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Natale, gli italiani spendono più dei tedeschi

La spesa di Natale degli italiani per feste è stimata quest’ano complessivamente pari a 549 euro a famiglia su valori superiori del 19% a quanto si spende in media in Europa e ben al di sopra di quella dei tedeschi fermi a 487 euro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui consumi di Natale, sulla base della Xmas Survey della Deloitte. La forbice rispetto all’Unione Europea peraltro si allarga con gli italiani che – sottolinea la Coldiretti – prevedono di incrementare le spese dell’1,2% mentre l’aumento in Europa è stimato pari ad appena l’1%.

Gli italiani con 140 euro a famiglia – sottolinea la Coldiretti – spendono ben il 21% in più dei tedeschi a tavola ma spendono di più anche in viaggi e divertimenti mentre non emergono grandi differenze nel budget per i regali. La spesa degli italiani per i cibi delle feste di fine 2019 – sottolinea la Coldiretti – è superiore del 7% ai 131 euro a famiglia stanziati in media in Europa a conferma della maggiore attenzione dei cittadini del Belpaese alla convivialità a tavola che trova proprio nel Natale la sua massima espressione.

Non a caso un trend che si sta affermando – afferma la Coldiretti – è la preferenza accordata all’acquisto di prodotti Made in Italy, spesso legati al territorio, anche per aiutare l’economia nazionale e garantire maggiori opportunità di lavoro a sostegno della ripresa. Accanto ai tradizionali luoghi di acquisto dei cibi delle feste un crescente successo viene così rilevato per i mercati degli agricoltori di Campagna Amica che per le festività si moltiplicano nelle città e nei luoghi di villeggiatura dove spesso – conclude la Coldiretti – si realizzano anche show cooking degli agrichef per aiutare la riscoperta delle ricette natalizie del passato.

Che cos’è l’angioplastica coronarica?

L’Angioplastica Coronarica  è una metodica che consente, senza un vero e proprio intervento chirurgico, di dilatare le arterie che diffondono il sangue alle strutture cardiache nel caso che queste arterie siano totalmente o parzialmente occluse dalle placche aterosclerotiche.

Scopo della angioplastica coronarica è di ripristinare in una determinata regione del muscolo cardiaco un adeguato flusso sanguigno evitando la comparsa degli eventi clinici che caratterizzano l’ischemia miocardica (angina da sforzo e/o a riposo, infarto miocardico).

I tipici sintomi e segni associati al fenomeno delle coronarie ostruite consistono in:

Dolore al petto o senso di pressione al petto;
Dolore che, dal petto, può irradiarsi alla schiena, al braccio, alla spalla, al collo, alla mandibola e/o allo stomaco;
Dispnea, cioè mancanza di respiro;
Nausea con o senza vomito;
Limitazione delle abilità fisiche. Per esempio, il paziente avverte stanchezza dopo qualsiasi sforzo, anche se minimo;
Sudorazione profusa;
Vertigini;
Senso d’ansia.

Lo stile di vita che deve seguire  chi soffre di coronarie ostruite prevede: l’adozione di una dieta sana e bilanciata, l’abolizione del fumo e di qualsiasi tipo di stupefacente, un consumo minimo di alcolici, il raggiungimento e il mantenimento di uno stato di normopeso, il controllo della pressione arteriosa e del colesterolo e, infine e la pratica regolare di una giusta e misurata attività fisica.

Il dialogo dei Popolari, contro l’incantesimo del mugugno.

Non siamo più all’amarcord, si assiste piuttosto a una lenta e positiva maturazione. Sul ritorno al “partito cattolico” fioccano le opinioni contrarie, a dimostrazione che l’insegnamento di Sturzo De Gasperi e Moro ha lasciato un segno indelebile nel pensare e nel vivere laicamente l’azione politica. Ci si ostina semmai a ipotizzare la resurrezione della Dc, partito di progresso e ponderatezza, quasi fosse possibile riavvolgere il filo del tempo nel quale la diaspora dei cattolici ha dispiegato gli effetti più marcati. Perciò, a dispetto degli oltranzisti, appare meno ingenua e pretenziosa la volontà di reagire alla dissipazione di un patrimonio che mostra la forza di crescere su se stesso, tanto da effondere i suoi algoritmi di esperienza nell’atmosfera della vita pubblica. Morta la Dc, non cessa di esistere la cellula madre del suo organismo storico, vale a dire la cellula riproduttiva di un sano realismo innovatore.

