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sabato, 2 Agosto, 2025
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Torino Film Festival, la 43esima edizione omaggia Paul Newman

Roma, 29 lug. (askanews) – Il Torino Film Festival omaggia Paul Newman nel centenario della nascita. La retrospettiva e il manifesto della 43esima edizione – che si terrà dal 21 al 29 novembre 2025 – saranno dedicati all’attore tra i più amati della storia del cinema.

Newman verrà celebrato con una selezione di 24 film che ripercorrono l’arco di una carriera straordinaria: dal debutto negli anni ’50 ai grandi successi internazionali, fino alle prove più mature e intense. Con il suo carisma magnetico, la recitazione intensa e uno sguardo capace di raccontare più di mille parole, ha dato vita a personaggi indimenticabili, che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore del pubblico di tutto il mondo.

La foto del manifesto è stata scattata nel 1981 durante le riprese del film “Diritto di cronaca” (Absence of Malice), diretto da Sydney Pollack.

Giulio Base, direttore del Torino Film Festival, ha dichiarato: “In solida continuità col nuovo percorso tracciato dal TFF, dopo il centenario di Marlon Brando celebrato nella scorsa edizione è venuto naturale volgere lo sguardo a Paul Newman, di cui ricorre a sua volta il centenario. Uno più bravo dell’altro, uno più bello dell’altro, amici e rivali: un passaggio di testimone quasi obbligato fra due giganti che hanno scolpito l’immaginario collettivo e condiviso l’impegno nelle grandi battaglie per i diritti umani e contro le discriminazioni razziali. Ora la scena è tutta per Paul Newman, per la sua recitazione magnetica e per quei suoi occhi limpidi e inquieti e che sono ancora capaci di parlarci, proprio come fanno dal manifesto scelto”.

Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.

Munich Re: in I sem danni da catastrofi naturali calati a 131 mld

Roma, 29 lug. (askanews) – Nella prima metà del 2025 le catastrofi naturali hanno causato perdite complessive per circa 131 miliardi di dollari, in netto calo dai 155 miliardi nello stesso periodo dell’anno precedente (al netto dell’inflazione). Di queste 80 miliardi di perdite erano assicurate, in questo caso invece in crescita dai 64 miliardi un anno prima. Lo riporta Munich Re nel suo ultimo resoconto semestrale.

Sia le perdite complessive che quelle assicurate sono state significativamente più alte rispetto alla media dei dieci anni precedenti e dei 30 anni precedenti: sempre al netto dell’inflazione rispettivamente 101 e 79 miliardi (10 e 30 anni), e perdite assicurate per 41 e 26 miliardi.

Secondo la società le perdite assicurate nel primo semestre 2025 sono state le seconde più alte nel primo semestre di qualsiasi anno dall’inizio dei registri nel 1980. Solo nella prima metà del 2011 le perdite assicurate sono state ancora più elevate, a causa del grave terremoto e del distruttivo tsunami in Giappone.

Le catastrofi meteorologiche hanno causato l’88% dei danni complessivi e il 98% dei danni assicurati, mentre i terremoti hanno rappresentato rispettivamente il 12% e il 2%.

Sul dato dei primi sei mesi incidono i terribili incendi che hanno devastato l’area di Los Angeles, che tuttavia sono stati anche circondati da feroci polemiche nei mesi passati per la disatrosa gestione dell’emergenza da parte delle autorità locali, anche per l’impreparazione e il rifiuto di utilizzare risorse idriche pure disponibili per spegnere i roghi e prevenirli.

Secondo Munich Re i roghi nella metropoli californiana hanno causato 53 miliardi di dollari di danni, di cui circa 40 miliardi assicurati. Tra i maggiori disastri del semestre vengono citati anche il terremoto di Myanmar e un ciclone tropicale in Australia.

Secondo Thomas Bluck, del Cda di Munich Re “il modo migliore per evitare perdite è implementare efficaci misure preventive, come la costruzione di edifici e infrastrutture più robuste per resistere meglio ai disastri naturali. Tali precauzioni possono contribuire a mantenere premi assicurativi ragionevoli, anche nelle aree ad alto rischio. E, soprattutto: per ridurre l’esposizione futura, non dovrebbero essere consentiti nuovi edifici nelle aree ad alto rischio”.

Per l’Europa, nonostante le numerose catastrofi meteorologiche, le perdite complessive sono rimaste al di sotto dei valori dell’anno precedente, con circa 5 miliardi di dollari, di cui più della metà assicurati. La catastrofe naturale più costosa nella prima metà dell’anno è stata una serie di temporali con grandine che ha colpito Francia, Austria e Germania a giugno. Le compagnie di assicurazione hanno pagato sinistri per un totale di circa 0,8 miliardi di dollari, con perdite complessive pari a 1,2 miliardi di dollari.

Nel cantone svizzero del Vallese, il 28 maggio una grave frana nella valle Loetschental è iniziata dal Kleines Nesthorn, una vetta di oltre 3.300 metri sul livello del mare. Milioni di tonnellate di detriti e ghiaccio provenienti dal ghiacciaio della Betulla sono precipitati a valle. Il villaggio di Blatten, che era stato evacuato prima della frana, è stato quasi completamente sepolto. Secondo Munich Re queste frane si verificheranno con maggiore frequenza, poiché il riscaldamento globale provoca lo scioglimento dei ghiacciai e il disgelo del permafrost, rendendo sempre più instabili i pendii e le pareti rocciose delle montagne.

Euro a minimi da oltre un mese dopo accordo dazi, 1,1566 dollari

Roma, 29 lug. (askanews) – Non si arrestano i deprezzamenti dell’euro, proseguendo più moderati oggi, mentre il dollaro si stabilizza sullo yen e guadagna marginalmente anche sulla sterlina britannica in mattinata. Ma è sulla valuta unica che il biglietto verde sta mostrando il rally più marcato, dopo l’accordo politico sui dazi commerciali raggiunto domenica scorsa tra Stati Uniti ed Europa.Ieri l’euro aveva perso marcatamente oggi la tendenza e proseguita fino a portarlo a 1,1566 sul dollaro ai minimi da oltre un mese a questa parte.

La valuta Usa cede marginalmente a 148,33 yen, dopo i guadagni di ieri. Mentre sale leggermente sulla sterlina, che cala 1,3346 dollari.

Bce, si limano attese consumatori su inflazione e migliorano sul Pil

Roma, 29 lug. (askanews) – Si sono attenuate a giugno le aspettative di inflazione dei consumatori nell’area euro, mentre per la crescita economica le loro previsioni sono diventate meno pessimistiche. E’ la fotografia scattata dal sondaggio mensile condotto dalla Banca centrale europea (Ecb Consumer Expectations Survey), che ha coinvolto circa 19mila adulti di 11 paesi dell’area euro, tra cui l’Italia.

Nell’ultima rilevazione, l’inflazione percepita sugli ultimi 12 mesi è rimasta invariata al 3,1%, per il quinto mese consecutivo al valore più basso dal settembre del 2021. Nel frattempo le aspettative mediane di inflazione per i prossimi 12 mesi si sono attenuate di 0,2 punti percentuali al 2,6%, invertendo i lievi aumenti che si erano verificati a marzo e aprile. Le aspettative di inflazione sui prossimi tre anni sono rimaste stabili al 2,4%, così come quelle su cinque anni al 2,1%.

Sempre secondo la rilevazione della Bce, le attese sulla crescita nominale dei redditi per i prossimi 12 mesi sono rimaste stabili al +1%. Tuttavia questo dato medio riflette andamenti differenziati, con un’attenuazione delle aspettative per i redditi più elevati e un aumento per i gruppi con redditi più bassi. La percezione sulla crescita delle spese nominali sui passati 12 mesi è rimasta invariata al 5% a giugno. La l’aspettativa sulla crescita della spesa nominale sui prossimi 12 mesi si è attenuata di tre decimali di punto al 3,2%.

Per la crescita economica, le aspettative sui prossimi 12 mesi sono diventate meno negative per un decimale di punto al meno 1% (ad aprile erano almeno 1,9%). Le aspettative di disoccupazione si sono smorzate al 10,3%, secondo la Bce in generale i consumatori si attendono che la disoccupazione futura sarà solo marginalmente più elevata rispetto al livello percepito attuale (9,8% ).

Va ricordato che questi valori percepiti o previsti non sono non coincidono e non sono quelli misurati a livello statistico.

Per quanto riguarda i prezzi degli immobili, i consumatori si attendono che aumentino del 3,1% sui prossimi 12 mesi, anche qui una limatura di un punto decimale rispetto a maggio. Le aspettative sui tassi dei mutui si sono a loro volta limate in misura analoga al 4,3%.

Stellantis ricavi I sem -13%, perdita netta di 2,3 mld euro

Milano, 29 lug. (askanews) – Stellantis chiude il primo semestre con ricavi pari a 74,3 miliardi di euro, in calo del 13% rispetto al primo semestre del 2024, principalmente a causa del calo su base annua in Nord America e nell’Europa allargata, parzialmente compensato dalla crescita in Sud America.

La perdita netta è di 2,3 miliardi di euro, inclusi 3,3 miliardi di euro di oneri esclusi dall’utile operativo rettificato, in calo rispetto all’utile netto del primo semestre del 2024 di 5,6 miliardi di euro. Il risultato operativo adjusted (Aoi) è di 500 milioni di euro, con margine Aoi dello 0,7%, inferiore ai livelli dell’anno precedente, rispettivamente di 8,5 miliardi di euro e del 10%.

Sul fronte dei dazi, Stellantis stime di un impatto di 1,5 miliardi di euro di cui 300 milioni registrati nel I semestre 2025. La società resta impegnata in discussioni con i policy makers.

Il flusso di cassa industriale è negativo per 3 miliardi di euro, a causa delle spese in conto capitale e in ricerca e sviluppo. La liquidità al 30 giugno 2025 è pari a 47,2 miliardi di euro, superiore al target in rapporto ai ricavi netti.

Le scorte sono pari a 1,2 milioni di unità (di cui 298 mila unità aziendali) al 30 giugno 2025, in aumento del +1% rispetto alla fine del 2024, nonostante il lancio di nuovi prodotti e le spedizioni consolidate siano aumentati del +5% su base sequenziale.

Il primo semestre del 2025 ha visto un miglioramento di consegne, ricavi netti, Aoi e flusso di cassa industriale rispetto al secondo semestre del 2024 grazie a una gamma di prodotti ampliata e a una rigorosa gestione delle scorte. La perdita netta invece è peggiorata sequenzialmente.

Marelli: nessuna offerta da compratori, società passa ai creditori

Milano, 29 lug. (askanews) – Dopo l’udienza dinanzi al Tribunale fallimentare dello scorso 24 luglio, Marelli ha ottenuto dai propri finanziatori l’accesso a ulteriori 130 milioni di dollari del finanziamento di 1,1 miliardi di dollari concesso ai debitori in possesso dei beni (Dip), che consentirà alla società di proseguire l’attività e adempiere agli obblighi nei confronti dei fornitori e degli altri creditori.

Marelli ha inoltre confermato che il periodo di 45 giorni durante il quale eventuali compratori avrebbero potuto presentare offerte si è concluso ufficialmente il 28 luglio 2025. La società non ha ricevuto alcuna proposta durante questo processo e, come indicato nel Restructuring Support Agreement precedentemente divulgato dalla società, prevede di uscire dal Chapter 11 nel 2026 sotto la proprietà dei suoi principali finanziatori.

“Siamo lieti di annunciare che Marelli continua a progredire nel processo di Chapter 11, garantendo al contempo la continuità delle nostre operazioni quotidiane e il nostro impegno nei confronti dei clienti, dei fornitori e dei dipendenti”, ha dichiarato David Slump, presidente e Amministratore Delegato. “Con la conclusione del periodo di offerta, stiamo andando avanti con i futuri proprietari che riconoscono la forza della nostra attività e si impegnano a perseguire la crescita e il successo a lungo termine di Marelli. Siamo impazienti di lavorare a stretto contatto con il gruppo di finanziatori per garantire una transizione di proprietà senza intoppi al momento dell’uscita dalla procedura”. Il gruppo dei principali finanziatori di Marelli ha commentato: “Siamo fortemente favorevoli a Marelli e alla sua ristrutturazione, che ridurrà in modo significativo il indebitamento del bilancio della società e rafforzerà la sua posizione di liquidità, consentendo all’azienda di continuare a servire l’industria automobilistica. Il nostro gruppo è impaziente di collaborare con il team di Marelli durante questo importante processo”.

Il gruppo dei principali creditori di Marelli è composto da Deutsche Bank, Strategic Value Partners, MBK Partners, Fortress Investment Group e Polus Capital Management.

Dopo la vendita per 6,2 miliardi da Fiat a Kkr, Marelli è finita schiacciata sotto il peso di un debito di 4,9 miliardi. A inizio giugno Kkr ha deciso di fare ricorso al Chapter 11. A livello globale Marelli genera 10 miliardi di ricavi e conta 170 siti produttivi e 46 mila dipendenti. In Italia i lavoratori sono circa 6mila, distribuiti su 10 impianti. 

Le sorelle Meloni, potere di famiglia e propaganda

Nessuno ne parla. Il Paese è tenuto in pugno dalle sorelle Meloni e dal loro ristretto clan familiare.

Il primo ministro gira il mondo come una trottola, i suoi bauli di vestiti e di scarpe di solito la precedono. Ciò che conta è apparire, sorridere, ripetere sempre le stesse cose. La Rai pensa a fare il resto con riprese ultrapanoramiche, sempre sul red carpet, con giornalisti dedicati che raccontano e amplificano sempre presunti successi e vittorie in ogni angolo del pianeta.

Il piano Mattei e la realtà africana

Tra le cose più ridicole vi è l’invenzione di un piano Mattei per l’Africa, quando Enrico Mattei non si è mai occupato di Africa nera o sub-sahariana. L’unica vera iniziativa è quella dei miliardi spesi in Albania per costruire prigioni dove gettare i migranti africani sopravvissuti e scampati alle prigioni libiche.

Ma la sfrontataggine di Giorgia non ha limiti, come quella di certi personaggi delle borgate pasoliniane.

Il duce, arcaico mentore delle sorelle Meloni, grande impostore del novecento italiano ed europeo, è stato chiuso in soffitta, ma anche Berlusconi è ampiamente superato nella menzogna più incallita. Il modello delle sorelle Meloni è ormai quello di Donald Trump. Un personaggio che costruisce sistematicamente enormi bugie, che aggredisce ogni cosa, che elimina dalla visibilità mediatica ogni avversario o dissenso politico.

