Dibattito | Una proposta alternativa alla democrazia d’investitura.

La Meloni rilancia addirittura con la doppia elezione diretta, tanto del premier quanto del presidente della Repubblica. Confusione su confusione. Spetta ora alle opposizioni non scivolare nella palude della mera contrapposizione ideologica.

Qualcosa si muove sul fronte delle opposizioni a proposito della riforma costituzionale? Pare di capire che stia crescendo, anzitutto dalle parti del Nazareno, la consapevolezza circa la necessità di fornire alla pubblica opinione un’alternativa al premierato della Meloni. Intanto prende forma un certo consenso attorno al modello del cancellierato alla tedesca. L’importante è che, nel definire i rapporti con il Capo dello Stato, non lo si renda succube di una legge elettorale destinata a farne un re travicello. Oppure, seguendo le peripezie della Premier che ne accetterebbe ad abundantiam l’investitura diretta, come ha spiegato ieri sera a “Porta a Porta”, non lo si voglia assoggettare alla durezza della competizione politica, rendendolo un uomo di parte. Diciamolo pure, è confusione su confusione.

A questo punto viene da chiedersi se aderiranno tutti, anche i vari centristi, a un disegno che può mettere la Meloni con le spalle al muro, facendo piena luce sui rischi del suo premierato elettivo. Bisogna scongiurare che vada in soccorso quella “zona grigia” della politica che sottovaluta la l’incombenza di un sofisticato e tuttavia egualmente pernicioso ricorso alla seduzione dell’uomo (o donna) forte come unico orizzonte di un potere pubblico più efficiente.

Ebbene, come convincere i distratti – chiamiamoli così a prescindere dalla loro collocazione parlamentare – a dire no al mostro meloniano, senza indulgere a una logica di puro difensivismo? Va pure considerata l’alternativa del modello francese. Tra i sistemi vigenti in Europa, questo è comunque il più rassicurante perchè prevede due fonti di legittimazione popolare, una riguardante il Presidente della Repubblica e l’altra il Parlamento, tanto da prevedere in casi estremi la cosiddetta coabitazione. In fondo avviene la stessa cosa negli Stati Uniti nell’ipotesi, spesso ricorrente, in cui il Presidente non ha la maggioranza in entrambi i rami del Congresso. Anche questa è una forma di equilibrio, utile più di quel che si pensa alla vitalità della democrazia.

Se vogliamo rendere allora appetibile ai centristi il modello francese, occore assicurare un potenziale spazio di presenza mercè una legge elettorale a doppio turno, con la garanzia che possano accedere al secondo turno le forze, da sole o in coalizione, in grado di raccogliere il 10% o anche solo l’8% dei voti. Con tale aggiustamento, avremmo una riforma ancora più garantista e comunque efficace.  Oggi infatti dobbiamo fare i conti con un sistema politico frammentato nel quale l’introduzione della sfiducia costruttiva, allegata al cancellierato, porterebbe con troppa facilità ad incrementare il mercato dei cambi di casacca.

In conclusione, la strada di un confronto schietto e costruttivo può impedire alle opposizioni di scivolare nella palude della mera contrapposizione ideologica, accettando così di lasciare ad altri la carta decisiva dell’innovazione. Parliamone, almeno una volta alla settimana.