Finora, con il disfacimento della Prima repubblica, è valsa la logica delle minoranze contrapposte e quindi la fantasia del loro diritto a resistere all’inclemenza della sorte, per rivendicare le ragioni di chi ha avuto ragione nel lungo e duro confronto della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica. È capitato in Italia che al crollo del comunismo sia subentrato il turbine della cancellazione di ogni esame di coscienza collettivo, sebbene fosse necessario. L’anima cristiana della nazione ha mutato l’appello alla clemenza dei vincitori in alibi per un “cambiamento di regime” dai tratti ambigui. Si è imposto il rigurgito del trasformismo con l’inaugurazione di un modello di democrazia maggioritaria che in nome della contendibilità del potere ha sdoganato la disordinata personalizzazione della lotta politica. 

Oggi si avverte la fragilità di uno schema che in pratica è servito a relegare a bordo campo la presenza organizzata dei cristiani, spinti con benevola tracotanza nell’universo fluttuante della società civile. Il mondo del volontariato e dell’assistenza ha conosciuto il largo presidio di un nuovo prototipo di militante. A prescindere dal colore delle giunte, l’assessore ai servizi sociali è divenuto nel corso degli ultimi venticinque anni una figura pressoché identificabile con la specializzazione del quadro dirigente cattolico. Qualche Cardinale ha tratto perciò la conclusione che la Chiesa dovesse premunirsi di nuovi strumenti d’intervento, senza più deleghe al laicato e quindi senza più intermediazioni superflue. I popolari hanno resistito a modo loro, non riuscendo a difendere fino in fondo l’autonomia della propria rappresentanza. Con ciò, tuttavia, non è venuta meno la qualità del personale cattolico, forte dell’appartenenza a quel mondo riccamente motivato, che una volta la Dc interpretava come il cemento ideale della sua prolungata e non effimera funzione di governo.

La novità è che al termine di questo ciclo l’invito alla ricomposizione dell’area del cattolicesimo democratico e popolare, in fondo con l’obiettivo di restituire dignità e consistenza alla politica di centro, non proviene tanto o solo dagli “esuli pensieri” dei sopravvissuti. Si muove infatti un qualcosa di più profondo, nella società e nelle istituzioni, qualcosa che denuncia un vuoto, una mancanza, un’insufficienza; qualcosa che incarna al tempo stesso, come principio ordinatore, un’esigenza e una speranza. E si muove appunto a reclamare una correzione strutturale dell’assetto politico, perché il Paese non regge – gli indicatori del debito pubblico e del blocco di produttività lo attestano ampiamente – se perdura uno squilibrio di rappresentanza e di ruolo, dopo l’abbandono del felice connubio tra laici e cattolici risalente alla magistrale operazione degasperiana del secondo dopoguerra.

Bisogna fare leva sulla ritrovata partecipazione popolare, con le oneste “sardine” in prima linea, che si oppone all’ondata sovranista, anti europea e xenofoba. Questo è il pericolo maggiore, la vera causa di un’emergenza democratica, corrosiva delle basi di civile convivenza, da cui è nata per reazione la svolta di governo dell’estate scorsa. Contro la Lega non vale la pretesa di un’unica risposta in capo alla sinistra: anzi, lo spettro dell’elettorato intermedio accoglie un’istanza anti sovranista, autonoma e diversa, per certi versi più complessa e potenzialmente più efficace. Qui risiede, in fin dei conti, l’auspicabile dialogo di tutti i democratici di matrice popolare, aperto alla collaborazione con i riformisti di altra formazione culturale, senza perciò che l’originaria ispirazione cristiana assuma il carattere di riserva integralista a detrimento di una sana  politica delle alleanze. 

Si vince, questa scommessa? La cautela è d’obbligo, il rischio fallimento incombe sempre. Ciò non toglie che sia da prendere sul serio e messo a fondamento di una grande iniziativa politica, con un tratto di sapiente generosità e innovazione, il desiderio non più marginale nella vita democratica italiana di rompere l’incantesimo del mugugno  a cui ha ceduto da troppo tempo una parte della pubblica opinione, rinunciando persino ad esprimersi nelle competizioni elettorali. Occorre riattivare il flusso della fiducia in un Paese infiacchito dalla dialettica del rancore e della perenne incomprensione degli uni contro gli altri, per non essere dunque subalterni alle nostre inadempienze.