Uno che in pochi mesi ha squassato il mondo e prodotto danni con effetti duraturi.

Arianna, la regia nella cucina del potere

Ma di recente anche Arianna ha ripreso a parlare pubblicamente, forse presagendo qualche scricchiolio e non fidandosi molto dei suoi compagni-ascari, fratelli d’Italia.

Arianna è stata nominata capo della segreteria politica nella cucina di casa Meloni. Da quel momento tiene la regia del potere, nomine, incarichi, affidamenti, progetti, interessi.

Le sorelle parlano entrambe solo con il plurale maiestatis. Forse solo perché sono in 2. “Abbiamo il Governo della Nazione” è il loro ritornello che le rende sicure. Solo Arianna però è intervenuta per esaltare la copertina di Time con la foto di Giorgia. Nessuno nella sua area politica. Una rivista da tempo in ombra, che aveva anche dedicato una copertina a Salvini. Gli italiani migliori.

Arianna sta facendo campagna elettorale, specie nelle Marche, dove sperano di confermare il loro scialbo presidente uscente.

Il Paese reale: crisi, emigrazione, immobilismo

Il paese reale è altrove. I nuovi dazi americani, uniti alla svalutazione del dollaro, mettono in crisi le nostre esportazioni. Non è facile aprire nuovi mercati per sostituire quelli tradizionali.

Le nostre filiere produttive sono sempre più sgangherate, senza politiche industriali adeguate, e senza politiche del lavoro per le nostre forze lavorative.

Milioni di giovani italiani laureati e diplomati vanno all’estero. Qui non ci sono prospettive.

Il paese è bloccato nella natalità e sono chiuse le frontiere per l’immigrazione, anche di quella qualificata o qualificabile.

I veri nodi dei ritardi nella spesa del PNRR verranno al pettine fra pochi mesi, quando bisognerà sperare di ottenere una robusta proroga per spendere oltre il 40% delle risorse ancora ferme. Cosa non semplice o scontata.

Mito, propaganda e fine di un ciclo

Le sorelle Meloni hanno letto solo un po’ della fantasiosa mitologia di Tolkien, hanno messo nel loro pantheon il mite Borsellino ma non Falcone, invocano Mattei, ma non sono in grado di riconoscere la Palestina.

Le sorelle d’Italia, sovraniste e protezioniste, in realtà subalterne ad ogni potere significativo al di fuori della loro cucina, stanno esaurendo la loro carica.

Appena verrà il momento saranno travolte dalla realtà e in breve dimenticate, come è giusto che sia per tanti dei partecipanti al festival degli sconosciuti.

Dazi, accordo incompleto e dubbi crescenti: Palazzo Chigi sulla difensiva

Il messaggio rassicurante trasmesso dal governo e dalla maggioranza a proposito dell’accordo commerciale Ue–Usa cozza con le perplessità manifestate da varie categorie economiche. Non solo restano dubbi tecnici su quote e settori interessati, ma cresce la consapevolezza dei rischi connessi a un’intesa ancora da definire nei dettagli.

Club a dazi zero: chi entrerà davvero?

Agroalimentare, vini, alcolici, acciaio, alluminio e derivati: sono solo alcuni dei comparti che attendono chiarimenti sull’effettivo trattamento doganale nei nuovi equilibri transatlantici. Non è chiaro nemmeno come si realizzeranno le importazioni europee di energia dagli Stati Uniti – annunciate per un valore di 750 miliardi di dollari – né i 600 miliardi di investimenti europei verso gli Usa proclamati a gran voce da Donald Trump.

Intanto, resta aperta la partita più concreta e insidiosa: chi sarà incluso nel “club privé” delle merci a dazi zero, anticipato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen? Le pressioni delle lobby si annunciano fortissime.

Un accordo di principio, non ancora un trattato

“È il migliore accordo possibile ottenibile in circostanze molto difficili”, ha dichiarato il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, sottolineando come l’intesa abbia evitato dazi al 30% sulle esportazioni Ue a partire dal primo agosto. È stato invece concordato un livello unico del 15% per la maggior parte dei beni europei diretti oltreoceano, anche se numerosi dettagli restano appunto da scrivere.

Tra questi, il comparto agroalimentare: i negoziati proseguono per definire quali prodotti Usa beneficeranno dell’esenzione dai dazi in Europa. Per quelli europei “sensibili” – carne, riso, zucchero, etanolo – nulla cambierà: l’Ue manterrà le protezioni attuali. Anche la questione dei vini e degli alcolici è ancora in discussione.

In merito ad acciaio, alluminio e derivati (oggi tassati al 50% negli Usa), si parla di quote calcolate sulla base degli scambi storici, entro le quali si applicherebbe il nuovo dazio calmierato del 15%. L’export europeo di auto verso gli Usa rientrerà direttamente in questa nuova aliquota.

Nessuna concessione sul digitale

Smentite ufficiali arrivano da Bruxelles sul fronte delle normative digitali: nessuna concessione sulla “web tax” o sui regolamenti DSA e DMA, tema non di competenza comunitaria.

Riguardo alle riserve espresse da Francia e Germania, Sefcovic ha dichiarato che tutti gli Stati membri sono stati costantemente informati. Tuttavia – ha ammesso – il cambiamento in corso è di portata epocale: “Il mondo di prima del 2 aprile è alle nostre spalle, dobbiamo affrontare questa nuova realtà. Una guerra commerciale aperta avrebbe avuto effetti devastanti sulle Pmi europee e sui livelli occupazionali”.

Resta da capire, in Italia, come la Meloni verrà a capo di questa complicata situazione. Con i dazi s’innalza la percentuale degli scontenti, incrinando l’immagine di stabilità ed efficienza del governo. I grandi elettori, a partire da Confindustria e Coldiretti, alzano le loro antenne sui segnali di fragilità della leadership meloniana. Qualcosa è destinato a cambiare.

Arabia Saudita e Francia: la pace passa per lo Stato della Palestina

Riyad tiene il punto, con il sostegno della Francia, sulla necessità di dare attuazione alla soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese.

Nel corso di una conferenza internazionale promossa congiuntamente da Arabia Saudita e Francia sotto l’egida delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan ha ribadito con fermezza che “la normalizzazione con Israele può avvenire solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese”. È la stessa posizione già espressa più di un anno fa dal principe ereditario Mohammed bin Salman, a conferma di una linea diplomatica costante che non ammette scorciatoie né concessioni simboliche.

L’asse diplomatico che resiste

Quello tra Riyad e Parigi non è un asse episodico. Sul dossier palestinese, i due Paesi hanno mantenuto un coordinamento stretto, ritenendo che la pace nella regione non possa essere costruita né sulla forza militare né sullo status quo, ma solo su una soluzione politica che dia attuazione concreta al diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. La conferenza promossa in questi giorni è dunque un messaggio chiaro all’indirizzo di Tel Aviv.

Netanyahu vince sul campo ma perde nei consessi

Dal canto suo, Netanyahu respinge categoricamente ogni ipotesi di negoziato su base internazionale per la costituzione dello Stato palestinese – che il Vaticano, ha ricordato ieri il card. Parolin, riconosce già dal 2015. La strategia di Israele mira a consolidare l’espansione dei confini, legalizzando insediamenti e avviando, in via di fatto, processi di annessione territori occupati.

Ad ogni modo, la superiorità militare non si traduce in prestigio e successo diplomatico. L’immane conflitto a Gaza, finalmente deprecato anche da Trump, ha prodotto un grave danno alla credibilità di Israele. L’idea che Democrazia cristiana finisse per voltarsi dall’altra parte, ignorando la tragedia palestinese, s’infrange sugli scogli dell’equilibrismo politico saudita.

Nessuna pace senza giustizia

“Solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese e solo affrontando i diritti legittimi del popolo palestinese all’autodeterminazione – ha ribadito il ministro Faisal – potremo avere una pace sostenibile e una reale integrazione nella regione”. La richiesta saudita, condivisa da una parte crescente dell’opinione pubblica mondiale, è che Israele si impegni in un percorso irreversibile, con scadenze precise e controllabili, verso la nascita dello Stato palestinese. In altri termini, la pace non può passare per una resa senza condizioni da parte palestinese.

Aldo Moro visto con gli occhi dei ciellini

L’immagine di Aldo Moro rimasta negli occhi degli italiani è quella scattata nel 1978 dai suoi carcerieri: la camicia bianca stropicciata e il drappo rosso con la stella a cinque punte alle spalle; lo sguardo mite e le labbra che abbozzano un sorriso melanconico. Sono trascorsi 47 anni ma Moro è ancora prigioniero delle Brigate rosse.

Un ritratto dimenticato

La sua intera vita, da giovane “fucino” a professore universitario, da padre costituente a leader politico della Dc e statista internazionale è stata tutta risucchiata nei buchi neri del “caso Moro”, sparita dal racconto pubblico. Eppure mai come adesso, in un mondo minacciato dalla guerra dove una politica imbarbarita ha smarrito la dimensione del servizio, sarebbe motivo di consolazione e di speranza per tutti, riscoprirne la figura tutta intera. Viene incontro a questa esigenza un libro di Angelo Picariello dal titolo emblematico: Liberiamo Moro dal caso Moro (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2025, pagine 467, euro 28), con una meditata prefazione del cardinale Matteo Zuppi. Si comincia dagli anni giovanili, in Puglia, col padre agnostico e una mamma scomparsa prematuramente che ha trasmesso al piccolo Aldo una fede semplice e profonda.

Il Dio crocifisso sulla scrivania

Fra i tanti episodi poco noti della sua biografia colpisce il racconto dell’ultima sera prima del rapimento: è l’una di notte quando il figlio Giovanni, rientrando a casa, scopre il padre ancora sveglio, immerso nella lettura di uno dei grandi testi della teologia del Novecento: Il Dio crocifisso, di Jürgen Moltmann. La mattina seguente era atteso il voto di fiducia al governo di solidarietà nazionale, di cui Moro era stato l’artefice politico insieme a Enrico Berlinguer; appuntamento storico, che gli era costato incomprensioni e minacce; scelta che aveva saputo far accettare anche ai più riluttanti del suo partito come necessaria, per il bene del Paese. Ebbene, la notte precedente il voto di fiducia, che impressione immaginarlo lì, nella sua scrivania, assorto nella meditazione del mistero della croce di Cristo. Uomo di fede. Tutte le mattine assisteva alla messa. Durante i 55 giorni del sequestro fu una delle mancanze più dolorose: chiese di poter ascoltare la messa alla radio, i brigatisti ne registrarono una e la risentirono mille volte per appurarsi che non ci fossero messaggi obliqui, poi gli permisero l’ascolto. Moro chiese anche dei libri da leggere, gli portarono Il capitale di Marx, lui cortesemente spiegò di averlo già letto e domandò, se possibile, una copia delle lettere di san Paolo che i brigatisti (sorpresi dalla sincerità della sua fede) gli fecero avere.

Giovani, politica e fede: la lezione di Moro

Giornalista del quotidiano Avvenire e autore del bel libro sugli anni di piombo Un’azalea in via Fani (San Paolo, 2019), Picariello dedica un capitolo del suo libro all’incontro di Moro con i nuovi movimenti giovanili che sorgevano nella temperie del ’68 dove, accanto alle contestazioni studentesche, nasceva in alcune realtà di base anche il desiderio di un cattolicesimo meno formale, che rifiutava il moralismo perbenista e desiderava riandare al cuore del Vangelo. Si è parlato di questo aspetto di Moro nella recente presentazione del libro di Picariello nella parrocchia romana di Santa Maria della Speranza. C’erano due testimoni significativi: il deputato Nicodemo Oliverio, ex alunno di Moro nella facoltà di Scienze politiche a La Sapienza di Roma alla metà degli anni Settanta, e don Donato Perron, storico sacerdote di Comunione e liberazione.

Il dialogo con i giovani di CL

Perron ha raccontato della curiosità dello statista democristiano verso il nascente movimento di don Giussani. «Veniva spesso alle nostre messe domenicali a Roma negli anni tra il 1973 e il 1975, ricordo che si intratteneva in particolare a parlare con un nostro seminarista, Tommaso Latronico, di cui è in corso la causa di beatificazione. Moro volle essere presente anche alla sua ordinazione sacerdotale». L’onorevole Oliverio ha invece rivelato il rapporto di amicizia che in quegli stessi anni si era stabilito con i primi universitari del movimento nella facoltà di Scienze Politiche. Moro aveva invitato alcuni di loro alla Farnesina, quando era ministro degli Esteri: desiderava conoscere meglio il neonato movimento di don Giussani.

«Non cercava voti, voleva capire, parlava pochissimo e ascoltava moltissimo» ha raccontato Oliverio. Forse, sostiene Picariello sulla base di diverse testimonianze, tra cui quella preziosa di Saverio Allevato, «a Moro quei giovani ricordavano l’esperienza intensa da lui vissuta nella Fuci, quando assistente dell’associazione era monsignor Montini». Da uomo intelligente e attento alla realtà quale era, capiva che il partito della Democrazia Cristiana non avrebbe avuto un futuro senza un ricambio generazionale che, in forme diverse, fosse ispirato dagli stessi ideali che avevano mosso la sua giovinezza politica.

Regionali, Pd vuole sbloccare domino candidati, attesa per Ricci

Roma, 28 lug. (askanews) – Sarà un lavoro che richiederà ancora settimane, probabilmente, quello necessario a comporre alleanze e candidature del centrosinistra alle regionali, ma la tappa significativa sarà quella di mercoledì, l’interrogatorio di Matteo Ricci per l’inchiesta sugli affidi del comune di Pesaro.

Nella visione di Elly Schlein tutto si tiene, il quadro va composto con una trattativa che tenga conto di un equilibrio complessivo con gli alleati e, soprattutto, con una visione molto chiara: l’alleanza più larga possibile, quel “campo largo” con cui si dovrà poi andare alle politiche. La vicenda marchigiana, però, è diventata la prima tessera del domino, sistemata quella – sperano al Pd – a cascata dovrebbero andare al proprio posto tutte le altre situazioni, sia pure con qualche settimana di ritardo.

