Home Blog Pagina 617

Coronavirus: Non dobbiamo abbassare la guardia

Tutti pensavamo che ci fosse una parentale tra il Covid-19 e l’influenza. Immaginavamo ad inizio e tarda primavera, che l’estate mettesse fine a questo malanno. Sbagliavamo. Adesso ce ne rendiamo conto. L’influenza termina con il freddo, questo mostro se ne strafrega. Certo, nella stagione estiva l’invito a starcene fuori limita l’operatività del germe, ma questo non significa che sia venuto meno.

È di questi giorni la spiacevole notizia che i focolai aumentino. Siamo ancora a dati contenuti, ma devono comunque preoccuparci. Fino a qualche settimana fa sembrava che si fosse arreso, oggi, per un verso o per l’altro, si reinsedia in diversi posti del territorio nazionale. Ancora nulla di grave, vero, ma questo deve in qualche modo destare una certa preoccupazione.

Siamo nel periodo più caldo dell’anno. Difficile trovare assembramenti all’interno di luoghi chiusi. Tutti sciamano per strade, piazze e spiagge. Nonostante questo, le cattive notizie non tardano a presentarsi.

Il nostro Paese si è distinto per il rigore e ha ottenuto pure ottimi risultati. A differenza di altri Paesi che si sono trovati e si trovano in condizioni difficilissime.

Dobbiamo aver coscienza che il Covid-19 si batterà con due armi: con il rigore di ciascuno e con il vaccino. Non ci saranno altri miracoli. Tutto si fonda sulla nostra personale serietà e sulla scienza. Tutte le altre vie devono essere considerate rovinose.

Per nostra fortuna, il sistema sanitario nazionale ha acquisito una competenza sul campo. I pronti interventi e le terapie intensive sapranno eventualmente, fronteggiare al meglio eventuali e scongiurate ricadute. Questo, un po’, ci rassicura. Non dobbiamo però in alcun modo abbassare la guardia. Dovesse presentarsi qualche nuovo affanno nel mese di settembre, ci troverebbe psicologicamente segnati. 

Umbria, 33 Comuni sono ‘Città che legge’

Sono 33 i Comuni umbri che ottengono il titolo di ‘Città che legge’ per il biennio 2020-2021. Lo comunica il  Centro per il libro e la lettura, in qualità d’istituto autonomo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), che, d’intesa con l’Anci, intende promuovere e valorizzare quelle amministrazioni comunali impegnate a svolgere con continuità politiche pubbliche di promozione della lettura sul proprio territorio.

Tra i Comuni premiati (in totale 38) con popolazione superiore ai 100.000 abitanti figurano anche Perugia e Terni. Nei Comuni con popolazione da 50.000 ai 100.000 abitanti (73) è presente Foligno. In quelli con popolazione da 15.000 ai 50.000 abitanti (258): Assisi, Bastia Umbra, Castiglione Del Lago, Città Di Castello, Gubbio, Marsciano, Narni, Orvieto, Spoleto, Todi. Comuni con popolazione da 5.000 a 15.000 abitanti (308): Amelia, Città Della Pieve, Gualdo Tadino, Magione, Montecastrilli, Montefalco, Panicale. Infine, per i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti (181): Acquasparta, Allerona, Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Castel Viscardo, Castelgiorgio, Guardea, Lugnano In Teverina, Massa Martana, Montecchio, Montegabbione, Monteleone d’orvieto, Tuoro sul Trasimeno.

Bisogna fermare il virus prima dell’autunno

I dati di questi giorni “dicono che il virus continua a circolare a bassa intensità, ma circola”. E’ l’indicazione di Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa e consulente della Regione Puglia per l’emergenza Covid-19.

“E noi ci poniamo una domanda non banale: ma l’estate, che fine fanno i virus del raffreddore?”

“Non vi nascondo che la risposta è complicata – premette – e credo che la pandemia di Covid-19 ci aiuterà a dare risposte più robuste. Sulla stagionalità dei virus respiratori esistono pochi dubbi. Il raffreddore, del resto, si chiama raffreddore per un motivo. In inglese lo chiamano ‘cold’, più chiaro di così. E’ dunque una malattia legata alla stagione fredda. Il freddo, che predispone ad inoculi virali più consistenti, insieme alla ripresa delle attività al chiuso, fanno aumentare la circolazione e l’espressione clinica di questi virus”, spiega. “Quello che osserviamo ora in molte regioni italiane rispetto alla epidemia di Covid-19 è che la attività locale del virus si è praticamente spenta”.

