Pd, la storia a volte si ripete. La sinistra di oggi come il vecchio Pci.

C’è una straordinaria somiglianza tra il consenso numerico ed elettorale del vecchio Pci e delle attuali sinistre: quella radicale del Pd, quella estremista di Fratoianni e quella populista di Grillo e di Conte.

Scrivevamo su queste colonne nei giorni scorsi che il Pd non è più il vecchio Pci. Considerazione ovvia e persino scontata per una pluralità di motivi. Ma è indubbio che la foto pubblicata sui giornali che arriva da Campobasso e che inquadra Schlein, Conte e Fratoianni attorno ad un caffè – cioè la sinistra radicale e massimalista, quella populista e quella estremista – è la dimostrazione plastica che nella politica italiana cambiano gli addendi ma non la somma complessiva delladdizione. Detto in altre parole, i numeri elettorali del vecchio Pci corrispondono in modo quasi plastico alla somma delle varie sinistre oggi in campo. È una riflessione, questa, abbastanza semplice ma significativa nella sua essenza. Ovvero, il campo della sinistra nelle sue multiformi resta quasi sempre lo stesso. Certo, cambia il profilo e la natura delle forze politiche ma c’è una costante, che oserei definire storica e strutturale, che ci porta ad una conclusione persin oggettiva se non addirittura scientifica: il perimetro elettorale della sinistra resta sempre quello.

Eppure c’è una differenza fondamentale in questo confronto storico. E cioè, il vecchio Pci era una chiara forza di opposizione ma con una spiccata cultura di governo. E, soprattutto, affondava le sue radici in un sistema ideologico definito ed organico. Ovvero, lo schema marxista e leninista/ gramsciano. Altri tempi, altra classe dirigente, altri riferimenti valoriali e culturali, altro progetto politico e altra prospettiva politica. Ma, oggi come allora, con lo stesso bacino elettorale. Con laggiunta che più si radicalizza lo scontro politico e più si rafforza e si consolida quello spazio elettorale. E il trio inquadrato a Campobasso ne è la conferma, lo ripeto, persino plastica. Oggi Schlein, Conte e Fratoianni rappresentano tre sinistre che hanno un altro elemento in comune rispetto al passato: e cioè, una scarsa cultura di governo. E che fanno della radicalizzazione politica e della polarizzazione ideologica la loro ragion dessere. Il tutto condito da un collante populista e demagogico che nega alla radice qualsiasi possibilità di estendere quel campo ad altre culture politiche, ad altri settori sociali e, soprattutto, ad altri mondi vitali che semplicemente non si riconoscono in quella tenaglia ideologica e massimalista. Ma, al contempo, non si può negare che c’è un filo rosso che lega oggi quelle tre formazioni politiche rappresentato da un comune quadro valoriale, culturale e quindi pre politico. E proprio lelezione della Schlein alla guida del Pd ha confermato questo assunto. Ovvero, un mix di radicalismo, di estremismo e di populismo che, indubbiamente, rappresenta un settore consistente e significativo della società italiana ma, altrettanto oggettivamente, largamente minoritario rispetto al resto del consenso elettorale.

Ecco perchè, a fronte di questa straordinaria somiglianza del potenziale bacino elettorale tra il vecchio Pci e lattuale sinistra estremista, radicale, populista e massimalista, tutti coloro che non si riconoscono o semplicemente non sono riconducibili a quelluniverso valoriale e politico hanno il dovere di organizzarsi e, al contempo, di affinare la propria offerta politica e progettuale. E, per restare ai confronti con la prima repubblica – anche se con un pizzico di forzatura ma comunque con un fondamento più che reale – chi si riconosceva nei valori, nei principi, nelle politiche e nel progetto del cattolicesimo politico, sociale e democratico difficilmente può convivere e convolare a nozze con gli alfieri contemporanei del radicalismo, dellestremismo, del massimalismo e del populismo. Per una questione di coerenza politica e di lungimiranza culturale e non di pregiudizio moralistico o di semplice convenienza personale o di gruppo.