Fi in Abruzzo cresce e salda asse con Fdi. Guardando a Europee

Roma, 11 mar. (askanews) – Il mantra è che la crescita di consenso deve essere cercata nello spazio tra la premier e il Pd o andando a pescare nel vasto bacino degli indecisi. Insomma, negare strenuamente che la partita sia giocata a danno degli alleati. Ma c’è un dato evidente nelle ultime tornate elettorali di Forza Italia: quella che era cominciata come una corsa affannosa per la sopravvivenza dopo la morte di Silvio Berlusconi si è ufficialmente trasformata in una rincorsa per superare la Lega e diventare il secondo partito della coalizione.

Se in Sardegna gli azzurri hanno quasi doppiato l’alleato (6,3% contro il 3,7%), in Abruzzo non solo accade altrettanto ma Forza Italia arriva abbondantemente alla doppia cifra (13,4%) mentre il Carroccio si ferma a 7,6%. Antonio Tajani ovviamente non nasconde la sua soddisfazione, parla di “grande successo” ottenuto grazie a un “ottimo lavoro” a livello tanto nazionale quanto locale. E allo stesso tempo assicura che “non cambia assolutamente nulla” se il partito è seconda o terza forza della coalizione. Eppure nella dirigenza azzurra c’è chi ammette che la crescita di queste tornate ha anche a che fare con il calo dei lumbard. Lo fa notare Licia Ronzulli. “Negli ultimi 6-7 anni – dice – Berlusconi non ha avuto la prateria che abbiamo oggi noi in Forza Italia, quello spazio che va dalla Meloni alla Schlein, con una Lega che sta flettendo ma soprattutto con un centro moderato che non è rappresentato se non da noi”.

L’ordine di scuderia imposto dalla presidente del Consiglio, tuttavia, è quello di mostrare sempre grande compattezza della coalizione. A questo era servito il pranzo tra i tre leader dopo la sconfitta sarda, a questo serve anche l’incontro di oggi dopo la vittoria in Abruzzo.

Da via della Scrofa tirano un sospiro di sollievo per il fatto che la Lega a questo giro abbia sostanzialmente tenuto rispetto alle percentuali delle ultime politiche. E tuttavia, sia in Fratelli d’Italia che in Forza Italia c’è il fondato timore che Matteo Salvini, in difficoltà anche all’interno del suo stesso partito, possa rendere sempre più evidente nei prossimi mesi il gioco a distinguersi per recuperare consensi: la grande sfida all’orizzonte per tutti, d’altra parte, è quella delle Europee e non c’è dubbio che la Lega (e il suo segretario) sia la forza della maggioranza che ci arriva con il fiato più corto.

Al contrario, la crescita di Forza Italia viene considerata dai meloniani molto utile a cercare di creare una specie di cintura di sicurezza intorno al ministro dei Trasporti, nel caso sia necessario frenare delle fughe in avanti. Un asse che potrebbe rafforzarsi ulteriormente se sia Giorgia Meloni che Antonio Tajani, a differenza di quanto già annunciato da Salvini, dovessero ufficializzare la decisione di candidarsi alle Europee. Il segretario di Forza Italia non sembra chiudere la porta: “Se sarà utile lo farò, ne parlerò con Giorgia perché una scelta di questo tipo deve essere finalizzata a rafforzare la coalizione”.

Gli azzurri però, almeno per il momento, negano che in caso di sorpasso accertato alle elezioni di giugno, questo possa tradursi in un riequilibrio dei pesi all’interno della compagine di governo. Una circostanza che anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sembra allontanare. “Noi non abbiamo mai ragionato in termini di percentuali, di chi ha più e di chi ha meno. Per noi conta la compatezza della coalizione”, dice.