La Voce del Popolo | Un Parlamento sempre meno rappresentativo.

La riforma Meloni lascia a desiderare. Si danno più poteri al Premier e se ne tolgono al Capo dello Stato. Il Parlamento? Sempre più esangue. Una commedia destinata a finire nel nulla.

Somiglia molto all’Azione parallela di Musil, la riforma Meloni. E cioè a quel grandioso apparato simbolico e burocratico con cui l’impero asburgico avrebbe voluto celebrare la sua potenza. Un’impresa destinata a finire nel nulla dopo aver alimentato la fantasia letteraria dell’“Uomo senza qualità”.

La qualità letteraria, affidata al ministro Casellati, non è proprio quella del grande scrittore austriaco. E la qualità politica, a sua volta, lascia piuttosto a desiderare anch’essa. Si conferiscono poteri in più al primo ministro, che ne ha già parecchi e forse perfino troppi.

In compenso si riduce l’influenza morale del Capo dello Stato, che in parecchie occasioni ha tirato la politica fuori dai suoi guai. Non si fa nulla per ridare un po’ di vita a un Parlamento sempre più esangue e sempre meno rappresentativo. Infine, si irrigidisce un sistema che dà il meglio di sé quando può operare con saggia flessibilità politica. Quella saggia flessibilità che fa tutt’uno con le virtù di una democrazia rappresentativa.

La maggioranza mostra di credere a questa impresa solo fino a un certo punto. E le opposizioni oscillano tra la denuncia di un pericolo e la descrizione di un pasticcio. Sullo sfondo si profila la possibilità di un referendum dal quale il governo mostra di volersi proteggere evitando di mettersi in gioco nel modo troppo ardimentoso che fu di Renzi qualche anno fa.

Insomma, sembrano esserci tutti gli ingredienti di una commedia non troppo avvincente. L’unica consolazione è che a parere di (quasi) tutti alla fine non se ne farà nulla. Come nel grandioso romanzo di Musil, per l’appunto.

 

 

Fonte: La Voce del Popolo – 9 Novembre 2023

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]