La rivoluzione della conoscenza è la sfida di questo tempo

Il nuovo millennio si è aperto con una sfida decisiva: il passaggio della conoscenza dalla forma binaria a quella digitale. Di seguito la sintesi della relazione svolta il 20 febbraio dall’amica Padovano.

Il nostro Forum è un cammino nel solco della Costituzione  intesa come strumento di riferimento e guida per affrontare il futuro. Un futuro che non ci spaventa ma che ci pone davanti a grandi e seri problemi, per disegnare il mondo nuovo che è già qui. Quello generato, infatti, alla fine dell’Ottocento e che prefigurava nel suo divenire il compimento della modernità, si sta sbriciolando ogni giorno di più e con esso l’articolazione sociale e politica che ne era l’espressione.

Basti pensare solo ad alcuni aspetti che lo identificavano e che oggi stanno mutando rapidamente, come l’organizzazione mercantile, la nascita e il consolidamento della borghesia, il fenomeno dell’urbanizzazione delle nostre città, tutti elementi espansivi di una nuova età storicamente definita “contemporanea” e ora identificata come “età dei diritti”.

Tutti i cittadini, tutti insieme, sono stati chiamati a concorrere a un disegno di progresso, cioè all’espansione dei diritti e del benessere.

L’insieme di questi elementi segnò, anche, l’inizio di un rinnovamento istituzionale e politico di enorme portata, insieme all’elaborazione delle grandi idee politiche, che resistono ancora all’usura del nostro tempo, e che hanno ispirato il cuore delle Costituzioni di molti paesi europei.

Ora, questo patrimonio di grande valore sembra essere minacciato da una enorme trasformazione, di cui abbiamo ancora poca consapevolezza, ma che stiamo già vivendo. La disponibilità di tecnologie sempre più fruibili alimenta la destrutturazione delle fonti della conoscenza, finora organizzate in forma gerarchica, per andare verso un sistema reticolare.

Il nuovo millennio, iniziato solo da due decenni, si è aperto con questa sfida posta dal passaggio della conoscenza dalla forma binaria a quella digitale. Come assolvono a questo compito le Istituzioni, a partire da quelle europee, visto l’impatto che l’evoluzione e la diffusione delle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione hanno determinato su tutti i settori delle attività umane, favorendo il fenomeno dell’information overload, cioè dell’enorme sviluppo dell’offerta informativa?

La progressiva smaterializzazione delle risorse informative a favore del digitale sta facendo emergere modelli strutturali e culturali legati all’immaterialità dei valori, delle idee e dei simboli, che si traducono nel ridimensionamento delle fattezze materiali delle organizzazioni, mettendo anche a rischio la possibilità di esercitare il proprio diritto di cittadinanza: ci sono troppe conoscenze, ovvero troppe fonti dalle quali apprendere, per poterlo esercitare.

E qui i rischi e i pericoli per la democrazia, se non tutti almeno in parte, sono evidenti mentre all’orizzonte si addensano quelli di carattere etico alla cui soluzione siamo chiamati a rispondere in presenza di un difficile quadro internazionale. Prende forma una nuova situazione geopolitica, caratterizzata da forte instabilità, che fa disperdere l’aspettativa di quanti ritenevano momentaneo questo “disordine”.

Gli effetti della “società dell’informazione” in ambito socio economico, con inevitabili ripercussioni sul valore stesso del lavoro, è già stato approfondito nell’ultimo nostro incontro dal prof. Paolo De Nardis, sociologo del lavoro. Questi ha messo in evidenza come la società dell’informazione sta definitivamente sostituendo quella industriale di stampo otto-novecento, posponendo alla centralità della macchina, la centralità dell’intelligenza. Ma chi sarà protagonista di questo tempo nuovo?

De Nardis ci ha fornito le caratteristiche: sarà un individuo autonomo, in grado di aggiornarsi costantemente, capace di utilizzare saperi e tecnologie, elementi che sono alla base del processo di individualizzazione dei meccanismi di apprendimento, necessari per la propria sfera personale o pubblica, utili per acquisire nuove competenze di lavoro più volte nel corso della propria vita e grazie ai quali solo chi non avrà mai smesso di imparare sarà in grado di competere. Nel definire queste caratteristiche evidenziava che siamo di fronte ad una rivoluzione antropologica di vaste dimensioni, di cui è bene occuparsi.

Con il Forum, vogliamo dare vita ad un “nuovo inizio” e offrire uno spazio di riflessione e di analisi attorno alle tematiche più urgenti che ci impegnano, in modo aperto ma anche senza sconti, per dare un utile contributo al cambiamento delle leggi, delle istituzioni, della politica.