Le Marche sono il primo passo, innanzitutto però Ricci era l’unico candidato certo fino alla scorsa settimana ed è tornato in discussione per l’inchiesta sugli affidi del comune di Pesaro ai tempi in cui era sindaco. Lui ha ottenuto il sostegno praticamente di tutti gli alleati, anche la segretaria Schlein lo ha pubblicamente appoggiato nel finesettimana. L’incognita resta Giuseppe Conte, i temi legati alle inchieste sono sempre delicati per M5s e l’ex premier ha detto di voler “valutare approfondiamente le carte”, cosa che in parte ha già potuto fare dal momento che Ricci gli ha mandato copia dell’avviso di garanzia in cui gli viene contestato di avere ottenuto un vantaggio in termini di consenso”, ma non di avere intascato denaro. Un distinguo che, si augura il candidato e anche il Pd, dovrebbe bastare a Conte.

Il via libera M5s a Ricci semplificherebbe la composizione anche nelle altre regioni. Vincenzo De Luca, racconta un parlamentare Pd, ha colto la palla al balzo dopo il parziale stop M5s al candidato Pd nelle Marche, per riaprire la discussione sul nome di Roberto Fico. In realtà, sono convinti in molti tra i dem, il presidente uscente vuole trattare condizioni più favorevoli: chiede l’indizione del congresso nella regione (il partito è attualmente commissariato), vuole candidarsi personalmente come consigliere nella lista civica che presenterà, pretende di essere coinvolto nella scelta di figure chiave della giunta.

Situazione ingarbugliata anche in Puglia, dove il candidato in pectore Antonio Decaro non vuole che ci siano i due “past-president” Michele Emiliano e Nichi Vendola, rispettivamente nelle liste Pd e Avs. Due presenze ingombranti, con le quali l’ex sindaco di Bari preferirebbe non dover fare i conti. Avs, però, non è intenzionata a tenere Vendola fuori dalle liste, considerando il valore aggiunto che porta in termini di voti. Su Emiliano si ragiona invece nel Pd: qualcuno ipotizza una norma interna al partito che escluda la candidatura di tutti gli ex presidenti, cosa che escluderebbe anche De Luca in Campania. Ma si dovrà verificare la reazione di due mattatori assai poco abituati a sedersi in panchina.

Più semplice il quadro in Toscana, dove Eugenio Giani non sembra poter essere messo in discussione. Oggi alcuni esponenti locali M5s hanno fatto una dichiarazione per chiedere al Movimento di non allearsi col Pd, ma la coordinatrice regionale Irene Galletti ha invitato tutti alla “responsabilità”, chiedendo “rispetto delle regole condivise e non fughe in avanti”.

Wall Street debole, DJ -0,14%, ma il dollaro vola dopo accordo dazi

Roma, 28 lug. (askanews) – Wall Street incerta all’indomani dell’accordo politico raggiunto tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi commerciali. A fine contrattazioni i maggiori indici dell’azionario Usa risultano contrastati: in calo il Dow Jones con un meno 0,14%, laddove e l’S&P 500 con un più 0,02% e il Nasdaq, più 0,33%, ha chiuso in positivo.

Nel frattempo vola il dollaro, una impennata di quasi l’1,3% che vede l’euro calare a 1,1591 sul biglietto verde in serata, ai minimi da due settimane. Peraltro il rally della valuta statunitense potrebbe anche aver frenato l’azionario.

Oggi il presidente Usa Donald Trump ha puntualizzato che il dazio base per i vari paesi del mondo si attesterà “probabilmente in una forchetta tra il 15 e il 20%”. (fonte immagine: The White House).

Scherma, Italia campione del mondo di sciabola a Tblisi

Milano, 28 lug. (askanews) – Sesta medaglia per la spedizione azzurra nella rassegna mondiale di Tbilisi, la seconda d’oro dopo il fioretto maschile a squadra. E’ ancora il gruppo a premiare l’Italia che nella finale della sciabola a squadre conquista il metallo più prezioso, quello d’oro. Sono Luca Curatoli, Matteo Neri, Michele Gallo e Pietro Torre i protagonisti del successo sull’Ungheria, sconfitta per 45 a 37.

Dopo l’argento preso agli europei di Genova, questa identica composizione della sciabola azzurra si prende anche l’oro mondiale. Un traguardo storico. Perché il metallo più prezioso, agli azzurri della sciabola, mancava addirittura dai mondiali di Mosca 2015; e per giunta è arrivato contro una rivale storica come la squadra ungherese che l’Italia della sciabola non aveva mai sconfitto in una finale mondiale.

Dolci ricordi per Luca Curatoli, che salì sul gradino più alto del podio dieci anni fa insieme ad Aldo Montano, Enrico Berrè e Diego Occhiuzzi; e che lo rifà oggi con Neri, Torre e Gallo. In particolare Gallo è stato l’MVP della finale, dopo che il fenomeno ungherese Szilagyi aveva messo paura in avvio con il 5-2 su Curatoli, replicato poi anche da Rabb contro Neri. Proprio Gallo è styato autore di un controparziale di 11-4 contro Gemesi rimettendo così l’Italia sulla carreggiata giusta. Da lì, gli azzurri, sono sempre riusciti a gestire e incrementare il vantaggio fino al 45 a 37 finale. Italia sul podio anche nel fioretto femminile. Martina Favaretto, Arianna Errigo, Alice Volpi e Anna Cristino sono di bronzo dopo aver superato il Giappone col punteggio di 45 a 30.

Dazi, i tanti nodi ancora da sciogliere nell’accordo Ue-Usa

Roma, 28 lug. (askanews) – Agroalimentare, vini, alcolici, acciaio, alluminio e derivati, ma anche le effettive modalità con cui avverrebbero gli aumenti di importazioni di energia Usa da parte dell’Europa, per centinaia di miliardi (750), strombazzati dal presidente Usa Donald Trump, così come gli aumenti non meno massicci di investimenti Ue verso gli Usa (600 mld). E poi chi entrerà, alla fine, nell’esclusivo “club privé” delle merci a dazi zero, preannunciato dalla presidente della Commisione Ue, Ursula von der Leyen?

Sono numerosi, complessi e potenzialmente oggetto di ulteriori contenziosi – e pressioni da parte delle tante categorie coinvolte – i “dettagli” che restano da regolare e mettere nero su bianco nell’accordo tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi commerciali. Le incognite sono di una portata tale da fare apparire il passaggio di ieri come un atto squisitamente politico, una intesa “quadro”, ad essere ottimisti, su cui resta moltissimo da definire prima di poter ritenere di avere un trattato commerciale vero e proprio.

“E’ il migliore accordo possibile ottenibile in circostanze molto difficili”, ha rivendicato il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, che ha supervisionato le trattative tecniche in questi lunghi mesi. “Noi siamo sicuri al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra commerciale aperta con la gli Usa e se foste stati nella sala ieri dovete sapere che si era partiti con dazi al 30% dal primo agosto”.

Alla fine è stato convenuto un livellamento al 15% sui dazi che verranno praticati sulla maggior parte delle esportazioni Ue verso gli Usa. Ma appunto con una lista rilevante di categorie ancora da regolare. Tra queste, sui beni agroalimentari si continua a negoziare in particolare sui prodotti Usa che verranno esentati da dazi nell’Ue, hanno riferito fonti Ue qualificate, mentre per tutti i “prodotti sensibili” europei (come carne di manzo e pollame, riso, etanolo, zucchero) verrà mantenuta la situazione attuale che li protegge sul mercato interno.

E si sta negoziando sul trattamento che verrà riservato alle esportazioni Ue di vini e alcolici: “le discussioni sono ancora in corso e non abbiamo la sfera di cristallo”, dicono da Bruxelles. Su acciaio, alluminio e derivati esportati dall’Ue, che oggi sono colpiti da dazi Usa del 50%, l’accordo prevede che siano fissate delle quote in base ai dati degli anni scorsi. A quel punto saranno sottoposti a dazi del 15% per le suddette quote “collegate ai livelli storici di commercio”.

L’export di auto Ue verso gli Usa entra invece diretto nell’aliquota generale al 15%. “So che per alcuni magari un altro risultato poteva essere interessante, ma non hanno analizzato i numeri dell’impatto che una guerra commerciale avrebbe creato, noi lo abbiamo fatto e sono sicuro al 100% che questo accordo sia migliore di una guerra aperta”, ha detto ancora Sefcovic, che ha elogiato le doti negoziali di Von der Leyen.

Poi c’è la partita tutta da capire su chi godrà del maxi sconto di zero dazi. L’accordo “prevede un elenco significativo di merci su cui entrambe le parti applicheranno un dazio zero – ha detto Sefcovic – un elenco che rimarrà aperto con possibili ulteriori aggiunte”. (Quasi un invito alle varie industrie a iniziare una gara di lobby per infilarcisi).

Sempre secondo le fonti Ue, nell’agroalimentare i prodotti Usa su cui si sta ancora discutendo eventuali dazi zero – “o molti bassi” e su quote predefinite – sono “pochi” e comunque senza aggirare gli standard di sicurezza Ue. Vi compaiono alcuni prodotti ittici, pesce crudo, trasformati, frutta a guscio, aragoste, formaggi, alcuni latticini, semi e olio soia e mangimi per animali domestici. Insomma pochi ma non pochissimi.

Il punto più importante, hanno sottolineato le fonti della Commissione, è che non è stata fatta alcuna concessione sui prodotti agricoli “sensibili”, per i quali i nostri dazi rimangono invariati e non rientrano nemmeno nei negoziati. Inoltre vengono drasticamente smentite da Bruxelles le indiscrezioni di stampa secondo cui l’Ue avrebbe accettato di capitolare sulla cosiddetta “web tax” e sulle nuove regole per il digitale (Dsa e Dma). “Non c’è assolutamente alcun impegno sulla regolamentazione digitale, sulle tasse digitali che tra l’altro non sono di competenza della Ue”.

Quanto alle reazioni di alcuni Stati Ue a volte non entusiastiche, tra cui la Germania e ancor più la Francia: “sono sempre stati tenuti costantemente aggiornati in ogni fase dei negoziati – ha rimarcato Sefcovic – abbiamo sempre spiegato la complessità della situazione. Il mondo di prima del 2 aprile è alle nostre spalle, quel mondo lì è scomparso e dobbiamo affrontare questa nuova realtà. Un’aperta guerra commerciale, come ho già detto, con dazi al 30% avrebbe creato una pressione drammatica sulle Pmi, con una perdita potenziale di milioni di posti di lavoro. Ecco perché il compito che ci siamo dati era quello di lavorare assieme per evitare questo e trovare un accordo”. (fonte immagine: European Union).

A Roma Wim Mertens in live piano Solo presenta "Range of Robustness"

Roma, 28 lug. (askanews) – Il grande pianista e compositore belga Wim Mertens – mercoledì 30 luglio alla Casa del Jazz per “I Concerti nel Parco” – in Piano Solo presenta “Ranges of Robustness”, il suo ultimo lavoro discografico. Con questo concerto Wim Mertens torna a Roma dopo cinque anni di assenza e un grande sold out alla Cavea del Parco della Musica.

Wim Mertens, nella sua ultra-quarantennale carriera, ha collezionato più di 70 album, che esegue regolarmente dal vivo in tutta Europa, Nord e Centro America, Giappone, Thailandia e Russia. I brani di Ranges of Robustness (2024), esplorano le molteplici forme e gradi della nozione di forza, vigore, resistenza, in sole nove composizioni ne vengono discusse tutte le varianti, secondo le parole di Mertens, “nella forma che il nostro tempo richiede”.

Wim Mertens ha iniziato la sua carriera nel 1980 dopo aver lavorato come musicologo e produttore radiofonico. La sua prima pubblicazione, For Amusement Only, consisteva unicamente nel suono dei flipper. A questo album seguirono At Home-Not at Home (1981), Vergessen (1982), Struggle for Pleasure (1983) e Maximizing the Audience (1984). La sua produzione musicale è accuratamente realizzata con un linguaggio innovativo e con volumi sonori i più diversi, dal solo piano all’orchestra sinfonica.

Festival del Podcasting compie 10 anni, gli eventi tra Roma e Milano

Roma, 28 lug. (askanews) – Il Festival del Podcasting celebra la sua decima edizione con una rassegna diffusa che attraversa l’Italia dal 20 settembre al 4 ottobre 2025 con numerosi eventi in diverse città, culminando con il grande evento finale del Podcast Summit a Milano.

In un momento di forte crescita per l’intero ecosistema audio, il Festival del Podcasting si conferma come punto di riferimento per professionisti, creator, brand, istituzioni e appassionati, con un calendario ricco di presentazioni, talk, corsi, laboratori, panel, workshop, networking e performance dal vivo.

Sotto l’organizzazione e la direzione artistica di Ester Memeo, CEO e Founder di Podstar, durante l’edizione 2025 saranno affrontati i temi più rilevanti dell’attuale panorama del digital audio entertainment, tra cui “Video podcasting: workshop, talk e case history” per imparare a produrre contenuti video-audio in modo strategico; “Intelligenza artificiale applicata al podcasting”, strumenti, esperienze e riflessioni su come l’AI sta trasformando la produzione e la distribuzione; “Podcast e comunicazione sociale”, il ruolo del podcast nella diffusione di tematiche civili, culturali e d’attualità; “Crossmedialità”, ovvero come il podcast dialoga con altri media e linguaggi, creando ecosistemi editoriali e narrativi complessi.

Il 20 settembre gli eventi locali a Roma inizieranno con una rassegna di presentazioni podcast dal vivo e l’assegnazione del Premio dedicato ai migliori podcast sull’innovazione, in collaborazione con Casa delle Tecnologie Emergenti di Roma Capitale e Rome Future Week. Alla Casa del Podcast, a Villa Torlonia, ASSIPOD.org – Associazione Italiana Podcasting, organizza corsi di formazione gratuiti per imparare a fare podcast partendo da zero e masterclass su temi avanzati come il mercato e la produzione di podcast e audiolibri.

Il 30 settembre, in occasione dell’International Podcast Day, si terrà una giornata online con ospiti italiani e internazionali, per esplorare le tendenze globali e confrontarsi con esperienze da tutto il mondo. In quella stessa giornata saranno presentati anche i dati sul mercato del podcast in Italia, grazie alla nuova ricerca NielsenIQ per Audible – società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment di qualità (audiolibri, podcast e serie audio) – con una panoramica aggiornata sull’evoluzione degli ascolti, dei formati e dei comportamenti d’uso.

