L’Abruzzo stoppa il campo largo, Schlein rilancia: andiamo avanti

Roma, 11 mar. (askanews) – La delusione per l’Abruzzo c’è, negli ultimi giorni in tanti ci avevano sperato davvero in un bis del voto sardo, ma Elly Schlein reagisce subito ribadendo la sua linea e prevenendo possibili critiche sul dialogo con M5s. Perché anche ieri, da Milano, la minoranza di Stefano Bonaccini ha sottolineato che l’alleanza con i 5 stelle serve, ma “non basta”, soprattutto al nord, e che bisogna anche preoccuparsi di guardare al centro. Soprattutto, nell’ala moderata del partito non mancano mugugni per la linea troppo mirata a ‘coprire il fianco verso i 5 stelle. Mugugni che la leader Pd sopisce immediatamente. “A volte si vince, a volte si perde”, spiega la segretaria in una nota, ma stando ben attenta a sottolineare un dato: il presidente uscente Marco Marsilio fino a poche settimane fa aveva un “vantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente”. E il Pd, aggiunge, “ha quasi raddoppiato il suo consenso arrivando oltre il 20%, rispetto all’11% delle ultime regionali”.

Insomma, è il messaggio della segretaria, la sconfitta c’è stata ma il Pd cresce – anzi raddoppia in Abruzzo – e in generale la tendenza resta positiva, perché anche questo voto conferma che la strada da seguire è quella “testardamente unitaria” che la Schlein predica ormai quotidianamente e che – assicura – il Pd continuerà a percorrere “con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida in grado di competere con la coalizione delle destre”. Del resto, aggiunge uno dei dirigenti di primo piano vicini alla leader: “Che alternative abbiamo? Non c’è altra possibilità che insistere sul campo largo. E’ l’unica cosa da fare”.

Una strada, però, che dopo l’Abruzzo rischia di diventare ancora più impervia. Carlo Calenda festeggia il risultato di Azione, al 4%, “un ottimo risultato considerando la tipologia di elezione, che impone alleanze per noi non facili”. E, soprattutto, Giuseppe Conte dice che bisogna ripartire “sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa ad eleggere la prima presidente di Regione M5S della storia, Alessandra Todde”. Una vittoria ottenuta con una coalizione che non comprendeva i centristi. Il rischio, insomma, è che il passo falso rafforzi le spinte centrifughe.

Proprio lo scenario che la Schlein vuole evitare, e infatti qualche dirigente Pd avverte: “Sarebbe il caso di decidere una volta per tutte cosa vogliamo fare: unirci per battere le destre o dedicarci ciascuno al proprio orticello rassegnandoci a perdere?”. Certo, preoccupa il dato dei 5 stelle, crollati al 7% dal 19,7% del 2019. E il timore è che Conte si possa convincere che per portare voti a M5s sia meglio non stringere troppo l’abbraccio col Pd, mantenere quella distanza e quell’autonomia – soprattutto dai centristi – che gli elettori 5 stelle sembrano preferire.

Dinamiche che continueranno almeno fino alle europee, la Schlein ne è consapevole. La leader Pd sembra decisa a candidarsi, l’annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, perché è convinta che si debbano usare tutte le carte disponibili per far crescere il partito e rafforzare la prospettiva “testardamente unitaria”. Ma oltre a quel voto ci sono quelli per la Basilicata e per il Piemonte, altre due regioni dove costruire il “campo largo” sembra complicato. In Lucania i tempi sono stretti, si dovranno presentare le liste la prossima settimana e proprio oggi c’è stata un’altra riunione per arrivare ad un’intesa. Angelo Chiorazzo, il candidato ‘civico su cui aveva puntato il Pd lucano, ha trovato il no di M5s – e non solo – e in queste ore si sta ragionando su una figura che possa consentire di superare lo stallo. Massimo riserbo sui nomi, ma sarà una personalità che dovrà avere anche il gradimento di Chiorazzo, “non faremo un accordo senza di lui”, dice un dirigente Pd.