione di società inclusive e per lo sviluppo sostenibile dei territori.

La comunità aquilana, custode dal 1294 di questo rito solenne annuale di riconciliazione, che promuove i valori di condivisione, ospitalità e fraternità, ha attraversato i secoli seguendo una tradizione di pace di generazione in generazione. “Oggi, grazie all’UNESCO – dichiara il sindaco del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi – lo spirito di riconciliazione e la rinascita tanto attesa dopo la distruzione del 2009, si fondono e sostengono, attraverso la Festa del Perdono, in una rinnovata dimensione di città di pace, aperta e solidale, pronta ad accogliere tutte le comunità che nella conservazione e salvaguardia dei loro patrimoni culturali immateriali vorranno con noi partecipare al bene dell’Umanità”.

Gli aquilani hanno sempre custodito gelosamente la Bolla della Perdono. Gli antichi statuti civici vollero che, proprio perché erano stati i cittadini a proteggere il prezioso documento, fosse l’autorità civile a indire la Festa del Perdono, rispettando, comunque, il dettato di Papa Celestino. La Bolla viene letta dal Sindaco poco prima dell’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio, che viene dischiusa per ordine di un Cardinale designato dalla Santa Sede.

L’originale della Bolla è conservata nella sede aquilana della Banca d’Italia e esposta al pubblico nei gironi antecedenti alla Perdonanza Celestiniana.

Industria: Istat, il fatturato è diminuito

A ottobre si stima che il fatturato dell’industria aumenti in termini congiunturali dello 0,6%. Nella media degli ultimi tre mesi l’indice complessivo è invece diminuito dello 0,6% rispetto alla media dei tre mesi precedenti.

Anche gli ordinativi registrano, a ottobre, un incremento congiunturale dello 0,6%, mentre nella media degli ultimi tre mesi evidenziano una flessione dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.

La crescita congiunturale del fatturato deriva da un leggero aumento sul mercato interno (+0,4%) e uno più sostenuto su quello estero (+0,9%). Per gli ordinativi l’incremento congiunturale riflette una sostanziale stazionarietà delle commesse provenienti dal mercato interno (-0,1%) e una crescita di quelle provenienti dall’estero (+1,7%).

Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a ottobre gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per i beni strumentali (+1,4%), per i beni di consumo (+1,0%) e per l’energia (+0,3%); i beni intermedi, invece, diminuiscono dello 0,4%.

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 23 come a ottobre 2018), il fatturato totale cala, in termini tendenziali, dello 0,2%, con diminuzioni dello 0,1% sul mercato interno e dello 0,3% su quello estero.

Con riferimento al comparto manufatturiero, l’industria farmaceutica registra la crescita tendenziale più rilevante (+8,9%), mentre il settore delle raffinerie petrolifere registra il maggiore calo (-5,7%).

In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi diminuisce dell’1,5%, con riduzioni su entrambi i mercati (-0,7% quello interno e -2,6% quello estero). Il maggior aumento si registra nell’industria farmaceutica (+12,7%), mentre il calo più marcato si rileva nell’industria chimica (-5,8%).

E.Romagna, quasi 100 mln per riqualificare edilizia scolastica

Quasi 100 milioni di euro per riqualificare le scuole dell’Emilia-Romagna. Il finanziamento (98,9 milioni) è stato concesso alla Regione Emilia-Romagna dalla Cassa Depositi e Prestiti nell’ambito del programma di edilizia scolastica 2018-2020 ed è il frutto del protocollo di intesa con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur – che coordina il piano e monitorerà l’utilizzo dei fondi), il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef), la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (Ceb).

Grazie a questo pacchetto di risorse potranno essere realizzati lavori di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientamento energetico su 106 edifici scolasti di proprietà degli enti locali, da Piacenza a Rimini,e in alcuni casi ricostruzione dell’edificio in sostituzione di quello già esistente.In particolare, nelle province si avranno 21 interventi a Bologna; 6 a Forlì-Cesena; 10 a Ferrara; 15 a Modena; 17 a Piacenza; 10 a Parma; 12 a Ravenna, 9 a Reggio Emilia e 6 a Rimini.

L’influenza inizia ad intensificarsi

La circolazione dei virus influenzali inizia ad intensificarsi e si avvicina l’inizio del periodo epidemico.

Nella settimana passata i contagi sono stati 177.000 portando a 887.000 il totale degli allettati da inizio stagione, ovvero molto vicino al milione di casi. A fare il punto è il bollettino Influnet, a cura del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità(Iss).

