25.7 C
Roma
martedì, 8 Luglio, 2025
Home Blog Pagina 399

Tsipras ed Erdogan fanno appello al dialogo per ridurre le tensioni storiche

Il primo ministro greco Alexis Tsipras e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si sono incontrati martedì per cercare di allentare la tensione che ha dominato le relazioni tra i due paesi per anni. 

Anche se l’incontro non ha dato vita a grandi progressi, sicuramente, sono state gettate le basi per le future decisioni storiche.

La Turchia e la Grecia si sono scontrate in diverse guerre aperte nel corso degli ultimi due secoli: l’ultima volta che sono state sul punto di farlo, era il 1996, a causa di un’isoletta nell’Egeo . 

“Entrambi sosteniamo la necessità di un dialogo per ridurre la tensione nell’Egeo […] e trovare una soluzione nel Mediterraneo orientale basata su regolamenti internazionali”, ha detto Tsipras.

E anche se entrambi i paesi collaborano al gasdotto transadriastico (TAP) e del progetto Turkstream , che mira a portare il gas russo all’UE, nel bacino del Mediterraneo orientale, dove sono state scoperte enormi riserve di idrocarburi, le tensioni non diminuiscono. I più grandi giacimenti sottomarini sono stati trovati nelle acque di Israele, Egitto e Cipro, ma quest’ultimo rimane diviso dal 1974 tra una parte di lingua greca, riconosciuta a livello internazionale, e una parte turca, che riconosce solo Ankara. Il governo turco sostiene che finché il conflitto di Cipro non sarà risolto, non consentirà l’esplorazione, a meno che le autorità di Nicosia non accettino di condividere i dividendi con i turco-ciprioti. E per mostrare la sua determinazione, ha inviato diverse fregate per pattugliare la zona.

Nel frattempo, Atene ha tenuto negoziati con le autorità di Cipro, Egitto e Israele – con cui Ankara ha rapporti cattivi o inesistenti – per concordare come capitalizzare congiuntamente le riserve di idrocarburi. 

“La Turchia non tollererà decisioni già prese nel Mediterraneo orientale, indipendentemente da quali diritti sovrani le esercitino”, ha detto il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, dopo una riunione ministeriale precedente all’incontro.

Nonostante ciò, durante l’incontro Erdogan-Tsipras, entrambi i leader hanno riaffermato il loro impegno a cooperare alla riunificazione di Cipro, una volta che i partiti locali decidessero di imbarcarsi in un ennesimo round di negoziati, dopo innumerevoli tentativi infruttuosi.

Tuttavia, i due governi hanno trovato un terreno comune su questioni meno spinose. Tsipras e Erdogan hanno deciso di rilanciare i legami commerciali in vari settori, come il turismo: in estate si aprirà una linea tra Smirne e Salonicco, e in quest’ultima città si terrà una riunione ministeriale di alto livello insieme ad un forum delle imprese. “La Grecia è emersa dalla crisi e l’economia greca può realizzare cose importanti”, ha detto Tsipras.

È stato anche concordato di aumentare la cooperazione nella gestione dei flussi migratori. Entrambi i paesi supportano un gran numero di rifugiati e migranti: in Turchia sono quasi quattro milioni e in Grecia, dal 2015, hanno superato il milione.

Dopo otto anni di chiusura riapre la Cattedrale di Agrigento

La cattedrale di Agrigento, chiusa dal 2011 per rischio di crolli, riaprirà al culto il 22 febbraio, tre giorni prima della festa patronale di san Gerlando.

A commentare l’evento è don Giuseppe Pontillo, direttore dell’Ufficio beni culturali ed ecclesiastici della Curia di Agrigento e parroco della cattedrale, durante una conferenza stampa che si è tenuta ieri nella sala conferenze della Curia Arcivescovile. “La Cattedrale torna fruibile con la sua millenaria storia pronta ad accogliere fedeli e turisti – spiega il parroco – la comunità diocesana in tutti questi anni è stata privata del simbolo della cattedra e ha sentito e sente profondamente tale privazione”.

“Le celebrazioni diocesane presiedute dal vescovo sono state celebrate in diverse chiese – continua ancora don Pontillo – facendo perdere alla comunità il punto di riferimento più importante, la Cattedrale quale segno di unita del popolo di Dio radunata attorno al suo vescovo. La comunità civile, invece, ha vissuto la chiusura della Cattedrale come una separazione poiché non ha avuto più un punto di riferimento cittadino”.

Helsinki: una conferenza per fare il punto sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale

“Governare il cambio di gioco: impatti dello sviluppo dell’intelligenza artificiale sui diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto” sarà il tema di una conferenza che il Consiglio d’Europa e la presidenza finlandese del Comitato dei ministri organizzano a Helsinki (26 e 27 febbraio). “Una trasformazione tecnologica sta avvenendo con l’emergere di nuovi strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale come elementi di apprendimento automatico” spiegano gli organizzatori. “

Accanto ai vantaggi, ciò pone questioni urgenti e complesse sul piano legale, etico, politico ed economico con ricadute significative sui diritti umani e sul funzionamento della democrazia”. Di questo si parlerà alla conferenza di Helsinki in cui si esamineranno “le sfide e le opportunità dello sviluppo dell’intelligenza artificiale per gli individui e le società, nonché per i quadri legali e istituzionali”, cercando di identificare “i modi per garantire l’esistenza di meccanismi efficaci di controllo democratico”.

Alla conferenza parteciperanno 300 esperti di alto livello provenienti da governi, organizzazioni internazionali, imprese, settore tecnologico, università, società civile e media per “impegnarsi in una discussione aperta e critica su come affrontare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale per massimizzare i benefici per la società e minimizzare i rischi”, spiegano ancora da Strasburgo.

Consumi, ecco il decalogo anti spreco a tavola

Fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km 0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche non avere timore di chiedere la doggy bag al ristorante sono alcuni dei consigli antisprechi a tavola elaborati dalla Coldiretti in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio.

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ quasi tre italiani su quattro (71%) hanno diminuito o annullato gli sprechi alimentari nell’ultimo anno mentre il 22% li ha mantenuti costanti ma c’è anche un 7% che dichiara di averli aumentati. Nonostante la maggiore attenzione il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici che – denuncia Coldiretti – rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%) per un totale di oltre 16 miliardi che finiscono nel bidone in un anno.

Consigli per evitare gli sprechi alimentari a tavola

Eppure per evitare di buttare il cibo basterebbe seguire pochi semplici accorgimenti, come spiega il decalogo della Coldiretti predisposto per la Giornata contro lo spreco. Importante innanzitutto è programmare la propria spesa, magari facendo la tradizionale lista, ma anche prediligendo acquisti ridotti ma più frequenti. La classica maxispesa quindicinale o mensile negli ipermercati aumenta infatti – ricorda Coldiretti – il rischio di ritrovarsi nel frigo prodotti scaduti. Fare poi la spesa a chilometri zero in filiere corte con l’acquisto di prodotti locali taglia del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dello studio Ispra.

Lo spreco alimentare – sottolinea la Coldiretti – scende dal 40-60% per i sistemi alimentari di grande distribuzione alimentare ad appena il 15-25% per gli acquisti diretti dal produttore agricolo. Coloro che si approvvigionano esclusivamente tramite reti alimentari alternative sprecano meno perché – conclude la Coldiretti – i cibi in vendita sono più freschi e durano di più e perché non devono percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Meglio, dunque, prediligere i prodotti di stagione, scegliendo la frutta e le verdure al giusto grado di maturazione e conservandola adeguatamente, senza tenere insieme quella che si intende consumare a breve con quella che si prevede di conservare più a lungo. E lo stesso consiglio vale anche per tutti i cibi in generale.

Occorre poi controllare sempre l’etichetta – continua Coldiretti -, in particolare la scadenza, distinguendo tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro il…”. Nel primo caso il prodotto va mangiato obbligatoriamente entro la data indicata, mentre il secondo riguarda il termine entro cui il prodotto mantiene le proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche in adeguate condizioni di conservazione.

Per evitare gli sprechi anche al ristorante – prosegue Coldiretti – non ci si deve vergognare di chiedere la doggy bag, la scatola che permette di portare a casa gli avanzi dei pasti consumati, usanza che ha conquistato un italiano su tre (33%) che lo fa spesso, mentre un altro 18% lo fa solo raramente.

Ricette antispreco con gli avanzi

Sulle tavole degli italiani sono poi tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che – spiega Coldiretti – non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come a ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta. I piatti antispreco sono tanti – rivela la Coldiretti -, basta solo un po’ di estro e si possono preparare delle ottime polpette recuperando della carne macinata avanzata semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio oppure la frittata di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia. Se avanza del pane, invece, si può optare per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti, sempre presenti in ogni casa, come pomodoro olio e sale per arrivare alla più tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo. Ma anche la frutta – conclude la Coldiretti – può essere facilmente recuperata se caramellata, cotta per diventare marmellata o piu’ semplicemente macedonia.

DECALOGO ANTISPRECO DI CAMPAGNA AMICA

1) Fai la lista della spesa

2) Procedi con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo

3) Preferisci le produzioni locali e compra nei mercati a km 0

4) Acquista seguendo la stagionalità dei prodotti

5) Prendi la frutta con il giusto grado di maturazione

6) Separa le diverse varietà di frutta e verdura

7) Non tenere insieme i cibi che consumi in tempi diversi

8) Controlla sempre l’etichetta

9) Chiedi la doggy bag al ristorante per consumare a casa gli avanzi

10) Cucina con gli avanzi ricette antispreco

Mobilità sostenibile, dalla Regione Lazio 11 milioni per le ciclovie

Prorogato il bando rivolto ai comuni del Lazio per realizzare nuove piste ciclabili e per mettere in rete quelle che già ci sono. Un provvedimento a favore della mobilità sostenibile, mirato alla difesa dell’ambiente e alla riduzione dell’inquinamento.

La Regione mette a disposizione 11 milioni di euro di risorse. Il bando è stato prorogato. Le manifestazioni di interesse devono essere presentate entro e non oltre le ore 17 del 20 febbraio 2019.

Nel provvedimento sono inoltre riportati i chiarimenti intervenuti a seguito di richieste da parte dei soggetti proponenti, in tema di enti di gestione delle aree naturali protette, Municipi di Roma Capitale, importi massimi dei singoli lotti funzionali e numero di proposte ammissibili da parte di uno stesso ente richiedente.

Nel provvedimento sono riportate le modifiche in materia di cofinanziamento e i chiarimenti intervenuti a seguito di richieste da parte dei soggetti proponenti, in tema di enti di gestione delle aree naturali protette, Municipi di Roma Capitale, importi massimi dei singoli lotti funzionali e numero di proposte ammissibili da parte di uno stesso ente richiedente.

Mano robotica, il primo impianto permanente eseguito al mondo

È una donna svedese la prima beneficiaria al mondo di un impianto transradiale (sotto il gomito) stabile e permanente per il controllo di una mano robotica. In un intervento chirurgico pioneristico, sono stati innestati impianti in titanio nelle due ossa dell’avambraccio della donna (radio e ulna), sfruttando la tecnica dell’osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari. L’impianto potrà essere utilizzato nella vita di tutti i giorni e consentirà di controllare in modo naturale la mano robotica e di restituirne le percezioni sensoriali. La svolta è arrivata all’interno del progetto di ricerca europeo DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Horizon 2020.

L’impianto funge da tramite tra lo scheletro e la mano robotica sviluppata dalla Scuola Superiore Sant’Anna e da Prensilia. I benefici sulla vita quotidiana, sia da un punto di vista pratico che all’interno della dimensione sociale, sono molteplici: la tecnica osteointegrata permette infatti di superare i limiti delle protesi convenzionali le quali possono riprodurre solo un paio di movimenti grossolani, come aprire e chiudere la mano. Col nuovo impianto invece, attraverso sedici elettrodi inseriti nei muscoli residui, sarà possibile estrapolare una quantità maggiore di informazioni al fine di consentire un controllo più efficace della mano robotica.
Le attuali protesi di mano hanno anche un feedback sensoriale limitato. Non forniscono infatti percezioni tattili quando si afferra un oggetto o si interagisce con un’altra persona e l’ambiente circostante, costringendo la persona a fare affidamento solo sulla vista mentre usa la protesi. Grazie agli elettrodi impiantati nei nervi, che servono a creare un collegamento diretto tra la protesi e il sistema nervoso, la donna potrà recupererare le sensazioni tattili perdute dopo l’amputazione attraverso dei sensori che guidano la stimolazione del nervo.

Uno degli elementi centrali di questo lavoro è che si tratta della prima tecnologia utilizzabile nella vita di tutti i giorni, non solo all’interno di un laboratorio di ricerca. La tecnica dell’osteointegrazione era già stata sperimentata con successo da Integrum e Chalmers University of Technology  su un paziente con amputazione transomerale (sopra il gomito), ma non era ancora possibile nelle amputazioni transradiali, dove il fissaggio deve essere effettuato su due piccole ossa invece che su un unico osso di dimensioni più grandi, come nella parte superiore del braccio. La protesi transradiale sviluppata all’interno del progetto DeTOP apre nuovi scenari nello sviluppo di un impianto di fissaggio scheletrico perché prevede non solo una maggiore stabilità a lungo termine, ma anche un sensibile miglioramento delle funzionalità motorie e percettive dell’amputato grazie alla presenza di molti più muscoli da cui estrarre i comandi neurali.
In questa fase la donna su cui è stato eseguito l’intervento sta seguendo un programma di riabilitazione per riacquistare forza nei muscoli dell’avambraccio, indebolite dopo l’amputazione. Parallelamente, in un ambiente di realtà virtuale , sta tornando ad imparare a controllare la mano robotica che, nelle prossime settimane, potrà portare a casa e usare quotidianamente .
Il prossimo obiettivo è impiantare il sistema protesico su altri due pazienti, uno in Italia e uno in Svezia.