Il culmine della manifestazione sarà il Podcast Summit a Milano, presso Cascina Triulza – MIND Milano Innovation District, con due giornate: il 3 ottobre, l’evento ospiterà presentazioni e podcast live in collaborazione con 24Ore Podcast – che riunisce tutte le produzioni podcast del Gruppo 24 ORE – e, successivamente, in collaborazione con Acast, anche l’attesa sezione dedicata ai Podcast Emergenti, con la presentazione dei progetti pubblicati nell’ultimo anno. In quella stessa occasione verrà assegnato il Premio Rivelazione dell’anno istituito da Media Key e dedicato al podcast emergente che si è distinto per eccellenza. La giornata si concluderà con l’Aperipodcast, il consueto appuntamento di networking che riunisce community e operatori del settore.

Il 4 ottobre, nella giornata conclusiva del Festival, panel tematici, workshop e performance live di creator e podcaster che porteranno sul palco i propri show in una veste inedita. In questa stessa giornata sarà consegnato il Premio Pod24 da 24Ore Podcast, per riconoscere il lavoro dei migliori podcast indipendenti di reportage e inchiesta.

Tra i primi sponsor e partner dell’edizione 2025 ci saranno Acast, Audible, Yamaha Music Europe GMBH – Branch Italy, ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting, Spotify e Canva, e la partecipazione di YouTube ed Emergency. Confermata la collaborazione con 24Ore Podcast, a testimonianza della crescente attenzione verso il linguaggio del podcast come strumento culturale e sociale. I media partner ufficiali del Festival sono Media Key e Class Editori, a supporto della diffusione dei contenuti e della visibilità dell’intero ecosistema del podcasting italiano.

M.O., Guterres: basta azioni unilaterali, minano la soluzione dei due Stati

Roma, 28 lug. (askanews) – “L’annessione strisciante della Cisgiordania occupata è illegale. Deve cessare. La distruzione totale di Gaza è intollerabile. Deve cessare. Le azioni unilaterali che minerebbero per sempre la soluzione dei due Stati sono inaccettabili. Devono cessare”: è quanto ha detto il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel suo intervento all’apertura dei lavori della conferenza Onu sulla soluzione dei due Stati al conflitto israelo-palestinese.

Per Guterres, “la conferenza può e deve servire come un punto di svolta decisivo, che catalizzi un progresso irreversibile verso la fine dell’occupazione e la realizzazione della nostra aspirazione comune a una soluzione praticabile a due Stati”.

“Israele, Palestina e altri dovranno prendere decisioni difficili lungo questo cammino – ha aggiunto il segretario Onu -, servirà una leadership coraggiosa e basata sui principi da parte di tutti. Siamo qui per incoraggiare e sostenere questo sforzo”.

Claudio Amendola: "Nessuna IA potrà mai fare le battute di mio padre"

Roma, 28 lug. (askanews) – Il nuovo ospite di Tintoria è stato Claudio Amendola – nella puntata registrata il 7 luglio al Teatro Romano di Ostia Antica – che è arrivato al “podcast più rilassato d’Italia” direttamente dal set della nuova stagione de “I Cesaroni”, l’atteso ritorno sullo schermo di cui è sia protagonista che regista. Amendola è stato il protagonista di una puntata a cuore aperto partendo dai ricordi d’infanzia, lui figlio d’arte sia da parte di padre che di madre, arrivando alle avventure dell’adolescenza e della giovinezza. Uno dei simboli più importanti della romanità ha raccontato le sue prime esperienze sul set, l’amicizia con Ricky Memphis nata grazie al Maurizio Costanzo Show, e anche un particolare viaggio in Thailandia insieme a un amico con un finale a sorpresa. Amendola ha visto l’evolversi del cinema dagli anni ottanta fino a oggi, osservando anche tutta la macchina produttiva con uno sguardo privilegiato.

“Nel cinema siamo andati avanti con la tecnologia, avevamo dei riflettori che ci cuocevano. Oggi invece è tutto delicatissimo, la pellicola si impressiona anche solo se le scoreggi sopra. La tecnologia aiuta ma alla fine rimangono sempre e solo le emozioni. Per questo non sono preoccupato riguardo all’intelligenza artificiale, perché so che non potrà mai dire quella battuta come la diceva mio padre, non potrà mai avere l’espressività di Elio Germano e Luca Marinelli. Per fortuna il nostro mestiere è ancora fatto di emozioni. Non c’è computer che possa riprodurre l’artigianalità del cinema”.

La puntata numero 266 è tutto questo, ma anche molto altro e sarà online a partire dalle 12.30 di martedì 29 luglio. Con oltre 250 puntate e più di 100 milioni di visualizzazioni e ascolti, Tintoria è ormai diventato un punto di riferimento nel mondo dei podcast comedy italiani, vincendo infatti anche il prestigioso Premio della Satira Forte dei Marmi e il Premio del pubblico Amazon Music de Il Pod. Tintoria è co-prodotto da The Comedy Club e distribuito su Youtube, sull’app OnePodcast e su tutte le principali piattaforme di streaming audio (Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Google Podcast).

"Ozzy la storia", fuori la nuova biografia firmata da Ken Paisli

Roma, 28 lug. (askanews) – “Ozzy la storia” è il titolo della nuova biografia firmata da Ken Paisli in uscita mercoledì 6 agosto per Il Castello collana Chinaski. A pochi giorni dalla scomparsa del Principe delle Tenebre, torna in libreria la più completa biografia italiana dedicata a Ozzy Osbourne. Esaurite tutte le copie delle precedenti edizioni, l’autore pubblica una nuova versione aggiornata al 2025 e corredata da una ampia galleria fotografica con decine di scatti dedicati all’artista.

L’intensa parabola umana e artistica di Ozzy Osbourne raccontata per la prima volta nella sua interezza, in un libro aggiornato che fa ordine tra i più autorevoli documenti sulla star mondiale del rock: dall’infanzia difficile nei sobborghi di Birmingham (UK) alla gioventù scapestrata; dagli esordi nei pub alla consacrazione dei Black Sabbath, ponendo le basi dell’heavy metal con capolavori come “Paranoid” e “Master of Reality”. Un’ascesa che si arresta di colpo quando, licenziato dalla band, Oz si rifugia negli eccessi di Los Angeles. Lo salva la manager e futura moglie Sharon Arden: è il 1979. Da lì esplode la carriera solista, con classici quali “Blizzard of Oz” passando per “No More Tears” fino all’ultimo “Ordinary Man” del 2020, attraversando quarant’anni di hard rock e anticipandone spesso le tendenze.

Voce unica e inimitabile, senza mai prendersi sul serio Ozzy è stato anche uno scopritore di talenti cresciuti sotto la sua ala nera: dai compianti Randy Rhoads (Quiet Riot) e Randy Castillo (Lita Ford) ai brillanti Zakk Wylde (Black Label Society) e Mike Inez (Alice In Chains). Una rassegna che scandaglia successi e tragedie, follie e risvolti affettivi di un uomo umile e legato alla famiglia ma, spesso, pericolosamente sul baratro. “Ozzy la storia” è anche un documento corale, pagine dense di aneddoti e curiosità messi in scena dai suoi colleghi, che conducono la narrazione verso scenari inaspettati, illuminando le ombre degli eventi per restituirne i passaggi più significativi: dai Black Sabbath ai partner nella carriera solista, dai Motley Crüe ai Guns N’ Roses, dai Motorhead alle icone del rock Anni ’90.

Ci sono pure i figli a farne un ritratto sincero, andando oltre i dietro le quinte della serie TV “The Osbournes” per accompagnarci lungo le vicissitudini di un padre amorevole. Un volume che asseconda gli umori del protagonista, sbandando con lui tra risate e lacrime, dischi e tournée, slanci e riflessioni su un’epopea planetaria, quella di un artista senza filtri che ha saputo connettersi naturalmente con intere generazioni, accompagnando per mano il lettore come se fosse un vecchio amico cui confessare un lascito irripetibile.

Con uno stile tagliente e diretto, Paisli demolisce miti, esagera verità e analizza ogni caduta (fisica o artistica) di Mr Ozzy Osbourne, fino all’ultimo grande show con i Black Sabbath e l’improvvisa ma non inaspettata scomparsa. “Ozzy la storia” è un libro per chi ama la musica, ma odia le agiografie zuccherose. Per chi sa che dietro ogni “Principe delle Tenebre” c’è un bambino smarrito con una bottiglia di whisky e un’idea sbagliata di immortalità. Nel volume poi sono inclusi 20 approfondimenti sulla sua discografia, dai Sabbath a quella solista, con la prefazione a cura del giornalista Stefano Cerati.

Ucraina, Trump: la Russia ha 10-12 giorni per il cessate il fuoco

Roma, 28 lug. (askanews) – “Fisserò una nuova scadenza di 10 o 12 giorni a partire da oggi. Non c’è motivo di aspettare, non c’è motivo di aspettare. Sono 50 giorni, vorrei essere generoso, ma non vediamo alcun progresso” da parte della Russia sul cessate il fuoco in Ucraina. Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump in conferenza stampa col premier britannico Keir Starmer dopo il loro incontro bilaterale in Scozia rispondendo ai cronisti in merito all’accorciamento – annunciato poco prima – della scadenza di 50 giorni che aveva dato lo scorso 14 luglio alla Russia, con l’imposizione di pesanti dazi se non si fosse raggiunto un accordo di cessate il fuoco con l’Ucraina.

Gli Smashing Pumpkins chiudono l’11esima ed. di Unaltrofestival

Milano, 28 lug. (askanews) – Si conclude con l’imperdibile live degli Smashing Pumpkins l’undicesima edizione di Unaltrofestival che per il 2025 si è rinnovato abbracciando nuove location per offrire al pubblico un’esperienza ancora più coinvolgente e unica.

Dopo dieci anni di straordinari concerti al Circolo Magnolia di Segrate, la storica venue è stata affiancata quest’anno da due nuovi spazi di Milano: il Carroponte – un luogo iconico a pochi chilometri dal cuore della città – e il Parco della Musica – situato a Segrate e immerso in 70.000 metri quadrati di verde. Questo ampliamento ha rappresentato un passo significativo per Unaltrofestival che ha ospitato quindi un numero maggiore di esibizioni live e che lo conferma come uno degli appuntamenti musicali più importanti e attesi dell’estate italiana.

Unaltrofestival, infatti, si è affermato negli anni come un punto di riferimento imprescindibile per la musica live internazionale in Italia e ha ospitato nomi del calibro di The Lumineers, Tame Impala, MGMT, Hozier, Anna Calvi, Editors e tantissimi altri. Grazie a una selezione artistica sempre attenta alle tendenze globali e alla capacità di portare sul palco alcuni degli artisti più influenti della scena alternativa e contemporanea, con un mix unico di nomi iconici e nuove promesse, il festival continua a essere uno spazio di scoperta, innovazione e connessione tra il pubblico italiano e il meglio della musica internazionale

A rendere questa edizione ancora più speciale, è stata una line up d’eccezione con alcuni tra i più grandi nomi della scena internazionale: Massive Attack, Fontaines d.C., che hanno già registrato il sold out, e the Smashing Pumpkins.

I leggendari The Smashing Pumpkins, capitanati da Billy Corgan, saliranno sul palco del Parco della Musica il 30 luglio, suonando dal vivo i più grandi successi e presentando il nuovo album “Aghori Mhori Mei”, uscito nell’agosto 2024. Nati nei primi anni ’90 sotto l’ardente guida del geniale e carismatico Corgan, hanno saputo sfidare ogni etichetta, attraversando generi e decadi con una capacità camaleontica che poche band possono vantare. Dai suoni distorti e sognanti di capolavori come “Siamese Dream” (1993) fino all’epica sinfonia di “Mellon Collie and the Infinite Sadness” (1995), la band ha creato un universo sonoro unico: un mix travolgente di grunge, shoegaze, heavy metal, psichedelia e orchestrazioni maestose. In un’epoca dove il rock sembrava già definito, i Pumpkins hanno scompaginato le regole, diventando simboli di innovazione @Parco Della Musica di Milano, Via Enzo Jannacci Segrate (MI) Biglietti: Ticketmaster – Ticketone – Vivaticket

Unaltrofestival si è affermato negli anni come un punto di riferimento imprescindibile per la musica live internazionale in Italia e ha ospitato nomi del calibro di The Lumineers, Tame Impala, MGMT, Hozier, Anna Calvi, Editors e tantissimi altri.

Con un’offerta musicale sempre più variegata e una proposta artistica che punta sulla qualità e sull’innovazione, Unaltrofestival continua a scrivere un nuovo capitolo nella sua storia, consolidando il suo ruolo di riferimento per gli amanti della musica dal vivo.

Per Geolier arriva la tripletta allo Stadio Maradona di Napoli

Milano, 28 lug. (askanews) – Dopo il sold out del 26 giugno e il tutto esaurito raggiunto ieri anche per il 27, Geolier annuncia una terza data allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli: si aggiunge così al calendario del tour “Geolier Stadi 2026” anche il 28 giugno 2026.

La notizia è arrivata ieri sera con un video pubblicato sui suoi canali social, all’indomani della seconda delle due serate all’Ippodromo di Agnano, dove Geolier ha messo in scena due show imponenti, registrando primati su primati, che confermano un percorso inarrestabile per il rapper.

Dopo che nel 2023 aveva già conquistato tre Maradona sold out (un traguardo che nessun artista italiano e internazionale ha ancora raggiunto), Geolier continua a macinare successi, pronto per il suo primo tour negli stadi, che lo vedrà protagonista a San Siro a Milano, all’Olimpico a Roma e al Franco Scoglio a Messina prima di tornare nella sua Napoli per una serie di appuntamenti già entrati nella leggenda.

In attesa dell’attesissimo debutto negli stadi nel 2026, l’estate del rapper napoletano prosegue in tutta Italia, fino alla chiusura sold out del 27 settembre all’Arena di Verona.

Annalisa annuncia l’uscita dell’album "Ma io sono fuoco"

Milano, 28 lug. (askanews) – “Ma io sono fuoco” è il titolo scelto da Annalisa per il suo nuovo progetto discografico che verrà pubblicato nell’autunno 2025.

Un titolo che suona come una risposta, ma anche come una dichiarazione di identità. Fuoco come scintilla creativa e soprattutto trasformazione; con queste parole, infatti, annuncia sui social la prossima uscita, lasciando spazio all’immaginazione: “Quando è tutto da rifare, io mi posso trasformare, pensi che mi faccia male, ma io sono fuoco”

Il singolo che ha dato il via al suo nuovo corso musicale è “Maschio” che, pubblicato a maggio, ha raggiunto il numero 1 della classifica radiofonica e si è mantenuto stabile nella Top 10 della classifica FIMI per settimane, facendole raggiungere il record come donna italiana con il maggior numero di ingressi nella Top 10 della classifica FIMI, e ora la cantautrice è pronta a tornare con un nuovo, attesissimo progetto discografico.