Secondo il Sistema di Sorveglianza Integrata dell’Influenza, nella settimana dal 2 all’8 dicembre 2019 l’incidenza totale è stata pari a 2,88 casi per mille assistiti e a esser colpiti sono stati soprattutto i bambini.

Nella fascia di età 0-4 anni, infatti, l’incidenza è pari a 6,64 casi per mille assistiti, il doppio rispetto agli adulti.

In Piemonte, Lombardia, La provincia autonoma di Trento, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Sicilia è stata superata la soglia epidemica.

Approvato il processo di impeachment

La commissione Giustizia della Camera statunitense ha approvato le accuse di abuso di potere e di intralcio alla giustizia contro il presidente Donald Trump nell’ambito del processo di impeachment.

Ora le due accuse saranno sottoposte al voto dell’intera Camera.

In caso di approvazione, Trump sarebbe messo formalmente in stato d’accusa e il procedimento si sposterebbe al Senato che dovrebbe decidere se rimuoverlo o meno dalla carica.

Trump diventa così il terzo presidente della storia – dopo i democratici Andrew Johnson e Bill Clinton ad essere inviato alla camera per il processo di impeachment.

 

Storica vittoria dei conservatori di Boris Johnson

Articolo pubblicato dalla rivista Treccani

 

Larga vittoria dei conservatori guidati da Boris Johnson alle elezioni nel Regno Unito: il partito conquista un’ampia maggioranza alla Camera dei Comuni ottenendo 364 seggi, ben 66 in più rispetto alle elezioni del 2017. Sconfitta storica dei laburisti che di seggi ne perdono 42, fermandosi a 203. Dimezzata la rappresentanza dei liberaldemocratici, buona affermazione degli indipendentisti scozzesi, contrari alla Brexit.

Non elegge neanche un deputato il Brexit Party di Nigel Farage, che si trova nella paradossale situazione di chi sparisce dalla scena politica, ma vede realizzati i suoi obiettivi; va segnalato che il partito aveva attuato una sorta di desistenza non presentando candidati nei collegi sicuri dei Tory.

Il risultato generale è ovviamente una grande affermazione personale di Boris Johnson che con il suo stile diretto, la fiducia assoluta in sé stesso, la sua refrattarietà ai compromessi e alle lungaggini, ha conquistato il consenso degli elettori. La Gran Bretagna ha votato per la quarta volta in poco più di quattro anni, ma questa volta il risultato è chiaro e rappresenta soprattutto il via libera definitivo che Boris Johnson attendeva per attuare senza indugi la Brexit.

Il risultato è naturalmente prodotto dalle scelte degli elettori, ma non bisogna dimenticare che il sistema elettorale in vigore nel Regno Unito è un maggioritario puro, in cui in ognuno dei 360 collegi viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei consensi. Un modello che favorisce il primo partito (i conservatori hanno ottenuto il 43,6 % dei voti e circa il 55% dei seggi) e tutte le formazioni che hanno un forte radicamento in alcune aree del Paese; lo Scottish National Party con una percentuale generale del 3,4% ha ottenuto 48 seggi vincendo praticamente ovunque in Scozia, mentre i liberaldemocratici con il loro 11,5 % distribuito in numerosi collegi ottengono soltanto 11 deputati.

In ogni caso, il verdetto è chiaro; Johnson si accinge a riformare il partito per gestire il successo, realizzare la Brexit e affrontare cinque anni di governo. Jeremy Corbyn, rieletto alla Camera di Comuni in una giornata che ha fatto registrare il peggior risultato del partito dal 1935, ha annunciato che non guiderà i laburisti alle prossime elezioni, ma ha intenzione di restare in carica per gestire la riflessione postelettorale e la transizione con il rinnovamento dei vertici; Jo Swinson si è invece dimessa subito dalla guida del partito Liberal Democrats, dopo aver perso anche nel suo collegio di East Dunbartonshire, in Scozia.

L’uscita dal Regno Unito dall’Unione Europea in tempi rapidi è la conseguenza di portata storica che il voto sancisce, chiudendo definitivamente la porta alla stagione dei compromessi e dell’incertezza e alle speranze di chi proponeva un secondo referendum. La Brexit verrà attuata probabilmente entro il 31 gennaio e Donald Trump si è affrettato a congratularsi con Johnson, prospettando in tempo reale accordi proficui in campo commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Ursula von der Leyen si dichiara pronta a negoziare e chiede ai leader europei un mandato chiaro. Il terremoto annunciato da Boris Johnson per il Regno Unito avrà grandi ripercussioni sugli scenari globali.