“Grazie a questa interfaccia uomo-macchina così accurata – commenta Christian Cipriani, responsabile scientifico del progetto DeTOP – e grazie alla destrezza e al grado di sensibilità della mano artificiale, ci aspettiamo che nel giro dei prossimi mesi la donna riacquisisca funzionalità motorie e percettive molto simili a quelle di una mano naturale. Questo non sarà comunque l’unico impianto previsto: sono infatti partite in Italia le attività di ricerca per il reclutamento di un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma che verrà effettuato da team clinici del Campus Bio-Medico e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli”.

Riprendere il cammino: Il futuro del cattolicesimo popolare.. Intervista a Giorgio Merlo

Per affrontare i difficili tempi a venire, il nostro Paese dovrebbe avere il coraggio di un grande progetto. Questa consapevolezza dovrebbe animare lo sforzo dei cattolici, qualunque sia la loro collocazione. Non ci si può rassegnare alle logiche di frammentazione, che oggi sembrano prevalenti. Occorre costruire un’unità di intenti, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze, aperti alla casa comune europea. Servono nuovi spazi dove elaborare insieme un percorso condiviso. Ne parliamo con l’Onorevole Giorgio Merlo, che in un recente articolo ha suggerito la convocazione degli ‘Stati Generali’ dei Popolari da parte del Domani d’Italia.

 

1) Onorevole Merlo, il nostro giornale ha spesso cercato (per utilizzare un’espressione di Moro) di “escludere le cose mediocri per fare posto a cose più grandi”. Perché, a suo avviso, il Domani d’Italia dovrebbe farsi carico della convocazione degli ‘Stati Generali’ dei Popolari?

il Domani d’Italia e’ stato una pietra angolare nella storia del cattolicesimo politico italiano. Una testata autorevole che richiama cultura, impegno, politica, competenza e sopratutto coraggio.
Nell’attuale clima politico e tenendo conto del dibattito che sta attraversando l’area cattolica italiana, credo sia sempre più indispensabile lanciare segnali di unità, di ricomposizione e di impegno comune. Ovvero, si impone quasi la necessità di trovare punti di convergenza per rinnovare l’impegno politico e pubblico dei cattolici italiani. Del resto, l’area popolare e cattolico democratica non può più continuare ad assistere a bordo campo l’attuale contesa politica. Vanno superati, al contempo, tutte le incomprensioni e le pregiudiziali personali che fisiologicamente caratterizzano sempre le fasi che precedono la formazione di un soggetto politico. Al riguardo, credo che una testata come il Domani d’Italia, per il profilo che ha conservato in questi anni e per la permanente disponibilità al dialogo e al confronto, possa e debba essere lo strumento più congeniale per convocare gli “Stati generali” del popolarismo di ispirazione cristiana nelle sue multiformi espressioni.

2) Secondo Aristotele, la politica è la “scienza architettonica” che ha per scopo il bene comune. Nel suo ultimo libro (Cattolici senza partito, Edizioni Lavoro, 2018) si pone molto l’accento sul “bene comune” come principale eredità del cattolicesimo politico italiano…

Il raggiungimento del “bene comune” non è uno slogan o un richiamo retorico e burocratico. E’ la cifra che storicamente caratterizza l’esperienza del cattolicesimo politico italiano. Certo, il bene comune non basta evocarlo. Va inverato in un progetto politico concreto, come ricorda Sturzo in quell’ormai celebre confronto con don Primo Mazzolari che sottolineava la necessità di difendere le ragioni degli ultimi, dei poveri, degli esclusi con un programma di riforme incisive e mirate. “Bene – gli rispose Sturzo – condivido quello che dici. E allora traduci su questo foglio bianco i tuoi propositi in scelte di legge”. Ecco, il giusto richiamo al bene comune va tradotto, oggi più che mai, in un concreto programma politico. Per questo adesso occorre impegnarsi in politica

3) Negli ultimi tempi si nota un certo “attivismo” da parte delle gerarchie ecclesiastiche, riguardo al ruolo dei cattolici in politica. Perché, nel 2019, il laicato cattolico deve ancora “rivendicare” una propria autonomia nell’impegno politico?

Alcuni settori della gerarchia ecclesiastica, a cominciare dal Presidente della Cei cardinal Gualtiero Bassetti, da tempo insistono sulla necessità di un impegno rinnovato e più incisivo dei cattolici in politica. Nessuno parla, come ovvio, di un “partito dei vescovi” o di un “partito dei cattolici”, salvo i soliti retroscena giornalistici. Simpatici ma radicalmente inaffidabili. Del resto in Italia non è mai esistito il “partito dei cattolici”. Non lo era il Ppi di Sturzo, non lo era la Democrazia Cristiana, tanto meno il Ppi di Mino Martinazzoli. Ecco, credo che adesso sia altresì necessario garantire un rinnovato impegno del laicato organizzato. Senza derive clericali e confessionali ma con la consapevolezza che per poter incidere nella politica quotidiana serve anche e soprattutto una cultura maturata a livello prepolitico. Per questo ci vuole un salto di qualità del laicato cattolico organizzato.

4) Due economisti di rilievo, come Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti, hanno dato vita al think tank Insieme, con la “benedizione” di don Giovanni Nicolini, allievo di Dossetti e compagno di università di Prodi. Come valuta questa iniziativa?

Tutte le iniziative che coltivano l’obiettivo di rafforzare il pensiero e affinare la cultura sono degne di nota e pertanto da valorizzare. E anche questo think tank può essere un utile strumento per qualificare l’auspicata presenza politica dei cattolici italiani.

5) In questi giorni le cronache parlano molto del sindacalista francese Laurent Berger, come modello di un leader sindacale che rifugge dalla demagogia e dal populismo. Potrebbe costituire un punto di riferimento, anche per la Cisl?

La Cisl, come si suol dire, dove decidere che ruolo vuole giocare nel futuro. Di fronte ad una Cgil che diventerà, sotto la guida di Landini, una grande FIOM – cioè un sindacato barricadero, fortemente politicizzato, di lotta e con una venatura indubbiamente populista e demagogica – è oltremodo necessario che la Cisl sia sempre di più un sindacato concreto, pragmatico, riformista e con un chiaro riferimento culturale. Cioè riattualizzare la miglior eredità della Cisl. E l’esperienza del sindacalista francese Laurent Berger rappresenta, oggi, un riferimento importante per un sindacato che non si limita solo ad essere filo governativo da un lato o che lavora per una smaccata alternativa politica e di sistema dall’altro.

6) L’Appello di don Luigi Sturzo ai Liberi e Forti, a 100 anni di distanza, contiene un messaggio innovativo ancora molto attuale. Cosa può dire a un giovane del 2019, anche rispetto all’impegno politico nel contesto attuale?

Il recupero della memoria storica, che non è la semplice regressione nostalgica, è sempre e comunque un valore. Nello specifico la “lezione” sturziana conserva una bruciante attualità perche’ si sostanzia di un pensiero che non tramonta. Dalla concezione del partito al ruolo delle autonomie locali, dal ruolo dello Stato al modello economico. Per non parlare del rapporto tra il partito e il suo retroterra culturale, cioè il mondo cattolico nella sua complessità. Senza dimenticare la concezione della laicità della politica e dello Stato. Insomma, anche per un giovane cattolico “l’appello ai liberi e ai forti”, scritto un secolo fa, può rappresentare un riferimento importante non solo per la chiarezza degli obiettivi ma anche, e soprattutto, per la semplicità dell’esposizione. Del resto, quando le finalità di un progetto sono chiare e vissute, lastesura non può che essere altrettanto chiara e trasparente. E questo perché le grandi intuizioni politiche che hanno segnato la storia democratica di un paese – e il magistero sturziano rientra a pieno titolo in questo filone – non possono essere archiviate banalmente. Oggi più che mai, senza un pensiero e una cultura, non puoi che rifugiarti nel populismo e nella demagogia. Disvalori che non rientrano nel nostro patrimonio culturale, ideale, politico e storico”.

Sulla TAV Marco Ponti conferma il suo scarso valore di tecnico

Devo confessare che io il prof. Marco Ponti, il luminare incaricato da Toninelli della valutazione della TAV Torino Lione, l’ho avuto in ferrovia come consulente.

Sarò molto buono nel dire che per tutto quel tempo proprio non capii quale fosse il valore da lui aggiunto ai progetti che con il mio bravissimo capo Cioffi stavamo cercando di elaborare.

Ora il prof. Ponti viene a dire che non solo TAV, ma addirittura la ferrovia è obsoleta e, di più, che comporta una rinuncia, per lo Stato, alle laute entrate conseguite con le accise sui carburanti.

Per non incorrere nella volgarità mi limito a cogliere l’insensatezza di una valutazione costi/benefici (che si fa tenendo conto delle variabili indotte – riduzione di inquinamento, di vittime autostradali, di manutenzioni stradali, o dei tempi di immobilizzo di risorse umane e materiali ecc., cioè di tutte le esternalità connesse al progetto, misurate quantitativamente col sistema dei prezzi ombra).

Insensatezza di una valutazione a costi/benefici, dicevo, affidata ad un “esperto” che si limita alla stretta analisi reddituale, senza tener conto del più generale interesse pubblico.

[Dal profilo Fb dell’autore]

La buona Politica

“La buona Politica è al servizio della pace” (Papa Francesco) sia interna che internazionale. In questo tempo, in Italia, sembra latitante sia la buona politica che la pace sociale. L’eco di alti magisteri purtroppo sparisce presto, invece i social rimango impressi in modo martellante. Raramente il Papa ha parlato con tanta chiarezza sulla politica con la p maiuscola; ma quando invita a scelte umanitarie nei confronti dei migranti, il ministro dell’Interno replica “i fedeli sono con me”. Preoccupante per i cristiani! Il cristianesimo non è una ideologia; Gesù Cristo non ha fondato una dottrina, ma ha agito. Il Vangelo non lo si esibisce, lo si deve vivere: ero straniero e mi avete ospitato, ero nudo e mi avete vestito, ero affamato … ero assettato… percorrendo città e villaggi, guariva, sfamava, ammaestrava. Purtroppo forse ancora per qualche mese saremo costretti a vivere una campagna elettorale verso le elezioni europee imperniata sulla fissazione, che oramai ha conquistato gran parte degli Italiani, che è colpa dell’Europa che non si risolve la questione della migrazione. Il fenomeno è complesso, ma è sbagliato attribuire all’Europa compiti che non ha, perché gli Stati nazionali –soprattutto i sovranisti –hanno, e continuano ad impedire un’azione comune. L’attuale governo si è opposto a rivedere il trattato di Dublino per la redistribuzione dei migranti. L’Europa unita – una Federazione di Stati– avrebbe agito di conseguenza. Fino a quando non ci saranno gli Stati Uniti d’Europa, i nazionalismi faranno solo male ai propri popoli.

Nelle difficoltà sia economiche che di ordine sociale una classe politica lungimirante seguirebbe l‘esempio di De Gasperi che nell’Italia distrutta, invece di deprimere il popolo italiano suscitando incertezze e paure, invitava ad avere coraggio e incitava: ”combatteremo, ce la faremo”. Non è lo stile dell’attuale governo che finge unità addirittura per mostrare un inqualificabile disprezzo per le leggi, al punto da far credere che il ruolo politico possa superare – immunizzare – le norme di diritto sia interno che internazionale. Le denunce, come è noto, riguardano comportamenti personali; le leggi del mare sono antiche e da rispettare sempre. Il diritto internazionale umanitario che fonda le sue radici nella convenzione di Ginevra (che ha fondato la Croce Rossa Internazionale) ha avuto anche l’Italia tra i protagonisti. Ebbene tutte queste regole sono irrise da governanti che danno l’esempio agli Italiani che le leggi si possono aggirare, non rispettare, applicare ad personam! Come siamo tornati indietro!

Abbiamo esempi di respingimenti ottenuti con successo: 30mila albanesi sono stati rimpatriati con una efficiente operazione. Il pattugliamento davanti alle acque libiche, attuato da Prodi, ebbe risultati. Certamente è difficile ottenere risultati se la politica estera del governo suscita continue conflittualità con gli alleati che in Europa dovrebbero sostenere l’Italia. Con la Libia, probabilmente, sarebbe utile essere fiancheggiati dalla Francia per poter bloccare a sud di quel disastrato Paese i flussi migratori, perché quando ormai arrivano in Libia i migranti sono sottoposti a torture, raccolti in campi di concentramento, dove le violenze su donne e bambini sono certificate. E si vuole respingere anche le poche decine di vittime prigioniere della Sea Watch! E perché non accordarsi per distruggere le imbarcazioni degli scafisti e attivare operazioni di polizia per raggiungerli in diversi Stati e denunciarli alla Corte Internazionale per delitti contro l’umanità? Perché non attivare la Croce Rossa internazionale per campi di sfollati presso i confini di partenza e verificare la esistenza di condizioni meritevoli di asilo politico?

E la Cooperazione per “aiutarli a casa loro”? Trafficanti di armi e droga devono essere perseguiti con gli strumenti idonei. L’Africa, è noto a tutti, è depredata dai paesi del nord del mondo. E tutto è tremendamente complesso per cui serve una alta e buona Politica con alleanze globali. Tutto, tranne che scaramucce e incidenti diplomatici coi paesi naturalmente alleati. La politica estera di questo governo è deleteria e segnala le grandi differenze di visione, se il ministro della Difesa può fare dichiarazioni che il ministro degli Esteri non conosce ancora, come pure il Primo ministro e i suoi vice.