Annalisa, inoltre, sarà live dal 15 novembre con il “CAPITOLO I” del suo nuovo viaggio nei principali Palasport italiani (organizzato da Friends & Partners)

Questo il calendario completo, info  friendsandpartners.it: sabato 15 novembre @Jesolo (VE)- Palazzo del Turismo (data zero) Domenica 16 novembre @Jesolo (VE)- Palazzo del Turismo martedì 18 novembre @Padova – Kioene Arena venerdì 21 novembre @Roma – Palazzo dello Sport Sabato 22 novembre @Roma – Palazzo dello Sport lunedì 24 novembre @Firenze – Nelson Mandela Forum venerdì 28 novembre @Milano – Unipol Forum SOLD OUT Sabato 29 novembre @Milano – Unipol Forum martedì 2 dicembre @ Eboli (ASA) – Palasele venerdì 5 dicembre @Bari – Palaflorio Sabato 6 dicembre @Bari – PalaFlorio NUOVA DATA mercoledì 10 dicembre @Bologna – Unipol Arena sabato 13 dicembre @Torino – Inalpi Arena

Con un totale di 52 Platini, 13 Oro, Annalisa è la donna più certificata del 2024, oltre 200 mila biglietti venduti nei live del 2024, prima artista femminile ad entrare nella classifica Top 100 di Billboard Usa e ai vertici della classifica annuale. Con il sesto Disco di Platino di “Mon Amour” Annalisa è la prima donna solista a raggiungere questo risultato. Dopo un tour di sold out e di successi ha annunciato il Capitolo 1 del nuovo corso con una serie di concerti nei palasport italiani a novembre 2025.

Traforo del Frejus: aperta al traffico la seconda canna

Milano, 28 lug. (askanews) – La seconda canna del Traforo del Frejus è ufficialmente aperta al traffico. La cerimonia di apertura si è svolta a Bardonecchia alla presenza dei ministri dei Trasporti di Italia e Francia, Matteo Salvini e Philippe Tabarot.

Il progetto di ampliamento del valore di 700 milioni di euro è stato realizzato dalle due concessionarie, la francese Sftrf e l’italiana Sitaf, parte del gruppo Astm e concessionaria dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia e del Traforo del Frejus.

Con 12,9 km di lunghezza e 8 metri di diametro, la nuova canna si affianca a quella esistente, rendendo il Traforo del Frejus la più lunga galleria stradale europea a doppia canna Garantiti i più elevati standard di sicurezza, con 34 rifugi pedonali, 9 by-pass carrabili e un Posto di Controllo Centralizzato di ultima generazione, posizionato all’ingresso del tunnel lato Italia che gestisce i sistemi di ventilazione, della segnaletica e degli impianti di sicurezza. Inoltre sono state realizzate sei stazioni tecniche dedicate alla gestione e al controllo dell’esercizio impiantistico delle due gallerie che ne garantiscono il corretto funzionamento.

Il sistema di ventilazione della galleria G2 è di tipo longitudinale e viene garantita con acceleratori installati in volta. Sono inoltre presenti due centrali di estrazione massiva, capaci di allontanare rapidamente i fumi in caso di incendio, mantenendo condizioni di sicurezza per l’evacuazione e l’intervento dei soccorsi.

Il nuovo tunnel consente la separazione dei flussi di traffico, rafforza ulteriormente il ruolo strategico del Traforo del Frejus che collega l’Italia (Bardonecchia) alla Francia (Modane), consolidando il suo ruolo centrale nella mobilità europea e nel corridoio Ten-T Mediterraneo.

Trump: sono deluso da Putin. Gli darò meno di 50 giorni

Roma, 28 lug. (askanews) – “Sono deluso dal presidente Putin, abbiamo discusso” spesso “e pensavamo di aver risolto la questione diverse volte e poi Putin esce e inizia a lanciare razzi su alcune città, come Kiev, e uccide molte persone”. Lo ha detto, riferendosi alla prospettiva di un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, il presidente Usa Donald Trump dopo aver accolto il premier britannico Keir Starmer nel suo campo da golf di Turnberry, in Scozia, per un incontro bilaterale.

Trump, riporta il Telegraph, ha poi sottolineato che avrebbe ridotto l’ultimatum di 50 giorni che aveva dato lo scorso 14 luglio alla Russia, con l’imposizione di pesanti dazi se Mosca non avesse raggiunto un accordo di cessate il fuoco con l’Ucraina: “Ridurrò i 50 giorni che gli avevo dato a un numero inferiore”, ha affermato Trump, senza indicare una nuova scadenza.

Nuoto, Ceccon bronzo ai mondiale nei 50 farfalla

Roma, 28 lug. (askanews) – Thomas Ceccon è medaglia di bronzo nei 50 farfalla ai mondiali di Singapore. Migliorato il record italiano, con l’azzurro che prosegue la sua striscia di medaglie nelle competizioni importanti. Il 24enne di Schio – tesserato per Fiamme Oro e Leosport, allenato al Centro Federale di Verona da Alberto Burlina – tocca in 22″67 e lima il 22″68 registrato a Fukuoka nel 2023 per il titolo iridato. Un tempo sensazionale, considerando una lieve incertezza avuta al momento del tuffo. L’oro, meritato, è del francese Maxime Grousset – in testa fin dalle batterie – in 22″48; l’argento dello svizzero No Ponti. “Sono entrato in acqua un po’ storto e non sono stato perfetto. Mi dispiace perché la condizione c’è e avrei potuto vincere l’oro – racconta il campione azzurro – Sarebbe stato possibile se il calendario fosse stato invertito: vale a dire con la finale dei 50 farfalla, prima della semifinale dei 100 dorso. Sono comunque felice, ripeto, perché mi sento bene in acqua e credo che si sia visto. Ho ancora tante gare in cui poter far bene”.

Trump vede Starmer in Scozia. Su Gaza: qualcuno dovrebbe ringraziarci per gli aiuti

Roma, 28 lug. (askanews) – Gli Stati Uniti hanno donato molto denaro per Gaza e nessuno ha nemmeno ringraziato. Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump dopo aver accolto il premier britannico Keir Starmer nel suo campo da golf di Turnberry, in Scozia, per un incontro bilaterale. “Come sapete – ha spiegato Trump, così come riporta il Telegraph -, abbiamo dato molti soldi a Gaza per il cibo e tutto il resto. Molti di quei soldi sono stati rubati da Hamas, così come molto cibo. Ma siamo molto coinvolti e penso che sia uno dei motivi per cui sono qui”. Con Starmer, ha proseguito Trump, “parleremo di Gaza”, ma sul riconoscimento dello stato palestinese “non prenderò posizione. E non mi dispiace che (Starmer, Ndr) prenda posizione. Voglio che la gente abbia da mangiare in questo momento, per me questa è la posizione numero uno. Perché c’è molta gente che muore di fame. Gli Stati Uniti, proprio un paio di settimane fa, hanno donato 60 milioni di dollari. Sono un sacco di soldi, ma nessuno ha detto nemmeno grazie, qualcuno dovrebbe dire grazie. Le altre nazioni dovranno farsi avanti. Quando ho parlato con Ursula (Von der Leyen NdR), ha detto che le nazioni europee faranno un passo avanti in modo sostanziale”.

Dazi, Sefcovic: senza accordo, commercio Ue-Usa si sarebbe bloccato

Milano, 28 lug. (askanews) – L’alternativa a una intesa sui dazi raggiunta con gli Usa, ovvero una guerra commerciale, “può tentare alcuni, ma comporta gravi conseguenze. Con i dazi almeno al 30%, il nostro commercio transatlantico si sarebbe completamente bloccato, mettendo a grave rischio 5 milioni di posti di lavoro”. Lo ha detto il commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, nel corso di una conferenza stampa all’indomani dell’intesa sui dazi. “Le nostre aziende, il nostro sistema imprenditoriale ci hanno inviato un messaggio unanime, ossia evitare l’escalation e lavorare verso una soluzione che fornisca risultati immediati”, ha spiegato.

M.O., Società San Vincenzo De Paoli lancia raccolta fondi per Gaza

Roma, 28 lug. (askanews) – La Federazione Nazionale Italiana della Società di San Vincenzo De Paoli ODV, attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo, ha avviato una raccolta fondi straordinaria per sostenere la popolazione di Gaza, colpita da una crisi umanitaria senza precedenti. Stando a quanto riferito in un comunicato, l’iniziativa, in collaborazione con il Patriarcato Latino di Gerusalemme, risponde all’appello urgente del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, che ha definito gli aiuti “una questione di vita o di morte”.

“Non possiamo restare indifferenti di fronte alla sofferenza dei più vulnerabili”, ha dichiarato la presidente Paola Da Ros.

“In questo tempo segnato da dolore e smarrimento, riaffermiamo con forza il valore della solidarietà concreta e della fratellanza tra popoli”, ha sottolineato Giancarlo Salamone, Responsabile Nazionale del Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo. L’intervento della Società di San Vincenzo De Paoli punta a garantire cibo, acqua potabile e cure mediche a migliaia di civili e minori rimasti soli.

Le donazioni possono essere effettuate con causale “Emergenza Gaza” tramite conto bancario o postale. Tutti i dettagli sono disponibili su: https://www.sanvincenzoitalia.it/emergenza-gaza-lappello Ogni contributo può fare la differenza.

Nuoto, Martinenghi argento ai mondiali nei 100 rana

Roma, 28 lug. (askanews) – Nicolò Martinenghi torna sul podio mondiale e lo fa con un argento che sa di riscatto. Il 25enne fuoriclasse varesino ha conquistato il secondo posto nei 100 metri rana ai Mondiali di nuoto di Singapore, toccando la piastra in 58″58. Una prestazione superba che conferma il suo valore ai vertici globali, dopo il trionfo olimpico di Parigi 2024, e che scaccia via le incertezze di una vigilia travagliata. L’oro è andato al cinese Qin Hayang, autore di un’ottima prova in 58″23. Sul podio, terzo posto per il kirghiso Denis Petrashov (58″88). Da segnalare anche l’ottimo quinto posto di Ludovico Viberti, che ha fermato il cronometro a 59″08, confermando l’ottimo stato di forma del nuoto italiano nella rana.

L’accesso alla finale per Martinenghi non è stato privo di brividi. Il campione azzurro aveva rischiato la squalifica in semifinale, ma è stato riammesso dopo un ricorso, qualificandosi con il secondo tempo (58″62) davanti al compagno di squadra Ludovico Viberti, autore del suo personale in 58″89.

La finale ha visto un Martinenghi aggressivo sin dalla partenza, uscito per primo dalla subacquea e capace di prendere un netto margine su Qin Hayang nella prima vasca, virando al comando. Nel ritorno, però, il portacolori del Circolo Canottieri Aniene ha subito il prepotente rientro del cinese, che ha completato il sorpasso negli ultimi dieci metri, chiudendo con trentacinque centesimi di vantaggio sull’azzurro.

Al termine della gara, un emozionatissimo Martinenghi ha raccontato la sua difficile notte ai microfoni di Rai Sport: “Ho trascorso tutta la notte al bagno perché probabilmente sono stato vittima di un’intossicazione alimentare. Mi sono così presentato qui vuoto dentro, ma pieno nella testa e nel cuore. Stanotte ho pensato di non farcela, ma il fatto di rappresentare l’Italia in questa gara mi ha spinto ad andare oltre. Mi spiace solo che potevo valere di più, ma non ho sprecato questa occasione e oggi sono al settimo cielo per come sia andata”.

Dazi, Schlein: l’accordo è una resa alle imposizioni Usa, governo subalterno

Roma, 28 lug. (askanews) – “Quello raggiunto dall’UE con Trump non è un buon accordo come sostiene il governo Meloni. Ha i tratti di una resa alle imposizioni americane, dovuta al fatto che il governo italiano insieme ad altri governi nazionalisti totalmente subalterni a Trump, hanno spinto per una linea morbida e accondiscendente che ha minato l’unità europea e indebolito la posizione negoziale dell’UE”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein secondo la quale “il 15% di dazi senza alcuna reciprocità sulla stragrande maggioranza dei prodotti italiani, unito alla svalutazione del dollaro, porterà a danni da stimare attentamente ma secondo le prime stime superiori ai 20 miliardi di export e a oltre centomila posti di lavoro a rischio”.

“A questo aggiungiamo l’impegno per maggiori acquisti europei di energia e di armamenti in USA pari a 750 miliardi, più 600 miliardi di investimenti delle imprese europee in USA. Anziché lottare per rinnovare i 750 mld di investimenti comuni europei del Next Generation EU, Meloni e i suoi sodali ne regalano uno identico per portata agli Stati Uniti di Trump. Noi avevamo ottenuto risorse per l’Italia, mentre i nazionalisti li regalano a Trump – attacca la segretaria dem -. E tutto questo dopo aver già ceduto sulla esenzione dalla tassa minima globale per le multinazionali americane e l’assurdo aumento delle spese militari al 5%. Altro che ponte con gli Usa, questa amicizia a senso unico di Meloni con Trump avrà un costo altissimo per le imprese e lavoratori italiani. Il governo italiano chiarisca subito quali misure intende mettere in campo per attutire i danni e rilanciare la domanda interna”.

Dazi, Schlein: accordo è resa a imposizioni Usa, governo subalterno

Roma, 28 lug. (askanews) – “Quello raggiunto dall’UE con Trump non è un buon accordo come sostiene il governo Meloni. Ha i tratti di una resa alle imposizioni americane, dovuta al fatto che il governo italiano insieme ad altri governi nazionalisti totalmente subalterni a Trump, hanno spinto per una linea morbida e accondiscendente che ha minato l’unità europea e indebolito la posizione negoziale dell’UE”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein secondo la quale “il 15% di dazi senza alcuna reciprocità sulla stragrande maggioranza dei prodotti italiani, unito alla svalutazione del dollaro, porterà a danni da stimare attentamente ma secondo le prime stime superiori ai 20 miliardi di export e a oltre centomila posti di lavoro a rischio”.

