In democrazia il dissenso e la critica hanno un valore assai superiore rispetto alle lodi e al compiacimento. Sono il segno della vitalità di idee e di un pluralismo di punti di vista che, per chi crede che la verità delle cose sia qualcosa da cercare e che nessuno deve avere la pretesa di possedere, dicono della sincerità di un confronto e di una dialettica che può essere dura ma è sempre sincera. Tutto questo comporta però il presupposto dell’ascolto delle ragioni dell’altro e uno sforzo di comprensione delle sue iniziative. Alla luce di queste convinzioni, che su Il Domani d’Italia sia stata pubblicata una nota fortemente critica rispetto a quanto Argomenti2000 ha organizzato sabato 14 ottobre a Roma, è certo un segno di diversità di idee e punti di vista. E tuttavia nei toni in cui quella critica è stata espressa e argomentata vi è un modo di presentare il lavoro che è alle spalle della giornata di incontro che domanda un chiarimento. Soprattutto perché le critiche vengono da chi, per storia personale, dovrebbe essere attento a prendere le mosse dalle cose e dalla loro verità.
Stupisce allora che si presenti il lavoro di Argomenti2000 tutto e solo come condensato nel momento di dialogo con la segretaria del Partito Democratico, lamentando l’assenza di una piattaforma politica e una mancanza di “un lavoro di scavo” sul terreno politico. Forse a chi ha steso quelle parole è mancato l’ascolto di una mattinata di lavoro che nella quale, interlocutori qualificati come Lapo Pistelli, Renato Balduzzi, Emiliano Manfredonia, Giuseppina Paterniti, Marina Berlinghieri e Beatrice Covassi, hanno discusso i contenuti di un Libro bianco che per 130 pagine presenta analisi politiche e proposte organiche su una molteplicità di aspetti della vita del nostro Paese. Forse è sfuggita una discussione che ha coinvolto rappresentanti di una vasta rete di associazioni che attorno ai contenuti di quel testo hanno provato a pensare in termini compiutamente politici il fisco, il lavoro, le politiche industriali, l’evoluzione del nostro sistema sanitario verso la logica della cura della persona, la costruzione di un sistema scolastico compiuto e l’articolazione di politiche della ricerca e della cultura che siano il vero investimento sul futuro del nostro Paese. Forse chi ha scritto su Il Domani d’Italia ha omesso di misurarsi con la proposta di un ripensare la politica a partire dalla presa d’atto del fatto che ambiente, Costituzione ed Europa non sono problemi ma le coordinate che in questo nostro tempo, per chi vive in Italia, tracciano il perimetro dell’agire politico e prima ancora del pensare politico.
Il punto dirimente delle osservazioni critiche avanzate ad Argomenti2000 è poi quello della fragilità e superficialità della proposta, che si presenterebbe come deriva nostalgica verso la formula dell’Ulivo. Anche riguardo a questo punto va registrata una incomprensione che tuttavia appare difficile da spiegare nella misura in cui il contributo che ha voluto offrire Romano Prodi si è posto espressamente come “storico”. Come anche nel testo del Il Domani d’Italia si osserva, la politica del nostro tempo rischia sempre l’oblio del passato e del valore delle esperienze politiche che ad esso appartengono. Ed è con questa profonda convinzione che è apparso giusto cercare di comprendere anche le ragioni dell’evoluzione del quadro politico italiano che oggi ci consegnano il governo più conservatore della storia della Repubblica e soprattutto, per quanto attiene alla presenza dei cattolici in politica, l’assenza di chiari punti di riferimento nel nostro arco costituzionale come anche, in modo più diffuso, nel tessuto culturale del Paese. Riflettere sulla stagione ulivista significa fare un esercizio di storia che ha un valore culturale per il Paese e che diventerebbe nostalgia se si prefiggesse l’obiettivo di ripete sine glossa quella formula politica. Sarebbe lo stesso errore di chi va gridando alla necessità di restituire ai cattolici la perduta unità politica e si intesta forme di ricostruzione di formule democristiane o popolari. È l’errore di chi guarda al passato come ad un’età dell’oro da restaurare e in cui rifugiarsi perché non ha o non cerca gli strumenti per comprendere cosa sia l’Italia di oggi e cosa sia, per quel che riguarda i cattolici, la chiesa italiana di oggi.