I vertici 5MS non conoscono certamente la storia dell’Unione Africana e della moneta CFA, che nei 14 Stati che la usano funge da moneta unica come è l’euro per noi Paesi della UE. Se, al tempo del mio impegno nella Croce Rossa Internazionale, avessi dovuto fare il cambio per i diversi progetti, di Paese in Paese, avrei perso, nelle diverse operazioni di cambio, il controvalore di qualche opera da costruire (un pozzo, un ambulatorio). Per fare politica alta e lungimirante, occorre conoscere la storia e la geografia.

L’Europa deve essere un sogno per tutti. Desidero ricordare una frase di De Gasperi: “Qualcuno ha detto che la federazione europea è un mito. È vero, è un mito nel senso soreliano. E se volete che un mito ci sia, ditemi un po’ quale mito dobbiamo dare alla nostra gioventù per quanto riguarda i rapporti fra Stato e Stato, l’avvenire della nostra Europa, l’avvenire del mondo, la sicurezza, la pace, se non questo sforzo verso l’unione? Volete il mito della dittatura, il mito della forza, il mito della propria bandiera, sia pure accompagnato dall’eroismo? Ma noi, allora, creeremmo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra. Io vi dico che questo mito è mito di pace; questa è la pace, questa è la strada che dobbiamo seguire”.

La buona Politica riguarda anche le opposizioni. Sembra all’opinione pubblica che queste siano piuttosto flebili e i sondaggi così favorevoli all’attuale governo sembrano intimidire coloro che devono alzare la voce in nome e per conto di quella parte del popolo italiano che non è rappresentato dalla maggioranza attuale. Il PD non ha saputo nemmeno spiegare e pubblicizzare la sua scelta del Rei, reddito per sconfiggere la povertà. Questo è il tema: non misure assistenzialistiche ma strutturali. Da un anno parla solo di sè e, in attesa delle primarie, discute dei sondaggi sui candidati. Non interessa nemmeno agli iscritti, figurarsi agli altri. È tempo di spiegare le scelte programmatiche con realismo e credibilità. Gli Italiani si sono un po’ accorti di come funzionano le promesse elettorali quando bisogna guidare lo Stato. L’Italia è povera di culle: politiche per le famiglie e in quella ‘culla’ della società si sconfigge la povertà. È una palestra di convivenza di bisogni sociali, scolastici, sanitari. La vita nelle città deve essere vivibile: pulite, ricche di cultura, sane. Imparare da Brescia, senza andare lontano, per verificare il ciclo positivo dei rifiuti con termovalorizzatori, che distribuiscono energia con grande risparmio. L’ambiente, casa di tutti, da proteggere, conservare e valorizzare. Le infrastrutture di base che creano occupazione e migliorano la qualità dell’ambiente e delle persone: scuole, ospedali, edifici pubblici. Infrastrutture immateriali, come l’istruzione e la formazione per nuovi lavori: informatica, cibernetica, nanotecnologie, spacethecnology, ecc. ecco perché non è facile sostituire un pensionato con un giovane, se non in professioni che denunciano molte necessità e poche risposte: ascoltare artigiani e commercianti.

Mi chiedo perché i nostri governanti attuali non ambiscano ad essere propositivi, non acrimoniosi con gli avversari, non volgari nel linguaggio, non elusivi di risposte franche, in una parola non ambiziosi di “buona Politica”? Per accompagnare il popolo in una elevazione morale e politica a giovamento di tutti.  Raccomandazione anche per gli oppositori

Se il Vangelo non diventa politica cessa di essere una bella notizia

Predicare il Vangelo sono parole. Testimoniare il Vangelo sono fatti. Adriano Olivetti non
dimenticò mai un consiglio di suo padre Camillo: “Ricordati che la luce della verità risplende
soltanto nei fatti, non nelle parole”. Lo slogan preferito da don Sturzo era: “Res non verba”. E non faceva mai prediche politiche dall’altare; agiva nel concreto della vita testimoniando con i suoi fatti la “Bella Notizia” del Vangelo. Per lui la prima regola del buon politico è SERVIRE NON SERVIRSI.

A tal fine la ragione morale non deve mai essere calpestata dalla ragione
politica e dalla ragione economica. Se queste due ragioni la calpestano, prima o poi si rivelano prive di ragione, ossia prive di razionalità, prive di moralità e “cadono”, perché si dimostrano non ragionevoli. Questa verità non è una teoria astratta o utopistica, ma è un fatto confermato dalla Storia, che ha visto tanti Icaro salire sempre più in alto per poi precipitare. Quanti leader politici hanno creduto che la regola machiavellica del fine che giustifica i mezzi (privi di razionalità e quindi di moralità) potesse funzionare…

Il Prof. Luca Ricolfi, noto sociologo, insegna “Analisi dei dati” all’Università di Torino. Ieri
è stato intervistato da Pietro Senaldi, Direttore Responsabile di Libero, che gli ha fatto anche la seguente domanda: “Crede possibile la nascita di un movimento o partito cattolico, come auspicato dalla Cei? E cosa pensa dell’invito ai fedeli a impegnarsi in politica per contrastaresovranisti e populisti?”.

Ecco la sua risposta: “Secondo il mio modesto parere, la Chiesa farebbe meglio a occuparsi
delle anime, lasciando in pace gli elettori. Anche perché una delle fonti dei nostri guai è
precisamente l’eticizzazione dei problemi politici, ovvero l’incapacità di distinguere il piano dellescelte morali e il piano delle scelte di governo”.

Con queste parole il Prof. Ridolfi non fa una corretta analisi dei dati di fatto. Il Vangelo (la
“Bella Notizia”) e la Dottrina Sociale della Chiesa costituiscono un prezioso “patrimonio”, chesi occupa delle anime per farle stare bene innanzitutto qui e per farle stare molto meglio
nell’aldilà. Al mondo politico spetta il compito di non separare le scelte morali dalle scelte di
governo, di fare fatti seguendo la “retta ragione”, ossia agendo con razionalità. La vera fonte dei guai per i governanti e per i governati, in Italia e nel mondo, è sempre stata questa separazione. Gli ideali di giustizia sociale e di libertà responsabile non sono stati né mai saranno conseguiti con la ricetta di Machiavelli.

Ovviamente non spetta alla Chiesa fare politica; questo compito spetta ai laici; ma nessuno
può proibirle di promuovere la “Bella Notizia”, di promuovere la diffusione di una preziosa
“bussola”, che se non è seguita porta tutti fuori strada, governanti e governati. Se il popolarismo sturziano non fosse stato sconfitto prima dal fascismo e poi dallo statalismo, oggi il Bel Paese sarebbe davvero bello, perché gestito con criteri razionali. Sono passati 100 anni e noi di SERVIRE L’ITALIA ci impegniamo a riportare quella “bussola” sturziana, con le dovute integrazioni, nelle mani degli italiani. Tenendo ben separato il ruolo della
Chiesa dal ruolo dello Stato, come sempre sosteneva don Sturzo.

 

(Fonte Servire l’Italia)

UK: migliaia di militari tornano alla vita civile

Il primo ministro britannico, Theresa May, ha ordinato un’indagine per capire come mai ogni anno siano migliaia i militari del Regno Unito che decidono di tornare alla vita civile. Lo riferisce oggi il quotidiano britannico “The Times”.

Il governo ha affidato il compito a Mark Francois, un ex sottosegretario che attualmente è membro della commissione Difesa della Camera dei comuni. L’indagine è stata decisa dopo la pubblicazione degli ultimi dati sul personale delle Forze armate britanniche. Nel 2017, l’ultimo anno per il quale si hanno dati ufficiali completi, ben 7.500 militari hanno scelto di congedarsi Si tratta del 5,6 per cento del totale, con un netto incremento rispetto al 3,8 per cento del 2010.

Questa tendenza, sostiene il “Times”, è correlata alla diminuzione del numero dei militari che dicono di essere soddisfatti della vita militare. Secondo la rilevazione che le stesse Forze armate britanniche conducono ogni anno, la percentuale di soddisfazione per la vita militare del personale è scesa dal 60 per cento del 2010 al 41 per cento dello scorso anno.

Intanto, anche per quest’anno, l’esercito britannico non è riuscito a raggiungere l’obiettivo di reclutamento prefissato, mancando cinquemila reclute per raggiungere gli 82 mila effettivi previsti.

Fine vita: firmato a Roma un manifesto interreligioso

Un manifesto in nove punti che definisce i diritti e garantisce, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale per chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie.

È il manifesto interreligioso dei diritti nei percorsi di fine vita presentato e firmato ieri mattina a Roma, nel Complesso monumentale del Santo Spirito a Roma, frutto di particolare sensibilità nei confronti del dialogo interreligioso in ambito sanitario e volto a creare un percorso che porti ad impegni concreti. Diritto di disporre del tempo residuo; al rispetto della propria religione; a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; alla presenza del referente religioso o assistente spirituale; all’assistenza di un mediatore interculturale; a ricevere assistenza spirituale anche da parte di referenti di altre fedi.

E ancora: diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari; al rispetto delle pratiche pre e post mortem; al rispetto reciproco. A presentare il documento, dopo i saluti istituzionali di Angelo Tanese, direttore generale Asl Roma 1; Pier Francesco Meneghini, presidente Gmc – Università Cattolica del Sacro Cuore; Maria Angela Falà, presidente del Tavolo interreligioso di Roma, la giornalista di Tv2000 Monica Mondo. A leggerlo l’attore Sebastiano Somma. Si tratta, è stato spiegato, di “un importante punto di arrivo di un percorso condiviso con le confessioni religiose che rende possibile la trasformazione dei nove diritti sottoscritti in procedure operative”.

Il Gruppo promotore, costituito da Asl Roma 1, Gmc – Università Cattolica del Sacro Cuore e Tavolo interreligioso di Roma, vuole essere anche un punto di riferimento per realizzare e sostenere nuove iniziative volte a promuovere il percorso quale modello di accoglienza, sostegno e rispetto della fede di tutti replicabile in altre realtà sanitarie.

Per entrare a Venezia occorrerà il ticket d’ingresso

Il Comune di Venezia ha dato il placet alla delibera sul Regolamento per l’istituzione e la disciplina del contributo di accesso, con qualsiasi vettore, alla città e alle altre isole minori della Laguna. La delibera verrà ora inviata alle commissioni competenti e, in seguito, al Consiglio comunale per la sua discussione e votazione. Il ticket riguarderà solo i visitatori giornalieri e sarà alternativo all’attuale imposta di soggiorno pagata da chi pernotta in hotel. La disposizione prevede un importo di 3 euro per tutto il 2019. Dal prossimo anno invece entrerà in vigore il tariffario definitivo, che comprende un pagamento base di 6 euro, per salire a 8 euro nelle giornate da bollino rosso e a 10 in quelle da bollino nero, ridiscendendo poi a 3 euro nei giorni di scarso afflusso turistico.

Sono esonerati dal pagamento i cittadini residenti, quelli della città metropolitana e dell’intera regione, nonché lavoratori, studenti e familiari dei residenti, oltre naturalmente ai turisti che alloggiano in città e che quindi pagano la relativa tassa di soggiorno. Per i trasgressori sono previste multe da 100 a 450 euro. Per limitare l’afflusso delle auto private, inoltre, che non sono considerate “vettori” e quindi non contemplate dal testo di legge, entra altresì in funzione la zona a traffico limitato compresa tra il Ponte della Libertà e Piazzale Roma.

Il contributo servirà a ridurre gli extra costi ordinari di Venezia per la sua specificità, come, ad esempio, le operazioni di pulizia e asporto rifiuti, le manutenzioni tipiche, come quelle dei masegni (pavimentazione), delle rive, dei ponti, del proprio patrimonio. Per definire le modalità operative del Regolamento è prevista la costituzione di un “Osservatorio”, per avviare un confronto continuo e diretto con tutte le categorie economiche e sociali e monitorare gli effetti a breve e medio termine, in un’ottica di coinvolgimento di tutti gli stakeholder.

Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha avuto parole di apprezzamento per quanto annunciato dal Sindaco, Luigi Brugnaro, in merito alle tipologie di esenzione dalla cosiddetta tassa di sbarco per entrare a Venezia, tra cui quella per chi risiede in Veneto, come aveva sollecitato lo stesso governatore. “Ringrazio il sindaco Luigi Brugnaro per aver confermato ancora una volta la volontà e l’attenzione per i veneti, come avevo richiesto – ha dichiarato Zaia -. Noi siamo a disposizione. E’ una partita che assolutamente mi vede al fianco del sindaco di Venezia per quella che è una nuova sfida”. “Per me – ha aggiunto il governatore – era fondamentale che i veneti, come ha ora ribadito anche Brugnaro, fossero esonerati da questa tassa, perché visitare Venezia non è solo visitare la città che è patrimonio dell’umanità, un museo a cielo aperto e un valore mondiale, ma è anche il capoluogo della nostra regione. Quando i veneti pensano a Venezia pensano a questo, alla città che il simbolo della storia regionale”.

Roma: Lo stadio si farà parola di Virginia Raggi

La sindaca di Roma Virginia Raggi presentando la relazione del Politecnico sulla mobilità relativa all’impianto previsto a Tor di Valle annuncia che “lo stadio della Roma si fa e i proponenti se vogliono potranno aprire i cantieri già entro l’anno”.