“A questo aggiungiamo l’impegno per maggiori acquisti europei di energia e di armamenti in USA pari a 750 miliardi, più 600 miliardi di investimenti delle imprese europee in USA. Anziché lottare per rinnovare i 750 mld di investimenti comuni europei del Next Generation EU, Meloni e i suoi sodali ne regalano uno identico per portata agli Stati Uniti di Trump. Noi avevamo ottenuto risorse per l’Italia, mentre i nazionalisti li regalano a Trump – attacca la segretaria dem -. E tutto questo dopo aver già ceduto sulla esenzione dalla tassa minima globale per le multinazionali americane e l’assurdo aumento delle spese militari al 5%. Altro che ponte con gli Usa, questa amicizia a senso unico di Meloni con Trump avrà un costo altissimo per le imprese e lavoratori italiani. Il governo italiano chiarisca subito quali misure intende mettere in campo per attutire i danni e rilanciare la domanda interna”.

Schlein aggiunge: “Giorgia Meloni farebbe bene a iniziare già da adesso a preoccuparsi di come porre rimedio agli effetti economici della sua subalternità ideologica. E L’Unione Europea ora capisca che se non rimette in campo investimenti comuni europei per un grande piano industriale, sociale e ambientale europeo rischiamo di essere travolti”.

Dazi, fonti Ue: i dettagli da negoziare, sul vino discussioni in corso

Bruxelles, 28 lug. (askanews) – La Commissione europea si aspetta che “entro questa settimana” sia pubblicata una dichiarazione congiunta Stati Uniti-Ue con le cifre e gli impegni concordati dal presidente Usa, Donald Trump, e dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen nell’accordo sui dazi negoziato ieri in Scozia. Lo hanno precisato oggi a Bruxelles fonti qualificate dell’Esecutivo Ue, spiegando che la dichiarazione non sarà, di per sé, giuridicamente vincolante, ma dovrà essere tradotta in atti esecutivi da parte degli Usa e in altre iniziative autonome da parte della Commissione, di cui vanno ancora definite con precisione le basi giuridiche, ma che dovrebbero comunque essere approvate a maggioranza qualificata dagli Stati membri.

La dichiarazione congiunta non conterrà tutti i dettagli dell’accordo complessivo sui dazi con gli Usa, molti dei quali verranno definiti in seguito, in particolare riguardo ai prodotti alimentari e alcolici, all’acciaio e alluminio e ai prodotti farmaceutici.

Sui prodotti agroalimentari, si continua a negoziare in particolare sui prodotti Usa che verranno esentati da dazi nell’Ue (come soia, mandorle, carne di bisonte), mentre per tutti i “prodotti sensibili” europei (come carne di manzo e pollame, riso, etanolo, zucchero) verrà mantenuta la situazione attuale che li protegge sul mercato interno; in generale, per tutti i prodotti agroalimentari non verranno toccati gli standard Ue di qualità e le norme fitosanitarie.

Si sta negoziando sul trattamento che verrà riservato alle esportazioni Ue verso gli Usa di vini e alcolici. “Le discussioni sono ancora in corso e non abbiamo la sfera di cristallo, quindi non possiamo dire quando tutto questo potrebbe concretizzarsi. Possiamo solo dire che sembra che siamo più avanti sui superalcolici che sul vino, ma stiamo continuando a impegnarci in questo ambito”, hanno detto le fonti.

Sui prodotti farmaceutici, le fonti della Commissione hanno confermato che, quando l’Amministrazione Usa terminerà la sua indagine in corso (ex sezione 232 del “Trade Expansion Act”), qualunque sia la conclusione e i nuovi dazi che verranno imposti a livello globale, per le importazioni dall’Ue si applicherà al massimo il 15%.

Su acciaio, alluminio e derivati esportati dall’Ue, che oggi sono colpiti da dazi Usa del 50%, l’accordo prevede che siano fissate delle quote, in base ai dati degli anni scorsi, riguardo alle importazioni negli Usa, e che a quel punto siano fissati i nuovi dazi del 15% per acciaio e alluminio europei. “Ieri – hanno riferito le fonti – si è tenuta una negoziazione a livello di leader su acciaio e alluminio e non ci si può aspettare che i leader inizino a negoziare anche sulle quote d’importazione per l’acciaio; ma hanno raggiunto un accordo per cui in futuro avremo un sistema di quote tariffarie per l’acciaio, collegate ai livelli storici di commercio”.

I dettagli “devono ancora essere negoziati”, e i dazi del 15% basati sulle quote “non potranno essere in vigore all’inizio di agosto, quando ci aspettiamo che entrino in vigore i tassi generalizzati del 15%, introdotti tramite ordini esecutivi Usa”. L’accordo su acciaio e alluminio è anche legato all’intesa che l’Ue e gli Usa concluderanno per affrontare la situazione di sovraccapacità sul mercato globale,” qualcosa di cui i dettagli devono ancora essere definiti”.

Consulta: è illegittimo il tetto retributivo di 240mila euro per il pubblico impiego

Roma, 28 lug. (askanews) – La Corte costituzionale, con la sentenza n. 135 del 2025, pur ribadendo che la previsione di un “tetto retributivo” per i pubblici dipendenti non contrasta di per sé con la Costituzione, ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 13, comma 1, del decreto-legge n. 66 del 2014, come convertito, che l’ha fissato nel limite di 240.000 euro lordi anziché nel trattamento economico onnicomprensivo spettante al primo presidente della Corte di cassazione. È in base a tale parametro, come fino al 2014, che il “tetto” dovrà essere definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.

Il limite massimo retributivo era stato introdotto con il decreto-legge n. 201 del 2011, come convertito, per tutti coloro che ricevono emolumenti o retribuzioni a carico delle finanze pubbliche, mediante rinvio allo stipendio del primo presidente della Corte di cassazione.

Con il decreto-legge n. 66 del 2014 il “tetto retributivo” è stato invece determinato nel suo ammontare in misura fissa, con una significativa decurtazione del trattamento economico di alcuni magistrati.

Per i primi anni in cui la norma ha trovato applicazione essa è stata ritenuta non costituzionalmente illegittima poiché considerata una misura straordinaria e temporanea, giustificata dalla situazione di eccezionale crisi finanziaria in cui versava il Paese. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, essa ha definitivamente perso quel requisito di temporaneità, posto a tutela della indipendenza della magistratura e necessario ai fini della sua compatibilità costituzionale.

L’odierna pronuncia si pone in linea con i principi ai quali si ispirano plurimi ordinamenti costituzionali di altri Stati. Nello stesso senso, del resto, si è espressa la Corte di giustizia dell’Unione europea, con la sentenza del 25 febbraio 2025 (grande sezione, cause C-146/23 e C-374/23), nella quale è stata analogamente censurata la riduzione del trattamento retributivo dei magistrati.

La Corte costituzionale ha inoltre ritenuto che l’incostituzionalità della citata norma, in ragione del carattere generale del “tetto retributivo”, non possa che operare in riferimento a tutti i pubblici dipendenti.

Trattandosi di una incostituzionalità sopravvenuta, la declaratoria di illegittimità non è retroattiva e produrrà i suoi effetti solo dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.

Sefcovic (Ue): senza accordo sui dazi il commercio Ue-Usa sarebbe bloccato

Milano, 28 lug. (askanews) – L’alternativa a una intesa sui dazi raggiunta con gli Usa, ovvero una guerra commerciale, “può tentare alcuni, ma comporta gravi conseguenze. Con i dazi almeno al 30%, il nostro commercio transatlantico si sarebbe commpletamente bloccato, mettendo a grave rischio 5 milioni di posti di lavoro”. Lo ha detto il commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, nel corso di una conferenza stampa all’indomani dell’intesa sui dazi. “Le nostre aziende, il nostro sistema imprenditoriale ci hanno inviato un messaggio unanime, ossia evitare l’escalation e lavorare verso una soluzione che fornisca risultati immediati”, ha spiegato.

Tv, a ottobre arriva "It: Welcome to Derry": la serie da Stephen King

Roma, 28 lug. (askanews) – Arriverà da ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW “It: Welcome to Derry”, l’attesa serie drammatica HBO e Sky Exclusive, targata Warner Bros. Television, basata sul romanzo best seller, pubblicato nel 1986, del maestro dell’horror contemporaneo Stephen King.

La serie, diretta in gran parte da Andy Muschietti, e da lui sviluppata insieme a Barbara Muschietti (It, It – Capitolo due, The Flash) e Jason Fuchs (It – Capitolo due, Wonder Woman, Argylle), è ambientata nell’universo di It di Stephen King.

“It: Welcome to Derry” espande la visione cinematografica creata dal regista Andy Muschietti nei suoi precedenti lungometraggi “It” (2017) e “It – Capitolo due” (2019), entrambi dedicati a questa storia di paura e amicizia.

Del cast della serie fanno parte Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso, Bill Skarsgard.

Tv, a ottobre arriva "Welcome to Derry": la serie da Stephen King

Roma, 28 lug. (askanews) – Arriverà da ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW “Welcome to Derry”, l’attesa serie drammatica HBO e Sky Exclusive, targata Warner Bros. Television, basata sul romanzo best seller, pubblicato nel 1986, del maestro dell’horror contemporaneo Stephen King.

La serie, diretta in gran parte da Andy Muschietti, e da lui sviluppata insieme a Barbara Muschietti (It, It – Capitolo due, The Flash) e Jason Fuchs (It – Capitolo due, Wonder Woman, Argylle), è ambientata nell’universo di It di Stephen King.

“Welcome to Derry” espande la visione cinematografica creata dal regista Andy Muschietti nei suoi precedenti lungometraggi “It” (2017) e “It – Capitolo due” (2019), entrambi dedicati a questa storia di paura e amicizia.

Del cast della serie fanno parte Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso, Bill Skarsgard.

Teatro, Vincenzo Salemme in tournée con "Ogni promessa è debito"

Roma, 28 lug. (askanews) – Dopo il successo della stagione invernale nei principali teatri italiani, Vincenzo Salemme torna con la sua nuova commedia “Ogni promessa è debito” in una tournée estiva che toccherà numerose location della Penisola, da Caserta a Lecce, da Trani a Roma, con il gran finale a Napoli.

“Il voto religioso, la promessa di donare una cospicua cifra in danaro alla Santa protettrice del proprio paese, valgono comunque, anche se fatti da un sonnambulo in dormiveglia? – si chiede Salemme nello spettacolo – è proprio quello che accade a Benedetto Croce, proprietario di una piccola pizzeria sulla spiaggia di Bacoli. L’uomo, a bordo di una barca, finisce sugli scogli, ritrovandosi disperso in mare insieme ai suoi figli e al suo cameriere di sala. Privo di sensi, per un colpo in testa, durante l’incidente, riesce a rivolgersi a Sant’Anna e lancia un messaggio alla radio di bordo: ‘Vi prego, se venite a salvarci, io faccio un voto a Sant’Anna, prometto di donare 5.557.382 euro e 60 centesimi!’. Una barca raccoglie il suo appello e li soccorre. Il fatto è che Benedetto Croce, una volta risvegliatosi dallo svenimento, non ricorda proprio nulla di tutto questo. Ma, una volta tornato a casa, tutti gli chiedono di quel voto…”.

“La domanda vera è: perché, seppure da sonnambulo, decidere di donare una cifra così alta e soprattutto così precisa al centesimo? Questi soldi esistono o sono solo il frutto di una inspiegabile e oscura spinta dell’inconscio? Come farà Benedetto a districarsi fra tutte queste domande? Soprattutto come farà a sottrarsi alla regola non scritta nel codice legale, ma in quello dell’etica popolare che ci obbliga a rispettare le promesse solenni perché come sappiamo bene'”ogni promessa è debito!!?'”.

“Ogni promessa è debito”, scritta e diretta da Vincenzo Salemme, è prodotta da Chi è di scena, il tour italiano è organizzato e distribuito da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci e Stefano Francioni Produzioni. Biglietti in vendita su Ticketone.it. Il tour partito da Caserta, prosegue a Lecce dal 3 agosto, il 4 agosto sarà a Trani, il 10 agosto a Sabaudia, l’8 settembre a Macerata, il 10 settembre a Pisa, il 13 a Roma e il 20 e 21 a Napoli.

Dazi, Tajani: vero tema euro-dollaro, Bce riduca tassi

Roma, 28 lug. (askanews) – E’ necessario “parlare del rapporto euro-dollaro questo è il nodo principale da affrontare perché il dollaro si è svalutato circa del 17%. E’ lì che bisogna incidere”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante una conferenza stampa nella sede di Forza Italia.

“Sono settimane che chiedo alla Bce di intervenire su questo tema che riguarda gli USA ma tutto il commercio internazionale, ritengo si debba ridurre ancora il costo del denaro: ora siamo al 2 si può arrivare anche a 0 e al quantitative easing , cioè l’acquisto di titoli da parte della Bce per ridurre la forza dell’euro e rendere più competitivo i i prodotti europei e fare un tesoretto utile per sostenere le imprese”, ha detto il vicepremier.

Medioriente, all’Onu conferenza sulla soluzione a 2 Stati: Usa assenti

Roma, 28 lug. (askanews) – La Francia e l’Arabia Saudita copresiedono da oggi a New York una riunione dell’Assemblea Generale dell’ONU per discutere le possibilità di concreta attuazione della soluzione a due Stati, israeliano e palestinese, in un momento di forte tensione internazionale per il conflitto a Gaza e sulla questione del riconoscimento della Palestina in particolare.

L’iniziativa, che sembrava destinata a rimanere marginale, ha acquisito nuovo rilievo dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina a settembre. L’annuncio ha spinto altri Paesi a valutare un’iniziativa e ha suscitato una dura reazione americana.

Secondo il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot, la conferenza mira a rilanciare “una dinamica politica globale” che comprenda il riconoscimento dello Stato palestinese, la normalizzazione dei rapporti con Israele, la riforma dell’Autorità Palestinese e soprattutto disarmo ed esclusione di Hamas.

Oltre 100 delegazioni sono attese alla riunione che proseguirà sino a mercoledì, tra cui il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa. Non parteciperanno invece né Israele né gli Stati Uniti, che hanno condannato l’annuncio francese sul riconoscimento della Palestina . Il presidente americano ha dichiarato che quello che dice Macron “non conta niente”.

Attualmente 142 Stati membri dell’ONU riconoscono lo Stato di Palestina. La Francia punta a convincere anche Paesi riluttanti come il Regno Unito e la Germania, anche se Londra parla di un riconoscimento “nel quadro di un piano più ampio” e Berlino esclude mosse a breve termine. L’Italia ha definito “prematura” la mossa e vede il riconoscimento della Palestina come atto da compiere parallelamente allo Stato ebraico, quindi come meta di un processo negoziale.

