A Gaza 7 operatori umanitari stranieri uccisi in un raid di Israele

Roma, 2 apr. (askanews) – Sette operatori umanitari stranieri dell’organizzazione benefica World Central Kitchen sono stati uccisi a Deir Balah, nella Striscia di Gaza, in quello che il fondatore di questo gruppo, lo chef e ristoratore ispano-americano José Andrés, ha definito “un attacco aereo israeliano”. I sette cooperanti uccisi provenivano da Australia, Polonia, Regno Unito. Alcuni avevano inoltre doppia cittadinanza di Stati Uniti, Canada e Palestina. L’esercito dello Stato ebraico ha affermato che sta conducendo una “revisione approfondita” dell’incidente. Il capo di Stato Maggiore, Herzl Halevi, ha assicurato al comandante del Centcom, Michael Kurilla, che “i più alti ranghi” delle forze armate israeliane indagheranno sull’incidente.

Un paramedico della Mezzaluna Rossa palestinese ha detto che gli operatori umanitari sono stati uccisi mentre viaggiavano su un convoglio di tre auto che stava attraversando il nord di Gaza. Una circostanza confermata anche dalla stessa WCKitchen. La squadra WCK stava “viaggiando in una zona senza conflitto a bordo di due auto blindate marchiate con il logo WCK e di un altro veicolo”, ha riferito il Ceo, Erin Gore. Nonostante il coordinamento dei movimenti con l’IDF, il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza lungo la rotta marittima. “Questo non è solo un attacco contro WCK, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. Questo è imperdonabile”, ha commentato Gore.

In una dichiarazione dopo l’attacco, Andrés – nato a Mieres (Asturie) nel 1969 – ha chiesto al governo israeliano di “smettere di limitare gli aiuti umanitari” all’enclave palestinese, di non continuare “a usare il cibo come arma” e di “porre fine alle uccisioni di civili e operatori umanitari”. Intanto, World Central Kitchen ha annunciato che “sospenderà” immediatamente le sue attività nella Striscia di Gaza. “Prenderemo presto decisioni sul futuro del nostro lavoro”, si legge in una dichiarazione dell’organizzazione no-profit sul suo sito web. “Ho il cuore spezzato e sono sconvolto dal fatto che noi – World Central Kitchen e il mondo – abbiamo perso vite meravigliose oggi a causa di un attacco mirato da parte dell’IDF”, ha commentato Gore. “L’amore che avevano nel nutrire le persone, la determinazione che incarnavano nel dimostrare che l’umanità è al di sopra di ogni cosa, e l’impatto che hanno avuto in innumerevoli vite saranno ricordati e apprezzati per sempre”. Il primo ministro australiano Anthony Albanese da parte sua ha chiesto a Israele di fare luce sulle “piene responsabilità” della morte dell’operatore umanitario australiano. L’esecutivo di Canberra ha già contattato “direttamente” il governo israeliano e l’ambasciatore dello Stato ebraico in Australia, Amir Maimon, per chiarimenti sull’incidente “del tutto inaccettabile” che va “al di là di ogni ragionevole circostanza”, ha spiegato Albanese a Brisbane. “L’Australia si aspetta la piena responsabilità per la morte degli operatori umanitari, cosa inaccettabile”, ha sottolineato il primo ministro, insistendo sul fatto che si tratta di “una tragedia che non sarebbe mai dovuta accadere”.

Ferma condanna è arrivata anche dal gruppo estremista palestinese Hamas, secondo il quale il raid che ha coinvolto gli operatori umanitari conferma la “politica di omicidi sistematici” da parte di Israele. (di Corrado Accaputo)