Sui flussi di traffico nell’area Di Tor di Valle dove è previsto il nuovo stadio della Roma Bruno Dalla Chiara, referente del gruppo di lavoro per il Politecnico di Torino ha indicato le soluzioni: “Il problema c’è e rimane, ma si risolve con un’offerta plurimodale. Ci sono piani d’investimento che abbiamo chiesto che porteranno a essere la Roma Lido competitiva. Dalle nostre analisi si può arrivare a coprire un 58% degli spostamenti. Poi l’utenza va indirizzata ovviamente sul ferro. Questo permette di risolvere il problema. Sul Ponte Traiano? Non fa parte del progetto che ci è stato chiesto di visionare, asseconderebbe la viabilità stradale ma poi andrebbe ad intaccare il resto dell’area”

Il vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, presente all’evento.dichiara che: “In realtà questo è solo un passaggio, che ha valore più che altro mediatico e politico, non giuridico. E’ stato anche giusto che l’amministrazione abbia voluto fare ulteriori controlli sulla mobilità del progetto, non siamo sorpresi dal risultato perché gli studi sul traffico erano stati fatti in modo professionale, criticità erano state riscontrate sulla ricaduta sulla città, non sull’impianto in sé. Parlavamo di un problema di Roma più che dello stadio in sé, la scelta di favorire il trasporto pubblico e su rotaia ci vede d’accordo. Avete visto cos’è successo con l’apertura della fermata “San Siro” a Milano, portando un aumento consistente delle presenze allo stadio negli ultimi due anni. Abbiamo in mente un’offerta sul servizio che possa favorire una presenza sul sito non solo in occasione dell’evento e questo anche dovrebbe favorire l’afflusso e il deflusso dallo Stadio. E’ interesse della Roma, non solo della città, che tutti coloro che debbano venire a vedere le partite lo possano fare nel miglior modo possibile”.

Il Signore se ne ride – I cristiani non piangano

Tonino Lasconi cinquanta anni di sacerdozio: tempo propizio per fermarsi e fare il punto… su un’epoca.

Così nasce il libro edito dalle edizioni Paoline. Un libro che parte dagli anni ’60 sino oggi dipingendo come la società e la Chiesa sono state attraversate da piccole e grandi rivoluzioni, alcune ancora in atto: la Vespa, la Seicento, la televisione, la pillola anticoncezionale, la lavatrice, lo scaldabagno, il supermercato, il telefono a gettoni, il pc, l’iPhone, lo Smartphone, Internet, i social network…

E poi ancora la contestazione del ’68; l’emancipazione femminile, la liberalizzazione sessuale, il divorzio, l’aborto, il movimento LGBT, la caduta della cortina di ferro, il terrorismo, le guerre mediorientali, le crisi economiche e delle ideologie, le mutazioni climatiche, le migrazioni dei popoli, il navigatore… In tempi in cui «i popoli insorgono e le genti congiurano» sarebbe logico immaginare la Chiesa vigile, agile, coraggiosa, pronta a rinnovare il suo annuncio, nella certezza che delle congiure «il Signore se ne ride» (Sal 2). Ma è davvero così?

Un parroco si racconta e ci racconta…

Il cervello femminile invecchia più lentamente

Il tempo che passa non concede pari opportunità a uomini e donne, metabolicamente parlando.  Lo ha dimostrato un gruppo di scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis, negli Usa, in uno studio pubblicato online su ‘Pnas’. Secondo gli autori, il dato potrebbe spiegare perché, invecchiando, lei rimane mentalmente più attiva di lui.

Il cervello consuma zuccheri, ma il modo in cui lo fa cambia con la crescita. Bambini e adolescenti impiegano parte di queste riserve energetiche in un processo chiamato glicolisi aerobica, che sostiene lo sviluppo e la maturazione cerebrale. La percentuale del glucosio investito in questo compito cala progressivamente con il passare degli anni. Se questa parabola era nota, pochissimo si sapeva sulle differenze nel metabolismo degli zuccheri tra uomo e donna.

Così gli scienziati della Scuola di Medicina dell’Università di Washington a St. Louis hanno usato la tomografia a emissione di positroni (PET) per misurare il flusso di sangue e glucosio nel cervello di 205 volontari, 121 donne e 84 uomini, tra i 20 e gli 82 anni di età. Per ciascuno è stata valutata la percentuale di zuccheri impegnata nella glicolisi aerobica in varie aree cerebrali. Questi dati, insieme a quelli relativi all’età anagrafica dei partecipanti maschi, sono stati dati in pasto a uno speciale software, per cercare una relazione tra i due fattori.

Un dato importante evidenziato dal lavoro americano è che la maggiore ‘giovinezza metabolicà del cervello femminile era rilevabile anche tra i partecipanti più giovani, all’incirca ventenni. Resta ora da capire cosa ciò significhi.

Un nuovo partito. Ma con le precauzioni di Panebianco e P. Spadaro

Si potrebbe fare il punto sulla situazione politica attuale utilizzando gli stralci, anche se lunghi, di due significativi interventi, rispettivamente di Angelo Panebianco (sul Corriere della Sera) e P. Antonio Spadaro (sull’Espresso). Il primo fa riferimento alla crisi del Pd e al vuoto che si è aperto al centro; l’altro, invece, precisa il senso di un nuovo impegno dei cattolici, forse i più adatti a coprire l’area di centro.

“Qualcuno può eccepire – scriveva ieri l’editorialista del Corriere – di fronte all’idea che una formazione neo-centrista sia in grado di incontrare il favore di molti elettori. Ma è nei sistemi maggioritari, dominati dal bipolarismo (sinistra contro destra), che i partiti centristi, distinti sia dalla sinistra che dalla destra, non hanno chance di successo. Non è più il nostro caso. Ora abbiamo di nuovo la proporzionale e ove vige la proporzionale lo spazio per formazioni di centro, almeno in teoria, c’è”.

In parallelo, domenica scorsa, rispondeva così il direttore di Civiltà Cattolica: “In un tempo in cui il bisogno di partecipazione si sta esprimendo in forme e modi nuovi, non è possibile tornare all’”usato garantito” o alle retoriche già sentite. Non basta più neanche un’unica tradizione politica a risolvere i problemi del Paese. Se dal Vangelo non si possono dedurre ricette politico-sociali, è chiaro però che il Vangelo stesso giudica queste ricette. E svela l’”idolatria” di chi lo strumentalizza”.

Sembra, in sostanza, che la ricerca o la costruzione di un nuovo assetto politico, implicante la ripresa d’iniziativa “al centro” e la mobilitazione di “mondi vitali” di matrice cattolica, porti alla identificazione di un vasto campo di manovra, tanto nelle istituzioni democratiche quanto nella società civile. La convergenza, in questo caso, si potrebbe registrare nella esclusione di formule valide nel passato ma oggi non più riproponibili. Panebianco e P. Spadaro, muovendo da presupposti diversi, arrivano tuttavia alla medesima conclusione: l’ipotesi di un partito di ispirazione cristiana, nel solco e nella tradizione di quella che fu la Dc, non è da prendere in considerazione.

Si tratta allora di capire quale possa essere la piattaforma di un “nuovo centro”, democratico e progressista, capace di erodere le basi di consenso del blocco sovranista e populista. E, a maggior ragione, si tratta di spiegare i termini della ripresa di iniziativa dei cattolici democratici e popolari. Il loro apporto, se non si vuole prolungare lo stato di evidente astenia, dovrà pur essere organizzato e promosso in un quadro di visibilità e concretezza, e nondimeno di rispetto del dato necessario di autonomia funzionale a garantire l’efficacia di una rinnovata presenza politica.

Il dibattito assume dunque connotati più precisi, lasciando cadere opportunamente ogni richiamo a una perniciosa e inammissibile sovrapposizione di fede e politica, per altro già esclusa da Sturzo nel suo Appello di cento anni fa. Bisogna lavorare su una traccia che offra ai “liberi e forti” degli anni Duemila la possibilità di cooperare per il bene dell’Italia. I tempi stringono, monta l’urgenza di un segnale di partenza, senza aspettare che un arbitro immaginifico si disponga a dar fiato al suo fischietto. La partita in qualche modo è già cominciata.

Ormai il divario tra Lega e M5S è quasi al 10%

La rilevazione effettuata da Demos & Pi alla fine di gennaio mette in evidenza qualche cambiamento rispetto a dicembre. In poco più di un mese, infatti, il Carroccio è salito dal 32,2% al 33,7%: un punto e mezzo percentuale in più.

Arranca invece il Movimento 5 Stelle. che passa dal 25,7% al 24,9%. In costante calo, arrivando oggi a quasi otto punti di distanza da 32,7% del 4 marzo.

Chi è tornato a crescere, seppur in misura quasi impercettibile, è il Partito Democratico. Che sta tornando vicino ai livelli, comunque ben poco soddisfacenti, delle elezioni politiche. Il Pd si attesta al 18,2%, guadagnando lo 0,7% in poco più di un mese.

Mentre Forza Italia passa dal 9,1% al 9,4%. Valori su cui si trova più o meno da settembre. Ben al di sotto, inoltre, del 14% fatto registrare alle elezioni politiche.

Consumi: Istat, cambia il paniere

Ogni anno l’Istat rivede l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo e aggiornando contestualmente le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione.

Nel paniere del 2019 utilizzato per il calcolo degli indici NIC (per l’intera collettività nazionale) e FOI (per le famiglie di operai e impiegati) figurano 1.507 prodotti elementari (1.489 nel 2018), raggruppati in 922 prodotti, a loro volta raccolti in 407 aggregati.

Per il calcolo dell’indice IPCA (armonizzato a livello europeo) si adotta un paniere di 1.524 prodotti elementari (in lieve ampliamento rispetto ai 1.506 nel 2018), raggruppati in 914 prodotti e 411 aggregati.

L’aggiornamento del paniere tiene conto dei cambiamenti emersi nelle abitudini di spesa delle famiglie, dell’evoluzione di norme e classificazioni e in alcuni casi arricchisce la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati.

Per quanto riguarda l’ingresso di prodotti che hanno acquisito maggiore rilevanza nella spesa delle famiglie, sono da segnalare: tra i beni alimentari, Frutti di bosco e Zenzero; nei trasporti, Bicicletta elettrica e Scooter sharing. Entra inoltre nel paniere la Cuffia con microfono (tra gli apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici), l’Hoverboard (tra gli articoli sportivi) e la web TV (nell’ambito degli abbonamenti alla pay tv).

Ad arricchire la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati, entrano nel paniere Tavolo, Sedia e Mobile da esterno (tra i mobili da giardino), Pannoloni e Traversa salvaletto (tra gli altri prodotti medicali) e i prezzi dell’Energia elettrica del mercato libero, affiancano quelli del regime di maggior tutela nel contribuire alla stima dell’inflazione.

Escono dal paniere il Supporto digitale da registrare e la Lampadina a risparmio energetico.

Nel complesso, le quotazioni di prezzo usate ogni mese per stimare l’inflazione sono circa 6.000.000 e hanno una pluralità di fonti: 458.000 sono raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica e 238.000 direttamente dall’Istat; oltre 5.200.000 tramite scanner data; più di 86.000 arrivano dalla base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo economico.

Italia: il Paese con più aree a rischio smog

L’Italia è il Paese dell’Ue col più alto numero di aree a rischio a causa dello smog e delle ondate di caldo. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, che confronta indicatori su salute, ambiente e demografia. Lo studio sottolinea che le diseguaglianze socio-economiche aumentano l’impatto di inquinamento atmosferico e acustico e delle temperature estreme, con gli Stati di Sud ed Est Europa tra i più vulnerabili.

Il rapporto rileva che i rischi maggiori per la salute da inquinamento e cambiamenti climatici si registrano in aree dove i redditi e il livello di istruzione sono inferiori alla media europea, e i tassi di disoccupazione a lungo termine e di anzianità della popolazione sono invece superiori. Tra le città più a rischio sono citate Torino, Stara Zagora (Bulgaria) e Nicosia (Cipro).

L’Italia, inoltre, è uno dei tre Paesi Ue (gli altri sono Grecia e Slovacchia) che presenta più territori in cui i rischi ambientali si sovrappongono fattori sociali. Nella Penisola si trova il maggior numero di aree in Europa esposte a tre tipi di inquinamento atmosferico – da particolato, biossido di azoto e ozono – e alle ondate di calore, con la presenza simultanea dei problemi di smog tipici delle aree urbane con reddito pro-capite inferiore alla media europea (Pm10 e ozono) e quelli delle regioni sviluppate (biossido di azoto).

Piemonte, approvata la Carta etica della montagna

Come avvicinarsi alla montagna e viverne le bellezze senza depauperare il suo significato? Ne sa qualcosa la Regione Piemonte che, su indicazione dell’assessore Alberto Valmaggia e dell’assessore Augusto Ferrari, ha approvato la Carta etica della montagna. L’obiettivo del documento è quello di promuovere una cultura ne che valorizzi l’economia locale, legata a una frequentazione turistica sostenibile e socialmente inclusiva, nell’ottica di accogliere anche le fasce più fragili della popolazione.

I comportamenti da ricercare e da perseguire devono essere improntati secondo i principi di uno sviluppo ecocompatibile e sostenibile che uniscano, in un rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere quelle future.

In questo senso la continua crescita di esperienze positive di montagnaterapia hanno stimolato la volontà di implementare iniziative a contatto con la montagna, per persone affette da patologie psichiatriche, fisiche, emotive e cognitive proprio a carattere terapeutico-riabilitativo o socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura ed alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche.

La Carta etica della montagna promuove l’impegno alla corresponsabilità di tutti i soggetti che, a vario titolo hanno a che fare con l’ambiente montano, dalle istituzione ai residenti con il coinvolgimento dei professionisti della montagna, dei servizi sportivi, dei servizi socio-educativi e sanitari, delle associazioni, delle imprese e del Club alpino italiano.

La Regione Piemonte da tempo è sensibile al tema ed è per questo motivo che con la Carta etica ha voluto sottolineare l’importanza di una politica pubblica per la montagna tale da contribuire alla coesione sociale e allo sviluppo economico sostenibile. Soddisfazione è stata espressa dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Augusto Ferrari, che ha detto: “Dopo aver vissuto negli scorsi mesi l’esperienza della montagna terapia ho acquisito ancor più la consapevolezza del valore terapeutico del camminare in montagna e di come, a fini terapeutici, possa migliorare la qualità della vita anche delle persone più fragili o problematiche. Ma non solo, ha un significato più profondamente umano: aiuta a conoscere meglio se stessi e a condividere positivamente il punto di vista degli altri, opportunità che dobbiamo mettere al servizio di tutte le nostre comunità”.

