“Una punizione collettiva contro tutti i palestinesi” per gli attacchi terroristici di Hamas contro i civili israeliani “sarebbe ingiusta e controproducente, sarebbe contro i nostri interessi e contro gli interessi della pace”. E il diritto di Israele alla propria difesa deve essere esercitato “rispettando il diritto umanitario internazionale”, ciò che “in alcuni casi non sta avvenendo”, nel blocco della striscia di Gaza.
Lo ha affermato nella serata di ieri l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, sintetizzando i risultati della discussione sulle vicende in corso in Israele e Palestina, che si è svolta nel pomeriggio in videoconferenza con i ministri degli Esteri dell’Ue. Borrell e una parte dei ministri dei Ventisette (gli altri sono intervenuti da remoto) erano a Muscat, in Oman, dove stamattina si è svolto il 27esimo incontro ministeriale congiunto dell’Ue e dei Consiglio di cooperazione dei Paesi del Golfo.
L’Alto Rappresentante ha anche rilevato che la “maggioranza schiacciante” degli Stati membri dell’Ue vuole continuare a sostenere l’Autorità palestinese, e non certo interrompere gli aiuti (come aveva indicato ieri il commissario europeo alla Politica di vicinato, l’ungherese Oliver Varhelyi, poi sconfessato dalla Commissione), perché questo sarebbe “il migliore regalo per Hamas”.
“Abbiamo discusso – ha riferito Borrell – su come continuare la nostra relazione con l’Autorità palestinese, è stata fatta una chiara distinzione tra Hamas e l’Autorità palestinese.
Consideriamo Hamas un’organizzazione terroristica e ciò che ha fatto dimostra che si comporta come tale. Ma l’Autorità palestinese è un’altra cosa, è un nostro partner. Noi non trattiamo con Hamas, ma trattiamo e lavoriamo insieme con l’autorità palestinese e la sosteniamo. E non tutti i palestinesi sono terroristi. Quindi una punizione collettiva contro tutti i palestinesi – ha sottolineato – sarebbe ingiusta e controproducente, sarebbe contro i nostri interessi e gli interessi della pace”.
Nella discussione “c’è stata una maggioranza schiacciante, con forse due o tre eccezioni, degli Stati membri che ha affermato chiaramente che la cooperazione con l’Autorità palestinese deve continuare, che devono continuare i finanziamenti e che i pagamenti non devono essere interrotti. Sì, la Commissione europea propone una revisione, e anche alcuni Stati membri vogliono riesaminare come questo sostegno è stato attuato, chi lo sta ricevendo, in modo da assicurare che non ci sia nessun legame, nessun tipo di supporto con le attività terroristiche di Hamas; ma questa revisione non deve essere una scusa per ritardare l’attuazione della nostra cooperazione con l’Autorità palestinese, deve essere fatta rapidamente, e io personalmente, con i miei servizi – ha annunciato Borrell -, spingerò perché sia attuata, dentro la Commissione e in partenariato con gli Stati membri, in modo da assicurare che non ci sia questo rischio di dispersione e di finanziamento occulto verso qualunque tipo di attività terroristica”.
“Tra l’altro – ha osservato l’Alto Rappresentante – se quattro anni dopo che siamo entrati in carica” nella Commissione europea “scopriamo che abbiamo finanziato attività terroristiche di Hamas, qualcuno dovrà prendersi la responsabilità politica per questo. Io non credo affatto che sia successo, ma facciamo i controlli. Alcuni Stati membri sono in un processo continuo di verifica del modo in cui l’aiuto è fornito, e a chi è dato, quindi non è qualcosa di straordinario. Ciò che è straordinario sono le circostanze attuali, che forse richiedono un’analisi profonda”. Comunque, ha ribadito, “molti Stati membri insistono sull’idea che questo non deve essere una scusa per ritardare la nostra cooperazione con autorità palestinese, e che i pagamenti non devono subire conseguenze da questo processo”.
“La nostra volontà – ha affermato Borrell – è quella di continuare a sostenere l’autorità palestinese, che è una cosa completamente diversa da Hamas, sarebbe un enorme errore in questo momento critico far cessare il nostro sostegno per l’Autorità palestinese. Sarebbe un errore perché sarebbe il miglior regalo che potremmo dare ad Hamas”.