 

[L’articolo è stato scritto per il foglio ufficiale dell’Associazione Nazionale dei Democratici Cristiani – www.democraticicristiani.com]

 

Regno Unito si aprono le urne

Oggi è il grande giorno della democrazia inglese.

Elezioni che rappresenteranno uno spartiacque tra i sostenitori della Brexit e coloro che vogliono un nuovo referendum.

I sondaggi danno in vantaggio il premier uscente, il conservatore Boris Johnson, accreditato di un 43% dei consensi. Tuttavia, risultano in ascesa le simpatie per il leader laburista, Jeremy Corbyn, sinora fermo al 33%.

Secondo diversi analisti politici, la sorte dell’Isola si risolverà in una sessantina di costituencies, nelle quali la differenza di voti è abbastanza risicata da far pendere la bilancia per uno o per l’altro partito.

Infatti il sistema elettorale britannico è molto particolare e produce spesso risultati bizzarri. Si chiama “first past the post”, che significa in sostanza “il primo prende tutto”. È un sistema maggioritario a collegio uninominale. Significa che in ogni collegio viene eletto il candidato che prende anche un solo voto più del secondo. Per questa ragione, partiti come i LibDem, che prendono pochi voti ma distribuiti in tutto il paese, non sono molto rappresentati, mentre lo scozzese SNP, che prende in percentuale meno della metà dei voti dei LibDem, ma tutti concentrati in Scozia, risulta quasi sempre il terzo partito più grande del parlamento (anche se è solo il quarto o il quinto in termini assoluti).

Dunque con tale sistema diventano due gli scenari possibili. Una vittoria dei conservatori di Boris Johnson, che innescherà  il completamento della Brexit oppure, un nuovo “hung parliament”, ossia un parlamento bloccato, a causa di una rimonta di Corbyn nei seggi decisivi. A quel punto, l’unica soluzione per uscire dal pantano della Brexit, sarebbe un secondo referendum.

Non ci resta che aspettare le 22, ora inglese, di questa sera

 

Commercio: Istat, nel terzo trimestre 2019 bene le esportazioni delle Regioni del Nord e del Mezzogiorno.

Nel terzo trimestre 2019 si stima una crescita congiunturale delle esportazioni per il Nord-ovest (+1,3%), il Nord-est (+1,0%) e per il Sud e Isole (+1,5%), mentre si registra un’ampia diminuzione per il Centro (-4,2%).

Nel periodo gennaio-settembre 2019, la crescita tendenziale cumulata dell’export mostra notevoli differenziazioni territoriali: resta sostenuta per il Centro (+15,2%), più contenuta per il Nord-est (+1,9%), in lieve flessione per il Nord-ovest (-0,9%) e in netto calo per il Mezzogiorno (-2,8%), a seguito di una marcata flessione per le Isole (-11,1%), parzialmente compensata dalla crescita del Sud (+1,4%).

Nei primi nove mesi dell’anno, tra le regioni più dinamiche all’export su base annua, si segnalano Lazio (+21,4%), Toscana (+17,1%), Puglia (+9,0%), Campania (+7,9%) ed Emilia-Romagna (+4,8%). Diversamente, si registrano ampi segnali negativi per Calabria (-22,0%), Basilicata (-19,4%) e Sicilia (-15,8%).

Nei primi nove mesi del 2019, le vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dal Lazio e dalla Lombardia, e le vendite di articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili e di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti dalla Toscana contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export nazionale per 2,1 punti percentuali.

Nel periodo gennaio-settembre 2019, un impulso positivo alla crescita su base annua dell’export nazionale proviene dalle vendite della Toscana verso la Svizzera (+118,4%), del Lazio e della Lombardia verso gli Stati Uniti (+92,0% e +17,6% rispettivamente) e dell’Emilia Romagna verso il Giappone (+89,1%).

Nell’analisi provinciale dell’export, si segnalano le performance positive di Firenze, Latina, Arezzo, Milano, Bologna, Roma e Frosinone.

Milano diventa monopattino free

Monopattini, segway, hoverboard e monoruote elettrici potranno circolare liberamente. Con la posa di 130 cartelli lungo la cintura esterna della città, parte la sperimentazione che proseguirà fino luglio 2021, come previsto dalle linee guida del Ministero dei Trasporti lo scorso giugno.

