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martedì, 13 Maggio, 2025
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Dibattito | Meloni marcia, l’opposizione si guarda allo specchio

La forza del governo non sta solo a Palazzo Chigi: sta nella debolezza dei suoi avversari. Se il centrosinistra non diventa competitivo, la maggioranza si conserverà fino al 2032.

Dibattito | Meloni marcia, l’opposizione si guarda allo specchio

 

La forza del governo non sta solo a Palazzo Chigi: sta nella debolezza dei suoi avversari. Se il centrosinistra non diventa competitivo, la maggioranza si conserverà fino al 2032.

 

Marco Paolucci

 

Abbiamo oltrepassato da poco il giro di boa dell’attuale legislatura e il governo Meloni non sembra dare segnali di cedimento, nonostante alcune fibrillazioni interne, né sembra esser scalfito il suo consenso tra i cittadini italiani, quanto meno in coloro i quali si riconoscono nella destra.

Questa è una novità per la politica italiana della Seconda Repubblica, durante la quale tutte le maggioranze hanno vissuto un’erosione del consenso, negli ultimi anni con repentini cambiamenti. Mi spingo a fornire qualche spiegazione.

Innanzitutto, va riconosciuto alla Presidente del Consiglio una capacità di leadership e intelligenza politica che forse mancavano ad altri leader populisti, adottando al governo uno spirito più moderato ed istituzionale rispetto a quello presentato nelle campagne elettorali. Oggi Giorgia Meloni

appare come una figura che anche in Europa, lei che fino a qualche anno fa voleva uscire dall’euro, è capace di costruire alleanze non euroscettiche.

Chi scrive non è un suo elettore, tuttavia bisogna riconoscere che ha saputo tenere la barra dritta sul sostegno all’Ucraina, sul mantenere in ordine i conti pubblici, sul frenare pulsioni sovraniste dell’alleato leghista e portare avanti le bandiere dell’europeismo e dell’atlantismo (storiche istanze delle forze moderate di governo) anche di fronte a chi, come il Presidente USA Trump, ha intenzione di distruggerle.

Riscontrando la debolezza delle attuali leadership europee si potrebbe anche immaginare per lei un ruolo di guida, in stile Angela Merkel, ma per arrivare ad un tale risultato dovrebbe prima fare ordine nel suo gruppo europeo, tagliare i ponti con l’alleato leghista e sostituirlo con le altre forze popolari e liberali presenti nel panorama centrista italiano. In questo modo la Presidente del Consiglio avrebbe la possibilità di costruire così un vero fronte di centro destra moderato e di proiettare lo stesso schema anche sull’Europarlamento.

Per compiere questo passaggio dovrebbe però forse rinunciare ad alcuni punti del programma come il premierato, che potrebbe diventare un cancellierato, i centri per i migranti in Albania e l’autonomia differenziata (ma credo che su questo punto sarebbe la prima ad essere contenta). Questa mossa aiuterebbe anche Forza Italia a togliere quel velo di ipocrisia ad un partito che si definisce popolare in Europa ma che in Italia governa con i sovranisti alla Vannacci.

Dopo quasi tre anni di legislatura, però, possiamo dire che il vero punto di forza che fa apparire la Presidente Meloni come invincibile sono le forze di opposizione, in particolare i suoi leader. Incapaci di far fronte comune, interessati maggiormente a rubare un elettore al possibile alleato, impegnati nel litigare tra di loro, preoccupati solo di sapere chi potrebbe diventare il candidato Presidente del Consiglio di una coalizione che non esiste, le forze d’opposizione rappresentano oggi il miglior alleato della leader di Fratelli di Italia.

Emerge infatti con sempre più forza l’immagine di partiti di opposizione che sono competitivi nelle realtà locali, spesso a guida di personalità riformiste (tal volta senza l’appoggio del Movimento 5 Stelle ma con l’appoggio delle liste centriste), mentre a livello nazionale oggi non riescono nemmeno ad impensierire l’attuale maggioranza di governo.

Riguardo a ciò le maggiori colpe si indirizzano al Nazareno. Non perché le altre forze di opposizioni siano innocenti ma perché il PD dovrebbe essere il perno di una coalizione alternativa. Questo ruolo spetta ai democratici sia per il loro posizionamento politico, come forza intermedia tra le formazioni populiste e/o di sinistra e le liste centriste di ispirazione popolare e/o liberale, sia per i voti che il PD ha rispetto alle altre forze.

Non basta più dire che la leadership del PD è testardamente unitaria, il punto di domanda infatti deve essere: unitari ma per fare cosa? E soprattutto, unitari con chi? Perché sinora la posizione dell’onorevole Schlein sembra voler dire: farò di tutto per fare un’alleanza con 5Stelle e AVS, degli altri me ne importa il giusto, se ci sono bene altrimenti se ne farà una ragione. Un esempio di questo comportamento è il posizionamento del PD sui prossimi referendum, lo stesso degli alleati più estremisti.

La verità è che sembra che la leader del PD si trovi a suo agio con le istanze degli alleati di sinistra e molto meno con le posizioni centriste. Ma attenzione se si pensa che le elezioni si vinceranno senza aprire agli elettori centristi e alle loro idee, allora l’esecutivo Meloni avrà ottime possibilità di governare per due legislature consecutive. Né si può immaginare che un’alleanza di sinistra con un programma di governo fortemente sbilanciato potrà attirare il voto degli elettori di centro, anche se ci dovessero essere delle liste acchiappa voti.

D’altra parte, se Enrico Letta, profilo sicuramente più centrista per storia personale dell’attuale segretaria PD, non è riuscito ad aggregare attorno a sé gli elettori centristi con un programma riformista e senza allearsi con i 5 Stelle, come si può pensare che una coalizione ancora più sbilanciata potrà raccogliere più voti o potrà toglierli all’attuale maggioranza?

A poco più di due anni dalle prossime elezioni, è arrivato il momento in cui le opposizioni facciano chiarezza ed inizino a costruire un programma di governo capace di raccogliere i consensi e le istanze anche di chi non si sente di sinistra.

Se la leader del PD è in grado di affrontare questa sfida, lo dimostri il prima possibile, senza perdere altro tempo, altrimenti è il caso che qualcun altro, dal PD, si faccia avanti come figura in grado di fare sintesi tra tutte le forze di opposizione, altrimenti l’attuale maggioranza governerà fino al 2032.