L’Arcivescovo Repole invita i credenti a impegnarsi in politica

I cattolici possono e debbono ritornare protagonisti, senza alcuna deriva integralistica o confessionale, superando definitivamente ed irreversibilmente la sola dimensione testimoniale. Si tratta di operare un vero cambio di passo.

C’è un aspetto, forse uno dei più importanti, che continua a rendere irrilevante e sostanzialmente ininfluente la presenza dei cattolici nella vita pubblica italiana. Certo, sono ancora tanti i tasselli che rendono, purtroppo, debole il ruolo dei cattolici nella cittadella politica. Ma è indubbio che accontentarsi della sola dimensione testimoniale, e pertanto puramente personale, rischia di essere oggi il dato di maggior preoccupazione. Ovvero, essere presente nei singoli partiti con un ruolo puramente ornamentale o, meglio ancora, sostanzialmente ancillare.

Ed è proprio su questo versante che il recente intervento dell’Arcivescovo di Torino, mons. Repole, assume un significato del tutto particolare. In sostanza, l’Arcivescovo ha detto che, seppur nel rigoroso rispetto di un consolidato pluralismo politico dei cattolici e in assenza di un partito culturalmente identitario, è sempre più importante che i cristiani e i cattolici riscoprino sino in fondo l’originalità della loro proposta e della loro tradizione all’interno dei singoli partiti e relativi schieramenti. Detto in altri termini, i cattolici devono ritornare ad essere laicamente protagonisti

nella politica italiana, attraverso la loro presenza nei partiti, con le armi della cultura e dei valori che tale cultura sprigiona. 

Certo, non tocca ad un Vescovo indicare le modalità concrete che caratterizzano la presenza dei credenti nell’agone pubblico. Ma che sia una corrente o un’area o un movimento poco cambia perchè quello che conta è la capacità di sapere incidere e, di conseguenza, condizionare il progetto politico di quel partito e di quella coalizione. E, soprattutto, caratterizzarsi attorno ai temi e alle esigenze che maggiormente interessano alle persone e, nello specifico, ai ceti popolari e ai più deboli: dalle molteplici disuguaglianze all’emarginazione di quote crescenti di popolazione; dai temi della sanità a quello della povertà e dei servizi alla persona. Insomma, i cattolici possono e debbono ritornare protagonisti, senza alcuna deriva integralistica e men che meno neo confessionale, all’interno dei partiti superando definitivamente ed irreversibilmente la sola dimensione testimoniale. E, al contempo, e seppur nel rispetto dell’impegno pre politico, cominciare a valutare l’importanza dell’impegno diretto nei partiti e nelle rispettive coalizioni.

Si tratta, quindi, di un cambio di passo di grande importanza che non può non essere colto nella sua interezza. Ma le riflessioni dell’Arcivescovo di Torino, pronunciate in un pubblico dibattito con gli amministratori locali della sua diocesi, sono oltremodo importanti perchè da un lato rilanciano l’importanza dell’impegno pubblico e politico dei cattolici e, dall’altro, viene sottolineato come la

cultura cattolico democratica, popolare e sociale non può più essere confinata nelle anguste stanze delle fondazioni culturali, delle varie accademie o dei gruppi ecclesiali. È arrivato, cioè, il momento per rilanciare il ruolo e la “mission” dei cattolici nella società contemporanea. E la riflessione pubblica di Mons. Roberto Repole a Torino ha rappresentato un importante salto di qualità e sprona tutti i cattolici ad intraprendere un nuovo cammino in una stagione che va capita e vissuta con intelligenza, coraggio e coerenza.