Il Comune spiega che i cartelli indicano le strade sulle quali possono o non possono muoversi i micro veicoli elettrici. La circolazione è consentita nelle aree pedonali purché la velocità del mezzo non superi i 6 chilometri orari e, ma solo per monopattini e segway, su piste e percorsi ciclabili, ciclopedonali e nelle Zone 30 con il limite di velocità di 20 chilometri orari.

Il Comune ricorda il rispetto delle regole anche per quanto riguarda la sosta, permessa negli stalli dedicati alle biciclette oppure al lato della strada.

In questi giorni, inoltre, sono state anche selezionate tre società che potranno effettuare lo sharing della micromobilità a Milano, ciascuna avrà in dotazione una flotta di 750 monopattini per un totale di 2.250 dispositivi presenti in città e una volta ultimate le pratiche con l’amministrazione potrà iniziare a fornire il servizio di sharing.

Campidoglio: al via gli appuntamenti per le Feste nei Musei

Al via con l’undicesima edizione di sabato 14 dicembre di MUSEI IN MUSICA gli appuntamenti delle Feste di Roma Capitale negli spazi dei Musei Civici e negli altri spazi culturali della città. Il consueto appuntamento di dicembre con la manifestazione culturale promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura, sarà così il primo appuntamento del NATALE CON LA MIC, il ricco programma delle Feste di eventi, attività didattiche, aperture straordinarie e laboratori pensato per i cittadini e per i turisti fino al 6 gennaio 2020.

Un’opportunità per i visitatori per ammirare le collezioni e le mostre presenti negli spazi appartenenti al Sistema Musei Civici gratuitamente presentando la propria Mic Card o acquistando il biglietto d’ingresso di 1 euro, ad eccezione dei musei ad ingresso libero per tutti e della mostra Canova. Eterna bellezza che seguirà la bigliettazione ordinaria con riduzione per i possessori della MIC Card.

I visitatori potranno scegliere inoltre tra numerosi altri spazi espositivi e culturali gratuiti della città come il Macro Asilo, lo spazio WeGil, l’Accademia Nazionale di San Luca, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Museo archeologico e Museo Aristaios dell’Auditorium Parco della Musica, lo spazio espositivo Tritone della Fondazione Sorgente Group, Vigamus – Museo del Videogioco, il Polo museale de La Sapienza Università di Roma e i musei dello Stato Maggiore della Difesa.

Avranno accesso libero ad alcune delle più importanti istituzioni culturali straniere come Casa Argentina, la Real Academia de España, l’Accademia di Francia (con contributo volontario all’ingresso), il Forum austriaco di cultura e l’Istituto svizzero o potranno scegliere di usufruire della bigliettazione speciale offerta da Palazzo Bonaparte, Palazzo delle Esposizioni o dal Museo Ebraico di Roma.

Sarà una notte alla ricerca della bellezza tra le opere d’arte e una lunga lista di concerti e spettacoli dal vivo diffusi nella città. Con circa 115 artisti nazionali e internazionali, 13 tra bande, ensemble, cori e orchestre e 17 associazioni culturali selezionate con l’avviso pubblico “Musei in Musica 2019” diffuso da Zètema Progetto Cultura, l’edizione di quest’anno accompagnerà i visitatori lungo un percorso musicale che toccherà tutti i generi – dal jazz al rock, dalla classica all’elettronica – e tutte le tradizioni popolari del mondo, mescolandosi con le arti performative, la poesia e le lezioni d’arte.

L’appuntamento per tutti sarà sulla Piazza del Campidoglio dove, alle ore 19.00, si partirà ufficialmente con l’undicesima edizione della manifestazione inaugurata dal concerto della Banda musicale del corpo di Polizia locale di Roma Capitale.

Si proseguirà poi fino al 6 gennaio 2020 con il programma di NATALE CON LA MIC. Tra le iniziative L’Ara com’era, per il periodo festivo, dal 20 al 30 dicembre – ad eccezione del 24 e del 25 dicembre – rimarrà aperta tutte le sere dalle 19.30 alle 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00). Attraverso una visita immersiva e multisensoriale, tra realtà aumentata e virtuale e ricostruzioni 3D, si potrà rivivere la storia dell’altare monumentale dell’Ara Pacis voluto da Augusto per celebrare la pace da lui imposta su uno dei più vasti imperi mai esistiti. Ingresso intero 12 € – ridotto 10 €.