Un ultimo punto su cui è necessaria una parola di chiarezza riguarda il rapporto con il Partito Democratico e con la sua segretaria. Come è stato esplicitato pubblicamente sabato introducendo quella discussione – per altro non limitata ad Argomenti2000 ma estesa ad una rete che andava da Caritas al Forum delle famiglie – erano stati invitati più soggetti politici a sedere a quel tavolo. Nella libertà propria di una democrazia si è liberi di accettare o rifiutare un confronto e gli invitati, tranne la segretaria del Partito Democratico, hanno scelto con differenti motivazioni di non essere presenti. E tuttavia anche la scelta dell’assenza comporta responsabilità: quella di chiamarsi fuori da un confronto rispetto al quale poi non è rispondente al vero sostenere che sia stato un servizio reso al PD. A farne fede è il tono della discussione, dove a Elly Schlein sono state poste domande certo non facili se viste dal suo punto di vista: riguardo al tema della pace, a quello delle politiche familiari, al modo di equilibrare i diritti individuali a quelli sociali e comunitari, fino alle politiche che riguardano la povertà, lo sviluppo e la sostenibilità. Certo, da cattolici vi è la consapevolezza che vi sono temi delicati e complessi come quelli relativi al fine vita rispetto a cui esiste una diversità anche assai marcata. Questo significa forse che dovremmo avere timore del confronto e della discussione? Questo significa che dovremmo temere di dire che su altri temi, altrettanto importanti e dirimenti per una coscienza cristiana – l’accoglienza del sofferente, la tutela dei diritti di istruzione e salute, lo sforzo per salari equi e per un lavoro dignitoso, l’aspirazione alla pace come orizzonte politico per cui lavorare – vi è una convergenza che è foriera di bene comune? Appare superfluo ricordare all’autore del testo su Il Domani d’Italia che se questi timori avessero prevalso nella storia politica del cattolicesimo italiano la nostra Repubblica non avrebbe avuto una Costituzione democratica, non avrebbe avuto le politiche di ricostruzione e sviluppo, la costruzione della casa comune europea volute da Alcide De Gasperi e non avrebbe avuto l’allargamento della base democratica del nostro sistema repubblicano perseguito da Aldo Moro.
Nella scelta di fare politica in questo modo, spendendosi sul terreno della cultura politica, cioè su un piano tanto spesso citato quanto quasi mai praticato negli ultimi anni, Argomenti2000 ha voluto dare un proprio contributo per elevare la discussione pubblica. Saremmo felici se le critiche, che pure desideriamo che emergano, si muovessero su questo piano e avessero per oggetto quanto scriviamo e pensiamo. Perché siamo consapevoli di come, al netto della bontà delle nostre intenzioni e dell’impegno del nostro sforzo di pensiero politico, le nostre proposte restano parziali: tasselli di una verità che ha bisogno dell’apporto altrui. Chiediamo allora un esercizio di sincera democrazia che, al di sotto di toni che appaiono non solo superficiali ma a tratti ingenerosi verso un lavoro che da anni si dipana sui territori e nel dialogo con associazioni, esperienze e comunità, non celi il timore di una competizione per occupare lo spazio di ipotetici partiti cattolici. Se questa è la preoccupazione è opportuno chiarire che Argomenti2000 non è un partito ma un’associazione che fa cultura politica e che ragionare sulla possibilità di una opzione partitica per il cattolicesimo italiano nell’Italia del 2023 richiederebbe quanto meno un lavoro di scavo nel duro terreno della crisi, forse irreversibile, della forma partito e delle tradizioni politiche di un Novecento ormai tramontato da tempo.
P.S. Sia consentita un’ultima notazione, anche questa in amicizia e per amore di verità. Il testo de Il Domani d’Italia si gioca sulla equivalenza fra Argomenti2000 e il suo presidente, Ernesto Preziosi. Si tratta di un atteggiamento singolare da parte di un osservatore che, dichiarandosi legato alla tradizione cattolico democratica, sembra non cogliere come i lavori di Argomenti2000 siano figli di un dialogo fra molte persone e di un confronto a tratti lungo e complesso che ci si sforza di portare a sintesi. Schiacciare il lavoro di Argomenti tutto e solo su una identificazione personale fa torto alla sincerità di rapporti interni ad Argomenti e soprattutto restituisce l’immagine di una realtà personalistica che forse appartiene ad altre realtà politiche, ormai assuefatte all’individualismo imperante, ma che certo non appartiene ad un’associazione di amicizia politica fatta di donne e uomini che lavorano e fanno politica in tutta Italia.
Breve replica del Direttore Lucio D’Ubaldo
Siamo abituati a confrontarci e continueremo a farlo con piacere.
Apprezzo il tono della risposta, anche se, volendo fare appello proprio al bon ton, avrei preferito che ci si rivolgesse direttamente ed esplicitamente alla mia persona, visto che la firma dell’articolo era la mia.
Potrei evidenziare cosa ancora non mi convince di questa nota, ma è preferibile evitare il botta e risposta, lasciando eventualmente spazio ad altri contributi. Con amicizia.
L.D.