“La montagna, per le sue caratteristiche di innata bellezza, può e deve diventare un patrimonio di tutti, in modo particolare nella nostra regione, per gran parte ricoperta di alture e scenari diversissimi tra loro – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo della montagna, Alberto Valmaggia . Anche grazie alla Carta etica e agli importanti investimenti fatti in questi anni, soprattutto sul turismo outdoor, intendiamo operare a vantaggio delle attività sociali ed economiche del territorio montano, con lo scopo di sostenere chi vive in montagna, ma anche promuovere le terre alte quale principale meta del Piemonte”.

 

“Il primo Re” di Matteo Rovere

Il regista del film Matteo Rovere, insieme agli sceneggiatori Filippo Gravino e Francesca Manieri, ha scelto di portare le origini di Roma sul grande schermo riproducendo nel modo più fedele possibile quella che era la realtà dell’ottavo secolo avanti Cristo.

Per questo Rovere e il suo team hanno interpellato gli studiosi dell’Università La Sapienza di Roma che hanno spiegato loro come chi abitava i villaggi laziali al tempo di Romolo e Remo parlasse una lingua piena di contaminazioni: è il latino arcaico che risale al terzo secolo avanti Cristo.

E quindi, proprio questa lingua viene usata, per tutto il film, per far parlare i due personaggi.

Ma il merito di Matteo Rovere è nella fotografia eseguita con una luce naturale, dove i raggi del sole filtrano tra le fronde della foresta e solo i fuochi tengono a bada le tenebre della notte.

Una regia che cerca di ricostruire un’atmosfera da racconto eroico e tragico, dando eguale spazio ai più piccoli dettagli di riti magici e religiosi, dei costumi, delle primitive capanne e dell’ambiente naturale. Senza dimenticare lo spettacolo, presente fin dall’apertura con l’onda che travolge i due fratelli in un momento altamente drammatico e visivamente impressionante, dove il lavoro in computer graphic non ha cedimenti.

Allo stesso modo i numerosi scontri all’arma bianca e corpo a corpo non vanno per il sottile, gli stunt men non trattengono i colpi e la violenza è spaventosa e credibile, senza mai il bisogno di ricorrere al sangue digitale.

 

Roma: tridente, da aprile arrivano i varchi elettronici

Via del Corso, via del Babuino, via di Ripetta con annesse vie interne, da aprile diventeranno, off limits per il traffico. Dall’1 aprile infatti inizierà la fase di pre-esercizio per rilevare l’accesso degli autoveicoli, ciclomotori e motoveicoli non autorizzati ai varchi elettronici della zona a traffico limitato del Tridente Ztl A1.

In questa fase, ogni ingresso sarà comunque presidiato da pattuglie della Polizia locale di Roma Capitale per un periodo di 30 giorni. Al termine di questa prima fase, il sistema di controllo per il rilevamento automatico degli accessi entrerà in effettivo esercizio. I varchi elettronici saranno attivi dal lunedì al venerdì (esclusi i festivi) dalle 6.30 alle 19 e il sabato (esclusi i festivi) dalle 10 alle 19.

L’accesso e la sosta saranno consentiti ai soli titolari di permesso/autorizzazione ztl A1 e a tutte le categorie speciali, come ad esempio, lavoratori notturni, auto a servizio di portatori di handicap, trasporto pubblico (taxi, bus, ncc), veicoli per cerimonie religiose diretti ai luoghi di culto interni alla ztl A1, forze di polizia e altre categorie.

Bambini: Chi ha subito punizioni fisiche può sviluppare comportamenti asociali

Uno studio statunitense sostiene che i bambini che vengono sculacciati, schiaffeggiati, o puniti in altro modo, abbiano maggiori probabilità di sviluppare un comportamento asociale da adulti. I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 36.309 adulti , età media 47 anni. Ai partecipanti sono state poste domande sulle punizioni ricevute da piccoli, come spinte, strattoni schiaffi e maltrattamenti più gravi, come violenza sessuale, abuso fisico o emotivo o abbandono.

I risultati
. Nel complesso, il 18% dei partecipanti aveva subito un qualche tipo di dura punizione fisica durante l’infanzia e il 48% maltrattamenti.
Sculacciate e abusi erano entrambi associati a un rischio più elevato di comportamento asociale nell’età adulta. Inoltre, i bimbi che aveva subito sia dure punizioni fisiche che una qualche forma di abuso o abbandono presentavano ancora probabilità ancora maggiori di sviluppare comportamenti asociali da adulti rispetto a quelli che avevano sperimentato solo un tipo di maltrattamento.

“Decenni di dati hanno indicato che sculacciate e punizioni fisiche rigide aumentano la probabilità di molti esiti negativi in termini di salute, sviluppo e socialità per i bambini e, cosa importante, nessuno studio ha mai dimostrato che la sculacciata è benefica per il bambino”.

Roma – Elogio Liberi e forti 2018

La Cisl guardi al sindacalista francese Laurent Berger

Spirito d’avventura e conformismo spesso si mescolano. Capita di osservare il fenomeno seguendo le peripezie di Annamaria Furlan, ispirata nel suo lavoro dal redivivo D’Antoni. Alla guida della CISL servirebbe un sindacalista con intuito e coraggio, ma responsabile. Invece l’attuale segreteria si distingue per l’incertezza o l’ambiguità della proposta.

Ieri, nell’intervista raccolta dal “Messaggero”, a dimostrazione di una spregiudicatezza di approccio alle questioni più delicate, la leader del “sindacato bianco” ha denunciato l’insufficienza della riforma pensionistica. A suo giudizio servirebbe modellare ulteriormente, con benefici estesi alle donne lavoratrici e possibilmente ai giovani, la cosiddetta “quota 100”. Dunque, una correzione della riforma in chiave addirittura estensiva, come se di per sé, invece, l’intervento demagogico sul sistema pensionistico da parte del governo non meritasse una replica più matura e composta del sindacato.

Si dirà che il mestiere del sindacalista si è fatto difficile. Anzi, proprio perché in difficoltà con la sua base e soprattutto con le categorie più anziane, diventa inevitabile per questa importante figura sociale un “di più” di radicalismo corporativo. E guarda caso, di fronte alla scelta della Cgil di eleggere in congresso Landini – incarnazione di un sindacalismo fatto tutto di lotta e di protesta – la Furlan abbia plaudito con inaspettata rapidità. Sembra che il populismo di governo debba insomma produrre, in questa fase, un riverbero (pericoloso) di populismo sindacale.

È inevitabile? No, al contrario, si può fare un percorso diverso, anche nel campo dell’azione sindacale. Il settimanale francese “Le Nouvel Observateur”, espressione di quella “deuxième gauche” che interpreta la posizione di un riformismo transalpino moderno e dinamico, ha dedicato la copertina del suo ultimo numero al segretario generale della CFDT, Laurent Berger (proveniente dalla Jeunesse Crétienne). A giudizio, infatti, dell’autorevole rivista francese, il leader del sindacato riformista avrebbe avuto il coraggio di esprimere una linea di fermezza nei riguardi della protesta dei “gilet gialli”, ingaggiando un confronto serio con Macron sulle iniziative da prendere in risposta alla crisi sociale della nazione.

Ecco, questo avviene in Francia. Il capo di un sindacato che rifugge dalla demagogia e dal populismo si rende protagonista della necessaria riscossa civile e democratica, dando una lezione di concretezza e responsabilità alla controversa politica “macroniènne”. Tutto il contrario di quel che accade in Italia. Qui il sindacato che fu di Pastore, Storti, Macario e Carniti si accartoccia nel gioco della tattica a buon mercato, senza più respiro strategico. Ci vorrebbe anche da noi, magari alla testa di una nuova Cisl, il Berger italiano. Se ne potrebbe avvantaggiare anche la politica nel suo complesso, oggi rattrappita nel definire una opposizione democratica che marca troppo spesso la subalternità ai Di Maio e ai Salvini.

Cristiani insieme per l’europa

Nella mia ultima lettera alle associazioni cattoliche avevo scritto che avremmo dovuto iniziare la raccolta delle firme per le liste CRISTIANI INSIEME PER L’EUROPA entro la fine del gennaio scorso, cosa che richiede l’aver definito le liste di candidati che sono invece ancora in fieri. Scrivo pertanto questa lettera per sollecitare la formazione delle liste di candidati il più presto possibile (entro la settimana entrante?).

Per la presentazione delle liste di candidati dovranno essere raccolte almeno 30.000 sottoscrizioni in ognuna delle cinque circoscrizioni: un traguardo difficile da raggiungere, ma, ripeto, INSIEME lo si può raggiungere. I moduli per la raccolta delle firme sono già pronti per essere completati con i nomi dei candidati. I pacchi con le firme e i relativi documenti dovranno essere depositati il 17 aprile presso i tribunali competenti per territorio.

I moduli (in formato pdf) potranno essere scaricati da Internet (per esempio, dal sito www.solidarieta-italia.eu). Come sapete, non basta raccogliere almeno 30.000 firme in ognuna delle cinque circoscrizioni; almeno 3.000 firme devono essere di residenti in ciascuna delle regioni che fanno parte delle circoscrizioni. Nel Nord Ovest non si potrebbe presentare la lista se le firme raccolte per esempio in Valle D’Aosta non dovessero raggiungere quota 3.000. Per l’Italia insulare non potrebbe essere presentata la lista in mancanza delle 3.000 firme della Sardegna.

Si tratta di una norma evidentemente incostituzionale. È per questo che ho contattato l’avvocato Giuseppe Libutti, vicepresidente dell’Associazione Attuare la Costituzione, per la valutazione della possibilità di fare ricorso avverso a questa parte della legge elettorale europea.

 

Brexit: esiste un piano per evacuare la regina

C’è un piano segreto che prevede l’evacuazione da Londra della regina e altri membri della famiglia reale nell’eventualità di disordini scatenati da una Brexit con il temutissimo “no deal”.

Lo rivela il Sunday Times, secondo cui il programma messo a punto è ispirato ad interventi elaborati durante la Guerra Fredda e rispolverati nelle ultime settimane. Il piano in questione sarebbe stato pensato per entrare in azione nel caso di un attacco nucleare.

Sempre secondo il Sunday Times, l’attacco nucleare potrebbe essere lanciato dall’Unione Sovietica: il piano prevede fra l’altro l’immediato trasferimento della regina e del consorte duca di Edimburgo da Londra ad un luogo segreto.

Cielo di febbraio: arriva la super Luna

Il cielo di febbraio vedrà una super Luna, la più grande del 2019. Il giorno 19, infatti, il nostro satellite raggiungerà il perigeo, ossia il punto della sua orbita più ravvicinato alla Terra, pari a circa 356.761 chilometri e la sua luminosità aumenterà del 30% rispetto a una Luna piena media, così come la differenza del diametro sarà del 7%.

Confidando nella clemenza delle condizioni meteo, il 19 febbraio 2019 sarà dunque possibile osservare la Luna piena più grande dell’anno.

Nei prossimi giorni faranno capolino nel cielo anche alcuni pianeti. Il 18 febbraio, nelle primissime ore del mattino, prima del sorgere del Sole, si potrà osservare la congiunzione tra Venere e Saturno, che si incontreranno nella costellazione del Sagittario. Inoltre, Marte non sarà l’unico corpo celeste osservabile a occhio nudo: dopo il tramonto, infatti, sull’orizzonte occidentale farà la sua apparizione Mercurio, mentre Giove, Venere e Saturno si mostreranno solo prima dell’alba. Infine, il 6 febbraio il lontanissimo Urano terminerà la sua permanenza nella costellazione dei Pesci, cominciata nel 2009, per fare il suo ingresso in quella dell’Ariete.

Bologna: al via la mostra “Thomas Struth: Nature & Politics”

La Fondazione MAST presenta nella mostra “Thomas Struth: Nature & Politics” una selezione di grandi immagini a colori del fotografo tedesco realizzate a partire dal 2007 nei siti industriali e di ricerca scientifica di tutto il mondo che rappresentano l’avanguardia, la sperimentazione e l’innovazione nelle attività umane.

Artista tra i più noti e affermati della scena internazionale, Thomas Struth, nelle 25 fotografie di grande formato esposte nella PhotoGallery del MAST, accompagna il visitatore alla scoperta di luoghi solitamente inaccessibili al pubblico, mostrandoci uno spaccato del mondo sconosciuto che sta dietro all’innovazione tecnologica.
Laboratori di ricerca spaziale, impianti nucleari, sale operatorie, piattaforme di perforazione sono fotografati con minuziosa attenzione, distaccata curiosità e con la capacità di osservare quelle caratteristiche degli ambienti e delle infrastrutture che i ricercatori non vedono più, perché estranee ai loro interessi. Come nell’immagine della cappa chimica dell’Università di Edimburgo che può sembrare, a un primo sguardo, una sala allestita per una festa di bambini tra scritte sul vetro e palloncini colorati. La tecnologia è completamente visibile, ma la funzione effettiva che svolge rimane nascosta.

Come scegliere giochi e storie per i bambini

Il Bambin Gesù spiega che spesso i genitori sono indotti a proporre ai propri figli dei giochi in base al loro sesso. D’altra parte, i cataloghi dei giochi e le pubblicità sono sempre differenziati in base al sesso del bambino a cui il gioco è destinato. In altre parole, attraverso il gioco si tende a trasmettere degli stereotipi legati al sesso del bambino, cioè una definizione rigida di cosa è adatto a un maschio e cosa a una femmina. I giocattoli tradizionalmente considerati maschili sono spesso associati a temi come la lotta e l’aggressione (soldatini, pistole, supereroi, ecc.) mentre i giocattoli considerati femminili sono spesso collegati all’apparenza (accessori, trucco, gioielli, Barbie, ecc.).

