Si tratta di una scommessa politica – quella del centro – che adesso va rafforzata e affinata. Un lavoro impegnativo, a cominciare dalla cultura cattolico popolare e cattolico sociale che in questi ultimi anni è stata sostanzialmente sacrificata sull’altare di un bipolarismo bislacco e maldestro.
Il risultato ottenuto dal cosiddetto “terzo polo” è positivo ed incoraggiante ai fini del rilancio della cultura e della “politica di centro” nel nostro paese. Uno spazio politico che era quasi del tutto scomparso in questi lunghi anni dominati da un “bipolarismo selvaggio” e che aveva come principale se non esclusivo obiettivo quello di radicalizzare il conflitto politico da un lato e, di conseguenza, annientare/distruggere il nemico politico dall’altro. Una modalità che adesso è stata pagata in modo molto salato dalla sinistra e dal suo principale partito di riferimento, e cioè il Partito democratico. Del resto, la disastrosa gestione politica della segreteria Letta era sotto gli occhi di tutti da tempo. L’incapacità di costruire una coalizione, un approccio – come noto – dettato dal rancore politico e dalla vendetta personale e, soprattutto uno sbandamento pauroso sul progetto, sulla identità e sulla prospettiva futura del partito, non poteva che portare ad un epilogo politicamente fallimentare. E così è stato. Altrochè il Pd come partito di “centro sinistra”.
Sul versante del centro destra è ormai abbastanza consolidata la tesi che si tratta di una coalizione, del tutto legittimamente, di destra. Al netto della bravura e delle stesse capacità politiche di Giorgia Meloni che ha saputo trascinare un partito residuale dal 4% ad oltre il 26% in appena 4 anni. E la stessa parabola di Forza Italia, com’è evidente a tutti e senza alcuna polemica, si avvia al suo lento ma irreversibile declino politico ed elettorale.
In un contesto del genere è ovvio che una forza di “Centro” riformista, innovativa, democratica e di governo ha uno spazio politico forte e significativo. Certo, si tratta di una scommessa politica che adesso va rafforzata e affinata. E dopo un risultato elettorale così significativo – anche e soprattutto in molte regioni del Nord, a cominciare dal Piemonte con punte del 10-11% – lo spazio politico del centro adesso può realmente decollare. Si tratta di uno spazio politico che non potrà che essere culturalmente plurale dove la presenza delle tradizionali e sempre moderne e contemporanee culture politiche di matrice riformista e costituzionale dovrà essere incisiva e visibile. A cominciare dalla cultura cattolico popolare e cattolico sociale che in questi ultimi anni è stata sostanzialmente sacrificata sull’altare di un bipolarismo bislacco e maldestro. Una cultura che proprio nel futuro cantiere del “centro” può ritrovare la sua casa politica di riferimento attraverso un percorso culturale, politico e programmatico definito e comprensibile. Del resto, parliamo di una tradizione culturale che proprio con una attenta ed intelligente “politica di centro” può ritrovare le ragioni per una rinnovata presenza nello scenario pubblico italiano. Com’è stato per moltissimi anni, e non solo durante la straordinaria ed originale esperienza politica, culturale e di governo interpretata dalla Democrazia Cristiana e poi dal Partito Popolare Italiano e dalla Margherita.
Questo voto politico ha confermato anche che esiste una classe dirigente disseminata in tutto il paese e che dev’essere valorizzata e promossa sempre più a ruoli politici importanti e qualificanti. Certo, poi abbiamo i leader di questo nuovo partito. E cioè Matteo Renzi e Carlo Calenda. E con loro molti uomini e donne che possono ambire a svolgere un ruolo decisivo e determinante per la costruzione di questo nuovo e rinnovato progetto politico e di governo. A cominciare dalle Ministre Elena Bonetti, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.
Partire da un piedistallo dell’8% circa dei consensi degli italiani significa dar voce ad una fetta consistente della pubblica opinione degli italiani che non si riconoscevano più in questo bipolarismo bislacco e che adesso chiedono a gran voce una nuova rappresentanza politica da un lato e un progetto politico che sia in grado, soprattutto, di parlare a moltissimi altri italiani dall’altro. Perchè il futuro partito di centro non può non allargarsi e contemplare al suo interno altre tradizioni, altri mondi vitali e altri interessi sociali, culturali e professionali.
Per questi motivi adesso, accanto all’opposizione ad un futuro governo di destra e senza alcuna polemica, al contempo, di natura ideologica o tardo novecentesca come quella praticata e urlata dal Partito democratico, è necessario avviare una “costituente” politica, culturale, programmatica e manche organizzativa di questa forza di “Centro”. E questo non solo per il bene e il futuro del “Centro” ma anche, e soprattutto, per la qualità della nostra democrazia, per il rinnovamento della politica italiana e, infine, per la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.