L’egocentrismo di Calenda e Renzi comporta la paralisi del Centro

Resta invece il fatto che una formazione politica capace d’incarnare l’esigenza d’aria fresca e la voglia di serietà potrebbe raccogliere un livello di consenso anche elettorale superiore ad ogni previsione.

È ricca di buon senso e di bontà di analisi politica la nota di Tempi Nuovi riportata ieri sul Domani d’Italia. L’appello alle “ragioni dell’unità” fra quanti immaginano possibile e soprattutto utile per il Paese la costituzione di una forza politica centrale e alternativa a quelle oggi presenti a sinistra e a destra dello schieramento parlamentare è intelligente e saggio, non solo volonteroso.

Non v’è dubbio che, in negativo, la radicalizzazione dello scontro, a cominciare dal linguaggio spesso volgare quando non violento veicolato dai social, abbia imbastardito il confronto tra i partiti, sceso a livelli frequentemente infimi; e che, in positivo, si avverta diffusamente la voglia di un ritorno alle ragioni e alla prassi del confronto civile, argomentato, effettuale, e non meramente propagandistico.

La gravità della situazione internazionale lo imporrebbe. La serietà della condizione economico-sociale dell’Italia lo esigerebbe. E questo è quanto probabilmente una buona parte dei nostri concittadini apprezzerebbe, ormai stufa della politica da talk-show (davvero divenuti peggio che “fumerie d’oppio”, secondo la celebre e preveggente definizione di Martinazzoli).

Dunque una formazione che sapesse incarnare questo spirito collettivo, questa esigenza d’aria politica fresca, questa voglia di serietà davvero potrebbe raccogliere un livello di consenso anche elettorale superiore ad ogni previsione. In questo senso, quindi, lo sforzo di Tempi Nuovi, coniugato alla volontà di rilanciare un cattolicesimo democratico un po’ appannatosi negli anni sia come capacità incisiva sia come presenza mediatica è importante, appezzabile e sostenibile.

Occorre però essere onesti e chiari se si vuole raggiungere un qualche risultato e non invece semplicemente illudersi. Il 25 settembre 2022 alle elezioni politiche questa tendenza verso il Centro, definiamola così, venne incarnata dal c.d. Terzo Polo, che ottenne un buon risultato, anche se non eclatante. Un primo passo, si sarebbe detto.

Nel giro di meno di un anno, però, tutto è precipitato in una penosa telenovela che ieri parrebbe aver finalmente chiuso le trasmissioni, anche se non ne siamo certi, con la rottura definitiva fra Italia Viva e Azione anche a livello parlamentare. Tutto quello che è accaduto in questi mesi, dallo scontro personale fra i due narcisi alla guida dei due partiti sino alla fuoriuscita di diverse personalità politiche dagli stessi, talvolta addirittura incrociandosi, ha inferto un danno enorme, incalcolabile alla suggestione del Centro. Cui non sarà affatto facile rimediare. Forse addirittura una mission impossible, in pochi mesi.

Il cittadino medio che osserva disincantato le cose della politica non può che provare disgusto per politici che invece di comprendere che solo nell’unione possono provare a costruire una vera forza si spernacchiano ogni giorno. Scriveva bene qui ieri Giorgio Merlo ricordando come i capi corrente della Dc non sempre si amassero ma al momento decisivo si ritrovavano sempre uniti per combattere la battaglia comune. Elementi basici di politica che solo ego obnubilati possono impedire di comprendere.

È chiaro che così stando le cose anche gli elettori (e parlo qui dei semplici cittadini, non dei politici di professione) più critici verso il Pd ma suoi attuali o passati elettori non troveranno attraente una proposta, quella del Centro, che in teoria poteva destare il loro interesse. E la stessa cosa potrebbe valere anche per molti ex elettori di Forza Italia, ora che Berlusconi non c’è più e che le carte in quel campo le dà la Destra. E così Italia Viva e Azione andranno alla ricerca di un faticoso 4% europeo, quando insieme ad altri movimenti e associazioni avrebbero potuto puntare alle due cifre e non necessariamente più vicine al dieci che al venti. Un’opportunità sprecata, e forse irripetibile.

In questo difficile contesto Tempi Nuovi assume senz’altro un ruolo importante, nello spirito del documento pubblicato. Ma tremendamente difficile, e non certo per sue responsabilità.