Tramite questo tipo di proposte, si suggerisce ai bambini e alle bambine quali parti della loro personalità è bene mostrare e quali invece reprimere, e i bambini imparano a pensare che sia giusto fare o non fare un gioco a seconda del proprio sesso. Tutto questo limita enormemente la possibilità di gioco e di esplorazione. Ma non solo: alcune ricerche mostrano come la trasmissione di questi stereotipi attraverso i giochi possa limitare, per esempio, le scelte di studio e le scelte professionali.

Invece, permettere ai bambini di confrontarsi liberamente con diversi materiali di gioco, indipendentemente dal loro sesso, vuol dire permettere loro di esplorare i propri interessi e di scoprire le proprie passioni. Un bambino che ama giocare con le pentoline potrebbe voler diventare un grande cuoco, una bambina che ama montare e smontare macchinine potrebbe sviluppare degli interessi che la porteranno a studiare per diventare ingegnere meccanico.

Non limitare il campo di esplorazione di un bambino in base a stereotipi di genere vuol dire crescere le donne e gli uomini di domani liberi e rispettosi delle reciproche differenze.

Popolari, ora il “Domani d’Italia” convochi gli Stati generali

Popolari, cattolici popolari, democratici e sociali che invocano e auspicano un rinnovato impegno politico e pubblico dopo la profonda ed irreversibile trasformazione della geografia politica italiana. La presenza di una cultura, di un pensiero e di uno “stile” che non può più essere rinviata se non vogliamo consegnare il paese definitivamente alle forze populiste da un lato o alla vecchia e collaudata sinistra ex comunista dall’altro. È necessario, adesso, rimettere in campo una tradizione politica, culturale e programmatica che viene evocata e addirittura rimpianta dalla grande stampa laica, profondamente anticattolica e visceralmente e storicamente antidemocristiana. Insomma, una sorta di eterogenesi dei fini dove l’esperienza e la storia dei cattolici democratici e popolari viene richiesta dai suoi storici detrattori.

Certo, ci sono gli eterni nodi organizzativi. Ovvero, “chi convoca chi”? O meglio, chi è disposto a farsi convocare da qualcun altro? Ora, tutti ci rendiamo conto che di fronte alla necessità di far rivivere il pensiero cattolico democratico e popolare, di fronte alla necessità di ritornare ad essere protagonisti nella cittadella politica italiana, di fronte al rischio concreto di una deriva autoritaria della politica nostrana, soffermarsi sui problemi organizzativi di come ricomporre quest’area rischia di essere una obiezione irresponsabile nonché ridicola se non grottesca. Il tutto di fronte ad una straordinaria mobilitazione politica, culturale, sociale ed organizzativa di larghi settori dell’area cattolica italiana – di base e non – che adesso ha deciso di “scendere in campo”.

Ecco perché, adesso, serve una iniziativa vera, convinta ed incisiva di ricomposizione politica e culturale. Ed anche organizzativa, come ovvio. Una iniziativa aperta a tutti, senza protagonismi e senza presunzione di esclusività da parte di chicchessia. Sotto questo profilo, credo che il “Domani D’Italia” possa e debba farsi carico di questa convocazione “burocratica e protocollare” e di questo tentativo di ricomposizione politica ed organizzativa. Per l’autorevolezza della testata da un lato e per la sua storica disponibilità al dialogo, all’ascolto, all’approfondimento e al rispetto delle varie posizioni dall’altro. Una iniziativa, ripeto, aperta a tutti ma con l’obiettivo di ridar voce e rappresentanza ad un mondo culturale, ideale e sociale che adesso chiede, rapidamente, anche e soprattutto una prospettiva politica e pubblica. Per lo meno proviamoci.

La metamorfosi pidina

Qualche volta serve anche soffermarsi un po di più sul destino delle forze politiche di casa nostra e cercare di capire quali siano le ragioni che producono effetti positivi o negativi per quest’ultime. Perché non c’è alcun dubbio che il vento in poppa ce l’ha sicuramente la Lega, che un vento più flebile sembra invece accarezzare le vele dei 5 stelle e che sia completamente mancante per l’imbarcazione del Pd e di Fi.

Perché le prime due forze registrano consensi così rilevanti? Perché sono in sintonia con alcuni intendimenti della società civile italiana: la lega parla a chi vuol difendere il “suolo” e i 5 stelle alle parti più in difficoltà e ai protestatari di turno.

Il Pd e Fi invece non hanno più alcun interlocutore. A chi si rivolge oggi il Pd? E chi vede con interesse Fi? Questa ultima domanda è la domanda che ci si deve porre.

Il Pd ha subito una mutazione nel corso di questi ultimi dieci anni, oserei dire, persino spaventosa. Solo comprendendo questo cambio di pelle e questo cambio di sostanza si può dar risposta al quesito precedente. Inizialmente il Pd retto

da Veltroni riusciva ancora a mantenere viva la cultura politica pur con uno stentato incontro fra due flussi politici distinti: la tradizione di sinistra e il popolarismo moderato, per relazionarsi con alcuni segmenti significativi della società italiana, frutto questo, che consentiva al Pd del 2008 di ottenere risultati comunque lusinghieri,

L’involuzione si ebbe qualche anno dopo con una lacerazione tra la classe dirigente del Pd e importanti gangli della realtà italiana. Nel 2015/16 si ha il segnale più intenso quando Renzi strappa la relazione con la CGIL, in questo caso il sintomo del malessere ha toccato le vette più elevate. Il Pd è sembrato il partito che non avesse più alcun interesse a tutelare i diritti dei lavoratori. E non parliamo di cose minori … e di altre ancora tipo lo strappo con il mondo della scuola, insomma via via la metamorfosi del Pd andava compiendosi. Però con la seguente caratteristica che il Pd allora governava. Oggi, dopo la sciagura referendaria del 4 dicembre 2016 la deriva del partito di Renzi è apparsa in tutta ampiezza: la trasformazione era orma compiuta.

Adesso, con una condizione politica opposta, il Pd non è al governo nazionale, è stato disarcionato in Regione Fvg, cancellato nelle diverse città italiane, non serve che io puntualizzi le città del Fvg, venute meno tutte le strade di comunicazione con la realtà viva della nostra società, il Pd sembra essersi rinsecchito. Non a caso i consensi sono drasticamente calati, i suoi esponenti o sono afoni o non si vedono più. Nella mia Regione il fenomeno della sparizione è sotto gli occhi di tutti e, sicuramente, non sarà un congresso interno, seppur con primarie, a farlo resuscitare.

La diagnosi, credetemi, non è impietosa, anzi, solo guardando la sostanza delle cose si può dapprima capire l’andamento della realtà e poi, qualcuno volesse rialzarsi, trovare rimedi concreti per non scivolare in un destino oramai quasi segnato.

Ditemi, ma i rappresentanti del Pd regionale che fino a qualche anno fa sbandieravano se stessi in ogni programma televisivo e coprivano larghi spazi sulle pagine dei quotidiani, dove sono finiti? Quella, dai risultati, era quindi solo apparenza e la vuotezza, oggi, viene stigmatizzata con la giusta e impietosa crudezza dei magri consensi politici nazionali e regionali di quel partito.

“Salvinification”, l’app che cambia divisa a Salvini

“Gira la ruota e scopri quale divisa indosserà oggi il ministro Salvini per salvare il paese”. È “Salvinification” l’ultima mania del web, un sito che gioca con l’abitudine del titolare del Viminale a indossare divise diverse a seconda delle occasioni: da quella della protezione civile durante l’ondata di maltempo che colpì il Paese a inizio novembre a quella della polizia che aveva addosso mentre aspettava a Ciampino l’arrivo dell’ex terrorista Cesare Battisti a Ciampino.

Nel sito, realizzato da Alessandro Palumbo ed Elisa Cinquemani ,si vede a destra della schermata un pulsante rosso con la scritta “spin”, consente di attivare un meccanismo simile a quello delle slot machines.

Il risultato finale è un Salvini sempre diverso che può essere declinato in supereroe: Wolverini, RoboSalvini, SuperSalvini. O in versione da tv dei ragazzi: Salviniteletubbie, Sailor-Ministro, Salvy Potter. Ma anche reincarnarsi in personaggi realmente esistiti o esistenti: Salvini Bonaparte, Salvini Balotelli, Regina Elisalvetta.

La neve, è una manna per i campi secchi dopo un inverno anomalo

Dopo un inizio inverno anomalo segnato da incendi boschivi e campi aridi per la mancanza di precipitazioni nel 2019 al nord, l’arrivo della neve è manna per le campagne in allarme per le riserve idriche sulle montagne, nei fiumi, nei laghi e nel terreno necessarie alle coltivazioni nel momento della ripresa vegetativa. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’arrivo della neve per scongiurare una preoccupante siccità fuori stagione favorita da precipitazioni che a gennaio sono state nettamente inferiori alla media climatica di 47,2 millimetri di pioggia dell’Italia settentrionale.

Le precipitazioni però – sottolinea la Coldiretti – per poter essere assorbite dal terreno devono cadere in modo continuo e non violento, mentre gli acquazzoni aggravano i danni provocati dagli allagamenti con frane e smottamenti. Positiva è invece – precisa la Coldiretti – la presenza della neve per incentivare il recupero delle risorse idriche ed anche favorire la produzione di grano, secondo il vecchio adagio contadino “sotto la neve il pane”.

A preoccupare è invece il gelo che – continua la Coldiretti – mette a rischio i raccolti di verdure e ortaggi dopo le gravi perdite subite dall’inizio dell’anno nel mezzogiorno che hanno ridotto le disponibilità sui mercati con effetti sui prezzi. Nelle campagne – sottolinea la Coldiretti – le temperature sotto lo zero danneggiano le coltivazioni invernali come carciofi, finocchi, sedano, prezzemolo, cavoli, verze, cicorie e broccoli, ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra.

Nei campi – continua la Coldiretti – è corsa contro il tempo per raccogliere le produzioni prima dell’arrivo del gelo dopo un 2018 che ha provocato danni all’agricoltura italiana stimati in circa 1,5 miliardi.  Gli eventi atmosferici estremi – conclude la Coldiretti – sono ormai diventati la norma e non solo ha stravolto le tradizionali differenze climatiche tra Nord e Sud ma si manifesta con una più elevata frequenza di sbalzi termici significativi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Autonomia: accordo Mit-Regioni su tpl, porti, strade e aeroporti

Grandi passi avanti nei negoziati tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna per il riconoscimento di una maggiore autonomia regionale sui temi di competenza del ministero. E’ quanto si legge in una nota del Mit, sottolineando che, dopo un ciclo di incontri con i rappresentanti delle tre Regioni, si è dato un forte impulso ai negoziati.

Nello specifico, si è raggiunto un accordo con le Regioni Veneto e Lombardia per riconoscere ai due enti locali una quota fissa del Fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale e una partecipazione più forte nella governance portuale. Enormi passi in avanti nella trattativa con tutte e tre le Regioni al tavolo si sono fatti in merito al governo del territorio: non solo si è chiuso un accordo molto complicato per riconoscere maggiore autonomia regionale in materia di interventi edilizi di rigenerazione urbana e interventi in zone sismiche, ma il Mit ha anche dimostrato apertura sulla possibilità di riconoscere autonomia alle Regioni in tema di infrastrutture idriche ed elettriche.

Il ministero ha inoltre dimostrato apertura sull’ipotesi di concedere più autonomia in materia di infrastrutture stradali che insistono sul territorio delle regioni interessate e sulla possibilità che le Regioni concorrano attivamente alla fase propositiva dei masterplan aeroportuali. Il ministero ha invece ritenuto preminente l’interesse nazionale all’unitarietà della rete infrastrutturale ferroviaria e autostradale.

Nazionale: Lunedì raduno a Coverciano

la Nazionale si ritroverà lunedì 4 e martedì 5 febbraio al Centro Tecnico Federale di Coverciano. Un breve raduno che permetterà al Commissario Tecnico Roberto Mancini di rivedere gli Azzurri e iniziare a preparare i primi due incontri delle ‘European Qualifiers’ con Finlandia e Liechtenstein, in programma rispettivamente sabato 23 marzo (ore 20.45) allo stadio ‘Friuli’ di Udine e martedì 26 marzo (ore 20.45) allo stadio ‘Ennio Tardini’ di Parma.

Il Ct ha convocato 32 calciatori: prima chiamata per il difensore del Parma classe ’99 Alessandro Bastoni, mentre torna a vestire la maglia della Nazionale Fabio Quagliarella, protagonista di una stagione esaltante e attuale capocannoniere della Serie A con 16 reti.

Già convocati da Mancini a inizio stagione, tornano a varcare il cancello di Coverciano anche Nicolò Zaniolo (classe ’99) e i classe 2000 Sandro Tonali e Moise Bioty Kean.

Non prenderanno parte al raduno gli Azzurri che militano nei campionati esteri e i calciatori impegnati nei posticipi della 22ª giornata di Serie A (Frosinone-Lazio e Cagliari-Atalanta): unica eccezione il centrocampista cagliaritano Nicolò Barella, che deve scontare un turno di squalifica in campionato.

In Italia un robot ha impiantato uno stent per la prima volta

Il dottor Ciro Indolfi, ordinario di Cardiologia e direttore del Centro Ricerche Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro (nonché presidente della Società italiana di Cardiologia), ha portato a termine con successo il primo intervento di angioplastica effettuato tramite un robot in Italia.

Comandando il sistema robotizzato a distanza attraverso una consolle, il chirurgo ha liberato le coronarie di un uomo di 64 anni che aveva avuto un infarto. Il paziente è stato dimesso dall’ospedale solamente due giorni dopo l’operazione.