Riapre l’Auditorium della Biblioteca nazionale centrale di Roma con il monologo di Luigi Sturzo

In occasione dell’inaugurazione dell’Auditorium della Biblioteca nazionale centrale di Roma, che riapre al pubblico dopo mesi di lavori di ristrutturazioni e migliorie, giovedì 19 dicembre alle ore 18:00, verrà offerto il monologo L’Appello ai Liberi e Forti di Luigi Sturzo, che si inserisce nell’ambito delle iniziative promosse per la celebrazione del centesimo anniversario della fondazione del Partito Popolare Italiano, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura.

«Non molto noto, eppure tanto intenso, è stato il rapporto che Luigi Sturzo ebbe con le biblioteche. – spiega Andrea De Pasquale, Direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma. – Egli fu infatti Direttore della Biblioteca del Seminario di Caltagirone tra il 1893 e il 1895 e il principale protagonista della ricostruzione della Biblioteca comunale distrutta da un incendio.»

Quella di Don Lugi Sturzo è una concreta idea di libertà che deriva dall’attenzione nei confronti dell’Altro. Solo un sostanziale interessamento proattivo agli sviluppi della società, vista come moltitudine perennemente accogliente e arricchita dalle individualità che la formano, garantisce l’altrui e la propria libertà. Questa idea di libertà è alla base dell’Appello ai Liberi e Forti che, la sera del 18 gennaio del 1919, dall’albergo Santa Chiara di Roma, veniva diffuso con l’annesso Programma in 12 punti a fondazione del Partito Popolare Italiano.

Il monologo teatrale ha avuto il suo debutto il 5 luglio scorso in prima nazionale al Festival dei Due Mondi di Spoleto ed è stato replicato a Bologna e a Siracusa con grande successo di pubblico e consensi. È un don Sturzo più intimo e privato, più immediato, anche nel linguaggio fruibile da un grande pubblico, con riflessioni personali e ricordi privati tratti dall’immensa mole dei suoi scritti.

La cornice questa sera è l’Auditorium completamente rinnovato della Biblioteca nazionale centrale di Roma: sono stati completamente ridefiniti gli usi degli spazi, rispettando alcuni tratti salienti del disegno originale. Sono stati ripensati il foyer, i percorsi del pubblico, il palcoscenico e la grande platea. Sono migliorate l’acustica, l’insonorizzazione e la climatizzazione, per i trecento spettatori che potranno comodamente usufruire dell’imponente spazio.

Il testo del monologo è stato curato e adattato da Francesco Failla, Direttore della Biblioteca e dell’Archivio Storico della Diocesi di Caltagirone; a interpretare don Luigi Sturzo è l’attore siracusano Sebastiano Lo Monaco; il regista è Salvo Bitonti, direttore dell’Accademia Albertina di Torino e le musiche originali sono state composte da Dario Arcidiacono, siracusano, da tempo trapiantato a Roma. L’Organizzazione generale della rappresentazione è a cura di Salvatore Aricò del Centro Internazionale Studi Sturzo.

Sul palco sono disposti gli originali scrivania, sedia, bastone, attaccapanni, busto, quadro e macchina da scrivere che arredavano le due stanze presso il Convento delle Canossiane a Roma in cui don Sturzo visse dal 1946 alla morte nel 1959, conservati presso l’Istituto Luigi Sturzo e per l’occasione prestati alla Biblioteca nazionale centrale di Roma.

 

Migranti: nel 2019 poco più di 11mila persone sbarcate sulle coste italiane.

Sono finora 11.097 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno, di cui 215 nei primi giorni di dicembre (il picco si è avuto il 4 dicembre con 121 migranti sbarcati). Rispetto agli anni scorsi, complessivamente si è registrata una diminuzione delle persone arrivate in Italia via mare del 52,01% sul 2018 (furono 23.122) e del 90,60% sul 2017 (118.019).

Degli oltre 11mila migranti sbarcati in Italia nel 2019, 2.654 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Pakistan (1.180, 11%), Costa d’Avorio (1.135, 10%), Algeria (1.005, 9%), Iraq (871, 8%), Bangladesh (581, 5%), Sudan (444, 4%), Iran (434, 4%), Guinea (281, 3%) e Marocco (253, 2%), a cui si aggiungono 2.259 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Sono stati 1.583, invece, i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.

