India, un nuovo grande attore della geopolitica mondiale.

Modi, pronto a correre per un terzo mandato, vuole che il paese diventi entro il decennio una delle prime “tre economie al mondo”. Al centro di questa strategia gli interessi nazionali indiani.

Lallargamento a sette nuovi paesi dellacronimo BRICS è stata una delle notizie principali di questa torrida estate. La logica avanzante del Sud Globaleche gli sta dietro è già ora motivo di analisi e discussioni, concettuali e politiche. Però, come spesso accade, dietro i proclami non sempre c’è quella unità dintenti che i primi si sforzano di presentare.

Prendiamo lIndia, nazione che presiederà il G20 il prossimo fine settimana a New Delhi. Paese centrale sin dalle origini del progetto BRICS così come pure del QUAD, lalleanza nellIndo-Pacifico fra USA, Australia, Giappone e, appunto, India costituita per controllare e contenere la crescente assertività cinese in quellarea oceanica.

Apparentemente alla guida del percorso di riscatto anti-occidentale del Global South è al tempo stesso perno di unalleanza strategica guidata dagli Stati Uniti. Non solo. La presenza assai attiva nel G20 testimonia la volontà di stare comunque nel gruppo di testadel pianeta e competere/collaborare con le potenze occidentali che di esso fanno parte; ma al contempo la decisione di non invitare a Delhi il presidente ucraino conferma una postura filo-russa già mostrata col voto di astensione allONU sulla condanna dellaggressione di Mosca a Kiev.

Novello surfista della politica internazionale il premier indiano Narendra Modi in realtà sta proseguendo certo in termini innovativi e con il peso crescente di un paese in grande sviluppo quella che tradizionalmente, sin dai tempi dellindipendenza acquisita nel 1947, è stata la politica di non allineamento nei confronti dei blocchi geopolitici internazionali. Oggi lIndia è divenuto il paese più popoloso al mondo: 1,5 miliardi di persone, il 19% della popolazione terrestre (per inciso: aggiungendo 1,4 miliardi di cinesi si arriva al 36%, e questo è un dato che obiettivamente non può non essere considerato, soprattutto dagli occidentali). Ed è la nazione che sta crescendo di più in termini economici: questanno il PIL si incrementerà del 6,1% e le previsioni proiettano questo dato sino all8% da qui al 2030.

Modi, che si accinge a correre per un terzo mandato (lIndia ha un regime democratico, anche se nel corso degli anni il premier ha parzialmente piegatoil sistema verso una concezione più autocratica del potere) ha promesso di condurre il paese a divenire entro il decennio una delle prime tre economie al mondo, e non pare solo una boutade propagandistica. Il neo-nazionalismo indù di Narendra Modi in definitiva si propone di aumentare il peso geopolitico indiano allinsegna di un complicato equilibrio nei rapporti con gli ingombranti vicini cinesi e russi (soprattutto badando a contenere la volontà egemone dei primi, con i quali fra laltro permangono alcuni storici attriti in zone di frontiera comune) e con il semi-alleato americano (che da parte sua ha compreso, come dimostrato nellultimo incontro fra Biden e Modi a Washington, che al nuovo gigante della demografia e delleconomia bisogna garantire un certo margine dazione se lo si vuole tenere comunque agganciatoal treno occidentale, che per la Casa Bianca è quello della democrazia). Con un unico, vero, effettivo, e agli occhi di Modi ben chiaro obiettivo: la tutela e la promozione degli interessi nazionali indiani. Tutto il resto è al loro esclusivo servizio.