Einaudi fu in ogni tempo un’alta cattedra morale

Di seguito il messaggio dell’allora Presidente Leone nel Centenario della nascita di Luigi Einaudi. Oggi, in Campidoglio, si terrà un convegno per i 150 anni (dalle 11.00 su corriere.it).

Luigi Einaudi, già prima di entrare nell’agone politico per l’alto valore scientifico e morale del suo insegnamento, la probità della vita, fiero distacco da ogni compromissione col fascismo, costituiva uno dei più solidi punti di riferimento della cultura e della vita morale italiana.

Quando, nella ripresa della vita democratica del nostro Paese, egli entrò, con modestia pari all’imponenza della sua personalità, nella vita politica, determinò intorno a sé simpatia, rispetto, consensi ed aspettative.

La sua attiva partecipazione all’Assemblea Costituente con interventi sui problemi fondamentali dello Stato ispirati sempre a grande indipendenza di pensiero e linearità di visione, la successiva chiamata, in uno dei momenti più delicati della vita politica del Paese, al governo della Banca d’Italia ed alla direzione di uno dei Ministeri più impegnativi, la convinta fede europeistica, avevano dato la misura della costruttiva importanza del suo contributo.

Chiamato nel 1948 – anzi tratto con viva insistenza da una posizione di ritrosia – alla Presidenza della Repubblica, inaugurò uno stile di attiva, ma riservata e sobria, presenza in tutte le articolazioni dello Stato repubblicano, con indicazioni, consigli, mediazione e sovratutto con l’alta autorità che gli proveniva dal suo luminoso passato e dalla sua sperimentata e indiscussa imparzialità. La lealtà con la quale egli si presentò al Parlamento col messaggio di giuramento testimonia ancora una volta la sua personalità.

E tuttavia Einaudi non aveva mai reciso i legami col mondo degli studi e della cultura: la sua partecipazione anche da Presidente della Repubblica ai lavori dell’Accademia dei Lincei, la ripresa dell’insegnamento universitario (che gli fu conferito per legge a vita), la pubblicazione di severi e sereni ammonimenti contenuti in scritti che costituiscono anche un incomparabile esempio di prosa limpida e vigorosa e i contatti fecondi che egli mantenne col mondo politico costituirono un’ulteriore esplicazione della sua personalità, tutta tesa al servizio esclusivo del Paese. Fu in ogni tempo un’alta cattedra morale.

Non si può meglio scolpire la sua figura che con le parole con le quali il decano della Facoltà di Giurisprudenza della Sorbona, traendole da un suo scritto, lo salutò al momento del conferimento della laurea honoris causa: “l’idea della libertà contro l’intolleranza, della cooperazione contro la forza brutale, ecco la buona novella che occorre predicare agli uomini di buona volontà”.

 

Quirinale, 24 marzo 1974