La Voce del popolo | Schlein, il radicalismo davanti alle difficoltà.

Con le sue reazioni alle critiche, la leader del Pd rivela una certa attitudine al rilancio e alla sfida piuttosto che al compromesso. Viene da pensare che l’impazienza possa favorire la Meloni.

Per affrontare i suoi critici, alla direzione del suo partito, Elly Schlein si è affidata alle citazioni dei cantanti (Daniele Silvestri, Diodato, Niccolò Fabi) piuttosto che dei padri storici della sinistra. Ha promesso unestate militante. E ha invitato a non sparare sul quartiere generale, evitando di evocare il libretto rosso di Mao. Ne ha ricavato due minuti di applausi finali (non pochi) e un certo numero di obiezioni e di mugugni.

Il fatto è che la leader del Pd tende a pensare che a ogni difficoltà convenga reagire con un di più di radicalismo. Così, mano a mano che sale il coro delle critiche e si fanno più aspri certi dilemmi si avverte qua e là una certa sua attitudine al rilancio e alla sfida piuttosto che al compromesso. Scelta legittima, per carità. Che però induce a prevedere un futuro turbolento dalle parti del Nazareno.

C’è un conflitto identitario, mai sanato del tutto, allorigine del Pd. Lo sforzo di mettere insieme le contrapposte eredità di Piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure non si può dire che abbia mai prodotto una perfetta ricucitura. E oggi lolio bollente versato da Conte e dai grillini sulle ferite dellopposizione sembra preludere a nuovi conflitti, tra chi punta a metabolizzare il populismo e chi pensa invece di doverlo sfidare in campo aperto.

A questo punto è facile immaginare che le tensioni di questi giorni annuncino una navigazione tuttaltro che tranquilla. Tanto più che la leader del Pd ha fatto capire che intende proseguire lungo una rotta volutamente impaziente e forse anche un poimprudente. A tutto vantaggio della Meloni, temo.

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale della Diocesi di Brescia]