Biden contro Trump: l’ultima battaglia per l’anima dell’America.

Gli Stati Uniti sono divisi. La polarizzazione politica mina la fiducia nell’economia e nella democrazia. Biden si trova di fronte al paradosso di una nazione demoralizzata nonostante il Pil in crescita.

Premessa d’obbligo. Chi scrive queste note è da sempre un sostenitore del Partito Democratico americano, in particolare della sua componente centrale, della quale negli ultimi anni il principale esponente è il Presidente Joe Biden. E’ anche un sincero amico degli Stati Uniti, dunque inflessibile innanzi ai loro errori – dalla mancanza di una legislazione adeguata in tema di possesso delle armi da fuoco alle menzogne inventate per giustificare la guerra all’Iraq, per dire – ma assolutamente convinto che essi rimangano comunque un punto di riferimento per le democrazie dell’occidente e un alleato indispensabile per l’Europa. Conseguentemente, la preoccupazione per la deriva radicale ed estremista nella quale è precipitato il Partito Repubblicano, quel Grand Old Party che ha segnato momenti importanti e autorevoli della storia di quel Paese, è notevole. La preoccupazione per una eventuale – e stando ai sondaggi attuali più che possibile – vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre è ancor più notevole, se posso esprimermi così. Per le cose che dice, per le minacce che proferisce, per quello che rappresenta.

Si tratta allora, nei mesi che ci separano dal martedì elettorale, di capire bene perché questo rischio – che per l’Europa è addirittura un pericolo – è reale, quali sono le sue motivazioni più profonde. Per vedere se c’è modo di porvi almeno parziale rimedio, nel tempo che resta. E questo è un esercizio che, auspicabilmente, i democratici americani dovranno svolgere. Anzi è sperabile che lo stiano svolgendo, ora, in queste settimane.

Come sempre, si comincia dall’economia. Il motto vincente di Clinton è sempre valido. It’s the economy, stupid”. Lo sarà pure questa volta anche se, come vedremo in un prossimo articolo, non sarà più quello decisivo o quantomeno non sarà l’unico a risultare decisivo. E l’economia negli USA non sta andando affatto male. Eppure la percezione che ne ha l’opinione pubblica è diversa. Perché?

Da un lato vi sono alcuni risultati, testimoniati dai numeri, che l’amministrazione Biden può legittimamente rivendicare: l’occupazione lavorativa è cresciuta ed è a livelli più che buoni, sia pure con le strutturali condizioni di sempre possibile precarietà che caratterizza il mercato del lavoro statunitense; gli stipendi e i salari sono comunque pure essi cresciuti; l’inflazione, il nemico più acerrimo ereditato dalla ripresa post-pandemica, è scesa in modo quasi drastico; l’economia in generale è in buona salute e gli indici di Borsa lo confermano. Eppure il Consumer Sentiment Index pubblicato dall’Università del Michigan rimane su livelli bassi, simili a quelli che si registrarono durante la crisi dei mutui subprime quindici anni fa.

Vi sono alcune spiegazioni, secondo gli analisti, e riguardano più gli aspetti psicologici e politici che quelli economici. Fra i primi bisogna riconoscere che presso gli americani resta impresso il calo dei redditi effettivi e più ancora di quelli percepiti dovuto all’inflazione esplosa nel post-pandemia, in particolare nel 2022, che ha intaccato il valore dei sussidi che l’anno precedente l’amministrazione, al suo primo anno di governo, aveva deciso per favorire il rilancio dell’economia nazionale dopo la crisi dovuta al Covid-19. Inoltre – e questa è invece una considerazione di natura più tecnica – l’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Federal Reserve per contrastare proprio l’inflazione ha reso più onerosi mutui e prestiti per famiglie e aziende, col risultato di rendere più difficile l’acquisto di una casa, o a volte anche solo di un’automobile. I prezzi oggi che l’inflazione si è ridotta e stabilizzata sono comunque maggiori di circa il 20 per cento rispetto al 2021, quando iniziò la presidenza Biden. E questo evidentemente incide sulla fiducia nel futuro della gente.

Ma vi sono due ulteriori elementi, politico-sociali, che a loro volta incidono pesantemente sui giudizi e le aspettative degli americani. Da un lato, meno rilevante ma comunque presente, il tono drammatizzante con il quale i media (e non solo quelli orientati a destra) presentano la situazione economica. Dall’altro, purtroppo sempre più presente e decisivo, la spaccatura verticale della nazione americana che si traduce in avversione se non addirittura odio verso l’avversario politico. Dunque, a prescindere dai dati reali tutto quello che è fatto dall’altra parte politica è negativo, è responsabile di ogni problema. Uno dei portati negativi del bipolarismo estremo, oggi amplificato dalla logica binaria dei social – sì/no, uno/zero, bianco/nero, amico/nemico.

Con un solo risultato, assai negativo per il futuro della democrazia: intolleranza in crescita esponenziale.