Gratuitamente con la MIC Card o con ingresso ad 1 euro, anche i fine settimana di fine dicembre saranno arricchiti dai concerti della manifestazione l weekend della MIC. La musica proseguirà sabato 21 dicembre ai Musei Capitolini con un concerto a cura di Roma Tre Orchestra. Si continua domenica 22 dicembre, sempre ai Musei Capitolini, con il Concerto di Natale eseguito dal Coro delle Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma. Venerdì 27 dicembre al Museo di Roma Palazzo Braschi concerto La Vienna ai tempi di Canovaa cura di Roma Tre Orchestra Ensemble. Sabato 28 dicembre ai Musei Capitolini concerto Gospel Night in collaborazione con Fondazione Musica per Roma.

Nel periodo natalizio proseguiranno anche gli appuntamenti con i concerti gratuiti a cura di Roma Tre Orchestra: Le suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach, alla viola in programma sabato 14 dicembre alle 16.00 al Museo Barracco; Il pianoforte da Bach a Debussy previsto per sabato 21 dicembre alle 16.00 al Museo Napoleonico; Il pianoforte a quattro mani: Fantasie e Visioni, domenica 22 dicembre alle 11.00 al Museo Carlo Bilotti; Intorno all’ultimo Beethoven, parte prima, in programma sabato 28 dicembre alle ore 16.00 al Museo Napoleonico; Solisti emergenti: Ivos Margoni e Giulia Loperfido, domenica 29 dicembre alle 11.00 al Museo Carlo Bilotti.

Le festività nei Musei Civici non saranno solo all’insegna della musica: sono in programma le visite e i laboratori di Musei in giocodedicati a bambini e ragazzi e si potrà usufruire, nel Museo Civico di Zoologia, degli spettacoli dal vivo a tematica astronomica di Open Star a cura degli astronomi del Planetario e alle attività di “scienza divertente”.

Per tutto il periodo natalizio i Musei Civici rimarranno aperti ad eccezione del 25 dicembre. L’orario d’apertura del 24 e del 31 dicembre sarà dalle 9.30 alle 14 mentre il 1° gennaio, per la Festa di Roma, saranno eccezionalmente aperti dalle 14 alle 20, i Musei Capitolini, i Mercati di Traiano, il Museo dell’Ara Pacis e il Museo di Roma Palazzo Braschi. Il biglietto di ingresso sarà a tariffazione ordinaria, gratuito per i possessori di MIC Card.

Domenica5 gennaio 2020, per la prima domenica del mese, ingresso gratuito per i residenti a Roma e nella Città Metropolitana in tutti i Musei e per le mostre in programma, tranne le mostre C’era una voltaSergio Leone, in corso al Museo dell’Ara Pacis, e Canova. Eterna bellezza in corso al Museo di Roma Palazzo Braschi. Sarà inoltre aperto al pubblico gratuitamente il percorso di visita nell’area dei Fori Imperiali dalle ore 8.30 alle 16.30, con l’ultimo ingresso alle 15.30.

Infine la mostra Canova. Eterna bellezza in corso al Museo di Roma Palazzo Braschi, alle aperture straordinarie serali di sabato e domenica (ore 19-22) vedrà aggiungersi anche quelle di giovedì 26, venerdì 27 dicembre e lunedì 6 gennaio.

Le proprietà del Ribes nigrum

Il ribes nero è una di quelle piante di cui s’impiegano varie parti  e quindi si hanno diverse attività terapeutiche.

Il suo uso più comune è quello sotto forma di gemmoderivato o macerato glicerinato

Viene utilizzato in fitoterapia e gemmoterapia per stimolare le ghiandole surrenali a produrre cortisolo, un cortisone endogeno che aiuta l’organismo a reagire alle infiammazioni. Utilizzato anche per malattie cutanee (eczema e psoriasi). Il cortisolo genera una reazione essenziale ad ogni tipo di stress o lesione. Stimola la conversione di proteine in energia ed elimina le infiammazioni, inibisce inoltre temporaneamente l’azione del sistema immunitario.

Le foglie, i cui componenti principali sono triterpeni e un complesso di polifenoli, hanno proprietà
 depurative e diuretiche, vengono utilizzate in fitoterapia sotto forma di infusi e tinture madri per favorire l’eliminazione dell’urea e dell’acido urico, ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, stabilizzare le membrane cellulari e drenare l’organismo.