Il dottor Indolfi spiega che il robot gli ha consentito di svolgere con precisione ogni singolo passaggio della delicata procedura. “In primo luogo è stata eseguita la dilatazione della stenosi con un palloncino entrando dall’arteria del polso e poi è stato impiantato uno stent medicato”. Secondo il chirurgo, il successo dell’intervento segna l’inizio di una nuova era in cui l’utilizzo della robotica in cardiochirurgia sarà sempre più frequente.

Caro Diario (25 anni dopo)

Alcune settimane fa La7 ha trasmesso in prima serata il film Caro Diario, a 25 anni di distanza dalla prima uscita cinematografica. Un appuntamento imperdibile per chi ama il cinema di Nanni Moretti. Ma anche un’occasione per rivedere Roma com’era nei primi anni Novanta. Il primo episodio del film, intitolato “In vespa”, è un pezzo di storia del cinema italiano. Il protagonista Giovanni (Nanni Moretti che interpreta sé stesso) gira in vespa, in pieno agosto, tra Garbatella, Gianicolo, Ponte Flaminio, piazza Mazzini, Porta Ardeatina, diversi tratti del Lungotevere. A un certo punto dice “andiamo a vedere com’è Spinaceto”, allora considerata estrema periferia, oggi tristemente inglobata nel tessuto urbano. Toccante l’omaggio a Pier Paolo Pasolini, con la visita all’Idroscalo di Ostia e al monumento del Poeta (oggi inaccessibile).

Il vespino di Nanni gira da padrone negli stessi luoghi in cui di solito si è schiavi dei deliri collettivi altrui (traffico, shopping, file burocratiche). Nanni ritrova lo splendore di un palazzo, il disegno di un parco, certi suoni inascoltabili nel caos. Uno degli esercizi più noti nel film è l’ascolto dei propri passi durante una passeggiata: normale fino a qualche decennio fa, piacere oggi impedito da un continuo frastuono, dall’alba fino a notte fonda.

Sorge spontanea una domanda: al di là del comprensibile elemento nostalgico (per un’Italia “lenta”, che non esiste più) la notizia è di qualche interesse per i lettori del 2019? Ebbene, rivedere la Roma dei primi anni Novanta, oggi, significa riscoprire una città curata, sostanzialmente pulita, con i cassonetti ben chiusi e non ridotti a discariche, dove le buche non si aprono ogni due metri, in cui le strade appaiono regolarmente asfaltate e i bordi delle stesse non sono ricoperte di immondizia e le alberature non sono affatto disastrate. Anche la zona dell’Idroscalo di Ostia, rispetto a oggi, presenta un aspetto accettabile.

Dunque un under 30 che vedesse oggi Caro Diario scoprirebbe (forse con una certa sorpresa) che in tempi non lontanissimi Roma è stata una città “normale”, vivibile, al netto di tutta la letteratura sulla “Grande Bellezza”. Abbiamo vissuto in una Capitale come ce ne sono tante altre in Europa e ce ne ricordiamo soltanto adesso, rivedendola grazie a un film ormai storico. Il disastro urbano riguarda l’oggi, non è stato una costante perenne della nostra città. E’ la prova che Roma, nonostante tutto, non ha un oscuro destino che la attende. Basterebbe amministrarla bene, con professionalità e capacità. Basterebbe.

Silvio Berlusconi contro Matteo Salvini

Silvio Berlusconi, ai microfoni di ‘Circo massimo’ su Radio capital dice che “Non crede assolutamente che ci siano le condizioni per fare un partito unico del centrodestra. Ci sono molte differenze, tra quello che è Forza Italia e gli altri partiti del centrodestra. Queste fusioni non sono mai state seguite da successi, non credo che la cosa interessi Salvini come non interessa noi”.

“E poi -aggiunge- loro sono sovranisti, noi vogliamo rafforzare l’Europa, cambiandola, sono due strade molto diverse”.

“Quello che” Matteo Salvini “ottiene andando in giro è molto diverso da quello che ottenevo io. Io trovavo e trovo ancora simpatia, spesso entusiasmo, sempre affetto, mai, mai fanatismo. Ma non è certo su questo che mi interessa competere con lui. Piuttosto voglio competere sui programmi, sulla coerenza dei comportamenti”.

 

E’ entrato in vigore il patto di libero scambio tra Unione europea e Giappone

E’ entrato ieri in vigore il patto di libero scambio tra Unione europea e Giappone, che include un terzo dell’economia mondiale e che va in direzione contraria rispetto alle spinte protezionistiche e al clima di conflitto commerciale che caratterizza il rapporto tra gli altri due più grandi protagonisti dell’economia globale: Stati uniti e Cina.

L’Accordo di partnership economica (EPA) tra Ue e Giappone prevede l’eliminazione dei dazi giapponesi per il 94 per cento dei prodotti agricoli e industriali provenienti dall’Unione europea e il 99 per cento dei dazi europei sui prodotti nipponici.L’accordo è stato firmato a luglio ed è stato ratificato dicembre dopo cinque anni almeno di difficili trattative tra le parti.

Secondo quanto racconta oggi l’agenzia di stampa Kyodo, uno dei principali prodotti che vedrà vantaggi immediati dalla caduta dei dazi è il vino, che immediatamente si trova con un taglio delle tariffe del 15 per cento. Francia, Italia e Spagna, i principali esportatori di vino in Giappone, potranno così tornare concorrenziali con paesi come il Cile, che già godeva di agevolazioni tariffarie per entrare nel mercato giapponese.

Anche nel settore dei formaggi sono previsti vantaggi immediati, per l’Italia.

La stima del governo giapponese è che l’impatto economico dell’EPA sarà di qualcosa come 45,7 miliardi di dollari in più in commercio.

Un punto interrogativo rimane, in questa fase, il ruolo della Gran bretagna, che sta lasciando l’Ue. Molte aziende nipponiche hanno la loro base operativa europea proprio nel Regno unito ed è di questi mesi la notizia che diverse di queste compagnie intendono trasferire (o stanno trasferendo) questi uffici nel Continente.

La “Palermo tra emergenza e progetto”: Il nuovo libro di Luciano Abbonato

La speranza e l’impegno per garantire alla città e alla sua gente un futuro migliore, confidando nel superamento definitivo degli anni di declino che hanno provocato la bancarotta del comune: è questo il tema centrale dell’ultimo libro del magistrato siciliano Luciano Abbonato, intitolato “Palermo tra emergenza e progetto”. Testo che per la complessità e la consistenza degli argomenti trattati, vale la pena di sfogliare attentamente.

Già Assessore al Bilancio, ai Tributi, al Patrimonio e alle Partecipate del capoluogo siciliano, Abbonato puntualizza come il rilancio di Palermo debba prescindere dai buoni rapporti centro-periferia su base nazionale, a partire dalla riqualificazione del personale amministrativo e operativo. Quel personale – continua – che per esigenze di risparmio fu ridotto “all’osso” dal commissariamento antecedente alla doppia nuova elezione a sindaco di Leoluca Orlando (2012 e 2017). Riferendosi proprio a Orlando, che ha curato la postfazione del libro, l’autore racconta la sua esperienza amministrativa fondata sull’importanza della figura del primo cittadino come guida non solo politica, ma anche e soprattutto etica e sociale. Non a caso, i riferimenti a personaggi del calibro di Giorgio La Pira e Luigi Sturzo nascono dal presupposto che le giunte comunali debbano avere l’obbligo di mettersi al servizio della comunità in un regime di collaborazione tra istituzioni lasciando alle prime i margini per esercitare la propria autonomia. Molto significativi sono, nella premessa, i riferimenti alla lotta all’illegalità da attuarsi mediante la partecipazione, l’informazione, il senso civico che una buona amministrazione deve saper trasmettere alla sua cittadinanza.

Come accennato, la valorizzazione del territorio mediante il lavoro dell’ente locale necessita della collaborazione dello Stato : per una buona gestione, l’autonomia finanziaria e il riconoscimento delle competenze della giunta come soggetto direttamente a contatto con la sua comunità sono fondamentali. Il funzionamento delle infrastrutture è proporzionale al buon lavoro degli amministratori, specie se scelti bene e messi in condizione di lavorare con strumenti all’altezza. Allo stesso modo, gli investimenti e la cura del benessere sociale debbono per forza di cose essere svincolati da qualsiasi politica neo-centralista che imponga oneri e rigidi controlli (come i troppi tagli dei trasferimenti e la limitazione del potere impositivo).

Il volume è caratterizzato dalla pubblicazione di una serie di tabelle statistiche riferite agli anni che vanno dal 2011 al 2016; queste attestano in modo puntiglioso i trasferimenti del governo centrale al comune di Palermo comprensivi dei bilanci, degli esercizi delle partecipate, delle movimentazioni fiscali legate alla Tares e del comparto tributario legato alle entrate/uscite complessive. Non solo. Sono riportati, nel dettaglio, i numeri dei dipendenti comunali operativi per annualità, compresi i contratti stipulati e i flussi di denaro passivi e attivi che ne sono conseguiti. Per una degna ricostruzione, insomma, rendere fruibili i servizi ai palermitani è fondamentale quanto riprendere le redini della storia della città riappropriandosi dell’autostima che durante gli anni del crack finanziario e delle stragi compiute dalla criminalità organizzata sembrava dissipata. Interessante, da leggere.

Genova: apre “Casa don Bosco”

Casa don Bosco” ha aperto a Genova le porte ai primi otto Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA). Si tratta di una comunità di seconda accoglienza, inserita all’interno dell’Opera Salesiana di Genova Sampierdarena, destinata ai giovani dai 14 ai 17 anni, arrivati in Italia senza la famiglia o figure di riferimento.

Questo progetto è il risultato di una collaborazione tra l’Opera Don Bosco e “Il nodo sulle Ali del Mondo onlus”. Domenica 3 febbraio alle ore 19, in occasione della Festa di don Bosco, ci sarà l’inaugurazione ufficiale con la benedizione dell’arcivescovo di Genova, il card. Angelo Bagnasco e alla presenza del Sindaco Marco Bucci.

Libano: i 30 membri del nuovo governo Hariri

Sono trenta i ministri del terzo governo formato dal premier Saad Hariri dopo ben otto mesi di stallo.

La prima riunione del nuovo gabinetto sarà oggi. Confermati agli Esteri il capo della diplomazia uscente, il cristiano maronita Gebran Bassil, e alla vicepresidenza del Consiglio Ghassan Hasbani, esponente greco-ortodosso delle Forze libanesi. Al ministero dell’Interno andrà Raya Haffar Hassan, ex ministro delle Finanze dal novembre 2009 al giugno 2011 e prima donna ministro del mondo arabo.

Il consigliere presidenziale Elias Bou Saab, ex titolare del dicastero dell’Istruzione dal febbraio 2014 al dicembre 2016, è stato invece nominato come ministro della Difesa. L’esponente del partito Al Mustaqbal (Futuro) Jamal Jarrah è stato scelto per l’incarico di ministro dell’Informazione. Importante il cambio al ministero dell’Energia che sarà guidato da una donna: Nada Boustani, già consulente dello medesimo dicastero, membro del Movimento patriottico libero (partito cristiano fondato dal presidente della Repubblica, Michel Aoun).

L’esponente del Partito socialista progressista, il druso Wael Abou Faour, sarà invece il nuovo ministro dell’Industria; da segnalare che quest’ultimo dicastero era guidato dal partito sciita Hezbollah nell’esecutivo precedente. Il “Partito di Dio” guidato dallo sceicco Hassan Nasrallah è rappresentato nel governo da tre ministri: Mahmoud Qomati, responsabile degli Affari del parlamento; Jamil Jabak, ministro della Sanità; Mohammad Fneich, titolare del dicastero dello Sport

Al via la riforma dello sport

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha presentato il nuovo progetto durante la conferenza stampa organizzata insieme al titolare del Miur, Marco Bussetti, al ministro della Salute, Giulia Grillo, e al sottosegretario, Simone Valente.

“E’ una riforma fatta non contro qualcuno, questo deve essere chiaro – ha subito sottolineato Giorgetti – Ci sarà la certezza di risorse per il sistema sportivo che non saranno mai meno di 408 milioni di euro l’anno, soldi che possono solo aumentare se il sistema sportivo si sviluppa. L’autonomia dello sport è garantita al cento per cento. I cinque cerchi sono patrimonio e marchio del Coni. La nuova società potrà lavorare per valorizzare ancora di più il marketing del Coni, che oggi mi sembra sia già molto efficiente. L’amministratore delegato sarà una persona che dovrà conoscere il mondo sportivo e non sarà un antagonista del presidente del Coni. ‘Sport e Salute’ verrà gestita con criteri manageriali in modo trasparente, sarà una società dello Stato e soggetta ai controlli della Corte dei conti”.

La promozione della salute costituisce un presupposto determinante per il benessere della persona, per la qualità della vita ma anche per la sostenibilità del sistema sanitario, tanto che la sfida futura riguarderà la capacità di mettere a sistema diversi elementi in apparenza disomogenei, ma che insieme, nella loro complessità, contribuiscono a qualificare i processi di erogazione dell’assistenza sanitaria. In quest’ottica l’interesse prioritario da tutelare deve essere quello dei cittadini. E la promozione del benessere psicofisico della persona richiede strategie intersettoriali e trasversali a partire dalla pratica sportiva. Lo sport è uno strumento di benessere psicofisico e di prevenzione, un veicolo d’inclusione sociale, partecipazione e aggregazione. In tal senso può svolgere una funzione educativa e formativa per i più giovani favorendo lo sviluppo di capacità e abilità essenziali per una crescita equilibrata.

