Dove sono voti e sensibilità che la Dc sapeva intercettare?

L’elettorato potenzialmente centrista, di governo e conservatore/liberale, non può essere intercettato da chi fa del sovranismo, dell’estremismo, del massimalismo e del radicalismo la sua vera carta di identità.

Anche se la Dc è stata consegnata alla storia all’inizio del 1993, è indubbio che il cosiddetto “voto democristiano” esiste ancora. O meglio, esiste ancora – eccome se esiste – quel voto moderato, liberale, tardo cattolico, conservatore/riformista e di governo che storicamente si è riconosciuto nella Dc e che continua ad essere decisivo nel condizionare l’esito finale del voto nella politica contemporanea.

Ora, al di là di tutti coloro – soprattutto gli storici detrattori della sinistra ex e post comunista – che addirittura rimpiangono la presenza, il ruolo, il progetto e financo lo stile della Dc e soprattutto dei democristiani, è indubbio che persista una costante e insieme una scommessa del nostro sistema politico. Ovvero, la capacità di saper interpretare e farsi carico di un elettorato che fisiologicamente cambia e muta, ma che continua ad essere una componente fondamentale per decidere chi potrà e dovrà governare.

Certo, si tratta di uno scenario costante quando non ci sono eventi imprevisti ed imprevedibili. Come quello, ad esempio, rappresentato dalla temporanea e violenta irruzione del populismo grillino che ha raso al suolo i partiti, le culture politiche, la qualità delle classi dirigenti e la stessa credibilità delle istituzioni democratiche.

Ma, per restare a quell’elettorato potenzialmente centrista, di governo e conservatore/liberale, è altrettanto indubbio che non può essere intercettato da chi fa del sovranismo, dell’estremismo, del massimalismo e del radicalismo la sua vera carta di identità. Perché si tratta, appunto, di un elettorato sensibile alla cultura di governo e di buon senso che rifugge da qualsiasi radicalizzazione e da una concezione della politica all’insegna della polemica permanente e strutturale.

Ed è proprio lungo questo crinale che si possono inserire partiti e movimenti che sono ispirati e caratterizzati da una cultura di centro e, soprattutto, interpreti di una vera e credibile “politica di centro”. Certo, anche altri partiti possono intercettare questo elettorato. Basti pensare, per fermarsi all’oggi, al consenso dei Fratelli d’Italia nell’area centrista e moderata del nostro paese.

Ma, su questo versante, sarà sempre più decisiva l’iniziativa politica dei cosiddetti partiti centristi purchè superino la dimensione pre politica dell’insulto reciproco e della altrettanto ridicola delegittimazione reciproca. E, all’interno di questo contesto, si deve oggettivamente irrobustire il ruolo e l’iniziativa di quell’area culturale cattolico popolare e sociale che storicamente ha saputo declinare un ruolo politico centrista, democratico, di governo e autenticamente riformista.

E questo perchè si parla di un elettorato, o meglio di una tendenza e di una sensibilità, che continuano ad essere presenti nelle dinamiche politiche e culturali del nostro paese. E non li si può lasciare ancora a lungo al campo dell’improvvisazione, della casualità e della superficialità. Ne va anche, e soprattutto, della qualità della nostra democrazia, della credibilità delle nostre istituzioni e della stessa efficacia dell’azione di governo.