“Grazie alla sorveglianza più o meno attiva – afferma Lopalco – vengono rilevati tamponi positivi o in soggetti che probabilmente si sono infettati tempo addietro, oppure sono importati da aree dove la circolazione virale è ancora attiva”. “Nei mesi estivi la malattia è poco evidente ma la circolazione virale è comunque sostenuta a bassissima intensità da diversi portatori paucisintomatici o asintomatici. Nei mesi invernali ritorna ad essere evidente perché aumenta sia la circolazione virale che l’espressione clinica per i motivi sopra accennati. In quei luoghi dove la circolazione fosse realmente interrotta, ci pensano i casi di importazione a far riprendere le catene di contagio”.

Da qui l’invito a interrompere quanto più possibile la circolazione del virus prima dell’autunno.

Ripensare il Consiglio europeo: una sfida che ci interpella.

Un Consiglio europeo durato quattro giorni, che tutti considerano di importanza storica, poiché doveva definire una strategia capace di rilanciare un’economia messa in ginocchio dall’emergenza Covid, rischia di essere archiviato, dai media, dopo appena quarantotto ore.
Dobbiamo riflettere sul destino dell’Unione europea, ma anche sul futuro del nostro paese.

Ho suggerito di ripensare a queste questioni, partendo da questa scaletta

1. Qualche riflessione sul Vecchio continente, dopo la fine della “guerra civile europea”N Negli anni ’50, Henri Spaak, che ha affiancato i Padri dell’Europa, diceva, con ironia, che il principale sostegno ai federalisti che sognavano la Commissione europea era venuto dall’Urss.., dalla minaccia di un’invasione dell’ Armata Rossa.. Oggi si potrebbe dire che siamo uniti dalla sfida della globalizzazione, dalle minacce di Pitin, Trump, Xi…Senza Unione non siamo nulla..L’unica sovranità, se così vogliamo chiamarla, è quella europea: Uniti nella diversità.

2 Il Consiglio,europeo assegna il potere di decidere ai governi nazionali, con diritto di veto; un sistema intergovernativo che privilegia i “sovranisti”. Ecco perché la maratona sui “fondi” ha lasciato ai margini le istituzioni “comunitarie”, Commissione e Parlamento

3 Al Consiglio di luglio hanno vinto tutti? Un Consiglio a gomitate, più scontri nel nome degli interessi nazionali,, che confronti pensando ad un obiettivo comune…Ha retto alla prova lo storico perno tra Francia e Germania, ed ha così favorito Conte nel duello con il leader olandese Rutte..Ed hanno pero i sovranisti della Vecchia Europa, LePen e Salvini, che avevano puntato sul “tanto peggio..”; ma il blocco di Visegrad resta una “democratura” che non punta sull'”uscita dall’Unione”, ma sul vecchio slogan: marciare divisi per colpire uniti, cioè sulle tensioni sociali che attraversano molti paesi europei.

4 Negli anni d’oro della Comunità europea, Angela Merkel era una giovane attivista nella Germania dell’Est…Oggi è la più autorevole leader tedesca, presiede l’Unione europea ed è stata la regista del Consiglio..Erede di Helmut Kohl e dello spirito “comunitario”, ultima democristiana..Chi terrà le fila dell’europeismo, dopo…. ?

5 In Italia, giusto applauso del Senato a Conte, il “vincitore”; tuttavia sarebbe sbagliato ignorare che il Consiglio ha ammonito: con il modello “austerità” che favoriva i più forti e penalizzava i più deboli (la Grecia) deve tramontare anche la tentazione di finanziare il nostro “assistenzialismo” con i risparmi degli altri…Non è questa l’Ue “politica” che dobbiamo costruire.

