Esponente di spicco del cattolicesimo politico e sociale del nostro paese, Giorgio Merlo evidenzia in modo plastico la necessità, nel sistema politico italiano, di riscoprire la categoria del Centro e, nello specifico, l’importanza di rideclinare una concreta e credibile “politica di centro”. E questo perché dopo la stagione del populismo dominata dal verbo grillino, la politica deve ritornare protagonista. E, con la politica, i suoi istituti più rappresentativi. Ovvero, i partiti popolari e democratici, le rispettive culture politiche e, soprattutto, una classe dirigente autorevole, competente e realmente rappresentativa a livello sociale e culturale. Insomma, tasselli di un mosaico che sono stati letteralmente spazzati dopo l’irrompere del populismo antipolitico, qualunquista e demagogico.
La riscoperta della politica, però, richiede anche e soprattutto la necessità di superare definitivamente quel “bipolarismo selvaggio” che ha dominato in modo incontrastato la dialettica democratica del nostro paese in questi ultimi anni. Una contrapposizione che, fatta salva la democrazia dell’alternanza tra i vari schieramenti politici, rischia di corrodere lo stesso tessuto della nostra democrazia, esposta alla continua e permanente delegittimazione dell’avversario politico se non addirittura del nemico.
Ora, riscoprire la “cultura di centro” nel nostro paese non significa compiere una operazione nostalgica o, peggio ancora, di natura puramente conservatrice o consociativa. Al contrario, come emerge chiaramente dal libro, si tratta di introdurre nel concreto confronto politico quegli elementi che storicamente hanno caratterizzato le stagioni migliori della democrazia italiana. E cioè, dalla cultura di governo alla cultura della mediazione, dal senso dello Stato al rispetto degli avversari politici, dal ruolo dei corpi intermedi alla valorizzazione del pluralismo, dall’autorevolezza della classe dirigente politica ed amministrativa al valore della competenza, dalla rappresentanza di interessi sociali e culturali all’importanza della ricetta riformista.
Insomma, elementi decisivi che storicamente contraddistinguono la “buona politica” e che il nostro paese ha sperimentato in molte fasi della sua storia democratica. Del passato recente e meno recente. E, come spiega l’autore nel libro, la cultura più titolata per declinare una vera ed autentica “politica di centro” nel nostro paese resta quella riconducibile alla tradizione del cattolicesimo politico e sociale. E questo non solo perché in Italia quando si parla o si evoca il Centro si pensa subito all’impegno politico dei cattolici ma anche, e soprattutto, perché non possono essere l’attuale destra e sinistra a svolgere adeguatamente quel ruolo politico, culturale e di governo.
Purché, come ripete l’autore, i cattolici popolari e sociali escano dall’attuale irrilevanza politica ed organizzativa e ritrovino, al più presto, la voglia e le ragioni per ritornare protagonisti nello scenario pubblico italiano. Come lo sono stati i grandi “maestri” e “testimoni” del passato. Una storia, cioè, che non si può ridurre a giocare un ruolo puramente ornamentale e marginale nella cittadella politica italiana. Per la qualità della democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni.
Giorgio Merlo
Giornalista professionista, è stato amministratore comunale e provinciale a Torino dal 1985 al 1996. Parlamentare del Ppi, dell’Ulivo e del Pd dal 1996 al 2013, è stato Vice Presidente della Commissione Vigilanza Rai. Ha ricoperto vari incarichi locali e nazionali nella DC, nel Ppi, nella Margherita e nel Pd. Aualmente è Sindaco di Pragelato e Consiglie- re Nazionale ANCI. È autore di numerosi volumi.
Il libroGiorgio Merlo, Il Centro dopo il populismo, Prefazione di Elena Bonetti, Marcianum Press, 2023.