Il ruolo dei cattolici nella proposta di Murri all’alba del Novecento

Sappiamo da Romolo Murri, dice Forlani, come “un movimento politico che agisce sul terreno della democrazia e del suo sviluppo non può limitarsi ad una proposta che sia giusta in sé”.

 

Discorso del Segretario della Dc Arnaldo Forlani in occasione del convegno su Romolo Murri (Fermo, 9-11 ottobre 1970).

Il testo, pubblicato su “Il Popolo” del 10 ottobre 1970 con il titolo “La democrazia reale è lincontro tra forze popolari e istituzioni”, qui viene riproposto pressoché integralmente.

I tagli hanno riguardato le parti collegate alla stretta attualità (disegno di legge sul divorzio e istituzione delle Regioni). Sono state anche apportate piccole correzioni perlopiù legate a evidenti refusi.

Si osservi, in ogni caso, che l’intervento rispecchia largamente un impianto discorsivo. 

Il testo completo è leggibile grazie al link posto a fine pagina.

[…]

Lasciatemi rilevare che non è senza significato che noi dopo la visita alla tomba di Murri, siamo qui ora, nei luoghi che lo videro animatore appassionato e contrastato di tante giovani energie.

Nell’anno centenario della sua nascita veniamo qui, nei luoghi della sua esperienza, dove vivo è ancora il ricordo della sua persona in chi lo conobbe; il ricordo di un uomo aperto ai fermenti del suo tempo, che seppe rappresentarli, esprimerli, con tutta la forza di un impegno per tanti versi anticipatore e proprio per questo destinato a suscitare così vivi contrasti, polemiche aspre, incomprensioni, anche, ma certo capace di muovere tante conoscenze e di inserirle nel vivo della vicenda del suo tempo.

Quando si ritorni indietro negli anni per cercarvi le ragioni storiche dell’oggi, la figura di Romolo Murri, il suo impegno civile sociale, la sua presenza politica, i modi della sua stessa religiosità ci appaiono subito al centro dei fermenti e delle speranze del giovane movimento dei cattolici democratici e ci danno il senso e la misura di una sua attualità, del perché siamo qui oggi a ricordarle, come democratici cristiani, nel centenario della nascita e quindi per rendergli omaggio, per riscoprire il significato della sua battaglia di allora, e per cogliere quanto può venire a noi in ordine a temi di fondo, che sono rimasti e rimangono al centro del nostro stesso impegno.

Il rapporto tra Cristianesimo e democrazia, la fede nell’uno come nell’altro termine, lo condusse ad immaginare in un reciproco apporto la condizione di un vero e profondo rinnovamento di tutta intera la società.

 

Un punto di orientamento

 

La Democrazia Cristiana, la giovane Democrazia Cristiana (come allora si diceva) collegava i termini di questa proposta nello stesso nome e con una grande forza di suggestione: portare avanti i cattolici democratici fuori dei limiti del vecchio intransigentismo e porli al riparo del richiamo conservatore.

Ma, insieme, quel nome poneva il grande tema dell’autonomia di un movimento politico di cattolici e del loro rapporto con la gerarchia in un momento in cui, con l’Opera dei Congressi, più diretta e immediata era la presenza confessionale dei cattolici nella società.

In quella sua proposta di rinnovamento, che muovesse dall’apporto decisivo di una componente cristiana moderna, al passo con i tempi, era centrale l’accettazione della democrazia come superamento di impostazioni paternalistiche e di suggestioni corporative.

E questo rimarrà uno degli apporti di permanente valore, destinato a non disperdersi ed a costituire il punto di orientamento di tante energie del movimento sociale cristiano nella sua evoluzione e nel suo sviluppo. Qui sta già nella prima maniera di porre in termini moderni le ragioni e i modi di una politica di cattolici che parta dal vivo stesso dei rapporti sociali; utilizzando a questo fine, in tutta la sua forza, il concetto di democrazia, che proceda da una partecipazione popolare autentica come condizione per il superamento dello Stato liberale, minoritario e borghese.

 

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