6 Da un “debito comune” dell’Ue, l’Italia ha ricevuto più aiuti – per la rinascita – di altri paesi.. Il dibattito sulle “condizioni”, che i sovranisti hanno esasperato, si può sintetizzare in questa riflessione: nei prossimi appuntamenti dovremo dimostrare di aver ridotto le diseguaglianze sociali e di essere diventati più competitivi sui mercati, avendo ridotto un debito pubblico che è una enorme palla al piede.. Questa è la sfida politica cui deve rispondere questo governo, e domani la maggioranza che si vuole candidare alla guida del paese.

Il lavoro nella manovra estiva da 25 miliardi

Nel suo Osservatorio sul precariato l’Inps rivela un calo dell’83% nel mese di aprile delle assunzioni.

Situazione sicuramente generato per effetto dell’emergenza legata alla pandemia Covid-19 e le conseguenti restrizioni.

Intanto il Governo vuole prorogare la cig (cassa integrazione), finanziare la ripartenza della scuola, riprogrammare le scadenze fiscali e dare sostegno agli enti locali.

Per finanziare la nuova cassa integrazione Covid serviranno tra i 6 e gli 8 miliardi: dovrebbe essere estesa per altre 18 settimane ma con dei paletti per l’accesso, a partire dal calo del fatturato. In alternativa le imprese potranno contare su meccanismi di incentivi per le nuove assunzioni, sotto forma di decontribuzione.

Sul fronte fisco, il governo intende “alleggerire” i versamenti delle tasse rinviate a settembre per le imprese piu’ colpite con una sforbiciata che dovrebbe valere circa 4 miliardi e una rimodulazione delle scadenze.

Così sale a 25 miliardi l’entità della manovra estiva che il governo è pronto a varare ad agosto.

Il deficit aggiuntivo  porterà il livello dell’indebitamento netto dal 10,4% all’11,9% mentre il debito salirà dal 155,7% al 157,6%. Il governo chiederà l’autorizzazione per un ulteriore ricorso all’indebitamento di 25 miliardi di euro per l’anno 2020, 6,1 miliardi nel 2021, 1 miliardo nel 2022, 6,2 miliardi di euro nel 2023, 5 miliardi di euro nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025, e 1,7 miliardi dal 2026.

Un nuovo sforamento che dovrà essere sanato con i 209 miliari del Recovery fund.

L’esecutivo però “conferma l’obiettivo di ricondurre verso la media dell’area euro il rapporto debito/Pil nel prossimo decennio, attraverso una strategia che, oltre al conseguimento di un adeguato surplus primario, si baserà sul rilancio degli investimenti, pubblici e privati.

 

Salute, i pericoli triplicano sui cibi importati

Sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici più che tripla rispetto a quelli Made in Italy, con i pericoli che si moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono oltre otto volte più pericolosi della media dei prodotti nazionali. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” pubblicato a luglio 2020. Sui 10.737 campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari oltre il limite consentito appena lo 0,6% dei campioni di origine nazionale – sottolinea la Coldiretti – è risultato irregolare, ma la percentuale sale al 1,9% se si considerano solo gli alimenti di importazione e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 4,9%.

Una ragione in più per acquistare Made in Italy in una situazione in cui l’82% degli italiani, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, privilegia nel carrello i prodotti tricolori per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese a causa dell’emergenza coronavirus. Non a caso la Coldiretti è impegnata nella mobilitazione #MangiaItaliano per favorire il consumo di cibo 100% tricolore nei mercati, nei ristoranti, negli agriturismi con il coinvolgimento di numerosi volti noti della televisione, del cinema, dello spettacolo, della musica, del giornalismo, della ricerca e della cultura, ma anche di industrie alimentari e distribuzione commerciale rappresentate in Filiera Italia.

Se si evidenzia – continua la Coldiretti – il primato del Made in Italy nella sicurezza alimentare a livello internazionale ed europeo, a preoccupare è la presenza sul territorio nazionale di alimenti di importazione con elevati livelli di residui. In particolare nell’ortofrutta quasi un ortaggio straniero su 20 venduti in Italia è fuorilegge per il contenuto di residui chimici. Tra gli alimenti importati dall’estero – precisa la Coldiretti – che sono risultati irregolari ci sono fragole, arance, i melograni, frutta varia, pomodori, peperoni, carciofi, riso bianco, lenticchie, fagioli secchi ma una recente operazione dell’Agenzia Dogane e Monopoli ha portato al sequestro a Ravenna anche di 11 tonnellate di uva da tavola proveniente dall’Egitto e destinate a una impresa del Veneto che rifornisce i mercati ortofrutticoli del nord Italia.