Ieri un folto gruppo di ex ambasciatori italiani in pensione, tra cui figure di spicco come Pasquale Ferrara, Ferdinando Nelli Feroci, Stefano Stefanini, Pietro Benassi e Rocco Cangelosi, hanno indirizzato una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni, chiedendo che il governo italiano riconosca formalmente lo Stato di Palestina.

Nel testo, i 34 iniziali firmatari parlano di un atto “di altissimo significato politico”, tutt’altro che simbolico, e chiedono che “due popoli, due Stati” non sia “solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità”, ma un percorso negoziale da riattivare con decisione.

Fuori Campo: Cna Roma – cinema e audiovisivo con Siae per progetti under 35

Roma, 28 lug. (askanews) – Al via oggi la call rivolta ai giovani autori under 35 residenti in Italia. La call è il primo step del progetto Fuori Campo promosso dalla CNA di Roma – Cinema e Audiovisivo in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori e con il supporto tecnico di Cuntura. Fuori Campo è un programma di incubazione di progetti cinematografici, il cui obiettivo principale è far incontrare giovani autori e produttori italiani accompagnandoli nell’elaborazione di progetti originali e nella realizzazione di un teaser. Non un semplice percorso formativo, ma un laboratorio intensivo, un matching mirato, un periodo di mentoring e tutoraggio che favorisca la di nuove alleanze professionali tra chi scrive e chi produce, due mondi che raramente trovano spazi strutturati di dialogo. Il percorso si concluderà con la realizzazione di n.1 teaser, rubamatic o simili, che sarà presentato in un evento pubblico nel mese di marzo del 2026 ai principali broadcaster italiani e internazionali. Sarà un’occasione concreta di visibilità e networking professionale per tutti i team coinvolti. “In un periodo storico come quello che stiamo attraversando – sostiene Marco Luca Cattaneo, Presidente CNA Cinema e Audiovisivo Roma – è fondamentale attivare progetti di questo tipo per dare la possibilità a giovani meritevoli che spesso faticano a trovare occasioni di ascolto, non solo di lavorare con i migliori professionisti del settore per sviluppare i loro progetti ma anche di avere la concreta possibilità di entrare nel mercato del cinema e dell’audiovisivo facendo conoscere il loro talento e le loro capacità ai principali stakeholder del settore”. “Il settore del cinema e dell’audiovisivo è per CNA Roma un ambito strategico – secondo Giordano Rapaccioni, Segretario CNA Roma- non solo per il suo valore culturale ed economico, ma anche per la sua capacità di dialogare con tutte le altre anime della nostra associazione. È un settore che unisce competenze creative e imprenditoriali, che crea occupazione qualificata e che favorisce la nascita di nuove imprese, soprattutto da parte dei giovani. Sostenere progetti come Fuori Campo, con partner rilevanti come SIAE, significa rafforzare il ruolo della CNA di Roma come luogo in cui le idee prendono forma e diventano impresa”. “SIAE sostiene Fuori Campo – afferma Salvatore Nastasi, Presidente della SIAE – perché offre ai giovani autori un’opportunità concreta: uno spazio strutturato in cui far incontrare chi scrive e chi produce, creando le condizioni per nuove collaborazioni. Accompagnare i talenti emergenti nello sviluppo dei loro progetti significa non solo tutelarne la creatività, ma anche aiutarli ad accedere al mercato, offrendo visibilità e strumenti reali per trasformare le idee in percorsi professionali. Questa iniziativa è in piena sintonia con la missione di SIAE: promuovere e proteggere il lavoro creativo, sostenere i giovani autori e favorire la nascita di nuove storie, nuove visioni e nuove alleanze culturali”. Sarà possibile presentare le proprie candidature da oggi venerdì 25 luglio fino alle ore 12.00 di lunedì 22 settembre. Il progetto Fuori Campo sarà presentato lunedì 1 settembre alle ore 17.00 presso l’Italian Pavilion nella sala Tropicana 2 dell’Hotel Excelsior durante la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Un futuro senza condizionatori grazie al raffreddamento naturale

Milano, 28 lug. (askanews) – Il clima sta cambiando, e le temperature sono destinate a salire sempre di pi. Una situazione che viviamo sulla nostra pelle ogni estate ma la soluzione davvero installare sempre pi condizionatori, consumando pi energia e peggiorando l’inquinamento? La risposta no.

Marco Zambolin, fondatore e presidente di SINTRA – azienda italiana attiva da oltre 30 anni nella gestione dell’aria in grandi ambienti – crede in un’alternativa concreta: raffrescare gli spazi senza l’uso di condizionatori: “Abbiamo realizzato questo ETC, questo Expertise Technology Center, per arrivare a mettere a punto le nostre tecnologie e per fare della formazione di progettisti dedicati al conforto dell’ambiente, ai consumi energetici e all’ottimizzazione degli impianti di ventilazione e di condizionamento”.

Nel loro centro di ricerca e innovazione – l’ETC di Suno – non c’ alcun impianto di climatizzazione tradizionale. Eppure, anche con 38 gradi all’esterno, all’interno non si superano mai i 26 gradi. Come? Grazie a un sistema di climatizzazione naturale basato su ventilazione, orientamento strategico delle vetrate e giardini pensili. Diversi gli ambiti in cui si pu applicare questa tecnologia sia in edifici gi esistenti che in edifici ex novo.

Marco Zambolin, fondatore e presidente di SINTRA, prosegue: “Questi sistemi di superventilazione sono dei sistemi concepiti per arrivare ad avere dei ventilatori a bassissimo consumo energetico, ma con altissimo rendimento. Vengono utilizzati per fare la superventilazione di ambienti industriali normali, con un carico normale di persone all’interno, che permettono di raffreddare tutto l’ambiente in poco tempo”.

Importante anche la presenza di Sintra in Francia, a testimoniare l’avanguardia della visione dell’azienda, una realt unica in Italia che dimostra che un futuro senza condizionatori davvero possibile.

Burrasche in questo inizio di settimana, poi l’estate sarà piacevole

Milano, 28 lug. (askanews) – Il caldo ha lasciato spazio a correnti atlantiche decisamente più fresche, da Nord a Sud. E adesso prepariamoci a un lunedì fortemente instabile con il rischio di criticità su alcune regioni. Federico Brescia, meteorologo de iLMeteo.it, conferma il netto cambio di scenario sull’Italia.

Il caldo africano è ormai solo un ricordo, le temperature sono crollate quasi ovunque e adesso bisogna prepararsi ad affrontare un inizio settimana di pesante maltempo su buona parte d’Italia, soprattutto al Centro. Nel dettaglio, la giornata di lunedì 28 luglio sarà caratterizzata dalla formazione di un insidioso ciclone che darà il via ad una fase di maltempo.

“Con i mari ancora caldi dalle recenti ondate di calore e lo scontro tra masse d’aria di natura diversa, si prevedono le condizioni ideali per lo sviluppo di celle temporalesche intense. Queste potranno causare forti raffiche di vento e nubifragi localizzati. Le regioni più a rischio sono Lombardia orientale, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Lazio e Abruzzo” spiega Brescia, ricordando che “questi fenomeni estremi spesso colpiscono aree limitate, riversando al suolo ingenti quantità d’acqua in poco tempo. Questo può provocare allagamenti improvvisi, frane e danni, in particolare nelle aree urbane o in territori idrogeologicamente vulnerabili. Visto il periodo non si esclude anche la formazione di qualche supercella, ovvero la forma più estrema del temporale”.

Le condizioni meteorologiche sono destinate a migliorare nettamente a partire da martedì pomeriggio-sera, “sebbene siano ancora possibili dei residui rovesci sulle regioni del Medio Adriatico e al Sud, ma si tratterà di fenomeni isolati e di breve durata”.

La prima metà della settimana sarà caratterizzata anche dalla decisa presenza di venti di Maestrale: “queste correnti nord-occidentali soffieranno con particolare intensità, raggiungendo raffiche che, nelle aree più esposte, potranno toccare i 80-90 km/h. Sarà quindi importante prestare attenzione, soprattutto in Sardegna, lungo le coste e sui rilievi maggiormente ventilati”.

Dando uno sguardo a lungo termine non si intravedono importanti rimonte anticicloniche, l’Italia rischia di chiudere il mese di luglio e di iniziare quello di agosto in compagnia di una temporanea anomalia termica negativa con temperature più che piacevoli. Possibile nuovo peggioramento meteo nel weekend.

Mattarella: l’Italia si inchina in ricordo di Montana, Cassarà e Antiochia

Roma, 28 lug. (askanews) – “Nel quarantesimo anniversario dell’assassinio del Commissario Giuseppe Montana, che precedette di pochi giorni l’agguato mortale al Vicequestore Antonino Cassarà e all’Agente Roberto Antiochia, la Repubblica si inchina nel loro ricordo. Sono stati servitori dei valori della nostra comunità. Investigatori intelligenti e tenaci, hanno inflitto alla mafia colpi durissimi, contribuendo all’arresto di latitanti pericolosi, alla conoscenza delle strutture criminali, al lavoro istruttorio di magistrati coraggiosi, dei quali furono collaboratori preziosi”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Giuseppe Montana – aggiunge – fu tra i costruttori della sezione ‘catturandi’ di Palermo, la cui azione diede colpi decisivi al mito della invulnerabilità dell’organizzazione mafiosa. Antonino Cassarà diede un importante supporto per istruire il Maxiprocesso, che mise a nudo le cosche e portò alla condanna della loro catena di complicità. Montana e Cassarà, insieme all’Agente della scorta Antiochia, simboli dell’impegno dello Stato, vennero uccisi perché la mafia li temeva. Le loro testimonianze di vita sono trasmesse ai più giovani perché possano crescere quei valori di legalità e giustizia che soli possono darci un futuro degno. Nel giorno della memoria, rinnovo la vicinanza e la solidarietà del Paese ai familiari, ai colleghi e a quanti furono loro amici”.

Mediaset aumenta offerta per Prosieben: 4,48 euro e 1,3 azioni Mfe

Milano, 28 lug. (askanews) – Mfe-Mediaforeurope ha aumentato il il corrispettivo dell’offerta pubblica di acquisto volontaria sulla tedesca Prosiebensat.1. Il prezzo, da 4,48 euro in denaro e 0,4 azioni ordinarie Mfe di categoria A, viene alzato a 4,48 euro in denaro e 1,3 azioni Mfe A. Il periodo di adesione continuerà a scadere il 13 agosto 2025, alle ore 24 di Francoforte sul Meno, salvo ulteriori proroghe.

“Abbiamo deciso di alzare la nostra offerta su ProSiebenSat Non perché la proposta iniziale fosse inadeguata, ma perché crediamo nel progetto industriale che sosteniamo da anni come primi azionisti. Continuiamo a crederci, nonostante i risultati di ProSiebenSat rendano ancora più urgente agire e mettere in atto una nuova strategia”, ha detto Pier Silvio Berlusconi, CEO di Mfe Mediaforeurope.

Mfe ritiene che la stretta collaborazione con ProSieben portera a sbloccare significativi vantaggi strategici ed a creare valore. “L’unione dei due business, se e quando sara conseguita, derivante dalla creazione della combined entity e dal consolidamento degli asset di ProSieben offrirà significativi vantaggi strategici e consentirà di promuovere un importante progetto di valore per la combined entity principalmente nei settori della pubblicità, della tecnologia e dei dati”, si legge in una nota della società.

Gli effetti attesi da questo progetto di valore sono quantificati fino a 419 milioni di euro a livello di EBIT su base annuale entro 4 anni. Sono inoltre attesi costi one-off e investimento fino a 145 milioni di euro. “I vantaggi – ha aggiunto Berlusconi – sono oggettivi: sul fronte dei costi, sul fronte delle tecnologie e soprattutto sul fronte dei ricavi. Il tutto nel rispetto dell’autonomia editoriale e delle identità nazionali. Siamo molto convinti del nostro piano. È basato su azioni concrete e valutazioni prudenziali, sia sul fronte dei ricavi che su quello dei costi. Tutti gli azionisti di Mfe ne trarranno un beneficio significativo, con una crescita dell’utile per azione superiore al +50% e fino al +80% in caso di adesione totale all’Offerta”.

Sulla base dei prezzi storici di borsa del titolo ProSieben e del prezzo medio di chiusura delle Azioni MFE A in Borsa, il corrispettivo dell’offerta incrementata pari a 8,62 euro per azione ProSieben incorpora un premio del +22% rispetto al prezzo di chiusura XETRA del titolo ProSieben del 25 luglio 2025 (7,04 euro) e del +13% rispetto al prezzo target medio del titolo ProSieben pubblicato su Bloomberg al 25 luglio 2025 (7,61 euro). “Se esistono alternative migliori, siamo pronti ad ascoltarle. Ma ad oggi il nostro è l’unico progetto concreto per un broadcaster europeo indipendente, credibile e competitivo”, ha chiosato Berlusconi.

Dazi, un 15% che indebolisce Von der Leyen e imbarazza Meloni

Dopo mesi di negoziati serrati, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno siglato un accordo che allontana lo spettro di una guerra commerciale dentro l’Occidente. Ma il prezzo, per il Vecchio Continente, è alto: dazi al 15% su gran parte delle esportazioni verso gli USA, laddove Washington minacciava il 30%. Un “compromesso necessario”, secondo Ursula von der Leyen, che lo ha annunciato accanto a Donald Trump dal resort scozzese di proprietà del presidente americano: “Abbiamo stabilizzato su un unico dazio al 15%, che rappresenta un tetto chiaro e comprensivo”.

LAmerica incassa, lEuropa si impegna

Il patto prevede anche dazi zero su alcune categorie strategiche – aerospazio, microprocessori, prodotti chimici e risorse agricole – e impone all’UE impegni significativi: 750 miliardi di importazioni energetiche dagli USA in tre anni e 600 miliardi di investimenti nel paese. Trump, fedele al suo stile, ha celebrato l’accordo come una vittoria: “Le nostre auto non erano praticamente ammesse in Europa, ma ora gli europei potranno scoprire i nostri pick-up e Suv. Saranno felici”. Restano ambiguità su acciaio e alluminio, con tariffe oggi al 50% e nuove quote promesse ma non dettagliate.

