De Gasperi | Le virtù della Resistenza debbono essere le virtù di oggi

Il 25 aprile 1947, in qualità di Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi celebrava la Festa della Liberazione (istituita l’anno precedente dal suo primo governo). Di seguito riportiamo il suo intervento come pubblicato, con lo stesso titolo, da «Il Popolo» del 26 aprile.

Quale presidente del Consiglio reco l’omaggio del governo alla manifestazione celebrativa della liberazione d’Italia di cui la liberazione di Roma ha costituito un atto storico così significativo. L’omaggio è reso soprattutto ai caduti, ai combattenti, alle vittime dell’oppressione e della persecuzione che furono senza numero e, come antico membro del Comitato di liberazione nazionale, la mia riconoscente memoria va a tutte le forze armate della resistenza che contribuirono alla cacciata del nemico e alla ricostruzione della patria. Nei lunghi mesi dell’attesa, nelle peripezie della vita clandestina, passando da rifugio a rifugio ci siamo abituati alle privazioni, abituati alla vita rischiosa, educati alla solidarietà democratica e nazionale. 

 

Questa celebrazione non deve essere semplicemente consacrata alla memoria del passato; essa dev’essere anche un atto di fiducia nell’avvenire. La guerra è passata ma le ferite che essa ha inferto nel cuore della patria non sono ancora cicatrizzate. È necessario ancora che ci sottoponiamo a privazioni, e a una disciplina nei consumi e nel nostro tenore di vita come pur avviene in altre nazioni più agiate di noi. Le virtù della resistenza devono essere anche le virtù di oggi: spirito di abnegazione, fermezza di propositi, solidarietà di intenti. Vi è oggi un dovere di resistenza civile che non è meno necessario di quello della resistenza contro l’oppressione. Bisogna resistere contro la demagogia della vita facile e frasaiola, come contro le tentazioni delle speculazioni, dello sperpero e dell’egoismo brutale. Inspirandosi alla resistenza che unì due anni fa tutte le classi e tutti i partiti bisogna oggi resistere contro la sfiducia e lo scoramento, bisogna battersi solidarmente contro le difficoltà economiche, di oggi e di domani, bisogna ripetere al popolo italiano una parola di fede ma anche un richiamo severo, se pur confidente. 

 

Le Nazioni Unite che hanno compiuto con grandi perdite di uomini e immenso dispendio di beni la liberazione dell’Italia, sappiano che, come allora abbiamo cooperato alla vittoria, così oggi il popolo italiano intende consolidare la democrazia in solidarietà e libertà non solo in casa propria, ma è anche pronto a dare il suo contributo alla pacifica ricostruzione del mondo. Oggi, celebrando i nostri morti, esaltando l’opera nostra, pensiamo anche ai caduti loro e alle loro vittorie; così rinnoviamo insieme l’impegno di solidarietà per la resistenza anche in pace contro ogni oppressione sociale, per la liberazione dallo sfruttamento, dallo spirito fazioso, eterno malanno d’Italia, e dal bisogno.