Stava come un cane inferocito a schiumare di rabbia, lanciata al galoppo da Satana che l’aveva da sempre allenata all’impresa che avrebbe mancato. Prima di allora era riuscita a sterminare milioni di uomini, donne e animali per tenersi in forma pronta al grande giorno. Poi, dopo il fallimento, avrebbe continuato incessante il suo lavoro con la remota speranza le sarebbe stata data una seconda possibilità. Dio non è insolito ai ripensamenti, la sua misericordia anche verso il male può darsi che l’avrebbe portato a cambiare ciò che era stato concedendo al suo autore lo spazio da principio negato. Avrebbe anche potuto essere che Dio volesse riaffermare una seconda volta il suo potere o saggiare un nuovo momento di gloria, una soddisfazione alla quale proprio non sapeva rinunciare.
In ogni caso la Morte aveva un suo piano che forse prevedeva una possibilità di recupero almeno parziale sull’andazzo che avevano preso ormai i fatti. Far fuori ogni segno di vita sulla terra sarebbe stata la giusta strategia per un minimo di riabilitazione. Il Paradiso sarebbe stato condannato ad essere una isola infelice, circondato tutto d’intorno da una desolazione assoluta, annichilita dalla sua stessa ombra che ne anticipava la presenza. Il Paradiso avrebbe provato un gran rimorso per il gaudio che vantava, intristendo la luce dei suoi clamori, provando compassione per quanto di contentezza ancora avvertiva di protesta all’assedio dei fatti del male. Nel mentre, la Morte era a leccarsi una ferita sempre aperta che gettava sangue senza mai sfinirla del tutto ma che ne indeboliva costantemente la lucidità fino al punto che, nel delirio, di tanto in tanto arrivava a chiedersi perché le fosse stata data vita.
Aveva mancato il successo proprio dove ne avrebbe avuto infinita fama ed i conti non le tornavano. Con qualche affanno era riuscita lì dove nessuno avrebbe osato. Far secco il Figlio di Dio era l’impossibile riuscito solo ad essa e per questo se ne sarebbe parlato fino alla fine dei tempi. Sì è vero, era poi risuscitato ma non per questo essa aveva avuto minor soddisfazione. Gesù Cristo con un ultimo imperioso urlo l’aveva chiamata a rapporto per dirle di fare la sola cosa per cui era stata messa al mondo. Per tre giorni l’aveva tenuto comunque in frittura, sospeso nell’ansia che avrebbe anche potuto riposare per sempre nel sepolcro dover era stato messo, sigillando il corso di una nuova storia. Per quanto la riguardasse, furono i tre giorni più belli da quando la Morte aveva mosso i suoi primi passi dalle parti dell’universo.
Durante l’uccisione di Gesù, stava a guardare la scena di quel corpo lacerato per ogni dove come fosse un capolavoro da mandarsi per sempre a mente. A dire il vero adorava e detestava ciascuna di quelle ferite per la ragione che conducevano al suo abbraccio ma ne ritardavano anche il momento, ogni volta aggiungendosi una nuova ad un’altra appena approdata su quel corpo martoriato. La morte, dunque era stata portata dall’istinto a scender dove avrebbe portato ancor più dolore.
Maria, la madre del figlio di Dio aveva ormai i suoi anni, che sono quelli di quando è maggiore il desiderio di rivedere i suoi cari che quelli di continuare i doveri d’amore tra i discepoli di suo Figlio. Ci aveva lavorato a lungo resistendo alla tentazione diabolica, una punta di meno del suo desiderio, di darle subito il colpo di grazia. Se era riuscita con il Figlio, ancor meglio avrebbe potuto sbizzarrirsi con la madre. Ogni giorno ritardava la sua opera godendo nel vederla afflitta per come erano andate le cose, amputando per questo, pur a fatica, la sua smania di portarla via dalla vita.
Si trattava soltanto di saper cogliere il momento giusto. Maria stava andando avanti con gli anni e non si doveva correre il rischio che potesse abituarsi allo sgomento che aveva minato ogni suo sangue facendolo scoppiare aprendo in continuazione nuovi crateri di angoscia. Finalmente pare che fosse arrivata l’ora propizia. Maria quel giorno diede a tutti i discepoli le sue consuete benedizioni pronunciate unicamente dagli occhi su cui posava lo sguardo. Era quella una occasione da non mai mancare. Se ne restava rinvigoriti ed amati al punto inconcepibile di tradirla, non volendo più staccarsi da lei per andarsene in giro per il mondo a portare la buona parola.
Stare con Maria era l’ambizione di tutti. Solo avvertirne la presenza, potendone sfiorare il sorriso dispensato ai circostanti, era il fatto da raccontare più del vangelo stesso.
Quel giorno Maria curò il suo ordine con la semplicità propria di quando si fa qualcosa di importante e che non deve creare alcun trambusto. Compose i capelli stanchi nel verso più naturale a che non avessero affanno, indossò una veste che non suscitasse il rimpianto per essere su una donna che non avesse scopo di essere ammirata e si addormentò avvertendo uno speciale abbandono. Sentì venir meno la colpa di tirare per sé un po’ il fiato non badando a quanto da farsi secondo la volontà di suo Figlio dettata senza possibilità di obiezione sotto il legno dover era stato crocefisso. Fu la prima volta che ebbe voglia di ritemprarsi girando le spalle ai suoi compiti quotidiani e fu lì che la Morte intuì che era l’ora di procedere secondo i piani.
