Le idee di Maritain alla base del progetto politico degasperiano

Oggi pomeriggio si terrà presso l’Istituto Sturzo il convegno su “De Gasperi e Maritain. La forza dell’umanesimo democratico”. Anticipiamo la presentazione che, secondo programma, farà la nostra amica Rita Padovano.

Il nome di Alcide De Gasperi, a settant’anni dalla morte, non è mai stato così tanto evocato come in questi ultimi anni sia come ex presidente del consiglio che come uomo di partito, co-fondatore della Democrazia Cristiana. La politica e la storiografia, in un tempo segnato dal ritorno di grandi divisioni e della guerra, approfondiscono e studiano colui che ha guidato il Paese nel delicato periodo della ricostruzione dopo la devastante seconda guerra mondiale, contribuendo alla rinascita economica e alla sua stabilizzazione politica. La linea seguita fu chiaramente orientata a «consolidare, universalizzare, vivificare il regime repubblicano», ed è questa l’immagine sedimentatasi nella storiografia. Come ha ricordato la figlia dello statista, a lungo sua segretaria personale. Negli otto governi consecutivi guidati dallo statista, questi ha definito il futuro del Paese, difeso e recuperato i territori nazionali in collaborazione con gli alleati, approvato il trattato di pace, ha aderito al Patto Atlantico e sottoscritto l’adesione alla Nato, ha tracciato la nascita della costituzione dell’Unione Europea e la creazione delle strutture di cooperazione nell’Europa Occidentale.Non stupisce dunque che in questi anni la storiografia si sia concentrata molto sull’analisi svolta da De Gasperi nell’orientare la transizione del sistema politico italiano alla democrazia mentre poca attenzione è stata data all’evoluzione della sua formazione e al percorso evolutivo che negli anni ha segnato la cultura politica dello statista. 

In questa direzione si muovono nuovi studi e tra questi si colloca anche quello di Luciano Cardinali, autore della tesi di dottorato presso la Pontificia Università Lateranense, Facoltà di Filosofia dal titolo: “Fondamenti filosofici della proposta politica di Alcide De Gasperi tra popolarismo e personalismo”.

De Gasperi è un uomo che vive profondamente il suo tempo e su di esso lascia un’impronta indelebile che prende il suo nome: “età degasperiana”. Così la ricerca storica definisce gli anni della transizione postbellica, mettendo in evidenza il ruolo propulsivo svolto dallo statista negli anni dell’elaborazione del progetto democratico post-fascista con tutti i vari complessi passaggi istituzionali che lo hanno visto protagonista del processo di fondazione del rinnovato ordine politico. 

De Gasperi non è solo e tanto uno dei maggiori protagonisti del cambiamento politico-istituzionale dell’Italia postbellica, quanto piuttosto l’espressione di una tradizione politica chiamata a reinterpretare il proprio orizzonte ideale per affrontare un delicato processo di transizione.

Tutto il percorso della sua vita, dagli anni giovanili fino alla sua fine, è stato segnato da molte continuità, soprattutto per quanto riguarda la storia vissuta della dottrina sociale della Chiesa, ma anche da travagliate scelte imposte dalle profonde modificazioni storiche intervenute tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento. Diceva nell’intervento al Consiglio nazionale della Dc tenutosi Fiuggi nel 1949: “Sfugge forse a taluno di noi e certamente a molti nostri avversari che noi come politici veniamo non solo da una dottrina, cioè da una filosofia politica e sociale, ma anche da un’esperienza storica e che di questa storia siamo oggetto e soggetto insieme. Tale esperienza è complessa e non sempre logicamente rettilinea”. 

La linea seguita in quegli anni, ebbe però una sostanziale continuità e, fu chiaramente orientata a «consolidare, universalizzare, vivificare il regime repubblicano», e questa è l’immagine sedimentatasi nella storiografia. Come ha ricordato la figlia dello statista, a lungo sua segretaria personale, dietro la figura del politico con grande senso pratico, pragmatico e antiretorico che oggi abbiamo ereditato, si cela però anche un intellettuale sensibile all’evoluzione dei paradigmi culturali del proprio tempo. Se è vero che, come ricorda Gobetti in un tagliente ritratto del 1925, De Gasperi «da buon organizzatore preferisce l’amministrazione alla cultura e alla critica», è altrettanto vero che egli «non è indifferente al fascino delle grandi idee e […] nasconde un sincero amore per lo spirito di ricerca».

L’avvento del regime fascista, che gli costò la lontananza dalla politica attiva, segna nella vita di De Gasperi un lungo periodo, compreso tra i tardi anni Venti e i primi anni Quaranta, definito dell’esilio interno, in cui egli si dedica all’approfondimento intellettuale. Furono gli anni in cui il suo «antifascismo di tipo speciale», per usare la tagliente espressione di Togliatti, vestì i panni di un’intensa attività pubblicistica. È qui tra quei libri De Gasperi modellò in modo originale il suo antifascismo e delineò quel progetto politico che è e resta unico.

Ma torniamo all’uomo di pensiero.

Nel corso della maturazione del suo percorso politico, egli ha mostrato un costante attaccamento ai precetti della dottrina sociale cristiana accanto ai frequenti ai frequenti riferimenti alla spinta di rinnovamento che emergeva dalla riflessione di Maritain e Mounier. A colpire lo statista trentino erano le forme di un «cristianesimo acculturato» capace di azzardare un rinnovamento teologico-filosofico capace di determinare una reazione alla crisi dei tempi in chiave moderna e non intransigente.

I dibattiti politici e culturali dei cattolici francesi ai primi del ‘900, letti attraverso gli articoli di Maritain, aiutano De Gasperi a cercare, ovunque fosse, un parallelo tra le idee del filosofo francese con la Dottrina sociale elaborata da Leone XIII. De Gasperi legge Maritain sulle pagine de “La vie intellectuelle” dove nel 1935 esce una relazione al volume dal titolo “L’umanesimo integrale”: da essa trae forza la distinzione tra lo Stato e la Chiesa e nuovi argomenti di critica nei confronti della dittatura. 

ll ruolo dei cattolici democratici nella storia d’Italia, da Luigi Sturzo prima a De Gasperi poi, attraversa e supera due conflitti mondiali, la dittatura fascista e la resistenza, per approdare all’Assemblea Costituente in cui prenderà forma il testo della nostra Costituzione repubblicana. Dietro questa grande costruzione, a cui partecipa da grande protagonista, De Gasperi tiene le fila di una politica che attinge non casualmente alle idea filosofiche di Jacques Maritain. E la tesi di Luciano Cardinali lo evidenzia in maniera limpida e puntuale.

I lavori del convegno potranno essere seguiti sul canale YouTube de “Il Domani d’Italia”.