Poesia, cibo dell’anima e della mente

Serbo un’intima gratitudine – che custodisco con gelosia e affetto – verso la scuola della mia adolescenza: ne conservo un ricordo sfocato e leggero dove, come in una magica e fiabesca rievocazione, trovano posto apprendimenti e personaggi e riaffiorano dettagli allora apparentemente insignificanti.

La rivisito con nostalgia e vi cerco spiegazioni e risposte al mio presente.
Trovo che fosse una scuola che sapeva affiancare la vita, senza forzature: svolgeva la sua parte, in genere con umiltà e in silenzio.

Non erano tutte rose e fiori, c’erano difficoltà, ingiustizie, discriminazioni: qualcuno l’ha poi ben evidenziato, scrivendo la sua lettera ad una professoressa e il sessantotto ha scoperchiato molte viltà ma le ‘vestali della classe media’, cioè gli insegnanti di quel tempo, erano le prime vittime della situazione dovendo vivere come i fedeli depositari di una cultura da tramandare in un mondo dove stavano emergendo con forza dei valori diversi: il successo, l’arrivismo, i lesti guadagni, la facilitazione, la stagione dei diritti, l’apertura al sociale, l’egualitarismo irriverente che ha poi partorito i mostri sacri della trasparenza e della privacy, mettendo di fatto le manette ai polsi delle relazioni personali e della comprensione tra la gente.

La scuola è stata forse in questi anni il contesto sociale più attraversato dalla massa d’urto del cambiamento ed è successo di tutto, un vero ribaltone generale: molti somari sono passati dai banchi direttamente alle cattedre, molti insegnamenti sono stati giudicati inutili e superflui, molti libri sostituiti dai giornali e dalla ‘cultura della realtà’, molti soloni hanno fatto a gara per stabilire più aggiornati paradigmi culturali fino alle recenti derive delle ‘tre i’ e dell’ondata delle nuove tecnologie, delle nuove educazioni e dei ‘progetti’.
Ripenso all’intuizione di Pascal che in una geniale definizione aveva spiegato la complementare compresenza nell’uomo della razionalità e del sentimento: “l’esprit de geometrie e l’esprit de finesse’.

Una sintesi somma e raffinata di secoli di cultura e un punto di partenza imprescindibile per conservare nell’uomo un equilibrio interiore, dosando con sapienza le ragioni dell’intelletto e quelle del cuore, suggestione che la pedagogia del post-moderno ha poi ribattezzato come “formazione integrale della persona umana”.
Eppure, come sempre accade nei corsi e ricorsi storici e senza farne un dramma (perché ci sono le andate ma poi ci sono anche i ritorni) mi pare che la deriva degli anni più recenti abbia fatto pendere solo uno dei due piatti della bilancia.

Guai se la scuola fosse solo luogo di apprendimenti strumentali, guai se dovesse esaurire il sapere da far apprendere ai ragazzi nel mero soddisfacimento dei bisogni sociali, se dovesse parlare ed esprimersi solo con il linguaggio delle nuove e più avanzate tecnologie.
Credo che stia accadendo invece questo: che la scuola abbia in parte perduto “il gusto” della conoscenza, il dovere della formazione critica, lo stimolo della riflessione, il piacere culturalmente provocante della digressione e del pensiero divergente, in una parola (paradossalmente, nonostante il proliferare di un numero insensato di progettini sciocchi e dal fiato corto) abbia mal gestito la sua naturale vocazione alla creatività.

Il sapere, anche quello trasmesso nella sua più idonea sede istituzionale – la scuola – appunto, non è mai duplicazione della realtà ma sua rielaborazione, il pensiero più alto e originale è anzi quello che dalla realtà e dai suoi condizionamenti palesi o occulti sa prendere le distanze: la cultura è applicazione ma anche e soprattutto “astrazione”.
Ora, mi pare che da molto tempo la scuola sia orfana dell’educazione sentimentale, una ‘piccola fiammiferaia’ che accende zolfanelli effimeri e dalla luce fioca.

Più che ingolfare le menti di dettagliati contenuti e addestrare a sempre più complesse abilità sarebbe forse primariamente utile stimolare la motivazione ad apprendere, la gioia di esprimere e confrontare opinioni, il piacere dell’espressione a volte, perché no, dissacrante e liberatoria, lo scandaglio dell’anima, l’avventura della fantasia, il gusto della scoperta immateriale, l’immaginazione, lo stupore e l’incanto del far parte di un pensiero universale.
“L’uomo dovrà sempre inventare, dobbiamo aiutarlo stimolando in lui la creatività e la curiosità, educarlo ad essere esploratore”: mi pare che questa breve riflessione di uno dei padri dell’intelligenza artificiale – il Prof. Mario Somalvico – ben si adatti anche a spiegare un più esteso ambito spirituale.