“Sin dall’annuncio di ieri”, poi sconfessato, con cui il commissario Varhelyi prospettava la sospensione degli aiuti “c’è stata – ha riferito l’Alto Rappresentante – un’ondata di domande sulle ragioni” della decisione annunciata ” e di richieste di continuare il sostegno” al popolo palestinese “e naturalmente anche gli aiuti umanitari, che comunque non sono in discussione.
Ciò che è in discussione è la cooperazione allo sviluppo, il sostegno ai servizi pubblici fornito ai palestinesi e ai servizi forniti attraverso le Nazioni Unite”.
“Faremo la revisione, faremo i controlli, lo faranno anche gli Stati membri, ma ripeto: la schiacciante maggioranza dei paesi membri – ha insistito Borrell – considera che dobbiamo continuare il nostro sostegno all’Autorità palestinese e che i pagamenti dovuti non devono essere ritardati, in un momento critico per questa organizzazione perché anche la popolazione palestinese sta soffrendo”.
Borrell ha riferito che, come si aspettava, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno appoggiato la comunicazione congiunta della riunione Ue-Paesi del Golfo che era stata adottata pubblicata nel pomeriggio” e in particolare “la condanna degli attacchi terroristici e di ogni attacco contro i civili, la richiesta di rilasciare gli ostaggi e di proteggere i civili, e di rispettare il diritto umanitario internazionale, che significa – ha evidenziato l’Alto Rappresentante – ‘no’ al blocco di acqua, cibo ed energia elettrica alla popolazione civile di Gaza”.
I ministri hanno anche sostenuto “l’apertura di corridoi umanitari per facilitare la fuga attraverso l’Egitto di chi sfugge dai bombardamenti a Gaza”. Bisogna, ha detto Borrell, “preparare il giorno dopo: è la quarta volta nella mia vita che sono testimone di una guerra a Gaza, di azioni terroristiche a cui rispondono le rappresaglie di Israele che esercita il suo diritto alla difesa”.
“Dobbiamo riflettere su cosa succederà dopo. Per questo – ha indicato l’Alto Rappresentante – dobbiamo aumentare la nostra cooperazione con il mondo arabo e ricalibrare e riqualificare (‘upgrade’, ndr) l’iniziativa presa alcuni mesi fa insieme alla Lega araba, l’Egitto, la Giordania, l’Arabia Saudita, per rilanciare il processo di pace e ricordare al mondo che il problema palestinese esiste ancora, che fare la pace tra Israele e i Paesi arabi è positivo e necessario, ma pure – ha sottolineato Borrell – che la pace deve essere fatta anche con i palestinesi. Altrimenti questo ciclo di violenza ricomincerà di nuovo”.
“Dobbiamo rilanciare e ricalibrare la dinamica”, che era stata sostenuta da tanti paesi, “della soluzione dei due Stati. Perché non conosciamo altre soluzioni. Quindi dobbiamo lavorare per rendere fattibile questa soluzione, sebbene – ha ricordato – 30 anni dopo gli Accordi di Camp David appaia ancora più lontana che mai”.
“Nel frattempo – ha aggiunto l’Alto Rappresentante – dobbiamo aumentare il nostro sostegno umanitario per le vittime di questa tragedia. E dobbiamo metterci in contatto con i partner in tutto il mondo: la comunità internazionale deve usare questo momento critico, che può essere un momento di sveglia, per re-impegnarsi nella questione israelo-palestinese. Israele ha il diritto di difendersi, ma questo deve essere fatto secondo il diritto umanitario internazionale. E alcune decisioni sono contrarie a questo diritto internazionale”.
“Questo attacco barbarico e terroristico che ha causato tante vittime, tante persone uccise, ha provocato una reazione dalle forze di difesa israeliane che sta causando a sua volta sofferenze umane. Noi – ha detto ancora Borrell – insistiamo sul fatto che questa reazione deve rispettare il diritto umanitario internazionale. Ma il fatto è che anche i morti a Gaza stanno aumentando, 150 mila persone sono sfollati interni in fuga all’interna, e la situazione umanitaria è terribile”.
“Quindi – ha avvertito l’Alto Rappresentante – dobbiamo fornire più sostegno, non meno” alla popolazione palestinese. “Questa è, credo, la posizione espressa dal 95% degli Stati membri oggi e segna il modo in cui dobbiamo lavorare. Sono giorni tristi ma questa può essere un’occasione per rimettere sul tavolo la ricerca della pace, per evitare – ha concluso – un altro ciclo di violenza”.