“Da oggi si volta pagina – ha detto il titolare del Miur Bussetti – Vogliamo consentire come scuola di fare sport continuativo e che gli istituti diventino un riferimento contro l’abbandono dell’attività fisica. Nella scuola primaria, che da più di 60 anni attende un cambiamento del genere, introdurremo insegnanti di educazione motoria, per soddisfare i bisogni dei nostri ragazzi, spesso distratti dai device”. “Ci sarà maggiore attenzione agli impianti sportivi – ha aggiunto -. Abbiamo una missione importante per il bene dei nostri ragazzi, per arrivare a fornire il miglior servizio per lo sport, che è forma educativa per avere uomini migliori in futuro”.

Foro di Cesare: si avvia lo scavo

Con l’allestimento del cantiere si avviano le attività preparatorie alla realizzazione del progetto di scavo del Foro di Cesare. Le indagini preliminari prevedono la pulizia dell’area recintata, delimitata da via dei Fori Imperiali, dall’ex via Bonella, dall’ex via Cremona e dall’attuale belvedere sul Foro di Cesare, con la messa in luce degli strati di interro moderno.

Le attività, finanziate con un milione e 500mila euro, donati dall’Accademia di Danimarca grazie alla Fondazione Carlsberg di Copenhagen, hanno una durata di tre anni, eventualmente rinnovabile.

Grazie al significativo apporto danese, al termine dello scavo sarà possibile apprezzare nella sua interezza il primo dei cinque Fori di età imperiale. Le parti già visibili – i lati occidentale e meridionale, occupati dai portici, e un ampio tratto di quello corto settentrionale, al cui centro rimangono i resti del Tempio di Venere Genitrice con le tre colonne della perìstasi rimontate nel 1933 – saranno integrate dal fianco oggi invisibile del tempio e dall’intero portico orientale della piazza, attualmente sepolto sotto la sede stradale di via dei Fori Imperiali e sotto i marciapiedi e le aiole che la fiancheggiano, nascondendo le connessioni e i passaggi verso gli altri due Fori contigui, quelli di Augusto e di Traiano.

 

Morto a 95 anni il padre dell’ibuprofene

E’ morto a 95 anni Stewart Adams, l’uomo che ha legato il suo nome alla scoperta dell’ibuprofene, che fu chiamato per la prima volta RD 13621 e RB 1472 ossia al principio attivo di uno degli antidolorifici più usati al mondo da decenni.

Adams si è spento nella sua casa di Nottingham, in Inghilterra, come riferito oggi dal figlio Charles ai media britannici. Laureato in farmacia, fece la scoperta destinata a cambiare la sua vita, e a migliorare quella di milioni di altre persone afflitte da dolori reumatici o da altri fastidi, mentre lavorava in un laboratorio a Boots.

Gli occorsero però una decina d’anni per mettere a punto il farmaco e altri sette per ottenere il permesso di prescrizione dalle autorità sanitarie. Nel 2015, Adams raccontò alla Bbc d’aver avuto la prima conferma che l’ibuprofene funzionasse sperimentandolo su se stesso per curare gli effetti di una sbornia e poter poi parlare in condizioni accettabili a un convegno.

Tornati i Ds. Adesso ritorni il centro

Dunque, la sinistra e’ tornata. O meglio, sta ritornando il Pds a guida Zingaretti. Perché, per quanto riguarda l’ex Pd, è arrivato il momento di chiamare le cose con il proprio nome. Archiviata definitivamente la stagione originaria del Partito democratico, cioè di un partito plurale che faceva della sintesi fra le culture del novecento la sua ragion d’essere politica, è subentrata la fase del partito più identitario. Per dirla con i due candidati alla segreteria nazionale di quel partito Zingaretti e Martina, adesso si “deve rifondare, riscoprire e rilanciare il pensiero e la cultura della sinistra italiana”. Appunto, si deve rifare, in forma forse anche un po’ aggiornata, il Pds. Questo, del resto, è quello che si attende la base di quella formazione politica dopo l’ubriacatura renziana e il conseguente, e del tutto scontato, tradimento di tutti coloro che sono stati integerrimi ultras renziani e poi, appena conclusasi la parabola fatta di ripetute e continue sconfitte elettorali, tutti a saltare sul nuovo carretto del vincitore. E con il Pds, sono tornati anche i tic – o i vizi – storici dell’armamentario della sinistra italiana. Dagli appelli dei milionari, alto borghesi, elitari, salottieri ed aristocratici “progressisti” alla centralità dei diritti civili a scalpito dei diritti sociali; dalla difesa del “sistema” e delle sue ragioni alla perdurante indifferenza dei bisogni reali dei ceti popolari e di quelli più disagiati: dalla sicurezza al reddito di cittadinanza, dalle difficoltà delle periferie alle condizioni sempre più critiche degli “ultimi” e dei “poveri” di cui si continua a sventolare, con un pizzico di ipocrisia, la bandiera di riferimento. E, accanto a tutto ciò, la voglia di tornare al governo – avendo perso quasi del tutto la dimestichezza con l’opposizione che non sia quella di sistema e a difesa degli intramontabili “poteri forti” – a qualunque costo. Sotto questo versante, e coerentemente, il corteggiamento al movimento 5 stelle – o a ciò che resterà dopo le elezioni europee di quel movimento – con la benedizione dei “santoni” dell’ex campo del centro sinistra. Sotto questo profilo la “benedizione”, l’ennesima anche se negli ultimi anni non ne ha più azzerata una, di Romano Prodi, e’ più che significativa e riveste una importanza decisiva ai fini dell’operazione della nuova sinistra “catto comunista”.

Ora, tornata la sinistra senza novita’ significative e senza alcuna discontinuità rispetto al passato, il campo che si deve riorganizzare e’ quello del “centro democratico e riformista”. Ovvero, di un centro che sappia recuperare quella cultura di governo, quel senso di moderazione e, soprattutto, quella cultura del buon senso e temperata che si è pericolosamente eclissata nella concreta dialettica politica del nostro paese in questi ultimi anni. Una esperienza politica che non solo è richiesta ma comincia ad essere invocata e fortemente gettonata da settori culturali, politici ed editoriali storicamente estranei ed esterni ad ogni formazione politica, seppur lontanamente, riconducibile al centro. Un ruolo politico dove pesera’ anche e soprattutto la cultura e il pensiero del cattolicesimo democratico e popolare che ormai è’ diventato irrilevante e del tutto marginale nelle altre formazioni politiche. A cominciare dal Pd/Pds dove, accanto al ritorno della sinistra tradizionale, la presenza della cultura cattolico democratica, di fatto, si esaurisce nella riproposizione di una piccola ed insignificante presenza “catto comunista”, funzionale ai sedicenti cattolici alla Del Rio ma del tutto priva di significati politici ed istituzionali. E, accanto al ritorno della tradizione del cattolicesimo politico, una politica e una formazione politica di centro devono sapere ricostruire anche e soprattutto una “cultura della coalizione”. Un cultura che negli anni della gestione renziana, con la complicità di quasi tutto il Partito democratico, è stata sostanzialmente distrutta a vantaggio della vocazione maggioritaria del partito. Un concezione arrogante e solitaria dei rapporti politici pagati a caro prezzo non solo dal Pd ma tutto quello che restava del centro sinistra. E, in ultimo, il ritorno di un partito di centro significa anche il decollo di un “riformismo temperato” che è sempre stato un elemento caratterizzante della politica italiana contro gli “opposti estremismi” di turno e contro la stessa radicalizzazione della scontro politico che in Italia e’ sempre stata all’origine della crisi della stessa democrazia parlamentare e rappresentativa.

Ecco perché dopo la trasformazione politica del Pd e il ritorno della vecchia sinistra, un po’ identitaria e un po’ moralista, adesso quasi si impone la presenza di una cultura e di una politica di centro nel nostro paese. Non per nostalgia o per memoria storica ma per la semplice ragione che senza una presenza del genere sarebbe lo stesso riformismo a pagarne le conseguenze peggiori. Il sistema politico si riarticola, profondamente. Pensare che dopo il voto del 4 marzo scorso tutto e’ rimasto come prima e’ una pia illusione. Come risulta una pia illusione pensare che dopo una eventuale ed ipotetica sfiducia nei confronti del governo giallo/verde tutto ritorna come prima con un Pd al 40%, come pensano alcuni simpaticoni e guasconi di quel mondo. Tutto è cambiato. E quando tutto cambia occorre semplicemente attrezzarsi. Ognuno con la propria cultura e con i propri attrezzi da lavoro.

Istat: l’occupazione a Dicembre risulta in lieve crescita

A dicembre 2018 la stima degli occupati risulta in lieve crescita rispetto a novembre (+0,1%, pari a +23 mila unità); anche il tasso di occupazione sale al 58,8% (+0,1 punti percentuali).

L’andamento degli occupati è sintesi di un aumento dei dipendenti a termine (+47 mila) e degli autonomi (+11 mila), mentre risultano in diminuzione i permanenti (-35 mila). Nel confronto per genere cresce l’occupazione femminile e cala quella maschile.

A dicembre si conferma il calo già registrato a novembre della stima delle persone in cerca di occupazione (-1,6%, pari a -44 mila unità). La diminuzione si concentra prevalentemente tra gli uomini e le persone maggiori di 35 anni. Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,3% (-0,2 punti percentuali), quello giovanile sale leggermente al 31,9% (+0,1 punti).

La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a dicembre è in lieve calo (-0,1%, pari a -16 mila unità). La diminuzione si concentra tra le donne ed è distribuita tra tutte le classi di età ad esclusione dei 25-34enni che registrano un aumento di 28 mila. Il tasso di inattività resta stabile al 34,3%.

Nel quarto trimestre 2018 l’occupazione registra una lieve crescita rispetto al trimestre precedente (+0,1%, pari a +12 mila unità). L’aumento riguarda gli uomini e le classi d’età estreme. Nel trimestre crescono i dipendenti sia a termine sia permanenti, mentre calano gli indipendenti.

Nel quarto trimestre alla crescita degli occupati si associa quella delle persone in cerca di occupazione (+2,4%, pari a +63 mila) mentre calano gli inattivi (-0,8%, -100 mila).

Su base annua, l’occupazione cresce dello 0,9%, pari a +202 mila unità. L’espansione interessa entrambe le componenti di genere, i lavoratori a termine (+257 mila) e gli indipendenti (+34 mila), mentre continua il calo dei dipendenti permanenti (-88 mila). Nell’arco di un anno aumentano gli occupati tra i 15-24enni (+36 mila) e gli ultracinquantenni (+300 mila), mentre si registra una flessione tra i 25-49enni (-135 mila). Al netto della componente demografica si stima un segno positivo per la variazione occupazionale di tutte le classi di età.

Nei dodici mesi, la crescita degli occupati si accompagna al calo dei disoccupati (-4,8%, pari a -137 mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,5%, -197 mila).

Friuli Venezia Giulia: Su, datevi da fare!

È trascorso un tempo adeguato dell’attività del Governo Fedriga per trarne alcune valutazioni politiche. Il lavoro svolto dalla giunta e dal consiglio regionale non sono molto rassicuranti per i provvedimenti legislativi licenziati. Infatti, l’unica legge di riforma sfornata dal consiglio è quella sanitaria che non sembra essere ben accettata. Forse perché alla riforma mancano i provvedimenti di programmazione a essa collegati e per questa ragione non rimane altro che aspettare ancora qualche tempo. Ma quello che più preoccupa e che rende la struttura sanitaria in una situazione di impasse è la evidente carenza di gestione del sistema che la rende preoccupantemente ingessata. A ciò si aggiungano nuove imposizioni di norme nazionali che creano ulteriori difficoltà al comparto. Ma, ciò nonostante, non si notano azioni politiche della Regione verso il governo nazionale, nonostante che la nostra sanità abbia autonomia finanziariamente e organizzativa.

Poi, il Consiglio ha varato la finanziaria per il 2019 che non ha particolari innovazioni se non l’avvio di un piano di investimenti pubblici finanziati con nuovi mutui per trecento milioni di euro nel triennio e una piccola previsione di quattro milioni e mezzo di euro per la riduzione dello Irap alle attività produttive della zona montana. Oltre a questo null’altro di significativo ma solo ordinaria amministrazione. Forse le altre riforme si vedranno nel corso di quest’anno a partire dalle ex Uti che probabilmente saranno sostituite da nuovi organismi più efficienti. Ma, ad ora, non è dato poter valutare se non il dibattito in atto dal quale però emerge conflittualità tra gli amministratori per il modo disordinato con cui è stato impostato dalla Regione.

Comunque questo abbassamento di tono politico può avere più cause. La prima che siamo tutti storditi continuamente da quello che avviene a livello romano, non c’è nessuna quiete, ogni giorno se ne sentono e se ne vedono di nuove. Un secondo motivo è dato da una dimensione politica regionale che pare essere sopita, non c’è allo stato attuale nessuna condizione che faccia ben sperare per l’energia e per la forza che impone allo sguardo di un nostro concittadino regionale; le opposizioni sono sempre in uno stato narcotico, alla ricerca di un equilibrio interno che pare essere completamento smarrito; certo non è entusiasmante il quadro di riferimento governativo regionale, perché se da un lato Fedriga e un paio di assessori cavalcano costantemente le scene politiche e danno indicazioni più o meno precise, il complementare a questi tre è completamente assorto in una attività senza che abbia visibilità, che sia tangibile, confrontabile e concreta.
Quindi che vi sia uno sconforto generale è ben giustificato.

Di fronte a una immeritata vuotezza che stiamo subendo, anche i commentatori si trovano a dover inventare gli argomenti per poter animare il dibattito locale.
Ciò nonostante, accreditiamo a tutti ancora una buona dose di fiducia perché sappiano ridestare lo spirito politico, senza il quale, qualsiasi comunità sarebbe destinata a uno spiacevole naufragio.

Su, datevi da fare!