STILE DC E METODO CALENDA.

Ognuno è libero di comportarsi come vuole con chiunque. Incuriosisce però che un personaggio che ha già cambiato un numero considerevole di partiti, sia anche quello che dispensa patenti di moralità, di onestà, di affidabilità, di presentabilità e di capacità a destra e a manca. Altro stile, quello della classe dirigente democristiana.

E poi ci si lamenta se ad ogni difficoltà della politica contemporanea – e non c’è che l’imbarazzo della scelta – si fa sempre più persistente il richiamo del passato. Recente e meno recente. L’ultimo in ordine di tempo è il comportamento politico di Calenda. Un personaggio curioso e singolare della politica italiana – come del resto molti altri che affollano momentaneamente questa foresta – perchè si candida continuamente a “federatore” di una fantomatica “area liberal democratica, azionista, radicale e di governo” e, al contempo, trascorre buona parte della giornata a lanciare insulti e attacchi personali a leader – o presunti tali – e a esponenti politici che potenzialmente potrebbero far parte di quel campo.

Ora, ognuno – e come ovvio e scontato – è libero di comportarsi come vuole con chiunque. Ci mancherebbe altro. Ma incuriosisce che un personaggio che ha già cambiato un numero considerevole di partiti e che coltiva l’ambizione, del tutto legittima, di “federare” il campo politico liberal democratico, moderato e riformista del nostro paese, sia anche quello che dispensa patenti di moralità, di onestà, di affidabilità, di presentabilità e di capacità a destra e a manca. E quindi, e di conseguenza, anche al centro. Una sorta di “tribunale dell’ inquisizione” de noantri che, in virtù di una virtuale ed astratta superiorità morale di antica memoria, si permette il lusso di ergersi ad interprete esclusivo di tutto ciò che è riconducibile alla “buona politica”.

È del tutto evidente che di fronte ad un atteggiamento del genere le risposte sono soltanto due. E cioè, o si scende sul suo livello – e per qualche tempo è giusto e sacrosanto farlo – oppure lo si ignora e si procede a costruire un progetto politico senza il suo apporto e senza il suo partito. Anche perchè, detto fra di noi, si tratta di un partito, il suo – dove la consistenza elettorale è ancora tutta da verificare al di là di qualche sondaggio compiacente – più quel che resta dei radicali. Un po’ poco per pretendere di rappresentare l’intera galassia popolare, liberal democratica, moderata e centrista del nostro paese. Tra l’altro, in mezzo a molti insulti, tempo fa disse pure che il “centro mi fa schifo”. E quindi, e di conseguenza, schifa anche i cosiddetti “centristi”.

Insomma, parliamo di un personaggio che insulta gli avversari politici, che li attacca sul profilo personale in modo persin squallido – è persin inutile farne l’elenco perchè lo leggiamo tutti i giorni su alcuni organi di informazione -, che li delegittima sotto il profilo politico e, in ultimo, che li declassa a semplici comparse dell’universo politico italiano.

Ecco perchè, parlando proprio di Calenda, mi viene in mente la storia, l’esperienza e, soprattutto, lo “stile” e il “metodo” usato storicamente dalla Democrazia Cristiana e dai suoi leader nel costruire i processi politici, nel rapporto con gli avversari politici e nel confronto quotidiano con gli interlocutori. Chiunque essi fossero. Stima degli avversari, cultura inclusiva, dialogo e confronto, approfondimento ed elaborazione e, soprattutto rispetto di tutti. A prescindere chi fossero, appunto, gli interlocutori. Politici, sociali, culturali od imprenditoriali. Per questi motivi, molto concreti, l’approccio di Calenda, al di là delle chiacchiere e della propaganda, ricorda molto l’esperienza grillina fatta di attacchi personali, di insulti, di ogni sorta di contumelia e di delegittimazione politica e personale. Altrochè l’alternativa al populismo demagogico e anti politico di matrice grillina. Sul terreno politico concreto, il metodo scelto è praticamente lo stesso.

In ultimo, è bene, consigliabile nonchè auspicabile, che l’area di Centro che si va formando nel nostro paese in vista delle ormai prossime elezioni politiche generali, faccia a meno di dei Calenda di turno e dei suoi insulti. Sotto questo versante, è meglio scegliere il metodo inclusivo e rispettoso della Dc che non quello insultante e diffamatorio di questo singolare leader di un fantomatico mondo liberal democratico, radicale, riformista ed azionista.