Il premierato sotto le lenti dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica

Siamo in un’epoca nella quale la democrazia rischia di scivolare verso l’autoritarismo. Pubblichiamo l’inizio della relazione del Presidente Gargani al Direttivo dell’Associazione (09-11-2023). A fondo pagina il link per accedere al testo integrale.

Il nostro interesse per le questioni istituzionali deve essere più forte e deve caratterizzare un lavoro davvero collegiale.

Come sapete l’incontro del 12 dicembre, con gli ex Presidenti del Parlamento e con i costituzionalisti, serve per segnare una nostra presenza e per difendere la “rappresentanza”, la democrazia rappresentativa, e indicare un metodo di lavoro per una possibile revisione costituzionale. Serve per mettere a confronto le posizioni dei Presidenti del Parlamento e appunto dei costituzionalisti, ma non è un seminario: non dobbiamo trarre conclusioni ma mettere a punto le rispettive esperienze. All’incontro del 12 dicembre nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari parteciperanno molti giovani che fanno parte di una Associazione legata alla tutela della Costituzione, “Alfieri della Repubblica”, e ho pensato di invitare alcune classi liceali di Roma per avere la presenza di giovanissimi, per dare loro una visione della democrazia del futuro: la Costituzione italiana deve essere ancora una speranza!.

Ci troviamo di fronte ad un fatto nuovo: la proposta del governo sul cosiddetto premierato, e interpretando il complessivo giudizio espresso da tutti voi e le vostre valutazioni, fatte anche nelle precedenti riunioni, ritengo che sia necessario porre le seguenti questioni.

Nel convegno dobbiamo rappresentare la nostra posizione, le nostre idee che sono radicate nelle nostre esperienze, magari con interrogativi retorici che debbono essere fatti proprio da noi, che abbiamo rappresentato e rappresentiamo il Parlamento: quello che era vigoroso e protagonista per i più vecchi di noi e quello meno protagonista degli ultimi anni quando la crisi cominciava ad essere più accentuata. Sono d’accordo nel preparare un documento per il convegno che dobbiamo scrivere insieme in pochi giorni con alcuni di voi che si impegneranno, per poter presentare una piattaforma di discussione appunto con tanti interrogativi.

Il nostro dibattito, ma anche quello più generale sulla stampa, che vi è stato in questi mesi ha messo in risalto la necessaria difesa del Parlamento che è la nostra stella polare, come presupposto di ogni riforma. L’incontro con gli ex presidenti del Parlamento ci farà registrare le loro valutazioni per capire l’evoluzione del Parlamento: come era prima e come è ora, ma ci fa concludere che qualsiasi riforma deve tener conto che il presidio principale in una Repubblica democratica è il Parlamento.

È per questo, che come ho fatto nelle precedenti riunioni, vi rappresento le mie idee che tengono conto dei vostri contributi per fare un quadro preciso delle problematiche che derivano dalla proposta presentata dal governo.

 

1) Ho sempre espresso perplessità e forti riserve sull’iniziativa del Governo sulla materia costituzionale.

Le questioni che attengono alle leggi delle leggi, cioè alla Costituzione, che interessano tutti i cittadini, hanno bisogno di un largo consenso: dovrebbe essere il Parlamento a fare proposte non il governo.

Il Governo ha la sua maggioranza che con gli attuali sistemi elettorali rappresenta una percentuale minima degli elettori e dei cittadini e quindi una sua proposta non può non essere di parte, dividendo il Parlamento e il Paese.

È un problema di metodo importante per lo sviluppo del dibattito dentro e fuori del Parlamento.

Nel 2016, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi prese una iniziativa personale e propose una riforma “sua” più che del Governo, e oggi il presidente Giorgia Meloni presenta una proposta per far nascere la “terza Repubblica”, perché, nelle sue intenzioni, bisogna ribaltare la logica e soprattutto lo spirito della Costituzione del 48. In quel periodo l’arco costituzionale che dette vita alla Repubblica parlamentare escluse “il movimento sociale”, erede del fascismo, e il “Governo” ora non chiede né chiederà il confronto con l’opposizione presente in Parlamento per escludere appunto la “prima” e la “seconda Repubblica?!”.

Questa pregiudiziale deve essere tenuta presente, nel lungo periodo che ci sta davanti, per orientare la coscienza dei cittadini.

L’iniziativa del governo è quindi come nel 2016 una anomalia.

 

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