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Bce, Enria: "Le banche ben gestite non falliscono"

Roma, 1 giu. (askanews) – “Le banche ben gestite non falliscono”. È il titolo scelto dal presidente del ramo di vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria per il suo intervento alla 22esima conferenza internazionale organizzata da Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale e Federal Reserve.

Ha ovviamente preso spunto dai recenti casi di dissesto negli Stati Uniti, che hanno coinvolto la Silicon Valley Bank e la Signature Bank (seguiti da quello del Credit Suisse in Svizzera). Ma ha concentrato la sua attenzione sulle banche dell’Unione Europea.

E secondo il capo della Vigilanza, proprio queste ultime “ora sono più forti e con la redditività in crescita. Questo in parte grazie al duro lavoro che le nostre squadre di vigilanza hanno fatto nell’ultimo decennio per rafforzare i bilanci e per rendere più sostenibili i modelli di business”, ha rivendicato.

“Ma non dobbiamo lasciarci andare all’autocompiacimento. Sappiamo che il contesto dei rischi è sempre in evoluzione. Anche noi dobbiamo praticare quello che predichiamo. La vigilanza è più efficace quando ci sono processi interni per identificare e misurare i rischi, identificare chiaramente priorità per il lavoro di vigilanza – ha proseguito -. I vigilanti devono disporre dei poteri per tradurre queste priorità in iniziative concrete, alla luce delle sfide specifiche che si trovano di fronte le banche”.

La congruenza e l’efficacia dei controlli va assicurata anche “con un sistema di rendicontazione diretto al consiglio dell’autorità. E noi dobbiamo essere tenuti a rendere conto delle scelte che compiamo, spiegandole chiaramente ex ante, accettando le critiche ed assumendoci responsabilità ex post”.

Enria, tuttavia, ha avvertito che le autorità di vigilanza non hanno una visione perfetta del quadro e non possono pensare di identificare qualunque pericolo incomba su una banca. “Quindi, imn definitiva sta alle banche, non ai vigilanti, assumersi la responsabilità di identificare gestire i rischi. E questo significa avere robuste e solide culture gestionali e del rischio, affinché il perseguimento di crescita e redditività – ha concluso – non vada mai a detrimento della prudenza”.

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