La cautela del Governo italiano

L’Italia, stavolta, si è fatta trovare pronta con una nota ufficiale di Palazzo Chigi a tre firme – Meloni, Tajani e Salvini – che sa di tutela multipla. Una “formula trinitaria” non solo istituzionale, ma anche politica: evidentemente la premier ha voluto blindarsi rispetto ad alcune posizioni della sua stessa maggioranza, pronte a cavalcare – vedi la Lega – la polemica contro ogni ombra di cedimento all’Europa. Il governo giudica l’intesa “una soluzione negoziata che scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all’Occidente”. E rivendica di aver contribuito al risultato “facendo squadra comune” e rifiutando “la trappola dello scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico”.

Von der Leyen sotto esame?

A colpire, nella nota, è la prudenza. Palazzo Chigi definisce “sostenibile” la soglia del 15% solo se non si somma ai dazi preesistenti – un punto su cui si attendono chiarimenti tecnici, ma che Trump a parole avrebbe garantito. Intanto a Bruxelles viene chiesto di rafforzare il Mercato Unico e diversificare i partner commerciali; ma anche di “attivare misure di sostegno a livello europeo per i settori più esposti”, lasciando intendere che le ricadute non saranno indolori.

In filigrana si legge un giudizio non entusiasta sull’operato della Commissione. Indubbiamente, il dossier dazi non ha migliorato la posizione politica di Ursula von der Leyen: l’ipotesi della sfiducia, benché non prevista dall’ordinamento, potrebbe farsi più concreta, magari per effetto di una certa moral suasion. D’altronde anche Weber, l’arcigno capogruppo del Ppe, ha rilasciato una dichiarazione ai limiti della freddezza.

La società concreta di Sturzo

Luigi Sturzo ci lascia un insegnamento tanto metodologico quanto politico: partire sempre dalla società concreta. Non da ciò che si idealizza, ma da ciò che si vive. Un ammonimento da rileggere con attenzione, soprattutto oggi.

La raccomandazione di Sturzo

Una costante raccomandazione metodologica del sacerdote e sociologo Luigi Sturzo è stata quella di darsi sempre da fare per osservare e studiare per bene la società… concreta.

La società concreta, per Sturzo, non era quella astratta o statica; quella che supponiamo e che ci piace. Oppure quella vissuta nel passato che rimpiangiamo.

Era invece quella dinamica, in cui si vive ogni giorno, e che è sempre frutto delle persone che ci vivono in un preciso momento storico, all’interno delle tre forme sociali: famiglia, Stato, religione.

Destra, sinistra e centro. Sperando sempre che si mantengano fermi i diritti dell’uomo assieme ad alcuni valori morali fondamentali, la società cammina. Ai nostri giorni anche velocemente. Trasformando e cambiando le cose e le idee.

Chi pensa ancora oggi, per esempio, alle categorie politiche di destra, sinistra e centro, non tiene conto di questa raccomandazione. Ricorre e usa questi termini per semplificare, banalizzando la realtà. Spesso a solo scopo propagandistico, per richiamare emotivamente collocazioni e schieramenti del passato. Ma senza mai chiarire e specificare concretamente cosa si vuole dire — oggi — con quei termini.

Così si commette il grave errore di polarizzare la politica con concetti superati e da ridefinire. Le differenze ci sono, sia chiaro. Ma non sono più quelle del passato.

La coscienza personale

In questa sua attenzione alle dinamiche sociali — diciamo meglio, in questo suo storicismo — Sturzo metteva però sempre al centro la coscienza della persona, concretamente immersa nella società del suo tempo.

Evitava la coscienza razionale del positivismo sociologico e dei suoi schemi teorici, che pure seguiva con attenzione, ma da cui prendeva le distanze.

Coscienza della storia, dunque. E della società, da studiare anche con l’aiuto dell’antropologia.

Quella riflessione personale, cioè, che deve consentirci valutazioni realistiche su tempi e luoghi. Sulle strutture associative, istituzionali ed economiche che aiutano od ostacolano le nostre esperienze e i nostri progetti.

Partendo dallo spazio comunitario e locale: come sta facendo la “Rete di Trieste”, che per promuovere partecipazione supera le categorie politiche e partitiche di destra, centro e sinistra, e realizza un dialogo “scandaloso” tra “amici e nemici”.

Saltando quei pregiudizi che, nell’ottica delle sfide dietro l’angolo, bisogna avere il coraggio di mettere tra parentesi prima delle nostre analisi, del nostro verdetto, e delle nostre opinioni — come ha suggerito qualche filosofo.

È un lavoro difficile. E comporta cancellazioni spiacevoli e imbarazzanti. Ma necessarie, per farci vivere concretamente nella storia presente, e prepararci a quella futura. Come chiede Sturzo.

Ricordando che ogni fase storica ha sue specifiche caratteristiche e pone specifici problemi.

Il centro cattolico e la lezione ignorata

Per questi e altri motivi, sono stato molto critico, anche se curioso, nei confronti dell’anelata ricomposizione politica di un tanto atteso centro cattolico, collocato nelle sole mani di decine di leader-promotori, ma con un totale vuoto analitico, sociale, culturale e strutturale.

Desiderato periodicamente col solo approccio teorico, in assenza di un concreto retroterra associativo, di una lettura delle nuove classi sociali, e di una presa d’atto della secolarizzazione senza precedenti.

Un partito di chiara natura sociale

A tale ultimo proposito, mi piace chiudere questo appunto con un noto discorso di Sturzo, che esprime bene cosa intendesse per “concretezza”:

«Per capire il rapido incontestato successo del Partito Popolare Italiano, dobbiamo ricordare che il movimento cattolico sociale — chiamato o no Democrazia Cristiana — si era sviluppato ininterrottamente nel corso degli anni di crisi e di guerra.

Perciò all’inizio del 1919, appena due mesi dopo l’armistizio, esistevano in Italia, nelle mani dei cattolici sociali, più di 4000 cooperative, qualche migliaio di enti assistenziali dei lavoratori, circa 300 banche popolari, molte società professionali (le quali si erano confederate nel settembre del 1918), raggiungendo in breve una partecipazione di almeno 800.000 membri (e nel 1920 un milione e duecentomila). Inoltre, molti studenti delle scuole secondarie e delle università erano stati educati per lungo tempo in associazioni cattoliche per la gioventù. Essi avevano dato, durante la guerra, un magnifico esempio di coraggio militare e di virtù cristiane. Entrarono spontaneamente a far parte del Partito Popolare, diventandone la leva intellettuale e morale, proprio come le masse operaie delle unioni cattoliche, delle leghe e cooperative rurali, erano le reclute più convinte e più disciplinate. E infine, la cooperazione delle classi medie e intellettuali — dottori, avvocati, professori, ingegneri, tecnici — si rivelò di importanza e respiro mai visti in un giovane partito di chiara natura sociale».

Democrazia cristiana: partito cancellato, postura rimpianta

C’è poco da fare. Al di là dei suoi storici detrattori, il ruolo, la cultura, il modello, il progetto e la stessa organizzazione di partito della Dc continuano a fare capolino nella politica italiana. Certo, si tratta di un modello e di un progetto che non hanno cittadinanza nei partiti radicali, populisti, sovranisti o estremisti. E quindi, per fare solo qualche esempio, negli attuali partiti di Conte, Salvini, Fratoianni/Bonelli e Schlein, per citare i principali.

Ma è indubbio che ogni qualvolta un partito rivendica una cultura di governo, una postura centrista, un approccio riformista e anche una organizzazione democratica al proprio interno, il riferimento alla Democrazia Cristiana è quasi d’obbligo.

Il centro come cultura di governo

E questo perché, come ricordava con insistenza uno degli ultimi leader storici della Dc, Guido Bodrato, “in Italia si vince al Centro ma soprattutto si governa dal Centro”. Dopodiché, come tutti sanno, quel partito è consegnato alla storia e, com’è altrettanto ovvio e scontato, non può più essere riprodotto nella cittadella politica italiana.

Ma quello che conta sotto il profilo politico, culturale e anche di metodo è che — a differenza di altri grandi partiti popolari e di massa del passato che sono culturalmente e politicamente falliti di fronte alla storia, come ad esempio il vecchio Pci — il modello e la stessa “mission” della Dc continuano ad essere concretamente richiamati anche nell’attuale stagione politica del nostro Paese.

Uneredità rivendicata altrove

Non è un caso, per fare un solo esempio, se quando si governa — e l’esempio di Giorgia Meloni è, al riguardo, paradigmatico — si invoca e si persegue un modello centrista, moderato e riformista a prescindere dalla stessa provenienza culturale e ideale del Premier di turno.

Non è un caso, per fare un altro esempio, se la “postura” di governo — e quindi la stessa “cultura di governo” — diventa quasi la cifra distintiva che caratterizza il comportamento politico di un partito.

E non è un caso, infine, se quando un partito vuole apparire realmente democratico, superando e archiviando la deriva dei “partiti personali” e dei “partiti del capo”, l’unico modello credibile che ancora oggi — seppur tra alti e bassi — continua ad avere una patente storica di democraticità, di collegialità, di serietà e di trasparenza era e resta quello della Democrazia Cristiana.

La lezione disattesa dai cattolici

Ecco perché, al di là della narrativa e della stessa interpretazione dei suoi detrattori storici — fortemente presenti tutt’oggi nel campo della sinistra politica, culturale, artistica, accademica ed editoriale italiana — il ruolo politico e la postura dello storico “partito di cattolici” continuano a fare discutere e ad essere, consapevolmente o meno, fonte di ispirazione anche per i grandi partiti che attualmente campeggiano nella politica italiana.

Stupisce, ed è questa una considerazione marginale ed amara, che siano proprio i cattolici attualmente impegnati in politica, e che non rinnegano, come ovvio, l’insegnamento e il magistero della Dc e dei suoi grandi leader e statisti, a non farsi carico direttamente di questa straordinaria ed inedita eredità. Politica, culturale, programmatica, etica ed anche organizzativa.

Assistiamo, cioè, a una strana e singolare eterogenesi dei fini. E cioè, sono partiti o esponenti politici sideralmente lontani dalla concreta esperienza della Dc a farsi carico della lezione e dell’insegnamento declinati dalla Dc per quasi 50 anni nella vita democratica del nostro Paese.

Un paradosso, certo, ma che conferma da un lato la modernità e l’attualità di quel modo d’essere in politica e, dall’altro — e purtroppo — la sostanziale insipienza ed irrilevanza del cattolicesimo politico italiano. O meglio, di coloro che vogliono essere protagonisti ed alfieri di un nuovo protagonismo politico dei cattolici ma sono soltanto gregari e spettatori di un gioco che viene condotto, deciso e praticato da altri.

Tutele ai lavoratori fragili: finalmente una legge chiara

Una legge attesa da tempo, che riconosce in modo netto e senza ambiguità i diritti essenziali dei lavoratori più esposti e vulnerabili. Il testo, approvato in via definitiva, pone fine a incertezze normative e disparità interpretative.

Una norma condivisa, frutto di un percorso trasversale

Approvata in sede deliberante in Senato l’8 luglio u.s, pubblicata sulla G.U. Serie Generale n.171 del 25/07/2025, la legge 18 luglio 2025 n.° 106 – “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche” – entrerà in vigore a far data dal 9 agosto p.v.

Attivata alla Camera su iniziativa dell’On.le Debora Serracchiani, con DDL n.153 del 25 marzo 2025, la proposta legislativa ha seguito tutto l’iter parlamentare fino all’approvazione in Senato con Atto n.1430, grazie alla premura della Senatrice Elena Murelli e la condivisione di tutte le forze politiche, unanimi nell’approvarla anche nelle Commissioni referenti.

I contenuti principali: assenze, certificazioni, limiti

L’articolato è breve (5 articoli), conciso, chiaro e dovrebbe rivelarsi di indubbia e immediata interpretazione.

Esaminiamo altrettanto succintamente i punti più rilevanti: conservazione del posto di lavoro, nessuna retribuzione, impossibilità a svolgere altra attività lavorativa, nessun computo del periodo di assenza nell’anzianità di servizio, fino a 24 mesi di assenza (anche non continuativi), fino a 10 ore annue aggiuntive per terapie e cure…

Un cambio di passo dopo lesperienza del Covid

Il provvedimento legislativo testè approvato chiude – temporaneamente – una lunga parentesi di norme spesso confuse, contradditorie e tardive emanate durante il periodo del Covid…

Ora che la legge c’è, chiara ed esplicita, saranno i sindacati e le associazioni di categoria (che in realtà non hanno fatto molto per addivenire ad un chiarimento perentorio e definitivo) a dover vigilare sulla sua corretta applicazione…

Insomma, la legge è un passo importante verso una civiltà del lavoro più attenta ai diritti e alle condizioni di fragilità. Ora la sfida si sposta sull’attuazione: sarà lo spirito della norma a prevalere, o prevarranno resistenze e cavilli?

Dazi, Meloni-Tajani-Salvini: accordo Ue-Usa scongiura guerra commercio

Roma, 27 lug. (askanews) – “Il Governo italiano accoglie positivamente la notizia del raggiungimento di un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi e le politiche commerciali, che scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all’Occidente, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili”. Lo dichiarano con un comunicato congiunto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini.

“La soluzione negoziata è un risultato a cui le Istituzioni europee e gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno lavorato con grande impegno e facendo squadra comune, evitando di cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico”.

“L’accordo garantisce stabilità, aspetto fondamentale per i rapporti tra due sistemi economici e imprenditoriali fortemente interconnessi tra loro – proseguono – come sono quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Nelle more di valutare i dettagli dell’intesa, giudichiamo sostenibile la base dell’accordo sui dazi al 15%, soprattutto se questa percentuale ricomprende e non si somma ai dazi precedenti, come invece era previsto inizialmente”.

“Allo stesso tempo, continuiamo a lavorare a Bruxelles per rafforzare il Mercato Unico, semplificare le nostre regole, tagliare la burocrazia, diversificare le relazioni commerciali e ridurre le nostre dipendenze. Infine, siamo pronti ad attivare misure di sostegno a livello nazionale, ma chiediamo che vengano attivate anche a livello europeo, per quei settori che dovessero risentire particolarmente delle misure tariffarie statunitensi. Il Governo italiano – concludono Meloni, Tajani e Salvini – continuerà a perseguire l’obiettivo di mantenere salda l’unità dell’Occidente, con la consapevolezza che ogni divisione ci renderebbe tutti più deboli ed esposti alle sfide globali”.