L’obbligo di indicare il Paese di origine in etichetta grazie al pressing della Coldiretti è in vigore per la maggioranza degli alimenti in vendita, dalla frutta alla verdura fresca, dalla pasta al riso, dalle conserve di pomodoro ai prodotti lattiero caseari, dal miele alle uova, dalla carne bovina a quella di pollo fino ai salumi per i quali si attende a breve la pubblicazione del decreto.

“E’ pero’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “va esteso a tutti gli alimenti l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza e tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero”.

In ballo c’è anche la difesa della concorrenza sleale dell’agricoltura italiana che – continua Coldiretti -, è la più green d’Europa con 5155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 304 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, quasi 60mila aziende agricole biologiche.

Ma a causa di decenni di sottovalutazione sul Belpaese pesa anche la riduzione del grado medio di autoapprovvigionamento dei prodotti agricoli che secondo l’analisi della Coldiretti è sceso a circa il 75% con l’Italia che è dipendente dall’estero per quasi tutti i prodotti agricoli, dalla carne al latte fino ai cereali e fatta eccezione solo per vino, frutta e carni avicole. L’allarme globale provocato dal Coronavirus – conclude la Coldiretti – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con un piano nazionale per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.

Ecobonus, al via i nuovi contributi per moto e scooter elettrici o ibridi

Con la conversione in legge del Decreto Rilancio sono diventate operative le nuove misure che ridefiniscono i contributi dell’ecobonus per l’acquisto di moto e scooter elettrici o ibridi.

Per veicoli nuovi di categoria L a due, tre o quattro ruote, ibridi o elettrici ( L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e e L7e.) è stato, infatti, introdotto sia il contributo al 30% del prezzo d’acquisto senza ricorrere alla rottamazione, sia aumentato al 40% il contributo già previsto con la rottamazione.

In particolare, le percentuali dell’ecobonus sono così ridefinite:

  • 30% del prezzo d’acquisto fino a massimo 3.000 euro senza rottamazione;
  • 40% del prezzo d’acquisto fino a massimo 4.000 euro con rottamazione.

A partire da oggi sarà quindi possibile prenotare, sulla piattaforma online ecobonus.mise.gov.it, il contributo per l’acquisto con la rottamazione, mentre a giorni potrà essere prenotato il contributo senza rottamazione.

Prossimamente diventeranno operative anche tutte le altre novità sull’ecobonus introdotte dal Decreto Rilancio.

Sono 5 i vaccini nell’ultima fase di ricerca contro il Covid

Sul vaccino si stanno facendo passi in avanti come non se ne erano fatti prima. Ci sono ben 166 vaccini in fase di sviluppo, 24 sono già in sperimentazione clinica e 5 nell’ultima fase di ricerca. Siamo ottimisti. L’importante è che ne arrivino almeno un paio e soprattutto si riesca poi a garantire la disponibilità per tutti”. A dirlo Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, intervistato a 24 Mattino su Radio 24.

“La ricerca – ha sottolineato – ha i suoi tempi e soprattutto i risultati non sono mai certi fin dall’inizio per cui bisognerà attendere per capire se tutti i candidati vaccini che sono allo studio arriveranno fino in fondo. Noi stiamo facendo il massimo fin da subito”. La ricerca, ha aggiunto, “è partita subito a gennaio: c’è una collaborazione stretta con la comunità scientifica e con le autorità sanitarie, una collaborazione che ha fatto sì che si accelerassero il più possibile le procedure a garanzia di un prodotto che quando arriverà sarà di elevata qualità, tollerabile ed efficace”.

Conte: “Basta attenzione morbosa al Mes”.

“Smettetela con questa attenzione morbosa. Abbiamo un discorso di fabbisogno di necessità, valuteremo insieme la situazione, ma non mi chiedete ogni giorno del Mes. Basta con questa attrazione morbosa. Abbiamo il Recovery Fund”.

Esiti del Consiglio europeo, l’informativa del Presidente Conte alla Camera