Penso alla poesia, espunta dalla cultura prevalente del mondo giovanile e soverchiata proprio dalle nuove tecnologie, sconfitta da internet, dalla Tv e dai loro disvalori, che trova ancora forse solo nella scuola diritto di cittadinanza e di senso.
Mi riferisco ovviamente alla poesia non come formula da mandare a memoria, mera concatenazione di versi e strofe, materia di studio, genere letterario più o meno ostico ai ragazzi di oggi: la penso invece come aspetto raffinato dell’espressività umana, completamento della dimensione antropologica, così come intuitivamente colto da Shelley, come parte della storia e, quindi, della vita.

Rifletto spesso sulle straordinarie potenzialità culturali dello studio della poesia sia come fonte di conoscenza delle vicende umane, sia come apprezzamento della sua ineguagliabile capacità di rappresentare la gamma estesa e infinita dei sentimenti, sia – infine – come forma emotivamente liberatoria delle personali capacità comunicative di ciascuno.
La penso come slancio vitale.
Ma se l’educazione sentimentale sta diventando la piccola fiammiferaia della formazione scolastica in senso stretto, la poesia è cenerentola nella scuola e nella vita.
Deve far posto ai nuovi saperi e alle mille esigenze che allontanano l’uomo di oggi dalla riflessione e dalla contemplazione: maiora premunt, ci sono cose più importanti, appunto.
Ripenso spesso ad una suggestiva metafora, appresa negli anni della mia esperienza professionale, di cui sono grato all’autore – il Prof. Luigi Lombardi Vallauri – per la sua illuminante e originale prospettiva didattica, cui mi sono sovente, timidamente ispirato.
Mi riferisco all’allegoria della scuola come “astronave di assorti”: un luogo dove insegnanti ed allievi sono idealmente uniti nell’impegno della meditazione intesa come riflessione sulla vita e sul mondo, non per legare gli apprendimenti alla considerazione della mera, contingente realtà ma per liberare il pensiero e la fantasia in quanto spunto di trascendenza dalle cose.

Nulla di più sideralmente lontano, nella creatività dell’intuizione e nell’oggetto di studio di quel cenacolo pedagogico, dagli odierni rituali delle tavole rotonde e dei lavori di gruppo.
Due impostazioni assolutamente non omologabili tra loro: avvincente e creativa l’una, logorante e logorroica l’altra.
Quando ripenso a questa suggestiva idea mi viene in mente la trama del film “L’attimo fuggente” di Peter Weir, magistralmente interpretato da Robin Williams nei panni del professor Keating.

Utilizzare la meditazione come occasione di formazione e di crescita significa davvero valorizzare tutte le capacità formative della scuola, sancire un patto etico tra docenti e alunni, condividere l’avventura dell’esplorazione dell’anima.
Credo che la poesia – non quella ‘dell’orecchio’ ma della mente e del cuore – conservi ancora la sua straordinaria potenzialità di affinamento della sensibilità umana e di formazione dell’intelligenza e del carattere, e resti alla fin fine, insieme alla musica, la modalità espressiva più ricca, intima e coinvolgente.
“Il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso. Quale sarà il tuo verso?”.

Al via la Casa delle Tecnologie Emergenti di Matera

La Casa delle Tecnologie Emergenti ha l’obiettivo di supportare progetti di ricerca e sperimentazione, sostenere la creazione di startup e il trasferimento tecnologico verso le PMI, nell’ambito dei programmi su Blockchain, IoT e Intelligenza Artificiale. Avrà al suo interno diversi laboratori di innovazione: uno dedicato al settore audiovisivo, all’extended reality e alle tecnologie per le riprese 3D, un altro dedicato alla blockchain e alla quantum key distribuition, uno alla robotica avanzata per lo sviluppo di strumenti e sistemi basati sull’Internet delle Cose, un altro ancora alle applicazioni del 5G.

Un ulteriore progetto innovativo sarà quello del “Gemello Digitale”, ideato dal CNR, che svilupperà una copia virtuale di processi o servizi reali sui quali effettuare dei test per prevenire errori e migliorare le funzionalità in virtù dei dati raccolti dai sensori. Questi laboratori, con le loro rispettive attività di servizio, saranno messi a disposizioni di startup, sviluppatori e PMI interessate a sviluppare prodotti e servizi innovativi.