Una volta era stata in parte sconfitta dalla Risurrezione del Figlio di Dio, che comunque aveva dovuto passare per le sue spire. Adesso era il tempo di sua madre e non era affatto detto che a Dio fossero rimaste sufficienti energie per ripetersi nel miracolo di un ritorno in vita. Eppure, per quanto si prodigasse, sentiva intimamente una opposizione al suo disegno. C’era qualcosa che le sfuggiva e che pure la impauriva. Si avvicinò al sonno di Maria, stupita che gli angeli perennemente in sua veglia, la lasciassero fare. Concentrò le sue energie in modo che un torpore avvolgesse Maria fino allo stordimento. Lei non mosse una piega rimanendo immobile nel letto dove si era stesa. I suoi pensieri erano leggeri come non mai. Ebbe l’impressione di sollevarsi gradatamente da terra e poi di passare le nuvole e andare in alto nel cielo senza obiezioni dall’alto per un’accoglienza evidentemente prevista.
Quel viaggio talmente bello che avrebbe voluto svegliarsi per segnarlo bene in memoria, ma forse c’era altro ancora a sorprenderla e non voleva rovinare ulteriori svolgimenti. La Morte credette da principio di avere maggiori soddisfazioni se le cose sarebbero state più difficili. La inseguì su fin verso i primi metri verso l’alto alitando la sua fetida presenza fin dove le ressero i polmoni. SI arrampicò poi dove potette per continuare a sprigionare il suo veleno ma Maria inesorabile continuava la sua assunzione, sorprendentemente indifferente al dolore che stava dando alla sua nemica.
Nel mentre Dio Padre aveva da interrogarsi. Sarebbe stato comprensibile l’emozione dell’arrivo di Maria in Paradiso. Gesù e Giuseppe non stavano più nella pelle e per questo avevano ripreso piene sembianze di corpo. Questione di minuti e l’avrebbero riabbracciata. Lo Spirito Santo non accettava di stare in disparte e giocare il ruolo dell’impalpabile ed era schierato in prima fila a dire che era anche lui della partita e con un miracolo inaudito si diede forma visibile. Dio Padre doveva decidere il da farsi. Difficile anche per lui restare imperturbabile alla sola creatura a cui era stata risparmiata la morte, non una cosa da poco. Avrebbe dovuto svelarsi come forse non fatto neanche davanti al Figlio che pure aveva quote di medesima divinità.
Maria era una donna che lo costringeva a far saltare i grimaldelli delle gerarchie celesti ed a rivelarsi almeno a lei senza prudenze e reticenze.
La Morte era lì che ringhiava a più non posso. Ebbe, per consolazione, bisogno di ingannarsi cadendo in una tentazione che forse nel tempo avrebbe prodotto qualcosa di buono. Se non fosse stata quella l’ora, avrebbe potuto comunque essere un altro giorno quello giusto per andare a dama. La Madre restava esposta ad una possibilità che con il Figlio non poteva più essere. Non doveva fare altro che avere pazienza stando costantemente in agguato, illudendosi che sarebbe giunto il tempo di una sua rivincita. Se Dio avesse avuto un briciolo di onestà avrebbe dovuto ammettere che maggior gloria sarebbe stata con una seconda resurrezione, la sola che avrebbe consentito alla Madre ed al Figlio di essere indissolubilmente legati da una comune indescrivibile esperienza, una comunione vera e non di facciata.
Maria si limitò ad aprire gli occhi. Ebbe da contenere la sorpresa da subito incrociando l’amore che la presidiava già al suo arrivo in Paradiso ancora immersa nel sonno. Le parole le facevano fatica a venir fuori perché quel luogo ha un vocabolario con cui prendere dimestichezza e che richiede un tempo maggiore rispetto alle lacrime di gioia e stupore che non hanno bisogno di traduzioni. Si sa soltanto che Dio Padre restò per un tempo a cospetto con Maria e che al termine ne uscì stravolto da una bellezza che ribaltò ogni legge di logica e di spirito, dove, abbagliandolo, l’umano ammantò di splendore il divino. Fu in quell’incontro che l’Amore creatore conobbe quello di una donna imparandone modi e sostanze inebrianti e imprevedibili. Sembrava l’annientamento di ogni futuro perché così ora non c’era altro da attendere.
Questo il pericolo da cui guardarsi. La fine del mondo, la resurrezione dei morti e tutta quell’altra roba lì aveva perso di colpo di primario interesse. C’era in Paradiso una sorta di appagamento che rischiava di mettere in secondo piano il grande progetto che sarebbe andato avanti più di risulta che per desiderio. Fu Maria, ora che si era ripresa, a dettare di nuovo i tempi della questione. Tornò a rimboccarsi le maniche mettendosi, obbediente, a disposizione di suo Figlio che brillava di una luce mai vista in firmamento. Tutto riprese come prima ma, questa volta, con Maria vicino a curarne gli esiti.