Talento al femminile, un libro ricorda il ruolo delle donne.

Nel suo "She's a woman" Ezio Guaitamacchi ricorda il ruolo chiave delle donne nella scena internazionale dell'ultimo secolo e mezzo e lo fa raccontando le vite di alcune tra Regine della Musica.

Muse, sì, ma non solo: molte sono le artiste donne che nel mondo della musica, dall’inizio del secolo scorso ad oggi, hanno influenzato intere generazioni, orientato correnti culturali, stravolto le regole per poi riscriverle attraverso il linguaggio più universale che esista. Le loro carriere, anche quando gloriose, sono da sempre in salita: tra vecchi pregiudizi e nuove discriminazioni, com’è oggi la situazione del “gender gap” nell’industria musicale?

Se a livello internazionale alcuni dati di Spotify appaiono incoraggianti rispetto al passato (Taylor Swift è in testa alle classifiche mondiali, “Flowers” di Miley Cyrus è stata la canzone più ascoltata del 2023 e artiste come Dua Lipa, Rihanna e Billie Eilish riescono a viaggiare alle più alte latitudini dello show business), in Italia il divario è ancora tutto da colmare. Tra gli artisti più ascoltati dello scorso anno non c’è nemmeno una donna, la Top 10 è dominata da uomini. Per ciascuna traccia di un’artista donna in classifica singoli, se ne rilevano 6 di artisti uomini. 

Sono tante le giovani cantanti che stanno guadagnando terreno, eppure, le artiste italiane rappresentano ancora solo il 14,1% nel totale del panorama musicale: non vendono semplicemente meno, sono meno e meno visibili. Fino ad oggi solo una donna, (Laura Pausini), ha cantato allo stadio di San Siro ed il numero di vincitori del Festival di Sanremo supera di oltre tre volte quello delle vincitrici. Per non parlare delle figure che lavorano dietro le quinte: le donne sono il 12,5% tra i compositori e solo il 2,6% nella produzione (Equaly Italia 2023).

Chi occupa posizioni di potere condiziona i modelli e gli standard di riferimento e se la leadership del settore è composta per lo più da uomini tra i 50 e i 60 anni, con una mentalità spesso figlia delle epoche precedenti, possiamo presto immaginare come mai sia tanto difficile accorciare le distanze.

Il talento al femminile fatica ad essere riconosciuto: le donne sul palco sono definite per lo più performer, anche quando sono cantautrici, produttrici e arrangiatrici.

E gli algoritmi non aiutano: partendo da una predominanza maschile,  l’“effetto eco” induce all’ascolto di altri uomini. L’algoritmo tende infatti a suggerire musica in base ai “gusti dell’utente”, cioè cantanti molto ascoltati dello stesso genere (musicale) e brani che non vengono saltati ma riprodotti fino in fondo. Le piattaforme, quindi, non sarebbero solo uno specchio del mondo discografico, ma tenderebbero ad aumentare la disparità. 

Per fortuna il problema, per quanto non risolto, è diventato molto più evidente e da tempo diverse realtà puntano ad amplificare le voci femminili. La stessa Spotify dal 2021 con il programma Equal supporta la parità di genere promuovendo playlist di sole artiste da tutto il mondo.

Qualche cambiamento anche nel nostro Paese sta avvenendo: rispetto al 2022, nel 2023 gli ascolti di artiste italiane sono cresciuti del 18% e la percentuale sale a oltre il 190% se rapportata agli ascolti del 2018. Finalmente!

Nel libro intitolato “She’s a woman” il giornalista e critico musicale Ezio Guaitamacchi ricorda il ruolo chiave delle donne nella scena internazionale dell’ultimo secolo e mezzo e lo fa raccontando le vite di alcune tra le più straordinarie e iconiche Regine della Musica, in un viaggio appassionante tra trionfi, cadute e battaglie portate avanti ad ogni costo. 

33 ritratti (come i giri di un vecchio vinile) a tinte forti accompagnati da immagini, fotografie, ricostruzioni biografiche, didascalie, curiosità, aneddoti e QR code per ascoltare brani che hanno scosso governi, coscienze e convenzioni. Carismi eccezionali in grado di tracciare nuove traiettorie stilistiche e sviluppare un approccio originale ai mille risvolti della femminilità, facendo da eco alle istanze di tante altre (e altri) nel mondo.

Non necessariamente le più “brave” spiega l’autore nella sua introduzione, quanto le più coraggiose in termini di emancipazione, impegno sociopolitico e orgoglio culturale.

Dalla vicenda travagliata dell’Imperatrice del Blues, Bessie Smith, alla prima canzone femminista della storia (Single Girl, Married Girl) di Sara Carter, dalla tenace decisione di Billie Holiday di voler interpretare un brano anti razzista (Strange Fruit) a quella di Aretha Franklin di chiedere “rispetto” per tutte le donne di colore. Dalle battaglie per i diritti civili di Joan Baez sino all’ecologismo ante litteram di Joni Mitchell passando dall’intraprendenza delle prime rocker come Janis Joplin, Nico o Patti Smith, in grado di misurarsi alla pari in un territorio “machista” come il rock and roll, al songwriting introspettivo di Amy Winehouse che cantava l’amore, ma quello “in cui si perde sempre”.

C’è Sarah McLachlan la quale rivelò che nelle radio americane non passavano mai due brani di voci femminili in sequenza o che non c’erano mai due artiste sullo stesso palco. Ci sono la ribelle Sinéad O’Connor e l’enigmatica Yoko Ono. E poi Édith Piaf che ha dato voce alla Vie en rose, ma anche Lady Gaga, costretta a un rapporto sessuale con un produttore musicale perché lui ascoltasse le sue canzoni, e molte altre.

Le pagine più significative dei loro successi, e talvolta dei loro insuccessi, sono descritte con cura grazie anche al contatto diretto dell’autore con molte di loro, intervistate nel corso della sua carriera. 

Nella prefazione Gianna Nannini ripercorre, tra le vicende raccontate, quelle che più hanno segnato la sua identità artistica ed invita ad un ascolto profondo di queste esistenze. Storie spesso crudeli e violente ma anche foriere di riscatto e autodeterminazione. 

Non resta allora che leggere queste pagine … e aggiornare le nostre playlist. Jim Morrison scriveva: “un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra”. Magari sarà una donna a suonarla.