Anche frutti, ricchi di acido citrico, acido malico, vitamina C, oligoelementi, acidi polinsaturi, flavonoidi e antociani, si rivelano utili per la loro azione astringente, vasoprotettore-capillarotropo, protettore della retina e rinfrescante. Sono quindi indicati, sotto forma di succo o infuso, per fragilità capillare e couperose.

E’ possibile un accordo di ampio respiro per tirare l’italia fuori dalla palude?

Non sono un economista, ma il quadro che alcuni esperti offrono è, a mio parere, del tutto convincente: l’Italia necessita di un intervento di politica economica di ampio respiro e di impegno di lunga durata.

Non basta quindi una normale azione di governo di breve durata. Se non ho capito male, qui necessita una scelta di politica economica di così ampio respiro da impegnare le volontà e le forze per più legislature. E, se si paventano giustamente in questa prospettiva serie pericoli di sommovimenti sociali che potrebbero porre in pericolo la nostra democrazia e la pacifica convivenza del Paese, è necessaria una forte iniziativa che impegni ogni forza politica.

È necessario cioè un coinvolgimento di tutte le rappresentanze parlamentari, di maggioranza e di opposizione, perché concordino una piattaforma di politica economica sulla base delle poche comuni visioni sulle attuali necessità socio-politiche del Paese. E questo, al di là di ogni diatriba sulle responsabilità storiche su tale situazione, che a ben vedere possono essere individuate in taluni errori largamente condivisi nel passato da pressoché tutte le parti politiche e sociali.

Agli storici libero campo per gli studi futuri, agli attuali politici la responsabilità di un impegno e quindi di un lungo e largo sostegno che mi sembra indifferibile. Ma vi sono oggi tra i partiti di maggioranza e tra quelli di opposizione, nessuno escluso, statisti e non politici improvvisati, capaci di assumersi tali responsabilità? E siamo già noi stessi, cattolici democratici, sociali popolari e liberali, che dir si voglia, tali da assumerci fin nelle basi culturali, la responsabilità di condividere un tale invito al consenso?

Questo mi sembra l’oggetto di oggi.

Sempre più rifiuti urbani da gestire

Dopo sei anni di decrescita, sotto 30 milioni di tonnellate,  la produzione nazionale dei
rifiuti urbani torna a superare tale cifra e si attesta a quasi 30,2 con un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. La crescita è ancora maggiore se si guarda al dato pro capite: +2,2%, che in termini di quantità è pari a poco meno di 500 chilogrammi per abitante.

I valori più alti di produzione pro capite si osservano per il Centro, con 548 chilogrammi per
abitante, con un aumento di oltre 10 kg . Il valore medio del nord Italia si attesta a circa ai 517 chilogrammi per abitante,mente il Sud si attesta a 449 chilogrammi per abitante,

Sono 7 le regioni italiane che superano l’obiettivo del 65% di differenziata fissato, al 2012, dalla normativa: Veneto (73,8%), Trentino Alto Adige (72,5%), Lombardia (70,7%), Marche (68,6%), Emilia Romagna (67,3%), Sardegna (67%) e Friuli Venezia Giulia (66,6%).

Percentuali ancora più alte di differenziata si registrano a livello provinciale: a Treviso, che si attesta all’87,3%, seguita da Mantova (87,2%), Belluno (83,4%) e Pordenone (81,6%).
Significativa la crescita in Sicilia di Siracusa: quasi 11 punti in più di differenziata (dal 15,3% del 2017 al 26,2% del 2018) e Messina (dal 20,8% del 2017 al 28,7%). In Calabria cresce Crotone (27,3%, a fronte del 22,9% del 2017)

Confermato anche per il 2018 quanto l’Ispra va osservando da alcuni anni sul “Pay-As-You-Throw”, il sistema di tariffazione puntuale applicato dai diversi comuni italiani.

Grazie ad uno studio condotto su un campione di 593 comuni, con una popolazione di 4 milioni di abitanti, si osserva che il costo totale medio pro-capite a carico del cittadino è inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata. Il dato medio nazionale del Pay-As-You-Throw si attesta a 157,79 euro/abitante per anno.

A Trento, unica città capoluogo di regione del campione ad adottare il sistema di tariffazione puntuale fa registrare, per l’anno 2018, uno dei costi pro capite più bassi, attestandosi a 153,67 euro/abitante per anno, con un livello di raccolta differenziata pari al 81,5%”.