Nel suo saluto al Santo Padre, oltre al ricordo di Giorgio Lapira, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ha voluto sottolineare l’impegno profuso dai Primi cittadini nei momenti più difficili della pandemia. Ora bisogna guardare aa anti sicché “Noi Sindaci – ha aggiunto – accompagneremo il nostro Paese in questa rinascita, torneremo a vivere pienamente insieme ai nostri concittadini”. Segue il testo integrale del discorso di Antonio Decaro.
Redazione
Beatissimo Padre,
Sono particolalmente emozionato e felice di ritrovarmi qui davanti a Lei insieme alle mie colleghe e ai miei colleghi dell’Anci, per portarLe il saluto affettuoso e deferente di tutti i Sindaci d’Italia e per ringraziarLa di persona per la vicinanza e l’attenzione che ha sempre voluto dimostrare nei confronti nostri, delle nostre comunità, del nostro impegno quotidiano.
Poterci incontrare e ringraziarLa di persona è quanto mai significativo in questi tempi così difficili segnati dalla distanza, dalla sofferenza, dalla paura e dall’isolamento. I due anni che abbiamo alle spalle sono stati anni di lutti e di dolore non solo per l’Italia ma per tutto il mondo. Di questa ferita, il rischio più profondo è la perdita del senso di comunità, di vicinanza e di condivisione. Quanto disagio personale, sociale e psicologico hanno recato i pur necessari comportamenti imposti ai cittadini ed in particolare a quelli più fragili che già prima della pandemia e, a prescindere da essa, vivevano ai margini delle nostre comunità?
Ecco, Santità, in questi lunghi mesi i Sindaci hanno dovuto e voluto affrontare anche questo tipo di emergenza. Mentre ci prodigavamo per fare quanto ci era richiesto dalle esigenze sanitarie: convincere i cittadini a rispettare le regole, riorganizzare gli uffici pubblici, contribuire ad allestire i centri di soccorso e quelli per la campagna vaccinale, coordinare i volontari e fra essi i tanti delle associazioni cattoliche, ci siamo però soprattutto occupati di tenere insieme le nostre comunità e i nostri concittadini.
Per far questo abbiamo guardato negli occhi la paura, abbiamo affrontato la morte di chi ci stava intorno, abbiamo aiutato chi restava solo in casa e facendogli avere un sacchetto di spesa o anche solo chiamandolo al telefono per una breve chiacchierata.
Anche noi abbiamo avuto paura, Santità. Non ci vergogniamo a dirlo. Ci siamo trovati, come tutti, a dover affrontare una minaccia sconosciuta e invisibile. Come tutti, non avevamo nei primi tempi gli strumenti e le conoscenze per affrontarla e temevamo che questa bufera avrebbe spazzato via tanti anni di lavoro e di sacrificio, dei nostri concittadini e di noi amministratori. Eppure noi, anche per la responsabilità che abbiamo, questa paura sapevamo di doverla vincere e l’abbiamo vinta.
Lei allora può capire quanto sia stato importante nei giorni più bui ricevere nelle nostre case il Suo messaggio. Mi riferisco in particolare a quelle frasi, pronunciate due anni fa, in una Piazza San Pietro deserta, con le quali Lei, Santità, ci esortava con parole di Gesù ai discepoli, mentre la barca sembra naufragare nella tempesta, di notte: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” Sono parole che mettono in luce la capacità dell’uomo di riprendersi dalle avversità e di ricostruire sulle macerie. Ciò può realizzarsi solo se lo si farà insieme.
Non riesco a pensare nulla di più vicino al compito che noi Sindaci sappiamo di avere: la grande responsabilità e il grande onore di tenere unite le nostre comunità e di spendersi in opere concrete che migliorino la vita di tutti. Più volte la pandemia è stata paragonata a una guerra mondiale. Questo paragone, secondo me appropriato, mi ha fatto pensare che allora anche noi Sindaci abbiamo dei riferimenti storici ai quali ispirarci, per ciò che dobbiamo fare e per ciò che ci attende.
II primo nome che mi viene in mente a questo proposito è quello di Giorgio La Pira, che fu Sindaco di Firenze, figura che so a Lei molto cara e che compare sempre, giustamente, nel novero dei grandi Sindaci che sono stati protagonisti della rinascita delle rispettive città dopo la catastrofe del conflitto mondiale. Credo che l’esperienza di La Pira come Sindaco, simboleggi alla perfezione — sia pure a un livello che nessuno di noi può aspirare a raggiungere — quell’insieme di concretezza.
Stiamo parlando di un amministratore che, riferendosi a Isaia, durante i Consigli comunali era solito dire “per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalenmne non mi concederò riposo”. Questo era il suo impegno che gli permise di ricostruire i ponti sull’Arno, di costruire nuovi quartieri a misura d’uomo, di promuovere Firenze come capitale mondiale dei dialoghi per la pace, mentre non lasciava passare giorno senza rivolgere una parola e un ascolto ai suoi interlocutori preferiti: lavoratori ed in particolari i giovani, dei quali diceva “sono come le rondini, annunciano la Primavera”.
Per tutto questo, pensando ai legami che Giorgio La Pira aveva con la Terra Santa, abbiamo deciso di confermare quanto fatto nelle precedenti udienze che Vostra Sarltità ci ha concesso il contributo finanziario al Caritas Baby Hospital di Betlemme e alla custodia della Terra Santa. Tra i nostri concittadini c’è una grande voglia di riprendere a vivere, di tornare alla normalità e se possibile di ritrovarsi dopo la grande paura in città migliori di come erano prima.
Riusciremo nel nostro compito se saremo bravi e fattivi anche per preparare il prossimo anno Giubilare del 2025.
Noi Sindaci accompagneremo il nostro Paese in questa rinascita, torneremo a vivere pienamente insieme ai nostri concittadini. E la forza per farlo, Santo Padre, l’avremo ricevuta anche dalle Sue preghiere, dalle Sue parole, dalla Sua attenzione, dal Suo incoraggiamento, dalla vicinanza e dall’affetto che abbiamo sempre avvertito e delle quali La ringraziamo una volta di più.
Antonio Decaro